domenica, ottobre 20, 2013

Kahlenberglauf, corsa sulla montagna viennese


Al traguardo
Guardo in terra e vedo il segno sull'asfalto dei 7 chilometri. Non ne ho più, la strada sale ancora e c'è un vento contrario. Alle mie spalle sento arrivare un altro corridore. Perché non lo lascio passare e mi metto in scia, invece di continuare a tirare come un matto?
Con questi pensieri mi accingo a terminare gli ultimi metri di questa corsa sulla montagna viennese. È una sensazione strana, non mi sento un concorrente bensì uno spettatore che corre assieme ai corridori, che li incita e li fa stare in scia. Pur avendo il pettorale e il chip che misura il tempo. Forse è la bellezza della giornata, della montagna, oppure è semplicemente stanchezza mentale. Quella che viene a mancare dopo diverse settimane di gare corse a tutta, con grande dispendio di energie sopratutto mentali.
Non ho mai gareggiato sul Kahlenberg, che per molti viennesi è terreno abituale di allenamento e passeggiata. Abito a sud, Kahlenberg è a nord, troppo scomodo per diventare il mio terreno di allenamento settimanale. A questa gara, che chiude il mio ciclo di gare per questa stagione, sono iscritto da tempo. È il dessert finale di questo periodo, la terza gara in tre settimane dopo una maratona e una sei ore corse a tutta. Alla partenza arrivo in Ebike e ho fortuna a ritirare il pettorale, appena me lo consegnano sbaraccano tutto e vanno su in cima al traguardo. Chi arriverà dopo dovrà correre senza pettorina che integra il chip per il tempo. Un paio di ritardatari li vedo un po' alterati per questo. Si parte in riva al Danubio si sale lungo la salita del Waldbachsteig, si scende passando in mezzo alle vigne e si risale fino alla torre della televisione per un totale di 8,6 km e 490 metri di dislivello positivo. Al via mi ritrovo nella pancia del gruppo, sulla prima salita non smetto di correre e sulla discesa mi ritrovo tra i primi trenta. L'ultima salita non è impegnativa, ma ho finito la benzina e divento spettatore. Al traguardo arrivo sotto i 45 minuti, che è per me un ottimo tempo.
Ora il periodo delle gare è finito, un po' di riposo e poi penserò a come preparare al meglio la stagione 2014, cercando di evitare di arrivare a febbraio e poi infortunarmi.

I dati del mio Garmin qui, la classifica finale qui

sabato, ottobre 05, 2013

6 Ore a Schwechat


Oggi ho corso per la prima volta nella mia breve carriera di corridore una 6 ore. Anche se non è passata neanche una settimana dalla mia maratona corsa a Berlino, ho voluto lo stesso provare questo tipo di gara. Le ragioni sono molteplici, molti del mio gruppo sportivo sono iscritti, il nostro presidente è tra gli organizzatori e la partenza si trova a cinque km da casa mia. Aspettare un altro anno va poi a finire come quest'anno, con un conflitto con altre gare. Arrivo alla partenza in bici e mi trovo davanti un immagine totalmente diversa rispetto ad una settimana fa. In questo tipo di gare, molti gruppi sportivi allestiscono un gazebo per i ristori e i fans. Depongo una bottiglia e una barretta nel box, forse un po' poco. In questo tipo di gara vince chi percorre più chilometri dopo sei ore dalla partenza. Il cielo è limpido, la temperatura è simile a quella di Berlino, vale a dire 6 gradi, ma c'è un vento micidiale. Parto con gli altri del mio gruppo tirato da due veterani che fanno l'andatura per una ragazza che vuol provare a vincere la gara femminile. Io sono nel mezzo. Le prime due ore scorrono tranquille con un andatura molto vicina ai 5' al km. Qui però la nostra ragazza rallenta vistosamente e il gruppo di supporto si dissolve. Rimaniamo così in due fino alla fine della terza ora di gara. Sono le tredici, molti saranno a tavola, ma noi continuiamo a girare intorno e siamo solo a metà. Ho seguito fin qui il mio socio Christian, una leggenda nel mondo ultra, come un ombra. Un grande vantaggio in condizioni ventose e sopratutto non ho dovuto pensare a quale andatura tenere. Ora dopo tre ore di gara, come da programma, il mio socio mi lascia andare e mi ritrovo da solo a cercare di tenere il ritmo in questa seconda parte. Mi riesce bene; le gambe sembrano rompersi ogni momento, ma tengono. Dopo quattro ore, come preventivato, il momento migliore e provo a spingere. Dopo cinque ore, invece, cerco solo di tenere l'andatura, ma la fatica comincia a farsi sentire. Nell'ultima mezz'ora si corre solo dentro lo stadio e un'un altro mio socio, Thomas, mi fa da apripista. Il percorso si accorcia, i doppiaggi aumentano, solo la mia velocità rimane sempre quella. Con grande soddisfazione arrivo al traguardo delle 6 ore correndo sempre. Con la partenza alle 10, l'arrivo della sei ore dovrebbe essere alle 16. Schwechat non fa eccezione e così alle 16 in punto arriva l'ordine di fermarsi. Ogni giro completo vale 1.3km, ogni giro di pista dell'ultima mezz'ora 400 metri, mentre i metri residui vengono misurati con il ruotino. Il mio Garmin mi dice erroneamente che ho corso per 70.5km mentre il tabellone ufficiale per 69.18 km. Risultato: ottavo posto nella generale, la quarta di categoria. Magnifico. Alla fine sono demolito: questo tipo di gara è veramente massacrante, non ti da respiro, devi correre sempre ad una velocità costante su un piccolo circuito sempre in tondo.
La classifica finale qui, i dati del mio Garmin qui.




