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domenica, settembre 10, 2023

2023 Swiss Peaks 360: DNF o DNS?

appena prima del ritiro

 Il 3 settembre alle 10 del mattino sono a Oberwald (Svizzera Vallese) al via del mio terzo Swiss Peaks 360. Mi sento molto bene, il meteo è fantastico così come i panorami. Troppo bello, troppo facile? Forse. Dopo neanche un paio di chilometri la mia gara è virtualmente finita. La ragione? Il mio piede destro va a finire in un buco in un tratto di falsopiano erboso e, nonostante i bastoni di supporto, si distorce in maniera fatale.  Non mi fermo neanche, forse più per ignorare il problema, ma il dolore è forte e devo rallentare. Riesco a raggiungere il primo ristoro di Ulrichen e mi illudo di poter continuare. La successiva salita su una bella forestale in piano mi entusiasma, recupero posizioni, ma nel frattempo la caviglia si gonfia. Così quando comincia la discesa, il piede non ha più nessun controllo laterale e al primo appoggio obliquo si rigira di nuovo. Questa volta definitivamente. Si tratta solo di capire se sia in grado di raggiungere il ristoro successivo, oppure chiamare i soccorsi in quota. Dico ai miei soci, un po' preoccupati, che non è un problema e con molta calma e qualche sosta riesco a completare la discesa. In fondo valle, alle 16:45 al primo cancello orario sforato, il direttore di gara mi aspetta per sincerarsi delle mie condizioni e prendere atto del mio inevitabile ritiro.

In questi miei 14 anni di gare, mi sembra che sia la seconda volta che mi tocca smettere per un infortunio in gara. La prima che sfocia in un DNF, in quanto, nella volta precedente, venni classificato lo stesso nella competizione a chilometraggio inferiore (5 Km invece della mezza maratona dopo una lesione al polpaccio destro).  Che dire? C'è delusione, fa parte del gioco, anche se nel buco, su 252 partenti, ci sono finito solo io.  E poi tutte le varie supposizioni, tipo non potevo partire calmo come le altre volte? Se mi fossi allenato di più su terreni sconnessi e nuovi invece di quelli dove conosco ogni pietra? Come ho fatto a non vedere il buco, ho bisogno di nuovi occhiali? Il nuovo modello di scarpa è davvero come quello dello scorso anno? E via di questo passo. Una cosa però sembra confortarmi, vale a dire il fatto che l'infortunio sia arrivato subito e non, per esempio, al secondo o terzo giorno quando ormai la gara sembra correre su due binari e inarrestabile. 

DNS allora? No, non proprio. Sono partito, ma ho finito subito, magari anche solo per sfortuna. Ma alcuni mi fanno notare che ad una certa età, in questo tipo di gare lunghe, uno potrebbe anche fare il pensiero di lasciarle perdere. È ancora presto per fare annunci, ma mi sembra che, finalmente, qualcuno sia riuscito a sbloccare un mio tasto motivazionale, che, per quanto riguarda le mie gare di ultra trail, sembrava inceppato a tempo indeterminato.  

La classifica finale (pos 249 su 252 in stile Backyard) si trova qui

L'illusione di riuscire ancora ad andare


Niente da fare ormai



mercoledì, gennaio 04, 2023

Quo Vadis

 


C'è una cosa che mi meraviglia sempre più col passare del tempo. Vale a dire che il bravo podista da crisi di mezza età prima o poi mette anche lui le scarpe il chiodo. Pensa che ormai abbia già dato. Il personal best nella maratona ormai è scolpito nel marmo più pregiato e  mai potrà più essere scalfito. Prevale una certa noia di fondo, che fa passare dal blog degli anni zero, agli amici virtuali di Facebook degli anni dieci, ai follower su Instagram alla soglia degli anni venti, magari con qualche avventura su Youtube grazie alla nuova Go-Pro trovata sotto l'albero di Natale. Ma social o non social qualcosa sembra incepparsi nell'ingranaggio motivazionale. Certo l'over training è sempre in agguato, e rimandare un allenamento non è mai sbagliato, ma il tasto del telecomando con la scritta Netflix è un serpente che non molla. Le uscite latitano, le iscrizioni alla gare non hanno seguito in quanto si fa fatica a raggiungere perfino la linea di partenza (DNS perché la sveglia del iPhone non ha funzionato per le batterie scariche). Così piano piano altri eventi e gruppi Whatsup, quelli che scaricano le batterie dell' iPhone, hanno il sopravvento.

Questo è anche il  periodo nel quale dovrei fare propositi per il nuovo anno. Per esempio seguire la via dei miei coetanei, semplicemente cambiare hobby. Anche il mio gruppo sportivo si è sciolto. Potrebbe servirmi iscrivermi alla Newsletter della Porsche? Prenotare una guida di una Tesla? Iniziare a farmi la cantina? Magari. Invece sono ancora su questo blog, sempre fermo agli anni zero e insensibile ai cambiamenti che mi dovrebbero portare perlomeno ad un account su TikTok. 

Non voglio però andare troppo fuori tema e intanto che aspetto il 10 gennaio, pietra tombale di tutti i buoni propositi per il nuovo anno, ho deciso, per questa mia quattordicesima stagione di corsa, di ricominciare dalla mezza maratona. Così sarò al via dell'Eisbärlauf, tre mezze, una al mese, per i prossimi tre mesi qui a Vienna. 

Per gli allenamenti ho deciso di seguire un gruppo Telegram esclusivo che riporta le più occulte tabelle d'allenamento che i vari Runners World non hanno mai avuto il coraggio di pubblicare. Rivista che una volta divoravo, ma che, purtoppo, non ha il target del podista da crisi di mezza età ormai maturo. Infatti non ho mai trovato un articolo che dicesse "Le tabelle per smettere di correre in tre settimane". Oppure nella rubrica del medico sportivo non ho mai visto un "Smettere di correre senza passare dall'ortopedico è possibile". Manca completamente anche l'articolo della neodottoressa dietologa, con tanto di foto che spiega il declino di riviste alla Playboy,  del tipo "La dieta ideale per una vita sedentaria di successo". 

Se è questo quello che passa il convento, Best Age invece di Personal Best, gli allenamenti occulti di Telegram è la mia ultima speranza, che poi proverò a documentare su questo blog.


mercoledì, dicembre 15, 2021

Bilancio stagionale e pronti a ripartire

Con la gara del Wien Rundumadum anche quest'anno la mia stagione volge al termine. Non avrò tempo per una lunga pausa in quanto il prossimo 7 gennaio sarò a Trieste al via della Corsa della Bora S1 Ipertrail, ma per questo  ci sarà spazio nei prossimi post.

Come dicevo, il bilancio di quest'anno 2021 molto particolare non mi sembra affatto male. La statistica DUV dice che ho gareggiato 656Km, un numero per me molto buono e che, anzi, poteva essere anche record personale di km se non mi fossi piantato a Ponte Di Legno nell'Adamello ultra trail. Ma andiamo con ordine. 

Inizio l'anno con una serie di gare cancellate e rimandate all'anno successivo. In questo periodo la voglia di abbandonare il mondo delle gare ultra è molto forte. Uscite ridotte, nessuna gara in vista, semplicemente altri interessi mi hanno portato a guardare oltre la corsa vista nel contesto competitivo. È rimasta l'attività settimanale minima, ma, tranne che fare contento il medico di famiglia, non mi fanno andare lontano, specialmente nelle ultra. Quando è arrivato il rinvio della gara in Scozia (nuovo tentativo nel 2022), sono stato quasi sul punto di farmi rimborsare i soldi e finire la carriera qui. Quello che poi me l'ha impedito è stata l'iscrizione allo Swiss Peaks, l'unica gara ultra nelle Alpi che si è disputata nel 2020. Questo mi ha fatto ritornare la voglia riprendere a "girare in giostra". Non sono certo il tipo che trova la condizione attraverso l'allenamento, ma ho bisogno soprattutto di gare per salire di condizione. 

