domenica, settembre 10, 2023

2023 Swiss Peaks 360: DNF o DNS?

appena prima del ritiro

 Il 3 settembre alle 10 del mattino sono a Oberwald (Svizzera Vallese) al via del mio terzo Swiss Peaks 360. Mi sento molto bene, il meteo è fantastico così come i panorami. Troppo bello, troppo facile? Forse. Dopo neanche un paio di chilometri la mia gara è virtualmente finita. La ragione? Il mio piede destro va a finire in un buco in un tratto di falsopiano erboso e, nonostante i bastoni di supporto, si distorce in maniera fatale.  Non mi fermo neanche, forse più per ignorare il problema, ma il dolore è forte e devo rallentare. Riesco a raggiungere il primo ristoro di Ulrichen e mi illudo di poter continuare. La successiva salita su una bella forestale in piano mi entusiasma, recupero posizioni, ma nel frattempo la caviglia si gonfia. Così quando comincia la discesa, il piede non ha più nessun controllo laterale e al primo appoggio obliquo si rigira di nuovo. Questa volta definitivamente. Si tratta solo di capire se sia in grado di raggiungere il ristoro successivo, oppure chiamare i soccorsi in quota. Dico ai miei soci, un po' preoccupati, che non è un problema e con molta calma e qualche sosta riesco a completare la discesa. In fondo valle, alle 16:45 al primo cancello orario sforato, il direttore di gara mi aspetta per sincerarsi delle mie condizioni e prendere atto del mio inevitabile ritiro.

In questi miei 14 anni di gare, mi sembra che sia la seconda volta che mi tocca smettere per un infortunio in gara. La prima che sfocia in un DNF, in quanto, nella volta precedente, venni classificato lo stesso nella competizione a chilometraggio inferiore (5 Km invece della mezza maratona dopo una lesione al polpaccio destro).  Che dire? C'è delusione, fa parte del gioco, anche se nel buco, su 252 partenti, ci sono finito solo io.  E poi tutte le varie supposizioni, tipo non potevo partire calmo come le altre volte? Se mi fossi allenato di più su terreni sconnessi e nuovi invece di quelli dove conosco ogni pietra? Come ho fatto a non vedere il buco, ho bisogno di nuovi occhiali? Il nuovo modello di scarpa è davvero come quello dello scorso anno? E via di questo passo. Una cosa però sembra confortarmi, vale a dire il fatto che l'infortunio sia arrivato subito e non, per esempio, al secondo o terzo giorno quando ormai la gara sembra correre su due binari e inarrestabile. 

DNS allora? No, non proprio. Sono partito, ma ho finito subito, magari anche solo per sfortuna. Ma alcuni mi fanno notare che ad una certa età, in questo tipo di gare lunghe, uno potrebbe anche fare il pensiero di lasciarle perdere. È ancora presto per fare annunci, ma mi sembra che, finalmente, qualcuno sia riuscito a sbloccare un mio tasto motivazionale, che, per quanto riguarda le mie gare di ultra trail, sembrava inceppato a tempo indeterminato.  

La classifica finale (pos 249 su 252 in stile Backyard) si trova qui

L'illusione di riuscire ancora ad andare


Niente da fare ormai



mercoledì, agosto 30, 2023

Backyard a Nussdorf (Salisburgo)

 


Cosa c'è di meglio da fare il sabato 12 agosto? Partecipare ad una Backyard naturalmente. Il circuito delle gare austriache questa volta fa tappa nella regione del Salisburgo, a Nußdorf appena fuori dalla zona laghi in piena campagna. Percorso con un dislivello di 84 metri, quasi tutto asfalto tranne un paio di punti dove l'asfalto non può essere messo per via del terreno cedevole, che così rimane a prato. 

Una gara che all'inizio non avevo programmato, ma che alla fine ho voluto inserire a tre settimane dal via  dello Swiss Peaks come ultimo lungo finale. Questo perché la mia prima Backyard a Frankenmarkt mi aveva lasciato, anche dopo venti ore di gara, le gambe in ottimo stato. Niente a che vedere con lo stato dopo un ultra trail. Poi ha giocato il fatto di voler conoscere sempre più questo tipo di gara e, a mio parere, l'ideale per farlo è gareggiando.    

Gara contrassegnata da un gran caldo su un percorso senza ombre. Paradossalmente mi sono trovato a disagio nella notte, dove non sono più riuscito più a respirare bene sebbene la temperatura sia calata sensibilmente. Il giro 18 mi è stato fatale in quanto l'ho concluso in 90' sforando il tempo massimo di ben 30 minuti. 

