mercoledì, ottobre 02, 2024

Prossimo appuntamento: Backyard World Team Championship

 Una costellazione di eventi favorevoli ha fatto si che il prossimo 19 ottobre sarò al via del mondiale di Backyard a squadre qui in Austria. Nel mondiale Backyard a squadre, ogni nazione ha il suo team di 15 partecipanti che gareggeranno in un luogo deciso dall'organizzazione locale. Per il Team Austria, del quale faccio parte, il luogo della manifestazione sarà Seekirchen, vicino al lago Wallersee, con partenza sabato alle ore 14. Un percorso che ho già sperimentato lo scorso anno.  Il regolamento completo con la lista di tutti partecipanti sparsi per il mondo si trova backyardultra.com.

Quest'anno non sono andato affatto male nelle Backyard di Wagendorf e Frankenmarkt (quinto e quarto posto finale), ma il numero di yard raggiunto, ventisei, mi aveva piazzato solo alla 21-ema posizione per la selezione dei primi quindici partecipanti al mondiale a squadre. Purtroppo nella gara di casa vicino a Vienna, dove il percorso era molto più semplice e pianeggiante rispetto alle altre gare, mi sono trovato impreparato mancando la qualificazione. Però poi sei persone hanno rinunciato a partecipare e così mi sono ritrovato al quindicesimo posto in graduatoria, l'ultimo disponibile per prendere il via a Seekirchen nel mondiale a squadre.  Non credevo proprio nella possibilità di qualificazione, ma, invece, l'inaspettato a volte succede e alla fine poi risulta ancora più entusiasmante. Anche perché con l'ultimo spot disponibile afferrato per la punta dei capelli, qualsiasi risultato che ne uscirà sarà un successo.

19 Ottobre 2024, Live della gara my.raceresult.com/311855/live.

Youtube Livehttps://www.youtube.com/@ABU-AustriaBackyardUltra/streams

Le linee in giallo sono per quelli che hanno vinto
una gara a qualificazione diretta (silver ticket)

giovedì, settembre 12, 2024

Risultati ultime gare

 [...]Far pace con i propri limiti significa al contrario accettarli.

Arrivato con grandi speranze ed una discreta condizione alla fine di luglio, mi sono giocato tutta la preparazione con una semplice partita al pallone nella quale sono rimasto infortunato alla gamba destra. 

Noncurante della situazione, una settimana dopo mi sono presentato al via della Backyard alle porte di Vienna. Risultato: nove giri inutili e peggioramento della mia condizione del muscolo della coscia posteriore destra.

Dopo tre settimane di riposo (due per la noia muscolare, una per un'influenza) ho ripreso gli allenamenti per qualche giorno prima di partire per la Svizzera, destinazione Swiss Peaks 360. Qui perlomeno le gambe sembravano funzionare bene, ma la ripresa degli allenamenti è stata troppo breve. Davvero difficile rimanere in gara per sei giorni con tutte le difficoltà da affrontare, con muscoli  fermi per troppo tempo e convalescenti.

Sono partito nello Swiss Peaks 360 senza grandi illusioni, ma pur sempre di ottimo umore. Come può essere altrimenti in mezzo a panorami stupendi? Dopo una prima giornata di entusiasmo, la notte mi ha riportato alla dura realtà. I fastidi muscolari, che mi sono affiorati dopo 75 chilometri e 22 ore di gara, mi hanno fatto capire che in quel momento sarebbe stato meglio non continuare. Il rischio di una ricaduta era troppo alto, le probabilità di riuscire ad arrivare al traguardo senza infortuni seri, a me sembrava davvero ridotta.

