lunedì, marzo 21, 2022

Verso nuove avventure

Molto presto la mia stagione entrerà veramente nel vivo e il programma stagionale è ormai definito.

Il prossimo appuntamento? Sarà la maratona qui a Vienna che tornerà, come da tradizione, in Aprile il prossimo 24.04.2022. 

Due settimane dopo altro classico appuntamento in Stiria per il Welschlauf il 07.05.2022. 

Due maratone di riscaldamento prima  della mia lunga trasferta in Scozia per il Cape Wrath Ultra, gara in 8 tappe, per me tutta da scoprire, con partenza il 22.05.22 e arrivo 29.05.22.

Il 18 giugno sarò, invece, al via della Mozart100 con un pettorale ereditato da un paio d'anni di rinvii.

In luglio potrei essere ancora parte della spedizione nella Death Valley come team di supporto nella prossima Bad Water Ultramarathon.

Vista la splendida esperienza dello scorso anno e l'impossibilità di prendere il via alla Spine Race in gennaio 2023, non ho esitato un istante e mi sono iscritto nuovamente alla Swiss Peaks 360 del prossimo 28 agosto 2022.

Per finire la stagione, non poteva mancare la partenza al Wien Rundumadum 2022 il prossimo 05 Novembre 2022.

All'Adamello questa volta tonerò, non in settembre, che col Swiss Peaks diventa difficile da gestire, ma nel febbraio 2023 in occasione della Grande Corsa Bianca.


giovedì, gennaio 13, 2022

S1 Bora Ipertrail: ho un lavoro da completare!

"Non è che vuoi salire con noi in macchina? Sono quasi le cinque, il cancello chiude alle sette e ci sono ancora 16km con una bella montagna in mezzo. Non vorrei che ti bloccassi in salita o ti si dovesse recuperare in cima perché sei fuori orario. Ti vedo un po' in difficoltà mentre quelli prima di te viaggiano belli spediti."   

Con queste gentili parole del soccorso alpino, che potrebbero lasciare intravedere una scelta che in realtà non c'è, salgo in macchina e termino così la mia avventura all'Iper Trail della corsa della Bora 2022 a metà tra il ristoro di Solarie e quello di Korada.

Il mio viaggio da Vienna verso Trieste inizia il giovedì. Mentre passo il confine al Tarvisio rimango stupefatto dall'enorme quantità di neve che è scesa in Carinzia al confine con l'Italia e Slovenia. Mi dico se queste sono le condizioni in gara, posso girare la macchina e tornare a casa. A Trieste, invece, vigilia della partenza, niente neve, un clima freddo con un bel tramonto sul mare. Mi sistemo in camera e aggiorno per l'ultima volta le tracce dei miei GPS. Già perché questa corsa non ha balisse, ma solo una traccia, con alcune varianti, che serve da navigazione. Ho già avuto un'esperienza simile alla Spine Race, anche se in quell'occasione qualche cartello del percorso c'era e il percorso è lo stesso da anni. Alla Spine ho capito, però, che il mio vecchio Garmin non andava più  bene e così mi sono fornito di un nuovo dispositivo che non volevo fosse una fotocopia di quello che avevo già. Così ho optato per il TwoNav Avventura2 che, dopo averlo provato una sola volta prima della gara, mi sentivo già condannato alla serie interminabile di errori del principiante.

Il via, che doveva essere in Italia a Sella Nevea, con le forti nevicate dei giorni scorsi viene spostato a Bovec in Slovenia. Ci aspettano 167km e 7800 D+ su sentieri che non conosco e quasi tutti in Slovenia. Il meteo è fantastico anche se molto freddo. Ci portano ad oltre 2000 metri in quota con l'ovovia  e partiamo in discesa su un terreno completamente innevato. Io ho optato per scarpe con gli spikes per non stare li a mettere e togliere i ramponi. Un bella scelta sbagliata in pieno in quanto sulla neve fresca gli spikes non servono e quando la neve finisce, intorno ai 600 mslm poi sono solo sassi che fanno male ai piedi. Parto con il gruppo dei più lenti verso le 9, mentre quelli più veloci partiranno verso le 15. Siccome al secondo checkpoint nessuno del gruppo lento può lasciare il checkpoint prima delle 14, la prendo molto comoda e mi lascio coinvolgere dai fantastici panorami innevati. Veramente bello partire così. 