Con questo obbiettivo chiaro in testa,  in aprile ho ripreso ad allungare le uscite in montagna specialmente a Veitsch, dove, come sede dei campionati nazionali, sembrava quasi sicuro il ritorno alla competizione omonima. Invece l'ennesima incomprensione, di quello che amatori e tesserati nazionali possono e non possono fare assieme. Categorie di chi può e chi no. Mai assieme. Rischi. Distanziamenti. Norme. Controlli. Barriere. Un disco inceppato che sembra continuare all'infinito con una musica che va in cerca di ascoltatori senza trovarli. Cambiano anche  i disk jokey, ma il disco è sempre lì che fa tuc-tuc. Alla fine gara cancellata come l'anno precedente. 

In ogni modo, in giugno, sono riuscito a ripartire con le competizioni con 3 gare in tre giorni all'Hoch Wechsel. Molto bello ripartire così. Anche se i risultati hanno lasciato un po' a desiderare, ho mostrato una buona tenuta sui tre giorni. A luglio sono tornato a Blumau, dove si è corso la 24/12 ore, indossando però solo il pettorale di beneficenza non competitivo. Scelta sensata anche perché ho visto che su quell'anello non riesco ad andare. 

Altro passaggio obbligato verso lo Swiss Peaks, che é una gara da sei giorni non stop, è stato il Großglockner in luglio. Lì ho ritrovato le Alpi con la A maiuscola, che mi mancavano dal 2019 e ho sperato di ritrovare la confidenza con il chilometraggio a tripla cifra. Ma il maltempo me lo ha impedito. Perlomeno la gara si è effettuata lo stesso su un percorso ridotto di 80km. Il risultato non è stato un granché, anche per un problema dentale, però, finendo in crescendo la fiducia per la Svizzera non è mancata. Sopratutto quando, qualche settimana dopo, ho risolto l'infezione ai denti.

Con la fine di agosto e inizio di settembre  è arrivato il momento clou della stagione, vale a dire lo Swiss Peaks 360. Non è stata una passeggiata semplice. Nelle 143 ore che mi hanno separato la partenza dall'arrivo, con momenti di dubbio, delirio, voglia di smettere, alternati a gioia felicità e senso di invincibilità, ho avuto veramente la sorpresa di quello che un corpo, in certe particolari condizioni, riesce a fare. Arrivare al lago di Ginevra al limite dei sei giorni è stata una grande soddisfazione cancellando, di fatto,  tutti i miei dubbi e  perplessità sulle motivazioni delle gare ultra.

Dopo  solo una settimana ho corso la mia prima e unica maratona stagionale qui a Vienna. Un tempo finale da non ricordare. Invece ricordo un corpo che, a soli pochi giorni dallo Swiss Peaks, è stato in grado di tenere un ritmo costante su tutti classici 42 chilometri del percorso. Ne potevo fare a meno? Si e il fisico ne ha risentito. Neanche due settimane dopo mi sono presentato al via dell'Adamello per la sesta volta. Non volevo finire la gara a tutti i costi, il mio obbiettivo stagionale l'avevo già ottenuto e non volevo rischiare infortuni che mi mettessero fuori gioco per lungo tempo proprio ora che ero ripartito. L'abbandonare la gara a metà è stata una conclusione prevedibile che accetto completamente, anche se è stata la prima in dodici anni di gare. Rimane la piccola soddisfazione di aver percorso almeno metà gara in posti nei quali faccio molta fatica a non tornare tutti gli anni.  

Tornato dall'Adamello senza problemi seri, sia nel corpo che nella mente, ho guardato con molta fiducia all'ultima gara stagionale, vale a dire il Wien Rundumadum. Non mi sono negato neanche la voglia di tornare a provare la gara del Kahlenberg, dove, con mia grande sorpresa, mi hanno classificato al secondo posto nel campionato regionale di corsa in montagna categoria M50 (che eravamo solo in due è un dettaglio trascurabile). 

Il Wien Rundumadum alla fine di ottobre è andato molto bene. Superate le difficoltà fisiche iniziali, dove ho ritrovato i motivi per i quali ho abbandonato l'Adamello, nel caso me li fossi dimenticati,  ho cominciato a macinare chilometri come se fosse la cosa più facile del mondo. Il match-race vinto d'esperienza con quattro o cinque giovani più veloci negli ultimi cinquanta chilometri di gara, nonché il tempo finale, è stata una bella soddisfazione.  

Per finire, il bilancio stagionale non può che essere positivo. A volte qualcuno mi chiede il senso di tutte mie ultra e le risposte che riesco a fornire raramente convincono il mio interlocutore. Quest'anno non so se riesco a trovare una risposta migliore, ma, di certo, tra tutte le azioni che ho fatto e che ho subito, volente o no, il tornare a correre delle gare ultra, come per esempio lo Swiss Peaks, è stata una delle azioni più sensate che abbia fatto in questo particolare 2021. E la prossima gara è già alle porte.



domenica, luglio 26, 2020

Dove eravamo rimasti

Questo è il mio blog sulla corsa, quindi, di solito, lo aggiorno quando ho delle novità riguardanti le mie attività podistiche. 
Dopo la Spine Race e la fase in cui stavo preparando le varie maratone primaverili, il mio approccio alla corsa è cambiato. Nessuna gara, nessun allenamento mirato. Non che prima lo fossero, ma la differenza l'ho notata. 

Cosa è rimasto? Solo un tipo di attività, che alla domanda del dottore durante la visita annuale del tipo:  "Svolge attività fisica?", otterrebbe una bella risposta tipo: "Certo e nelle dosi consigliate dall'organizzazione della sanità". Una quantità che, però, non è neanche sufficiente a raggiungere le righe di questo blog.  
Volendo, la serie sulla "Spine Race" sarebbe stato un degno finale per questo blog, e anche l'occasione per dedicarmi a qualcos'altro. 
Le righe di questo nuovo post significano solo una cosa: "Non funziona".

È una questione di equilibrio. Quello che scompare quando svolgo, nell'arco di diverse settimane, magari massimo tre uscite settimanali di un'oretta striminzita, mentre il resto del tempo lo passo a pigiare dei tasti, guardare dei video o muovere dei mouse. Di contro compaiono nuovi dolori alle mani, spalle, schiena e collo mai provati prima. 

Lo stile di vita quotidiano, che torna ai suoi soliti ritmi di sempre, forse richiama fortemente un tipo di  allenamento del passato. Sono così bastate un paio di settimane di allenamento a frequenza post Spine Race per cancellare via via tutti i dolori alla parte superiore del corpo. 

Ritrovato l'equilibrio fisico, il passo successivo è stato quello di ritrovare la voglia di preparare  e partecipare ad una gara. Così, all'ultimo momento, mi sono iscritto alla 24 ore di Bad Blumau dello scorso quattro luglio. Senza preparazione, senza motivazione e con condizioni meteo per me tutt'altro che ideali. Il risultato? 132,29 km, una cifra che è confrontabile con la distanza del  WRU, dove anche nel più scarso dei giri attorno a Vienna, sono sempre stato sotto le diciassette ore. A Bad Blumau, invece, ho impiegato otto ore in più su un percorso piatto. 