Dopo una prima parte della stagione sopra le mie aspettative, ecco una breve fase (breve?) nella quale devo affrontare delle difficoltà fisiche. Il problema è che mi sono saltate due gare estive sulle quali avevo puntato molto. Specialmente nello Swiss Peaks, dopo l'infortunio in gara dello scorso anno, mi sarebbe piaciuto raggiungere ancora il lago di Ginevra con i miei piedi dopo qualche giorno di saliscendi sulle montagne svizzere. Ma per il secondo anno consecutivo non è andata così. Evidentemente il mio limite  si è spostato come un birillo e mi ha lasciato fuori.  Riuscirò a far pace?


lunedì, agosto 26, 2024

giovedì, luglio 11, 2024

Backyard in Frankemarkt

Partiti giro 1

Una anno fa il debutto, qui a Frankenmarkt, nella specialità della Backyard. Ora cammino indietro verso la partenza, che poi è anche il traguardo, con il pubblico che generosamente applaude il mio inutile tentativo di ripartire nel giro numero 27. Ma non riesco più a correre e così saluto gli altri tre rimasti davanti a me, che continuano imperterriti verso i trenta giri mentre torno indietro, un po' malvolentieri, nella zona del rifornimento. 

Ventisei giri completati, ventisei ore passate in mezzo ad un fine settimana di fine giugno tra i più caldi e tropicali dell'anno. Il giro venticinque è andato molto meglio del previsto e nel ventiquattro,  il giro delle cento miglia,  vado alla partenza prima di tutti gli altri cinque sopravvissuti dei 226 partenti. Per fare vedere che sono motivato e pronto per arrivare fino in fondo. Per bluffare, secondo il supporter di un corridore esausto che non si vuole alzare. Sentire che dovrei essere il prossimo a saltare è un invito a fare meglio. Se dovrò saltare, non sarà certo in questo giro. Anche perché nel giro 23 mi sento bene, supero il breve momento di crisi di sonno che mi rallenta un poco e quando penso che ogni limite sia a portata di mano, un inciampo mi fa volare in terra. Tutte le certezze scompaiono in attimo. 

In questo giro numero venti mi sento spaesato. L'alba ormai ben presente, la luce blu, che compare dominante in cielo appena spengo la lampada, mi fa chiudere gli occhi per qualche attimo in questa ennesima salita. Non posso farci nulla, che sia ormai arrivato al capolinea? La notte sta per finire nel giro 19, che è quello che dodici mesi fa, al mio debutto, su questa salita, con le gambe marmorizzate mi fece decidere di finire, ma non prima di vedere il numero 20 sulla mia classifica finale. Non posso fare altro che sorridere a quel pensiero e continuare, anche se la freschezza non è più quella del primo giro e i dubbi aumentano. Sonnambulismo, passo dello zombie, incertezze, fantasmi o altro, non trovano spazio e così, nel giro diciannove, devo continuare.

Nel giro dei cento chilometri, che poi è il numero 15, nel pieno della notte, vedo numerosi corridori smettere. Il caldo non da tregua e continuo a portare con me due borracce da mezzo litro, che finisco con regolarità sul campo prima di raggiungere il ristoro.  Accendo la lampada in mezzo al giro 13, questi sono giorni di massima luce e non so decidere se sia un vantaggio oppure no. Visto le decine di persone  che sono ancora qui ad incitarci, direi che è proprio un vantaggio. 

La doppia cifra arriva finalmente in questo giro numero dieci. Posso pensare avanti, dove la sera sta per arrivare e, quando calerà l'oscurità, spero che arrivi un po' di sollievo. Nel frattempo posso continuare a martellare giro su giro sul mio tempo di 52 minuti. Sono, così, otto minuti di pausa prima della ripartenza. 

Sto finendo il giro numero sette, quello che segna l'inizio del territorio dell'ultramaratona. Scambio un paio di pensieri con un altro corridore che dice che è arrivato il momento di finire. Gli chiedo perché proprio al giro sette, che la Backyard non ha nulla a che fare con la maratona. Invece la maratona è sempre presente nell'immaginario collettivo e nessuno ambisce a terminare la competizione, per esempio, dopo 59 chilometri.