Sui sassi, però, gli spikes ai piedi si fanno sentire più del previsto e così arrivo al checkpoint di Caporetto (Kobarid) dopo le 14. Mi dico che la gara è ancora molto lunga e, al momento,  non mi faccio problemi di orario. Qui trovo la mia cassa che ho consegnato prima del via nella quale ho messo molte cose, tipo vestiario, scarpe, batterie e  molto cibo. Cassa che mi seguirà su tre punti sul percorso. Questo è il primo. Chiedo la temperatura che c'è in cima alla prima salita, mi dicono che al mattino c'erano -9, chiedo quante ore ci vogliono per raggiungere il prossimo ristoro, che è a 24km con 2500D+ e mi rispondono con un almeno 6 o 7 ore, di cui solo due di luce. Dopo tutte queste informazioni cosa faccio? Carico 1 litro d'acqua fredda nelle soft flask e tutto il cibo che ho nella cassa personale non so dove metterlo nello zaino. Se apro le confezioni ho paura che si sparga in tutta la cassa e così prendo solo qualche barretta a caso da mettere nelle poche tasche vuote dello zaino.  È proprio così che mi compro metà del biglietto della macchina del soccorso alpino e neanche me ne accorgo. 

Esco dal ristoro di Kobarid con nuove scarpe, l'unico mio cruccio, un bastone in una mano e nell'altra il Gps. Provo a stare con un gruppo per evitare un po' di navigazione, ma non sono sicuri e così faccio da solo. Mi porto avanti senza problemi mentre discutono di quale sia la via giusta da prendere. Il mio ritmo è ottimo, l'umore anche, ma dopo un 'ora mi accorgo che le mie provviste di cibo sono quasi finite così come l'acqua. Solo ora comincio a capire l'errore capitale che ho fatto. Devo risparmiare calorie rallentando  perché il ristoro è ancora molto lontano e può succedere di tutto, sopratutto quando farà ancora più freddo.  Quando accendo la lampada mi accorgo che le borracce d'acqua sono ghiacciate. Di bene in meglio. Man mano che salgo la neve comincia a coprire il terreno e aumenta di livello sempre più. Servono i ramponi e giacca pesante. Quando raggiungo lo spiazzo della cima a 1374 mlsm mi sprofondo fino al bacino. Il bastone affonda sempre più spesso ed è più un ostacolo che un aiuto facendomi anche cadere. Almeno ci sono le pestate di chi mi ha preceduto che indicano la via. Ma camminare in solitaria, nel silenzio della notte, in mezzo alla neve è un qualcosa di molto particolare. Immerso in questi pensieri ogni tanto controllo il Gps e tac che mi trovo fuori traccia senza capire come abbia fatto a sbagliare strada. Le pestate si incrociano con quelle di semplici escursionisti che hanno approfittato della fantastica giornata per confondere le tracce a noi corridori.  Meglio tenere sempre l'occhio sul Gps, non correre per non consumare troppe energie. Il risultato di tutte queste decisioni è quello di essere veramente lento. Così impiego ben dieci ore per raggiungere l'agognato ristoro e, anche se il tempo è volato piacevolmente, all'ingresso del rifugio Solarie ho anche sperato di essere fuori tempo massimo. Invece mi assicurano che sono ancora in gara. Quasi tutti quelli che si trovano dentro, però, si sono già ritirati. Un tizio mentre mangia mi guarda e mi chiede se è vero che al prossimo ristoro mancano 28km. Rispondo con un "si" quasi  rassegnato e continuo ad alimentarmi a dovere. Ma è una goccia sulla sabbia del deserto. Infatti qui non ho la mia cassa e non riesco a portarmi niente al seguito se non qualche biscotto che si sbriciolerà dopo qualche minuto.

Esco dal rifugio assieme alla prima delle donne (partita 6 ore dopo di me) con lo stesso spirito di quelli che nella prima guerra mondiale uscivano in battaglia qui nei pressi di Caporetto. Dopo qualche secondo sono già di nuovo solo, ma perlomeno, a furia di sbagliare, comincio a capire la navigazione con il GPS. La ragazza che mi precede segue pedante la traccia e ci troviamo in un bosco dove proprio non esiste il sentiero che si trova, però, una trentina di metri spostato sulla destra. Che sia una tracciatura  al computer su mappe datate? Chissà, comunque mi porto sul sentiero vero e dopo qualche km supero la ragazza perché  muoversi in quella boscaglia per me era impossibile, metre lei continua imperterrita. Quando ci ritroviamo di fronte, a lei viene il dubbio di aver sbagliato strada, gira di 180 gradi e riparte convinta che io ero dietro a lei. La sua corsa è naturalmente in traccia, ma la sta percorrendo al contrario. Quando si accorge dell'errore è già tornata al ristoro di partenza e non può fare altro che abbandonare.  