Una gara da cancellare? Forse, ma pochi giorni dopo la conferma della mia iscrizione all'Adamello Ultra Trail 2020 del prossimo settembre, mi hanno fatto riconsiderare l'evento di Bad Blumau. Una notte passata in movimento, chilometri accumulati senza distruzione delle gambe, hanno pian piano rimesso in moto tutto il movimento che sembrava essersi inceppato o addirittura bloccato.

Seguiranno altri post in vista dell'Adamello 2020 e, probabilmente, anche dei resoconti di gare in vista dell'evento organizzato a Vezza D'Oglio.

Prime ore di gara, gran caldo

Tratto ghiaioso del circuito da 1,1km





 





domenica, ottobre 21, 2018

Finire l'Adamello 180

Mi chiedevo come mai un'ultra come l'Admello  Ultratrail 180 (AUT 180) ci siano così pochi finisher distinti. Ma non solo, anche quando mi presento alla partenza di questo tipo di gare, ho l'impressione di vedere molte facce conosciute. Come se questo tipo di gare fosse solo disponibile ad un gruppo ristretto di persone. UMTB e TOR hanno i numeri che dimostrano il contrario, ma sono le uniche in un contesto molto affollato.

Se non avessi mai finito queste gare ultra, diciamo quelle sopra le ventiquattro ore, potrei pensare che chi riesce a finirle abbia dei numeri fuori dal comune. Però, ora che le ho finite anch'io, ho capito subito che proprio non è il caso. Anche perché parlo di finire un AUT180 e non di vincerla o lottare per il podio. Per vincerla si, che occorrono numeri fuori dal comune. Ma per finirla?

Per finirla sono convinto di no. Certo, se nella maratona si vedono personaggi che non avendo mai corso, alla prima scommessa fatta al bar dopo un certo orario e tasso alcolico, si iscrivono alla prossima gara, anche perché nella vita bisogna aver corso almeno una maratona, riescono in qualche modo a trascinarsi al traguardo, all'AUT180, invece, non riescono ad andare molto lontani. Non perché sia impossibile, solo in quanto l'organizzazione non lascia così tanto tempo per finirla, come lo sono, in proporzione, sei o sette ore per una maratona.

Tolti i corridori casuali, rimangono tutti quelli che corrono regolarmente e che sono in grado di portare a termine gare tipo una maratona senza bruciare le scarpe nella stufa appena finita o hanno rischiato di essere risucchiati dai camion che pulivano la strada appena dietro l'ultimo partecipante.
È questa categoria di corridori regolari, che teoricamente, a mio parere, è in grado di finire l'AUT180. Una categoria molto ampia.

Che cosa blocca allora la voglia di andare oltre alla gare di una durata col numero di ore che sta su una mano?

L'allenamento, che è poi la mancanza di tempo, è uno degli alibi che più sento. Se allenarsi una volta alla settimana per trenta minuti è veramente troppo poco, non credo che lo sia se le uscite settimanali sono tre regolari e magari una volta al mese si fa una gara lunga o un allenamento in montagna che abbia un po' di sostanza. D'altronde gli escursionisti partono al mattino e non tornano dopo un'ora, ma stanno fuori un giorno o più. Infatti forti camminatori in salita hanno ottime carte per finire l'AUT180, magari più di chi corre forte in pianura, ma su distanze sempre brevi. Rimane, alla fine, un numero di ore di allenamento fattibile, molto simile alla preparazione per una maratona con un obbiettivo di tempo definito.

Se non è la genetica, se non è la preparazione richiesta, come mai allora il circolo dei finisher dell'AUT180 rimane così ristretto?  Credo che abbia a che fare con la percezione della gara e di come questi eventi vengono propagandati.  È quasi impossibile capire cosa voglia dire stare in movimento per due giorni filati. Lo è anche per me, ma probabilmente il "software" che fa andare in corpo per diversi giorni senza pausa, deve essere un po' nascosto dalla mente razionale. Però una volta attivo, va che è un piacere. Poi termini come resilenza, doti mentali fuori dal comune, imprese estreme, metà testa e metà gambe e via discorrendo non contribuiscono affatto a semplificare la situazione.

Ci vuole un po' di condizione fisica, la voglia di passare un fine settimana in montagna e un tipo di carattere che quando si inizia una cosa, poi la si porta normalmente a termine. Per questo non serve né il mental coach né il seminario per correre sui carboni ardenti. Sono convinto che il panettiere che si alza alle tre del mattino sei giorni la settimana abbia più resilenza di uno come me che ha finito l'AUT180 e fa fatica ad arrivare alle 9 del mattino puntuale in ufficio.
Non voglio smontare quelli che si vantano di aver fatto questa o quella impresa millantando doti mentali e fisiche fuori dal comune, ma, ehi, se ne ho finite io una ventina di gare del genere, vuol proprio dire che non bisogna essere affatto dei fenomeni per portarle a termine.

Invece è l'emozione e lo stato d'animo che regala una gara come l'AUT180 ad essere unici. Questo è un privilegio che nessun altro evento mi ha mai regalato, perlomeno non con emozioni di quel tipo. Un mix tra bellezza del paesaggio, corpo portato vicino al limite e privazione del sonno, che creano situazioni difficili da descrivere perché non paragonabili.

Se non si ha nient'altro di meglio da fare, un invito a provare e, sopratutto, a osare l'AUT180. Questo anche se  alla fine, dopo aver tagliato il traguardo entro il tempo limite, si rimane solo Clark Kent.







sabato, febbraio 03, 2018

Inizio preparazione VCM 2018

Anche quest'anno non mi lascio scappare l'opportunità di prepare la mia maratona primaverile qui a Vienna. Carico di speranze nella ricerca di un personal best, che nella maratona mi manca da più di quattro anni, mi lascio andare tra la folla dei corridori dai buoni propositi di inizio anno, che, anche se è ormai febbraio, non sembra calare.
Passata ormai la foga della crisi da mezza età, mi ritrovo ad iniziare un piano d'allenamento incentrato sul famoso obiettivo, anche perché senza, sembra non funzionare nulla. Salvo poi sentire la voce di coloro, che dopo aver fatto man bassa di tutti gli obbiettivi prefissati, si concedono un bel burnout da mancanza di obbiettivi. E allora si che poi si accontentano di gareggiare per essere felici senza ossessione, scivolando però, piano piano, nell'oblio della felicità da mancanza di risultati.
Sarà per questo che in maratona non raccolgo un personale dal lontano 2013, vale a dire la prevenzione di un burnout da troppi risultati?

La maratona di Vienna rimane la competizione che riesce a smuovere tutta la città. I quarantadue chilometri da effettuare di corsa sono una distanza che ai più può sembrare irraggiungibile, ma al tempo stesso possibile, se finalmente uno decidesse di cambiare registro con le proprie abitudini. Basta vedere il tizio del secondo piano, che tra il dire e il fare nel giro di pochi mesi si è portato a casa il titolo di maratoneta che nessuno gli potrà mai levare. Correre almeno una volta nella vita una maratona, questa è la frase che si legge nelle liste delle attività da svolgere, sopratutto se l'età finisce con un anta, poi magari mai più.
È per questo che mi piace correrla ancora una volta, per ritrovare quelle sensazioni che solo gli eventi da grande partecipazione collettiva riescono a trasmettere .

domenica, gennaio 22, 2017

Vita da ultra, vita da maratoneta

Se c'è un aspetto della vita da ultra-trailer che mi piace è che è inutile parlare di questo strano hobby con la gente che mi circonda in quanto difficilmente si viene capiti, sempre che ci sia qualcosa da capire. Alcuni colleghi ci provano arrampicandosi sugli specchi della forza della mente, della resilenza, che neanche il correttore ortografico di google sa cosa sia, magari davanti ad un pubblico composto da venditori di mobili. Ma è durissima.