Oggi al via di questa gara con finalmente il mio numero personale d'orato numero 59. Perché ho scelto questo pettorale? Perché il mio obbiettivo di giornata è di completare 59 chilometri? Probabilmente è il fascino del cinquantanove sul cronometro, l'ultima speranza di poter completare il giro e subito ripartire per la tornata successiva, che ora sarà la numero due. Ma non andiamo troppo avanti, solo un giro per volta senza, per ora, disturbare il cinquantanove. Sono proprio curioso di vedere dove posso arrivare oggi.

Ora che sono tornato indietro fino alla partenza, in questa breve passeggiata del  giro 27, per chi è interessato alla classifica finale, con tributo al gruppo "Quelli del Lunedì", il link si trova qui.

Dettaglio dei miei giri:

        Start                 FINISH Backyard (mm:ss)

1 (09:00:44) 09:50:15     50:15

2 (10:00:48) 10:52:04     52:04

3 (11:00:39) 11:51:52     51:52

4 (12:00:37) 12:50:58     50:58

5 (13:00:34) 13:51:50     51:50

6 (14:00:35) 14:52:00     52:00

7 (15:00:28) 15:51:49     51:49

8 (16:00:22) 16:52:04     52:04

9 (17:00:19) 17:52:30     52:30

10 (18:00:17) 18:52:11     52:11

11 (19:00:14) 19:52:33     52:33

12 (20:00:13) 20:51:50     51:50

13 (21:00:13) 21:52:26     52:26

14 (22:00:11) 22:50:56     50:56

15 (23:00:11) 23:50:04     50:04

16 (00:00:06) 00:50:56     50:56

17 (01:00:04) 01:52:18     52:17

18 (02:00:11) 02:52:25     52:25

19 (03:00:12) 03:54:01     54:01

20 (04:00:09) 04:55:29     55:29

21 (05:00:08) 05:52:44     52:44

22 (06:00:04) 06:52:28     52:28

23 (07:00:02) 07:50:40     50:40

24 (08:00:06) 08:52:40     52:39

25 (09:00:05) 09:52:12     52:12

26 (10:00:04) 10:54:13     54:12


Arrivo giro 22

Giro 23

Partenza giro 25


Arrivo giro 26

"[...]vado alla partenza prima di tutti
gli altri cinque sopravvissuti
[...]
"

sabato, giugno 08, 2024

La via delle Backyard

 

Numero 59 e Team "Quelli del Lunedì"

Il mio prossimo appuntamento in gara sarà il 29 giugno, quando tornerò, ad un anno esatto dal mio debutto nella Backyard, a Frankenmarkt per cercare di ripetere la mia precedente prestazione. Dopo un anno e cinque Backyard all'attivo, sono riuscito ad accumulare un po' di esperienza che, forse, mi dovrebbe consentire di effettuare meglio la prossima gara, perlomeno in quanto la conosco già.  Di sicuro, queste precedenti 5 Backyard mi hanno dato la possibilità di poter scegliere un numero personale fisso da utilizzare in futuro nelle mie partenze. Ho scelto il numero 59, quale altro numero potevo scegliere? 

Il mondo delle gare ultra è pieno di riferimenti alla forza mentale, ma frasi del tipo "la gara si decide nella testa", oppure "20% preparazione 80% mente" mi lasciano un po' così. Un anno fa, completamente a digiuno di Backyard, ho investito molto sulla preparazione mentale, soprattutto leggendo Albert Camus e il suo "Il Mito di Sisifo". Un Camus che, a ventinove anni, scrive dell'assurdità della vita e che vede in Sisifo, nella sua assurda occupazione di far rotolare in cima un masso e poi giù ripetendo quest'attività all'infinito, un uomo felice. Facile trasportare la metafora alla Backyard. Dopo ogni giro il Sisifo di turno è felice di poter partire per il prossimo giro. Ma se sono stato felice di partire ad ogni giro fino al diciannovesimo, poi non lo sono stato più ed ho terminato la gara al giro numero venti.  Mancanza di determinazione mentale? Forse. Però, probabilmente, sono stati altri gli elementi che alla fine non hanno funzionato. Da inesperto della competizione mi sono fatto trascinare dal motto che con un minimo di preparazione e una mente ferrea tutto sarebbe stato possibile (tutti i problemi vengono risolti nella mente).