Io, invece, continuo col mio solito ritmo per la mia strada . La carica del ristoro è ormai finita e le mie scorte alimentari sono sempre quelle da fame, mentre l'acqua calda delle borracce sta di nuovo congelando. Mancava il colpo di sonno che sopraggiunge proprio quando sta salendo la macchina del soccorso alpino in uno dei rarissimi tratti asfaltati.  Mi vedono col mio passo da sonnambulo e fermano subito la macchina. Francamente non provo neanche ad obbiettare che ce la posso ancora fare e così metto fine alla mia gara dopo 20 ore di viaggio e un po' meno della metà del tragitto, salendo sul loro automezzo. Penso che queste persone che vegliano su un gruppo di privilegiati che si possono permettere di girare in queste condizioni estreme come se fossero in vacanza,  contando sul loro aiuto in caso di difficoltà, rischiando magari anche molto, meritino un grande ringraziamento e apprezzamento. Il minimo è quello di seguire le loro indicazioni. 

Per finire, direi che ho passato una bella giornata in posti veramente belli e anche un po' selvaggi. Naturalmente non è una soddisfazione paragonabile a quella di raggiungere il traguardo finale e per questo non mi rimane altro che aspettare la prossima edizione per portare a termine quello che ho iniziato. Una situazione per me nuova, ma che mi piace e mi fa ritrovare degli stimoli che credevo perduti. 


Prima discesa appena partiti



Da Vienna verso Trieste

"I have an unfinished business": https://www.youtube.com/watch?v=vNOydUdpTqg&ab_channel=BenLight

mercoledì, gennaio 05, 2022

Si riparte da Trieste: Bora Ipertrail S1

La traccia dei 165km della gara

Nel weekend della Befana torno ad indossare il pettorale di gara. Il 7 gennaio 2022 sarò, infatti,  al via della gara della Bora S1 Ipertrail  con partenza a Sella Nevea e arrivo a Porto Piccolo a Trieste. Per me una novità assoluta e sono molto curioso di tornare a correre in Friuli su un percorso che si preannuncia con molta neve.

Dovrebbe esserci il Live della gara su: 

https://www.s1trail.com/live 

Pettorale: 148.

mercoledì, dicembre 15, 2021

Bilancio stagionale e pronti a ripartire

Con la gara del Wien Rundumadum anche quest'anno la mia stagione volge al termine. Non avrò tempo per una lunga pausa in quanto il prossimo 7 gennaio sarò a Trieste al via della Corsa della Bora S1 Ipertrail, ma per questo  ci sarà spazio nei prossimi post.

Come dicevo, il bilancio di quest'anno 2021 molto particolare non mi sembra affatto male. La statistica DUV dice che ho gareggiato 656Km, un numero per me molto buono e che, anzi, poteva essere anche record personale di km se non mi fossi piantato a Ponte Di Legno nell'Adamello ultra trail. Ma andiamo con ordine. 

Inizio l'anno con una serie di gare cancellate e rimandate all'anno successivo. In questo periodo la voglia di abbandonare il mondo delle gare ultra è molto forte. Uscite ridotte, nessuna gara in vista, semplicemente altri interessi mi hanno portato a guardare oltre la corsa vista nel contesto competitivo. È rimasta l'attività settimanale minima, ma, tranne che fare contento il medico di famiglia, non mi fanno andare lontano, specialmente nelle ultra. Quando è arrivato il rinvio della gara in Scozia (nuovo tentativo nel 2022), sono stato quasi sul punto di farmi rimborsare i soldi e finire la carriera qui. Quello che poi me l'ha impedito è stata l'iscrizione allo Swiss Peaks, l'unica gara ultra nelle Alpi che si è disputata nel 2020. Questo mi ha fatto ritornare la voglia riprendere a "girare in giostra". Non sono certo il tipo che trova la condizione attraverso l'allenamento, ma ho bisogno soprattutto di gare per salire di condizione. 