martedì, ottobre 01, 2013

Berlino, la mia maratona




Berlino 29 settembre 2013
, prato davanti al parlamento. Mancano pochi minuti al via della quarantesima edizione della maratona di Berlino. Davanti a me un infinità di atleti provenienti da tutto il mondo, in tutto più di quarantamila. Cina, Cile, Brasile, Giappone, Italia, Danimarca, che vanta il numero maggiore di iscritti non tedeschi, e molte altre nazioni. Che cosa li spinge a venire fino qui, in questa mattina limpida ma fredda, baciata da un sole che deve ancora crescere?

Vienna 19 settembre Prater. Uno degli ultimi allenamenti di scarico in vista dell'imminente maratona di Berlino. Viaggio ad un ritmo tranquillo scambiando qualche impressione con gli altri soci del gruppo sportivo, quando sul finire sento un indurimento al polpaccio destro. Rallento e finisco il tragitto con qualche difficoltà. Mi devo preoccupare?

Mödling 21 settembre, salita Anninger. Sono iscritto alla gara Anningerlauf, un breve gara in montagna vicino a Vienna. Ritiro il pacco gara, attacco il pettorale alla maglietta, ma con mia sorpresa non riesco a correre. Il polpaccio fa finta di niente quando cammino, ma poi col suo dolore non mi fa correre. Prima della partenza restituisco il pettorale e torno a casa come un cane bastonato.

Vienna 26 settembre, stradella lungo il Liesing. Ultimo tentativo di corsa dietro casa mia prima di partire per Berlino. Decido di percorrere 5km. Non riesco però a correre bene, il polpaccio mi fa ancora male, riesco a tornare a casa con tre pause al passo. Non ho la minima idea di come possa correre una maratona fra neanche tre giorni.

Berlino 29 settembre ore 8:50. La maratona è iniziata da cinque minuti e non sono ancora arrivato alla mia griglia di partenza. Quando la raggiungo parto tra gli ultimi del mio blocco E. Il mio passo non è veloce, sono contratto, ma sopratutto la strada, pur essendo enorme, è intasatissima e lenta. Decido di seguire la via ideale segnata con le strisce blu, ma dopo i primi cinque chilometri percorsi in 26 minuti, decido che oggi non è giornata. Mi metto all'esterno, seguendo la via più lunga che però è anche quella più vicina al pubblico. Vorrei capire cosa spingono quarantamila persone ad ammassarsi su di una strada asfaltata nel nord della Germania. E dopo qualche perplessità iniziale, comincio a capire il perché. Ai lati della strada un'infinità di persone che è lì pronta ad incitarti e ad urlare il tuo nome. E il tifo funziona. Al controllo del decimo chilometro la mia media è migliorata, la fiducia sale e i polpacci sembrano tenere. Alla mezza passo in 1h:44':48", un tempo molto lontano da quello provato qualche settimana fa a Wachau. Decido di aumentare ancora il ritmo senza esagerare. Rimango sempre sulla sinistra, i ristori sono sulla destra. Ne prendo uno si e uno no, camminando qualche secondo per riuscire a bere due bicchieri d'acqua. Trovo ancora un paio di intasamenti, ma al km 30 provo ancora ad aumentare. Ora mi sento molto bene e le gambe sono convinto che possano tenere fino alla fine. La gente ai lati incita alla grande. Al chilometro 35 un tizio mi supera controvento. Mi attacco come un francobollo per la scia e quando rallenta, lo supero incitandolo a seguirmi. Cambio ancora ritmo, il tizio dietro con un urlo molla la scia e mi lascia andare. Non riesco a capire bene che velocità sto andando, ma dal cronometro riesco a prevedere che un tempo molto vicino alle 3h:20' è ora possibile. Sarebbe il mio personale sulla distanza. A pochi metri dal traguardo ho il tempo per una doccia volante con foto e dopo essere passato sotto la porta di Brandeburgo taglio il traguardo con il mio nuovo personale di 3h:20':54", uno split negativo di quasi nove minuti. Con la medaglia al collo mi avvio al prato davanti al parlamento. Stendo il telo di plastica, mi ci sdraio sopra e mi gusto questo strano sole Berlinese. Al contrario di qualche ora fa, adesso so perché tutte queste persone provenienti da tutto il mondo si sono ritrovate qui, quest'oggi, per correre una maratona.

I dati del mio Garmin si trovano qui, la mia classifica finale qui.