Non come quando ho cominciato a correre con la prospettiva di affrontare la mia prima maratona, dove tutto il mondo doveva sapere quali sono stati i miei progressi di allenamento, le mie tabelle e così via. I social network hanno così un senso, spazio ideale per i primi successi, la tabella di allenamento e la dieta che si sta usando. E poi è molto facile incontrare qualcuno che si trova nella stessa situazione e ci si capisce subito. "Oggi ho fatto un lungo che ho finito alla Tergat", "Ieri sette ripetute sui mille metri ai tre e cinquanta al km", "Mi fa male il ginocchio, sarà colpa del drop elevato?".
Come si fa, dopo, a non ricevere un accenno di solidarietà, un consiglio sulle nuove scarpe o un'idea per un nuovo tipo di preparazione. 

Stiamo parlando di movimento fisico, il corpo apprezza, abbassa il colesterolo, riempie il fisico di endorfine e non può che non fare bene alla propria salute. Perlomeno così stà scritto in tutti i manuali della corsa e nella sezione salute del giornale gratuito della metropolitana, appena sopra alla foto del siluro d'acciaio che permette di perdere 20kg a seduta. "Basta non esagerare" dice sempre il mio medico prima di firmare il certificato per l'Adamello Ultra Trail 180. 

Perché anche il maratoneta più sprovvisto sa che che il carbo-loading si fa qualche giorno prima della gara, le vesti col numero, senza strapparle, si preparano la sera prima e non si gioca a dadi nelle ultime 12 settimane prima del giorno X, questo per far si che si avverino le scritture della "Maratona in 6 mesi".

In fondo, è quello che più mi piace della preparazione alla maratona di Vienna: un ritorno alla normalità della vita da podista. Qualche settimana di serio allenamento, come vogliono i professori, guru, radiocronisti e ingegneri, prima di tornare alla malsana vita da ultra, dove per preparare una gara tipo T201 passo più tempo a leggere Thomas Mann e guardare il film di Sorrentino girato a Davos, che sulle montagne.

domenica, marzo 13, 2016

Punto della situazione

A quattro settimane dalla maratona di Vienna, posso dire di essere abbastanza lontano dal mio nuovo obbiettivo, che ho definito nello scorso post. Non che il tempo manchi, ma la settimana appena trascorsa mi ha fatto capire che centrare un burnout non è così semplice. Fatto sta che le gambe continuano ad andare avanti anche dopo sedute scriteriate.
Sempre alla ricerca di un tabella che faccia al mio caso, mi sono imbattuto, finalmente, in un testo  utile alla mia preparazione. Ha poco a che fare con la corsa, infatti è un libro sulla carambola a tre sponde, ma la parte che riguarda la preparazione mentale è molto interessante e decisamente migliore rispetto ai libri sulla corsa, sempre che in quest'ultimi l'atteggiamento mentale venga citato.
Magari anche a ragione, in fondo, per una maratoneta del mio livello, basta decidere il tempo finale della gara, allenarsi per quello e in gara accendere il tempomat sperando di tagliare il traguardo nel tempo prefissato senza tante paranoie.

Prossimo appuntamento, prima della maratona di Vienna, gara di cross al Böhmische Prater.

domenica, marzo 06, 2016

Maratona burnout

- Può essere che abbia un burnout?
- Perché, non si vede?
La mia preparazione alla maratona Vienna, quella che non mi può far mancare i miei obbiettivi,  è giunta ad un binario morto. Non solo è rimasta indefinita su questo blog, ma è sfociata nel cosiddetto "maratona burnout". Per quelli come me che non ne conoscono il termine, ecco una breve spiegazione. Il maratona burnout è quello stato in cui ci sente sfatti, svogliati, senza vitalità quando c'è da affrontare un allenamento. Negli stadi più gravi, come sembra essere il mio dopo aver risposto al questionario sul sito pain for everyone, si ha la percezione di un infortunio che poi in allenamento non sussiste, oppure è in un'altra parte del corpo. Per esempio un dolore al ginocchio a tavola, diventa una contrattura al polpaccio nella corsa e altri giochini simili.
Come abbia fatto a cadere in quest'errore da principiante non lo so dire, però mi è apparso subito chiaro dopo aver consultato uno dei tanti siti prescritti dalla ricetta di dr. google. Lo sappiamo come fa dr.google: si accende, si accenna il proprio problema e, dopo solo tre caratteri,  emette una ricetta fatta da una lista di siti da seguire secondo le dosi assegnate.

Già dalla prima consultazione mi è apparso subito tutto chiaro.
Come mai non mi sono mai portato un audiobooks durante la mie ultime uscite? Come mai non ho mai twittato ogni terzo passo? Come ho potuto evitare di non instagramizzare quando mi sono allacciato le scarpe? E i goodies dov'erano?

Errori fatali che mi sono costati il maratona burnout e fatto saltare tutti i miei obbiettivi dichiarati per la mia prossima gara viennese. Ma non mi sono scoraggiato. Ho già settato il mio obbiettivo per la maratona di Vienna 2017 e seguenti edizioni, vale a dire record personali ad ogni edizione. Per quella del 2016, invece, mi sembra che un maratona burnout sia già un buon risultato da cui partire e, anche se non l'ho dichiarato ufficialmente, è sempre stato il mio piano B fin da quando ero bambino.
"Hai fatto bene, il burnout a questo punto è l'obbiettivo più ragionevole" (75 mi piace), questo è stato il primo dei tanti commenti a caldo sulla mia lavagna personale. Commenti che mi hanno un po' commosso e incitato a non continuare, accontentandomi del piano B raggiunto.

In maratona burnout mi appresto ad affrontare le inutili 5 settimane di preparazione finali prima della gara.


venerdì, febbraio 19, 2016

Dialogo sulla maratona

A volte è tutto così semplice

Come nei titoli di testa del Film Fargo, "tratto da una storia vera", riporto uno stralcio di un'intervista avuta con un giornalista di una televisione nazionale. Intervista mai andata in onda per un disguido nei palinsesti, però sono riuscito lo stesso a riportarla su questo blog, in esclusiva, in quanto mi sono ricordato abbastanza bene le domande.