Sisifo non aveva 60 minuti per finire il giro (magari faceva una pausa al bar a metà) e da dove prendesse l'energia per poter fare tutti questi su e giù sempre contento, la mitologia greca non ce lo dice. Quando vedo un corridore che corre trecento chilometri in quarantotto ore, ma nelle Backyard non arriva neanche a venti giri, non è di sicuro perché gli manca la "forza mentale". Semplicemente sbaglia strategia o magari ha altri obbiettivi (allora perché viene? Forse s'iscrive ad una maratona e poi smette dopo dieci chilometri perché voleva provare la distanza?). 

La Backyard è una competizione che non ammette errori. Ti addormenti alla partenza per qualche secondo? Sei fuori gara. Mangi dei gels con troppa caffeina e lo stomaco reagisce con crampi? Sei fuori. Ti dimentichi di proteggerti dai raggi solari? Il colpo di sole è lì che ti aspetta per metterti KO. Non hai più niente da mangiare o da bere dopo il primo giorno? Game over. 

Se c'è veramente qualcosa di mentale nella Backyard è probabilmente nella sua meticolosa preparazione razionale. Strategia, ritmo di corsa, alimentazione, materiale e preparazione atletica sono, a mio parere, fondamentali per andare avanti il più possibile in questo tipo di competizione e non posso lasciarli al caso dell'atteggiamento mentale positivo. In gara vuol dire arrivare con tutto il materiale corretto, organizzato per trovarlo subito al momento giusto quando serve. La volontà di arrivare sempre più vicino all'assenza di errori, di non lasciarmi prendere dall'euforia quando le cose vanno bene (per esempio mettendomi a correre più veloce del dovuto) e lasciare perdere lo sconforto fino a quando il cronometro segna 59':59" (a Ternberg sesto in giro in 59':57" e ripartito per il settimo). Correre, camminare, stare seduto, mangiare, bere e dormire sono tutti elementi da considerare nel loro insieme e da espletare nell'arco dei sessanta minuti a disposizione. Senza dimenticare i ritmi che scandiscono il giorno e la notte, con le diverse reazioni del corpo nei vari momenti della giornata (per esempio al tramonto e all'alba) e la variazione degli elementi (sole, caldo, pioggia e freddo). Poi bisogna credere nella propria strategia fino in fondo. A cosa mi serve tenere il mio ritmo in modo meticoloso giro dopo giro, se poi di notte, per non rimanere da solo al buio, mi aggancio ad un gruppo che viaggia molto più velocemente di quanto avevo previsto?    

Se poi dovesse succedere l'imprevisto, allora si che mi affiderei alla classica scuola della "forza mentale", quella che dice di non mettere la testa nella sabbia e di pensare positivo che il corpo è in grado di fare di più. Però, forse, l'imprevisto nella Backyard può anche non accadere.

Sabato 28.06.2024, partenza ore 9:00,  il live della mia gara col numero 59 sarà qui: my.raceresult.com/252426/live










martedì, maggio 14, 2024

Trail Backyard a Ternberg

Classico arrivo tra gli applausi,
a corridori già schierati
Il personaggio con gli occhiali da vista
è il vincitore della gara

La mia carriera di corridore da Backyard passa per il paese di Ternberg, dove si corre una tradizionale Backyard, però su percorso da trail. Sono 354 i metri di dislivello postivi, altrettanto quelli negativi, sul classico chilometraggio di 6.7 km (media max consentita:  9' al Km). In una splendida giornata, direi quasi estiva, mi porto in Alta Austria a due ore di macchina da Vienna. La sveglia suona al solito orario improponibile, ma tant' è, che il corridore nei suoi anni Best Age di notte non dorme molto. In compenso, vorrebbe farlo mentre guida e arrivare alla punzonatura con gli occhi aperti senza vedere le scintille del guard rail è già un'impresa. Bello questo posto in mezzo ad una splendida valle dell'Enns, appena dopo Steyr, che, assieme ad Umberto Smaila,  vantano una citazione nel film Jackie Brown di Tarantino. 