Con questo obbiettivo chiaro in testa,  in aprile ho ripreso ad allungare le uscite in montagna specialmente a Veitsch, dove, come sede dei campionati nazionali, sembrava quasi sicuro il ritorno alla competizione omonima. Invece l'ennesima incomprensione, di quello che amatori e tesserati nazionali possono e non possono fare assieme. Categorie di chi può e chi no. Mai assieme. Rischi. Distanziamenti. Norme. Controlli. Barriere. Un disco inceppato che sembra continuare all'infinito con una musica che va in cerca di ascoltatori senza trovarli. Cambiano anche  i disk jokey, ma il disco è sempre lì che fa tuc-tuc. Alla fine gara cancellata come l'anno precedente. 

In ogni modo, in giugno, sono riuscito a ripartire con le competizioni con 3 gare in tre giorni all'Hoch Wechsel. Molto bello ripartire così. Anche se i risultati hanno lasciato un po' a desiderare, ho mostrato una buona tenuta sui tre giorni. A luglio sono tornato a Blumau, dove si è corso la 24/12 ore, indossando però solo il pettorale di beneficenza non competitivo. Scelta sensata anche perché ho visto che su quell'anello non riesco ad andare. 

Altro passaggio obbligato verso lo Swiss Peaks, che é una gara da sei giorni non stop, è stato il Großglockner in luglio. Lì ho ritrovato le Alpi con la A maiuscola, che mi mancavano dal 2019 e ho sperato di ritrovare la confidenza con il chilometraggio a tripla cifra. Ma il maltempo me lo ha impedito. Perlomeno la gara si è effettuata lo stesso su un percorso ridotto di 80km. Il risultato non è stato un granché, anche per un problema dentale, però, finendo in crescendo la fiducia per la Svizzera non è mancata. Sopratutto quando, qualche settimana dopo, ho risolto l'infezione ai denti.

Con la fine di agosto e inizio di settembre  è arrivato il momento clou della stagione, vale a dire lo Swiss Peaks 360. Non è stata una passeggiata semplice. Nelle 143 ore che mi hanno separato la partenza dall'arrivo, con momenti di dubbio, delirio, voglia di smettere, alternati a gioia felicità e senso di invincibilità, ho avuto veramente la sorpresa di quello che un corpo, in certe particolari condizioni, riesce a fare. Arrivare al lago di Ginevra al limite dei sei giorni è stata una grande soddisfazione cancellando, di fatto,  tutti i miei dubbi e  perplessità sulle motivazioni delle gare ultra.

Dopo  solo una settimana ho corso la mia prima e unica maratona stagionale qui a Vienna. Un tempo finale da non ricordare. Invece ricordo un corpo che, a soli pochi giorni dallo Swiss Peaks, è stato in grado di tenere un ritmo costante su tutti classici 42 chilometri del percorso. Ne potevo fare a meno? Si e il fisico ne ha risentito. Neanche due settimane dopo mi sono presentato al via dell'Adamello per la sesta volta. Non volevo finire la gara a tutti i costi, il mio obbiettivo stagionale l'avevo già ottenuto e non volevo rischiare infortuni che mi mettessero fuori gioco per lungo tempo proprio ora che ero ripartito. L'abbandonare la gara a metà è stata una conclusione prevedibile che accetto completamente, anche se è stata la prima in dodici anni di gare. Rimane la piccola soddisfazione di aver percorso almeno metà gara in posti nei quali faccio molta fatica a non tornare tutti gli anni.  

Tornato dall'Adamello senza problemi seri, sia nel corpo che nella mente, ho guardato con molta fiducia all'ultima gara stagionale, vale a dire il Wien Rundumadum. Non mi sono negato neanche la voglia di tornare a provare la gara del Kahlenberg, dove, con mia grande sorpresa, mi hanno classificato al secondo posto nel campionato regionale di corsa in montagna categoria M50 (che eravamo solo in due è un dettaglio trascurabile). 

Il Wien Rundumadum alla fine di ottobre è andato molto bene. Superate le difficoltà fisiche iniziali, dove ho ritrovato i motivi per i quali ho abbandonato l'Adamello, nel caso me li fossi dimenticati,  ho cominciato a macinare chilometri come se fosse la cosa più facile del mondo. Il match-race vinto d'esperienza con quattro o cinque giovani più veloci negli ultimi cinquanta chilometri di gara, nonché il tempo finale, è stata una bella soddisfazione.  

