Non come quando ho cominciato a correre con la prospettiva di affrontare la mia prima maratona, dove tutto il mondo doveva sapere quali sono stati i miei progressi di allenamento, le mie tabelle e così via. I social network hanno così un senso, spazio ideale per i primi successi, la tabella di allenamento e la dieta che si sta usando. E poi è molto facile incontrare qualcuno che si trova nella stessa situazione e ci si capisce subito. "Oggi ho fatto un lungo che ho finito alla Tergat", "Ieri sette ripetute sui mille metri ai tre e cinquanta al km", "Mi fa male il ginocchio, sarà colpa del drop elevato?".
Come si fa, dopo, a non ricevere un accenno di solidarietà, un consiglio sulle nuove scarpe o un'idea per un nuovo tipo di preparazione.
Stiamo parlando di movimento fisico, il corpo apprezza, abbassa il colesterolo, riempie il fisico di endorfine e non può che non fare bene alla propria salute. Perlomeno così stà scritto in tutti i manuali della corsa e nella sezione salute del giornale gratuito della metropolitana, appena sopra alla foto del siluro d'acciaio che permette di perdere 20kg a seduta. "Basta non esagerare" dice sempre il mio medico prima di firmare il certificato per l'Adamello Ultra Trail 180.
Perché anche il maratoneta più sprovvisto sa che che il carbo-loading si fa qualche giorno prima della gara, le vesti col numero, senza strapparle, si preparano la sera prima e non si gioca a dadi nelle ultime 12 settimane prima del giorno X, questo per far si che si avverino le scritture della "Maratona in 6 mesi".
In fondo, è quello che più mi piace della preparazione alla maratona di Vienna: un ritorno alla normalità della vita da podista. Qualche settimana di serio allenamento, come vogliono i professori, guru, radiocronisti e ingegneri, prima di tornare alla malsana vita da ultra, dove per preparare una gara tipo T201 passo più tempo a leggere Thomas Mann e guardare il film di Sorrentino girato a Davos, che sulle montagne.
In fondo, è quello che più mi piace della preparazione alla maratona di Vienna: un ritorno alla normalità della vita da podista. Qualche settimana di serio allenamento, come vogliono i professori, guru, radiocronisti e ingegneri, prima di tornare alla malsana vita da ultra, dove per preparare una gara tipo T201 passo più tempo a leggere Thomas Mann e guardare il film di Sorrentino girato a Davos, che sulle montagne.
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