Dopo uno sguardo alla classifica dello scorso anno, dove il primo ha completato solo 16 giri, non posso certo fare sogni di passare diverse notti sul circuito di gara. Già cinque giri sarebbero un buon risultato. Dopo un sonnellino pre-partenza, il via alle 9 in punto per i 120 corridori iscritti alla gara. Parto, come al solito, nelle retrovie. Ad un certo punto chiedo alla ragazza che mi precede se conosce il percorso. Mi risponde di no e le chiedo se riusciamo ad arrivare in tempo al traguardo. Mi risponde di si, ma comunque fa lo stesso. Per me, però, non fa lo stesso e cerco di sveltire il passo. La salita è lunga e tutti quelli che riesco a vedere, camminano. Per la corsa aspettiamo la discesa, tanto c'è tempo. Però la discesa, a quanto pare, con tutta la pioggia degli ultimi due giorni, è un mare di fango, è tecnica e nasconde insidie ad ogni appoggio. Non mi pare il caso di rischiare una caduta qua in mezzo al primo giro e così procedo col passo del camminatore sulle uova. Una volta raggiunto il paese cambio passo. Uno sguardo al cronometro mi lascia di sasso: sono già a 57 minuti ed il traguardo non si vede ancora, nel compenso c'è una salita da percorrere. Esterrefatto taglio il traguardo del primo giro in  59':45", solo quindici secondi prima del cut-off.  Ho solo il tempo di riempire la borraccia che subito devo ripartire. Qui decido che devo cambiare strategia, ma non so in quale frangente del percorso posso incrementare il mio ritmo. Correre in salita? Potrei anche farlo, poi dopo tre giri posso anche già salire in macchina e tornare a casa. I pochi punti facili del percorso già li corro a ritmo maratona, mi rimane solo la discesa tecnica nel bosco, ma con le mie scarpe e lo scarso allenamento su questo tipo di percorso, rimango molto perplesso. Decido di cambiare le scarpe e di usare quelle con una suola più adatta al fango. Per questo, però, ho bisogno di almeno due minuti di margine al traguardo. Con qualche derapata riesco nell'intento fermando il cronometro del secondo giro sui 58':07". Un tempo appena sufficiente per riuscire a cambiare le scarpe e fare scorta di cibo. Le nuove scarpe le sento come due ferri da stiro ai piedi, però almeno in discesa sono molto stabili. Il cronometro del terzo giro è ancora impietoso, ma almeno vedo ancora il numero 58 dei minuti. Tutto sommato mi sembra di aver trovato un ritmo. Certo il margine d'errore che ho disposizione è praticamente nullo, ma mi sento tranquillo. Nel frattempo si è radunata una piccola folla molto festosa nei pressi dell'ultimo chilometro, appena finita la discesa tecnica. Ogni giro che passa, le facce degli spettatori sono sempre più incredule. Mi chiedono se farò ancora un altro giro. Rispondo certo e  la media sul giro diventa un 59' basso. Rifornirmi al traguardo con così poco tempo a disposizione è un'impresa, ma gli addetti al ristoro mi sono di grande aiuto.  Quanto vorrei cinque minuti tranquilli. Arrivare al traguardo quando tutti gli altri corridori sono già schierati per la ripartenza è una sensazione molto strana, in ogni modo sembrano tutti molto divertiti, me compreso. 

Passato indenne il quinto giro, al sesto mi sembra che tutto proceda ancora per il meglio. Il percorso diventa sempre più asciutto e il mio ritmo sembra molto preciso. Però, c'è sempre un però, alla fine della discesa un crampo alla coscia posteriore destra mi costringe a mollare la corsa. Non a lungo, però i secondi che ho di margine sono così pochi. Quando il crampo finalmente molla, riparto a tutta con un grande sprint. Il cronometro ufficiale dice che ho finito il sesto giro in 59':57". Appena taglio il traguardo sento lo speaker dire  che sono riuscito a finire la mia gara in tempo. Gara finita? Non penso proprio. Così, con ancora il fiatone, mi giro e riparto per il settimo giro senza rifornimento con nulla  da bere e da mangiare. In questi primi metri, invece di correre come al solito, però riesco solo a camminare. Piano per giunta. Una ragazza molto più avanti di me gira e torna indietro perché è stanca di continuare. Le chiedo se lo devo fare anch'io. Mi risponde che sono un matto. 