 - Quando hai cominciato a coltivare il sogno di correre la maratona di New York?
- Non  so dire il momento esatto, probabilmente quando ho varcato la soglia del bar con i soliti del giro del Campari che millantavano le difficoltà della salita a Montecavolo (maratona di Reggio Emilia ndr), mentre rai2 trasmetteva la maratona di NY in differita, con Pizzolato che la vinceva camminando."
- Quando riuscirai finalmente a coronare il sogno?
- Non saprei con precisione, mi sto preparando a modo, l'obbiettivo è chiaro, il piano d'attacco studiato nei minimi particolari, la mente vigile, ma mi manca ancora molto.
- Quanto?
- 3500 euro per l'iscrizione e viaggio, ma se tutto andrà come previsto, con un sistema di colletta planetario mascherato da accattonaggio elettronico, simile a quello degli sms per la pace, un'evasione fiscale mirata, ma a costo zero per lo stato, dovrei raccogliere i fondi necessari nell'arco dei prossimi decenni, forse solo anni. Vorrei ricordare, a chi volesse contribuire, che per ogni barile di Gatorade che poi consumerò in gara, la Gilda ha promesso che donerà un euro per salvare la foresta dagli orsi e viceversa.
- Nel frattempo allenamento?
Certamente, per esempio partecipando alla maratona di S.Pietroburgo, costa i suoi bei 1700 rubli, un numero che è solo la metà di 3500, o quasi, ma meglio iniziare piano e non ripetere l'errore di quelli che voglio tutto e subito.
- Dimmi, come sei arrivato alla corsa? Altri campioni alla tua età avevano già attaccato le scarpe al chiodo da tempo.
- Esatto, però quando per caso ho un letto un murales nel parco sotto casa, illuminato dalla luna, mentre facevo i miei soliti acquisti per tirarmi su di morale, con scritto: "Corri a NY se vuoi il paradiso", ecco allora ho deciso che non era poi così tardi per realizzare questo sogno. Poi ho scoperto, da quelli in fila davanti a me, che NY non era proprio New York, ma ormai il tarlo nella mia testa era partito.
- Qual è il tuo metodo?
Il mio metodo è quello di iniziare a correre, ma non è stato facile applicarlo. Ho visto persone simulare morti apparenti o provare farmaci che si trovano solo in cliniche Svizzere specializzate nell'eutanasia, solo per affrontare il famoso test del moribondo. C'è gente che riesce perfino a fare una previsione del tempo finale della gara, del passaggio alla mezza e del tempo del fine settimana a Rimini, solo guardano i lobi degli orecchi. Alcuni addirittura bendati. Un mondo, insomma, per gente iniziata nel quale è difficile entrare. Ma una volta entrati è poi difficile uscirne, in pratica impossibile, almeno senza aver prima distrutto la parte inferiore del proprio corpo, metabolizzato metà cervello in qualche lungo più lungo, oppure andando a NY distruggendo anche il conto in banca.
- Che consigli ti senti di dare, a chi vuole iniziare a correre?
A chi vuole iniziare a correre, consiglio di partire con calma, che una crisi sulla soglia dei quaranta è praticamente impossibile non trovarla. Alcuni devono aspettare fino ai cinquanta, ma arriva anche a loro. Poi basta frequentare dei coetanei e lì è impossibile non avere contatti col virus della corsa. Sto parlando di una generazione, che quando si guardava allo specchio vedeva "benvenuto nel mondo dell'Aids", che quando accendeva il PC era una pandemia e "I Love You" era molto di più di un semplice allegato email, una generazione nativa dei virus che sa il fatto suo.
In più, ora, con internet ci sono tutte le informazioni per partire: campioni, ex, della corsa e della tavola, maghi, fattucchieri, ciarlatani e rabdomanti (trovano l'acqua ai ristori), tutti hanno la ricetta giusta. Poi gli smart indispensabili di tutti i tipi: telefoni, orologi, frigoriferi, guardie giurate e mediche. Con l'App giusta, ma non voglio fare pubblicità a Runtastic, che oltretutto deve ancora pagarmi il click del banner che ho messo sul mio blog (ma iniziate pure a cliccarlo, credo ancora nell'onestà del mondo), è impossibile non raggiungere i traguardi prefissati.
Per ultimo, ma dovrebbe essere il primo, non dimenticherei la visita specialistica: a volte si riesce a  morire subito durante la prova del gradone invece di un anonimo infarto lungo la statale,  che magari viene scambiato per un incidente del solito pirata, vanificando il martirio. Ma è solo per pochi eletti.

venerdì, febbraio 05, 2016

94 percento

Jung
Com'è andata la prima settimana di allenamenti con l'App? Ah, non molto bene credo, l'App sul mio fidato Nokia non è che funzioni a meraviglia e per andare su Facebook, con mezza città in settimana bianca, alla fine non mi ha seguito nessuno.
Non è comunque un gran problema visto che le gambe girano bene, ma il mio piano per raggiungere l'obbiettivo della maratona di Vienna (VCM) rimane indefinito. E il tempo stringe, c'è gente che è già dall'ortopedico con pettorale su ebay a un euro e scarpe in omaggio.

Nel frattempo studiando diverse alternative, mi ha impressionato un dato, che è anche il titolo del post, quello del 94 percento. Non è la frequenza cardiaca riferita al polso massimo per correre una maratona ed ottenere una morte sicura al km 35. Ma la percentuale di abbandoni dei giovani corridori quando, dopo alcune stagioni nelle categorie giovanili, arrivano vicino alla maturità.
Se ci fosse un meccanismo che mi riportasse a quando avevo diciotto anni, con queste percentuali, vorrebbe dire abbandono sicuro della carriera podistica. Ma purtroppo questo meccanismo non esiste e da bravo corridore da mezza età, con o senza crisi, coi vent'anni  passati da un pezzo, anche l'abbandono rimane un privilegio lasciato ai giovani.

Con lo spirito, che in questo senso è rimasto giovane al 94%, mi appresto ad affrontare una nuova settimana di allenamenti in vista VCM.


domenica, gennaio 31, 2016

Tabella, tabella e tabella

I tempi cambiano, per i numeri ci vuole un'App
Il bravo podista da crisi di mezz'età, categoria della quale non mi sento più d'appartenere per il superamento della mezza età, in questa fase dell'anno è già in una fase ben definita.  O ha appena contribuito alla lucentezza del camino, buttandoci dentro un paio di scarpe nuove  e aspetta senza spasimi la ripresa imminente della Champions League. O si trova all'inizio di una tabella d'allenamenti, che lo porterà alla maratona di primavera in perfette condizioni per raggiungere i propri obbiettivi, salvo ragionevoli imprevisti. Tipo in gara ho strisciato per 5 km sui gomiti alla Di Caprio in Revenant, ma poi la ragione ha prevalso e mi sono ritirato al km 6. E altre ragioni ragionevolmente simili.

Per quanto mi riguarda, il sogno di appartenere alla prima categoria l'ho ormai sotterrato da tempo. Così non mi rimane altro che consolarmi, ancora una vola, con la seconda categoria.
Parto allora, come da manuale, con la scelta dei miei obbiettivi.  Risposta facile, record personale alla prossima maratona di Vienna. In secondi, minuti e ore, vorrebbe dire un tempo con 3, un 1 e le altre cifre mancanti a piacere che lascio scegliere alla Gloria.  Potrei mettere l'obbiettivo dentro alla casella di Prof. google e prendere uno dei 131000 risultati. Ma non vorrei ripetere gli errori degli scorsi anni, così decido di affidarmi alla strategia che adottano i nativi degli smartphone e social media, vale a dire quella di scaricarmi un'App adeguata allo scopo.
Un'App che avrà il compito di tenermi motivato durante gli allenamenti, che ne registrerà ogni parametro e che non mancherà di farlo sapere a tutti social network, che già sono  in fibrillazione con il loro feedback tutto cool e mi piace. Già, ma quale App? Se i produttori di Runtastic mi avessero dato un obolo, potrei citarli disinteressatamente, in perfetto stile internet dove tutto è trasparente e al servizio del lettore.
Invece dico che ho trovato l'App in questione, ho messo dentro tutti i parametri richiesti e alla fine l'App ha sentenziato la famosa tabella, che ho cominciato a seguire immediatamente.