Per finire, il bilancio stagionale non può che essere positivo. A volte qualcuno mi chiede il senso di tutte mie ultra e le risposte che riesco a fornire raramente convincono il mio interlocutore. Quest'anno non so se riesco a trovare una risposta migliore, ma, di certo, tra tutte le azioni che ho fatto e che ho subito, volente o no, il tornare a correre delle gare ultra, come per esempio lo Swiss Peaks, è stata una delle azioni più sensate che abbia fatto in questo particolare 2021. E la prossima gara è già alle porte.



domenica, ottobre 31, 2021

WRU 2021: ottavo giro portato a termine

Appena partiti

 Anche quest'anno sono al via del Wien Rundumadum, il giro attorno a Vienna da 130km e 1800D+ alla sua ottava edizione. Solita sveglia improponibile per essere al via puntuale alle 5:30. Alla partenza incontro volti conosciuti in un gruppo, quest'anno, non molto numeroso. Forse un calendario pieno di gare tutte concentrate in questo periodo, forse la mancanza di preparazione, forse anche uno spirito di rassegnazione a quelle che sono imposizioni dall'alto senza capo né coda. 

Quest'anno il percorso è molto veloce. Nessun fango, anche nei punti storici  e temperature abbastanza basse sono i prerequisiti per una bella corsa attorno a Vienna immersa nei suoi colori autunnali. Non ho molto da chiedere a questa gara, se non quella di finirla. Così parto in compagnia di un altro corridore ad un ritmo molto blando, che ci consente di conversare in tranquillità.  Però manca qualcosa. I chilometri passano, le gambe diventano man mano pesanti e sembra che la voglia di continuare venga a mancare sempre più. Un problema, più che altro, motivazionale.

All'ingresso del Lainzertiergarten, però, provo a cambiare registro. Non sono il corridore che si presenta al WRU per vedere i colori del bosco o ammirare le viste sulla città. Ma un corridore a cui piace, su  questo percorso, portare il proprio corpo al limite. Nelle ultime due edizioni, poi, fin troppo. Così comincio a correre cercando di tenere sempre viva la corsa ad un ritmo costante. È il mio ritmo della scorsa maratona di Vienna. Ma se in una maratona produce risultati abbastanza deludenti (intorno alle cinque ore), in una gara che ne contiene tre è differente ed ha l'effetto della goccia che cade sulla roccia. 

Pian piano risalgo posizione su posizione superando perlopiù corridori che devono alternare la corsa con la camminata. All'ingresso della Lobau, a 50 chilometri dall'arrivo, trovo il mio socio del gruppo sportivo, che mi accompagnerà fino alla fine senza paura, come mi aveva confidato qualche giorno fa, di dover comminare per i tratti che saranno necessari. Tratti camminati che, però, non ci saranno. Verso il chilometro 85 mi ritrovo a fare l'elastico con altri quattro compagni di percorso. Sembrano più veloci sulla via, ma ai ristori ci ritroviamo sempre assieme. E la gara, mi dico, è ancora lunga.

Anche sull'ultima salita di giornata, a pochi chilometri dal traguardo, le mie gambe non ne vogliono sapere di camminare e così riesco a chiudere il gap che avevo sugli ultimi due corridori che mi avevano passato sul piano. Arriviamo all'ultimo ristoro tutti assieme, ma invece di fermarmi con loro, tiro dritto verso il traguardo mantenendo un piccolo vantaggio. È un po' quello che avevo assaporato nella gara da 8km sul Kahlemberg, e quello che nelle mie ultime ultra è risultato spesso assente, vale a dire lo spirito di competizione con altri corridori. Le gare ultra sono spesso una sfida contro se stessi, oppure, come nel mio caso, possibilità di preparazione verso altre gare più impegnative e la sfida testa a testa rimane spesso esclusa o irrelevante.

Finisco al decimo posto in 15h:13' un tempo che si colloca, tra le mie otto partecipazioni al WRU, al terzo posto, dopo il 13h:35' del 2017 e il 14h:36' del 2015. La classifica finale si trova qui.

Per concludere alla fine abbiamo festeggiato, come tutte le altre volte, all'arrivo in un momento di scambio di idee e opinioni, che forse dava fastidio ad alcuni, tanto da proibirli, come è accaduto lo scorso anno, con motivazioni inaccettabili. 