Con circa zero probabilità di finire il giro numero sette entro i sessanta minuti, procedo come se stessi grattando un grattino da venti euro coi simboli del pentapartito. Voglio lo stesso terminare il settimo giro. Nel tratto finale, in mezzo al pubblico festante, guardo l'orologio per la prima volta in questo giro, che, impietoso, segna già un tempo di 61'. Saluto per l'ultima volta queste simpatiche persone, che si concedono un brindisi in mio onore. Resisto alla voglia di unirmi a loro e proseguo del mio passo. Al traguardo arrivo in 66 minuti circa e questa volta non posso più ripartire, anche se lo volessi. Che gara!

La classifica finale si trova qui:  https://my.raceresult.com/252422/.

Dettaglio gara del mio orologio



Dettaglio sul giro:

Lap     START             FINISH     Backyard        chill time

1     (09:00:13)     09:59:48     59:45     00:14

2     (10:00:17)     10:58:10     58:07*         01:52

3     (11:00:12)     11:58:54     58:51     01:08

4     (12:00:14)     12:59:23     59:20               00:39

5     (13:00:16)     13:59:18     59:16     00:43

6     (14:00:11)     15:00:00     59:57     00:02








martedì, aprile 23, 2024

Maratona di Vienna





 

Suona la suoneria ad un orario che non è il solito. Si tratta solo di trovare lo slider che la stoppa. Mi alzo con gli occhi chiusi, ancora una volta ho pescato lo snooze. Lo devo portare con me quest'arcano, prima che riprenda a suonare, a disturbare, a rompere un silenzio pre gara, quello della concentrazione. Mi sposto in cucina e preparo la colazione. La colazione del maratoneta, di quello che sa di quante calorie ha bisogno, del carico sullo stomaco, del tempo digestivo. Sento il suono della bile che fuoriesce dalla cistifellea per imballare un toast tostato col cronometro manuale. Se per finire il burro devo spalmare un' altra fetta di pane, che male vuoi che sia? È l'ora della vestizione. Crema protettiva sui piedi. Vaselina sul torace. Una maglietta con sopra lo stemma del gruppo sportivo. Pantaloni compressivi. Attacco il numero con delle spille da balia, non sulla maglietta, ma sui pantaloncini. All'americana. Energia in formato gel nella tasche. Borraccia a mano di elettroliti. Maltodestrine D19 con estratti di baobab.  Non ho ancora pronunciato una parola e, a quest'ora, non sono ancora cosciente. Devo ancora calzare le scarpe, che posso ancora decidere di cambiare. Anche se la scelta l'ho già presa da tempo, queste qua nere, quelle degli ultimi allenamenti. Decisione semplice, anche perché ieri non ho comprato delle scarpe nuove. Esco con la bici verso la partenza, con il termometro che segna tre gradi. Raggiungo la zona dell'arrivo con le mani gelide, mentre un addetto mi dice che da lì non posso passare. Voglio solo posteggiare la mia bici, che riprenderò con la medaglia al collo, ma prima devo trovare la via. Forse per il parco. Le strade del centro sono già chiuse. Il tappetto azzurro dell'arrivo è già steso. Gli spalti vuoti sono pronti ad accogliere un pubblico numeroso. Festante. Non mi resta che salire sulla metropolitana, che mi porterà alla partenza della mia undicesima maratona di Vienna. 

Tempo di gara finale 3h:39':41", prima mezza in 1h:53', seconda in 1h:45'. Una di quelle gare in cui scrivo con piacere i dati cronometrici.