Se vuoi conoscere la mia tabella di preparazione, quando ci sarà la fine dell'Euro, la dissoluzione della Svizzera, il prossimo obbiettivo terroristico vicino a casa tua e altre catastrofi, non devi fare altro che seguirmi, senza voglia o impegno, su Facebook.  

sabato, gennaio 09, 2016

2016

Fonte di ispirazione
Ho terminato il 2015 come l'avevo iniziato, vale a dire con un infortunio. Niente di particolare, ma è accaduto mentre ritiravo il pettorale della tradizionale corsa di San Silvestro e così per la prima volta dal 2009, non ho potuto partecipare alla corsa attorno al Ring viennese. Strano dicembre, ero iscritto a due gare brevi ed ho collezionato due DNS. Ma il 2016 è già iniziato e  sembra già tutto nuovo. Nuovi propositi, nuovi allenamenti, nuove sfide e poi e poi.

Intanto che preparo le mie tabelle per la maratona di Vienna, mi lascio ispirare da Tommy Jaud. Non male quando suggerisce che una seduta di Netflix sostituisce una sessione di jogging. Oppure quando rivela che si consumano più calorie guardando la tv rispetto ad una corsa. Come? Con molto zapping e ripetute alzate dal divano per andare al frigorifero per prendere un'altra birra.
Temi che parzialmente ho anche riportato nel mio blog, ma era ora che qualcuno ci scrivesse un libro presentando veramente come stanno le cose.

lunedì, agosto 10, 2015

Ultratrail i comandamenti per iniziare

La discesa dalla montagna
Dopo anni di attività nella corsa su strada e ultratrail, mi sento in grado, finalmente, di stilare il mio vademecum dedicato a chi vuole iniziare con l'ultratrail. Sono i miei umili dogmi che ho cercato invano prima di cominciare e che ho dovuto apprendere duramente sul campo, non ultimo con una salita su di un monte dopo il quale sono sceso con due pietre a forma di tavola dove sono stati incisi i seguenti dieci punti. Trattabili.

1 - Non fare nessun controllo medico all'inizio, sicuramente gli allentamenti fatti fino a quel momento avranno sballato molti valori. Se invece non si ha mai corso, sarà molto improbabile avere già dei fastidi che valga la pena di parlare col medico. E di fare del movimento ce l'ha già detto l'ultima volta che ci siamo stati anni fa.

2 - Il tempo minimo per preparare il primo ultratrail non è sei mesi e neanche quattro. È solo il tempo tra ora e il via della gara. Se la gara è domani, è meglio andare a letto invece di navigare a vuoto in internet leggendo post come questo.

3 - Se uno non ha resistenza nella corsa, sicuramente avrà sviluppato una resistenza specifica in altri campi. Che sia la maratona di James Bond in tv, la classica riunione aziendale fino a notte fonda, settemila messaggi in whatsup al giorno o il week end non stop con l'amante, ognuno di noi ha già sviluppato una resistenza di fondo che basta e avanza. Per i pochi che ancora non ce l'hanno, allora possono cominciare a correre, piano se vogliono andare lontano. Nella quasi totalità dei casi, manca solo l'iscrizione alla prossima gara ultra.

4 - Nelle successive quattro settimane, sempre che la gara non sia prima, si devono intensificare gli allenamenti. Il week-end con l'amante parte già al giovedì, alla maratona di James Bond si aggiunge quella di Mission Impossible e così via. Perché 4 settimane? La risposta al punto successivo.

5 - Nel primo mese (un mese è fatto di 4 settimane, ecco la risposta), bisogna riposarsi almeno due giorni e massimo 48 ore. Se uno ha guardato solo la tv, andrà a fare un giro fuori e viceversa. Per chi corre, il ritmo da tenere una tantum è quello della mezza maratona. Va bene anche il ritmo di  quella fatta vent'anni fa, ma se proprio non si ha mai corso una mezza, fare finta di niente e passare al punto successivo.

6 - Secondo mese. Sicuramente i primi segni di depressione, stanchezza e infortuni vari si faranno sentire. Fare finta di niente e cercare di raddoppiare la lunghezza dell'uscita più lunga. La farmaceutica ha fatto passi da gigante in questo campo, cominciare anche a leggere mail di spam e considerare seriamente quelle dove compare la parola "pills". Anche la visita notturna del parco sotto casa ci offre l'opportunità di trovare qualche sostanza contro i momenti bui della vita.
Alla fine del mese, ormai anche cani e porci saranno in grado di correre almeno 4 ore con dislivelli dell'ordine di 2000 metri positivi se avranno seguito alla lettera i primi cinque punti. Altrimenti passare al punto successivo senza dire nulla.

7 - Terzo mese.  Per i pochissimi che non si sono ancora rotti è arrivato il momento di sferzare l'attacco finale. Se il mese ha 31 giorni due giorni di riposo sono ammessi (il 30 e il 31), tutti gli altri giorni bisogna intensificare le uscite, cercando di non stare mai sotto le tre ore. Il ritmo fantomatico della mezza maratona va rispolverato sempre ogni dieci minuti e in montagna bisogna andarci un giorno si e uno si. Dal niente non nasce niente, ma attenzione a non esagerare.

8 - Quarto mese. L'imprevedibile e inaspettato infortunio si è presentato. Che sia il ginocchio, la caviglia, il piede, l'anca o il pollice del telecomando è arrivato il momento di andare dal dottore. Ecco perché era inutile andarci all'inizio, quando si stava ancora bene. Un riposo forzato che ci proietta direttamente alla gara nelle migliori condizioni perché si ha superato il momento no senza abbandonare la voglia di presentarsi al via. Normalmente, vista la lunga pausa, si è senza nessun dolore al via. Per i caratteri fragili che decidessero di rimandare la partenza, nessun problema, ripartire dal punto 1 e ci rivediamo di nuovo qui.

9 - Il giorno della gara. Finalmente è arrivato il momento fatidico, la preparazione è andata grosso modo secondo le aspettative e la distanza che si dovrà affrontare non rappresenta nessun ostacolo ormai. Evitare di mettere un salame intero nello zaino, per il resto tutto quello che si è comprato in questo periodo si può portare, nessun organizzatore mette un limite al costo dell'equipaggiamento, che può quindi tranquillamente superare i cinquemila euro.

10 - In gara. Se al primo ristoro dopo 4 km pianeggianti si è già fuori tempo massimo, trattare assolutamente con gli addetti. Di solito chiudono un occhio e se si tira fuori il salame, anche se non era da portare, anche due.
Se alla prima goccia d'acqua si pensa al ritiro, farlo subito assolutamente, magari anche senza dover aspettare la pioggia, spesso in queste gare non piove proprio. È meglio cogliere subito l'occasione di terminare questo tipo di attività e di tornare alla propria vita precedente. La salute prima di tutto, non era per questo che volevamo partecipare ad un ultratrail? E sicuramente richiede più coraggio abbandonare alla prima futile difficoltà che arrivare in fondo, certe occasioni non capitano così spesso. E finiamola di chiamarli eroi quelli che sempre e comunque arrivano in fondo, perché gli eroi sono altri (mettere "chi sono gli eroi" in google) e anche loro hanno avuto le loro giornate storte.