   

Penultimo ristoro al km 109

Penultimo ristoro al km 109

Alla partenza

Arrivo


Split intermedi ai ristori

Lungo il Danubio al km 80


martedì, ottobre 26, 2021

Ritorno a portare il bracciale: WRU il fine settimana

Anche quest'anno sarò al via del Wien Rund Umadum, il giro intorno alla città di Vienna da 130 km e 1800D+. Le gambe non sono ancora al meglio, ma non potevo mancare al via. Tornerò ad indossare il bracciale, da tempo sostituto del pettorale, il quale l'avevo portato lo scorso anno alla fine d'ottobre e voluto togliere solo quando ho preso il via alla gara successiva, che è stato, per la cronaca, otto mesi dopo. 

Quest'anno il numero dei partecipanti è molto ridotto rispetto al solito, confermando il trend di questi ultimi mesi, ormai anni. Vale a dire che il fitness personale si migliora con iniezioni, pastiglie e scorpacciate ininterrotte di Netflix, Premium, DZone, Tik Tok e quant'altro possa dissuadere una persona normale dal praticare sport all'aria aperta. 

Di questi tempi è sempre più facile incappare in presentazioni di dati che poi magari mi fanno storcere il naso. Strava dice che mai come in questo periodo la gente si è messa a correre, registrando sul sito i successi personali virtuali come non mai. Quello che vedo nelle gare e sui campi di allenamento, invece, sono sempre meno persone che prendono al via e, a volte, quelli che decidono di partire, senza nessuna preparazione. Vedi maratona di Vienna, dove già al terzo chilometro c'era già uno, primo di una lunga fila, steso a terra in attesa dei medici e con un mezzo maratoneta che ci ha, purtroppo, lasciato le penne.  

Ma si, forse è meglio così. Le gare di corsa, specialmente le ultra, rimangono un passatempo per pochi affezionati nostalgici, che non vogliono capire che il mondo è cambiato e, per tutti gli altri, un tema per qualche video di intrattenimento. 

Ringrazio di cuore tutte quelle persone che, nonostante tutto, continuano ad organizzare gare e mobilitare tutta la gente affinché questo possa avvenire. Veramente notevole.


WRU partenza alle ore 5:30 di sabato 30 ottobre 2021

Live Tracker:  http://wien-rundumadum.legendstracking.com/#

domenica, ottobre 10, 2021

Aspettando il WRU: gara Kahlenberglauf

 In questa fase di preparazione al Wien Rundumadum (WRU) sono tornato sulle strade di Kahlenberg Dorf per la classica gara del Kahlenberg (8,4Km per 490D+). Gara che ho già effettuato 4 volte, sempre sullo stesso identico percorso, nel 2013 (44':22"), 2015 (45':59"), 2016 (46':52") e 2017 (49':17"). Interessante il fatto che, con gli anni, il tempo finale di questa breve  gara si sia sempre alzato, mentre quello delle ultra, come l'Adamello o Dirndltal, si è, invece, abbassato. 

Ho avuto veramente voglia di tornare a gareggiare su una gara corta e veloce, più che altro per vedere se, finalmente, le gambe cominciano a recuperare dal grande tour de force di agosto e settembre. Quest'anno, solo al primo giorno del Hochwechsel Trail mi sono cimentato su una 10Km, ma con due giorni successivi di gare su ben altre distanze e fatiche, il mio unico pensiero è stato quello di arrivare al traguardo con gambe molto fresche.

A Kahlenberg Dorf, invece, è stata tutt'altra cosa. Temperatura molto bassa, per me ideale, e terreno asciutto. Sorprendentemente  sono riuscito ad andare in contro tendenza facendo registrare un tempo finale di  49':04" per la 28-ema piazza,  meglio del 2017.  Non credo che questa gara abbia un valore per il WRU, ma mi è servita per inquadrare lo stato delle gambe e dei piedi. Ci sono volute diverse settimane, ma finalmente sembrano tornati ad un livello accettabile, sopratutto in discesa. E con tre settimane ancora a disposizione  per recuperare, la gara del WRU è prevista per il 30.10.2021, il barometro della condizione non può altro che cambiare tendenza, anche se la strada è ancora molto lunga. 

Classifica finale qui.