domenica, marzo 22, 2015

Voglio Schnaps: -3 settimane al VCM

Prater Allee è la via più lunga
dove passa la VCM
Molto interessante questa mia preparazione alla mia terza maratona di Vienna consecutiva. Seppur bloccato per un paio di mesi per noie muscolari, non ho mai perso la voglia di correre. Se invece guardo allo scorso anno, dove ho avuto sì noie ma mai con una pausa così lunga, ho però avuto forti problemi a livello di motivazioni intrinseche senza mai calare di molto a livello di prestazioni.
Quest'anno, invece, è il contrario, il morale è alto ma il rendimento latita.
Ora che ho ripreso quasi completamente i miei soliti allenamenti, anche se mi manca un po' di velocità (tanta) e un po' di tenuta (anche troppa) sulla distanza, mi sento praticamente pronto per il dopo gara, dove mi aspetta il tendone dell'Ottakringer e il Kaiserschmarr al Schuttel, il locale dei FDL.
Della gara, alcuni mi hanno chiesto in quanto tempo avrei intenzione di finirla. A meno che uno non mi debba aspettare al traguardo, non credo sia una domanda alla quale debba cercare di rispondere ora, anche perché non lo saprei dire e alla fine il tabellone lo segnerà in modo perfetto.
Nel frattempo, l'allenamento, le discussioni, le varie strategie e tutto quello che gira attorno alla gara sono un piacevole passatempo che mettono in secondo piano la mia gara vera e propria. E l'obbiettivo della partenza è proprio lì a portata di mano.

domenica, marzo 08, 2015

VCM sempre in gamba

La gamba del maratoneta
Continua la mia preparazione alla mia maratona di Vienna (VCM) e con una sorprendente documentazione su questo blog. Anche se manca ancora una vita alla partenza, il sito VCM riporta che mancano 4 lunghe settimane e 6 interminabili giorni, ne ho un po' abbastanza degli allenamenti mentali. Così ho deciso di cominciare a correre con le scarpe vere, non curandomi dell'abisso che manca alla data della partenza e dello spettro dell' overtrainig.
Così ho preso la mia gamba destra e le ho detto che dovevamo parlare. Va bene mi ha riposto. Le ho chiesto che cos'è che non va tra noi, se sono io che mi preoccupo troppo di lei, se è la fase critica della della crisi di mezza preparazione, o della settima settimana e infine perché non vuole più correre con me. È rimasta in silenzio, poi ha iniziato con voce tremante a dire che non le va di uscire quattro volte la settimana al freddo, che le fa male e che le piace di più stare distesa sul divano, magari con la tv che emette suoni simili a cronache calcistiche. Lì per lì non ho detto nulla, poi ho fatto una scenata, con il classico e me lo vieni a dire così e da quanto tempo dura questa storia. Più di due mesi mi ha risposto. Allora ho detto basta, ho sbattuto la porta e sono uscito a fare una corsa ed è venuta anche lei, senza protestare. Si è sorbita tutta l'uscita senza mai dare segni di sconforto o turbamento, solo in qualche momento mi ha fatto qualche allusione, allora l'ho aspettata al passo, le ho messo la mano sul collo e ha ripreso come se nulla fosse.
Su sito del prof. Satt c'è la tabella degli allenamenti della prossima settimana che non seguirò.

venerdì, febbraio 27, 2015

VCM la fase di rifinitura

Con l'arrivo di marzo comincia la fase finale della mia preparazione alla maratona di Vienna o VCM. Non che per me sia mai cominciata, ma siccome gli esperti non si stancano di ripetere che una maratona si corre più che altro con la testa, allora ho deciso di puntare tutto sull'approccio mentale tralasciando la fase della corsa. In un interessante colloquio con un compare di sauna, alla sua domanda di come mai portassi dietro la gamba un nastro azzurro ho risposto che è perché ho qualcosa che non quadra nella muscolatura e nel rispondere alla domanda se il sistema funzioni, gli ho risposto che forse aiuta a livello psicologico. La sua domanda non era disinteressata, infatti mi ha confermato che lui ha un problema al tendine d'Achille e, guarda la fatalità, dovuto alla corsa. La mia classica replica istintiva è stata che a guardare la TV questi dolori non vengono di sicuro. Divertito, ha spostato la discussione sui miei obbiettivi VCM e qui, di getto, ne ho sfoggiato uno bello nuovo, vale a dire quello di riuscire a partire. Non è molto difficile partire, mi ha fatto notare e infatti non lo è. Ma partire senza arrivare in fondo, non è un gran bel partire e il muro del trentacinquesimo chilometro è sempre lì che ti aspetta al varco pronto a farti saltare tutti i tuoi obbiettivi.
Ma se il mio obbiettivo l'ho già raggiunto al via, cosa può poi andarmi storto?

Ecco allora il mio allenamento mentale per la prossima settimana:
LU: visualizzare l'arrivo a piazza degli eroi a braccia alzate ignorando gli addetti che stanno già smontando il palco.
MA: guardare una partita classica di calcio austriaco su orf sport per abituarsi a passare i 90 minuti di totale apatia degli ultimi tre chilometri.
ME: cercare di metabolizzare il fatto di aver saltato la sessione del giorno prima perché orf sport non lo si riceve e l'aver guardato una replica radiofonica della Freccia Vallone del 1929 non ha lo stesso effetto apatico.
GI: studiare l'andatura dei camion delle nettezza urbana MA48. Cercare di capire come non farsi aspirare nel caso si dovesse lasciare il gruppetto finale strisciando per qualche chilometro.
VE: cercare una scusa plausibile alla Schettino nel caso si venga colti in flagrante mentre si sale sulla metro U1 per cercare di stare dentro le sei ore.
SA: risposo mentale rigenerante. Attività fisiche sono ammesse purché non sollecitino troppo i neuroni provati da una intensa settimana di allenamento mentale. Ideali le attività legate a telecomandi o pulsanti.
DO: simulazione di gara: sei ore di vaneggiamenti, tracotanza, alterigia e incontinenza senza mai, però, perdere di vista l'obbiettivo finale rimanendo fedeli alla propria strategia in un pragmatismo reale superiore.

domenica, febbraio 08, 2015

Allenamento settimanale

Come ogni settimana, ecco la tabella dei miei allenamenti settimanali in vista della mia prossima maratona di Vienna.
LU: 3h di focalizzazione sulla gara e arrivo a piazza degli eroi. Ignorare che i tram non circolano il giorno della gara.
MA: scaricare da youtube la cena di Gelindo Bordin quando ha dichiarato di rinunciare alla maratona di Barcellona per infortunio, che senza avrebbe vinto a mani basse un altro oro.
ME: 15 ripetute di telecomando usando il pollice destro e 15 col pollice sinistro. Tre minuti di riposo tra una ripetuta e l'altra con visita al frigorifero. Ritmo lento.
GI: 5h di sguardo perso nel vuoto.
VE: se ci si sente finalmente pronti, tentare di guardare una gara del mondiale di sci e magari provare anche a fare il tifo per l'azzurro Werner Heel (solo per il livello avanzato).
SA e DO: meritato riposo fai da te

Qualcuno può obiettare che, a 9 settimane dalla gara, mancano un po' le sessioni di corsa, ma per quelle c'è ancora tempo e la fretta è nemica della perfezione.
Non siamo neanche in aprile e il rischio di overtraining è sempre in agguato.

domenica, gennaio 25, 2015

Preparazione VCM

Salite ripide da evitare
Ho iniziato ufficialmente la mia preparazione alla maratona di Vienna del 12 aprile prossimo.
Finalmente ho il programma delle 11 settimane che mi separano alla gara con l'obbiettivo centrare il tempo 3h:19'. Per questo mi sono rivolto al Univ. Prof. Satt Von Langsam direttamente sul suo sito (da non confondere con la dieta). La peculiarità del suo programma è che è completamente personalizzabile, tiene conto del curriculum podistico, dell'età, del proprio stato di forma, del meteo e si adatta alle abitudini dell'atleta. La tabella pone un accento particolare alla rigenerazione, infatti prevede ben due giorni di attività alternative che servono ad evitare gli infortuni che inevitabilmente colpiscono quelli che seguono un programma non scientifico o troppo intenso.  Non è naturalmente un programma per tutti, ma quelli che sono riusciti a completarlo, hanno centrato l'obbiettivo preposto al 75% (3 su 4, valore interpolato sull'unico partecipante, che però ha fallito, dove si da per scontato che almeno altri tre atleti riescano a centrare l'obbiettivo per la veridicità della tabellina del nove).

Prima settimana
LU: riposo o 3h di palestra
MA: 12 x 1000 ai 3:45', fondamentale non camminare tra una ripetuta e l'altra.
ME: 23km easy in 1h:50'
GI: ritmo gara, 20km ai 4':44"
VE: uscita alternativa in bici tranquilla da 130km, fondamentale evitare assolutamente le salite.
SA: 20min risc ai 4':50", poi 20x sprint in salita da 200m con pendenza non superiore al 38%
DO: lungo  lento 2 o 3 secondi sotto il ritmo gara, 34km, fondamentale tenere il ritmo lento senza mai superarlo.

Una volta letto il programma della prima settimana mi è sorto un dubbio, che ho cercato di risolvere con la chat del professore. Come mai il lunedì è riposo? Non ho ancora cominciato e già devo stare fermo, ma questo non ho avuto il coraggio di chiederglielo.
Sulle ripetute ho chiesto al professore se 12 non erano troppe. Mi ha risposto che con sei, l'errore comune che fanno molti amatori, i risultati finali scendono del 25%, questo perché le sei ripetute non sono sufficientemente allenanti, specialmente per un atleta nell'autunno inoltrato della sua vita podistica.
Sul mercoledì "easy", facile, mi sembra che così facile non sia, visto che è molto vicino al ritmo gara. La risposta del prof è che sei secondi sopra il ritmo gara non possono che essere facili, altrimenti come potrei stare più di tre ore e un quarto in gara, se la metà del tempo corso più piano non fosse facile. Sul ritmo gara del giovedì c'è poco da dire anche se venti chilometri non sono bruscolini, ma sono una scoreggia (Furz è la parola tedesca che ha usato) in una battuta del simpatico prof. Satt.
Sull'uscita in bici del giorno dopo, si è raccomandato ancora di più di evitare le salite, perché sollecitano troppo la muscolatura delle gambe. Sul fatto che in gennaio per fare 130 km in bici debba chiedere un giorno di ferie e mettere su le chiodate non mi ha neanche risposto, è bastata la sua emotion icon che non posso riportare perché qui leggono anche dei minorenni.
Non mi era molto chiaro anche il programma del sabato, ma il prof Satt ha detto solo che la salite vanno scelte corte e a piacere, l'importante è che la pendenza sia sotto il 38%, questo perché da uno studio danese sulle corse in montagna è emerso che correre in salita fa perdere velocità, ma siccome i danesi di montagna non sanno nulla e i lati dei cavalcavia dove hanno fatto lo studio avevano quella pendenza, ha messo proprio quel limite.
Sul lungo lento della domenica ho chiesto se non voleva scrivere 20 o 30 secondi anziché due o tre. Mi ha risposto che già tre secondi era per venire incontro agli atleti del mio calibro, sempre che al mio livello si possa ancora parlare di atleti, ma poi ha continuato dicendo che quando uno arriva un'ora e un quarto dopo il primo, anche stare mezzo minuto sotto il ritmo gara delle 3h:19' sarebbe un ritmo lento, almeno come l'intende lui, che ai suoi tempi anche il più sfigato dei maratoneti correva sotto le tre ore, che non ci sono più i giovani di una volta e che oggigiorno abbiamo assunto uno stile discutibile, vogliamo tutto facile, con il cibo sempre più contaminato, la crisi continua, il sovrappeso dilagante, l'euro e il burnout generale, che ha assunto ormai dimensioni da Armageddon anche per chi non fa altro che pigiare tasti. Così il prof Satt non può fare altro, purtroppo, che adattarsi ai ritmi mediocri che vanno ora di moda, altrimenti potrebbe smettere subito di stilare programmi di allenamento, che poi con internet e whatsapp nessuno ha più ritegno nel pubblicarne di nuovi, che con il metodo scientifico non hanno più nulla a che fare e alla fine ne fanno le spese i poveri padri di famiglia. Padri che un bel giorno si svegliano e decidono che devono correre la maratona sotto le tre ore e venti e dopo due uscite sono già dallo psicoanalista perché corrono e non raggiungono gli obbiettivi e alla quarta sono dall'ortopedico perché hanno cercato di recuperare nella notte la sessione persa per andare dallo psicoanalista.
E allora vai di tabella del prof. Satt, almeno per questa settimana, per la successiva servono altri ottanta euro.



martedì, gennaio 06, 2015

Nuovi propositi per il 2015

Sebbene la mia nuova stagione podistica sia iniziata da qualche settimana, non si può negare il fatto che il nuovo anno 2015 sia appena iniziato. Questi passaggi temporali forzati ultimamente non mi entusiasmano un granché, in quanto, volente o nolente, in determinati giorni, di solito verso la fine di dicembre e inizio gennaio, devo comportarmi in un certo modo, come per esempio sedermi a tavola invece di andare in ufficio, impostare aggeggi sempre più smart che inviano e ricevono auguri per tutte le occasioni e sopratutto non fare quello ho fatto in tutti i mesi precedenti.
Lo stesso, però, ci sono attività piacevoli legate al cambio di calendario. Per esempio la corsa di San Silvestro a Vienna, dove anche quest'anno non ce l'ho fatta a non iscrivermi e a non parteciparvi  per la sesta volta consecutiva. Non sono andato bene come l'anno scorso, ma neanche male come quando non vi partecipavo.
L'altra attività gradevole legata al nuovo anno è quella di stilare un elenco con i buoni proposti per il 2015. Tipo iniziare a fumare, smettere di andare al lavoro in bici, smettere di correre, guardare più tv, navigare sempre più in internet comprando finalmente uno smartphone e un tablet, cercare di mettere su lo stomaco da bevitore, leggere meno libri e più stampa gratuita e fare qualche puntata giornaliera alle slot machine o perlomeno qualche giocata al lotto. Tutto questo per poi avere, finalmente, all'alba del 2016 qualcosa di preciso su cui puntare.  Il bello, o il tragico, è che quando tutte le attività che ho elencato prima le faccio e poi smetto di farle, la mia persona, purtroppo, non cambia di una virgola. Per questo la vera fregatura dei buoni propositi è quella di realizzarli, perché poi crolla tutto il castello e la vita continua come prima con l'aggravante di non avere neanche più i buoni propositi irrealizzati come alibi.
Per chi come me non si lascia intimorire dai trabocchetti nascosti e vuole fare le cose a modo, ed entro nel dettaglio della maratona di Vienna 2015, può imitarmi mettendo la firma e la controfirma su questo contratto, che ha lo scopo di assicurare ben tre obbiettivi in un colpo solo, la vera garanzia di un buon proposito D.O.C.
Arrivo Silversterlauf 2014