La classifica finale si trova qui. Quella del Team qui.

Giri completati: 17

Eliminato per: Overtime al giro 18 (90' circa)

Giro più veloce il primo in 50':39". Giro più lento il 15-emo in 55':19". Media in gara: 52':59". Piazzamento 9 su 122 partenti. Classifica Team: 2-ndo posto.

P.S. Il 3 settembre alle ore 10 riparto per il classico Swiss Peaks 360 col pettorale nr. 251. Info su https://swisspeaks.ch/

Una delle rare zone ombreggiate

Verso sera

La campagna non manca

Giro senza cappello


Nubi di calore sullo fondo

Ombra minima e sole che picchia








martedì, agosto 08, 2023

Backyard - prossima tappa

Visto il risultato della mia prima partecipazione alla Backyard in Frankenmarkt ho deciso di partecipare anche alla Backyard a Nußdorf, vicino a Salisburgo, il prossimo 12 agosto 2023.

Sarà la mia ultima tappa prima della trasferta in Svizzera per il mio terzo Swiss Peaks 360 con il via il prossimo tre settembre.

Il Live della gara Backyard sarà su (pettorale 148): my.raceresult.com/225198/live

Il sito della manifestazione: https://www.austriabackyardultra.com/en/nussdorfamhaunsberg#info

martedì, giugno 27, 2023

Backyard il debutto

In dieser stündlichen Anstrengung, in der Verstand und Leidenschaft sich mischen und gegenseitig steigern, entdeckt der absurde Mensch eine Disziplin, die das Wesentliche seine Kräfte ausmacht.

[Albert Camus - Der Mythos des Sisyphos]


Armato della piacevolezza degli scritti di Camus mi appresto a raggiungere la cittadina di Frankenmarkt ad un paio di centinaia di chilometri a nord ovest di Vienna. Il meteo è in pieno feeling scozzese e, per il mio debutto nella gara della Backyard, ho deciso di portarmi al seguito una sedia da giardino e la sacca della gara Cape Wrath, che si è dimostrata molto resistente all'acqua. La partenza si trova dietro Frankemarkt nei pressi di una cascina ai piedi di una collina. Nessun'auto è ammessa al camping degli atleti e così un quad di servizio mi accompagna dal mio posteggio auto alla zona punzonatura atleti. Sarà che sono ancora mezzo addormentato dal viaggio in macchina, ma ho l'impressione di essere in procinto di partire per la tappa Achnashellach fino a Kinlochewe della CapeWrath Ultra scozzese. Niente di tutto questo mi assicurano alla partenza, il meteo appena partirà la gara cambierà per il bello e la pioggia sarà solo un ricordo. Così dicono.

Mentre mi preparo per l'avvio mi rendo subito conto di quanto qui sia un principiante. Infatti, sono l'unico che sta seduto su una sedia sotto l'acqua quando piove, sotto il sole cocente quando uscirà dalle nuvole e simile al vegetale quando l'umidità notturna si adagerà su tutto quello che ho disposto sul prato. Per gli altri vicini è una festa di tende e gazebi, anche se quelli prestati dal motocross mi danno l'idea che non tutti siano qui per vincere la gara. Sicuramente per trascorrere un piacevole fine settimana nell'Alta Austria. 

Mi chiedo come devo approcciare la gara. Non mi viene altro in mente di partire ad ogni giro senza mai abbandonare. Record personale? Da debuttante basterebbe un giro. Evitare il DNF (did not finished)?  Per questo dovrei vincere la gara, ma a qualcuno degli altri duecento partenti, specialmente quelli venuti dall'estero, non mancheranno argomenti per controbattere. Un numero prefissato di giri? E quale numero scegliere, l'anno della mia nascita o il numero di maglia di Buffon? Vediamo allora come si metterà la gara. Se sarò felice potrò smettere contento. Se sarò ragionevole potrò smettere senza rimorsi. Altrimenti farò un altro giro per vedere se finalmente arriveranno ragione o felicità. Dove posso arrivare con questa tattica? Non ne ho la minima idea e sono il primo ad essere curioso dove mi potrà portare.

Alle nove in punto di sabato il via. Con Martin, mio socio del nostro gruppo sportivo che  ancora vive nei nostri cuori, partiamo per ultimi tanto per non sbagliare. Ho in mente di tenere un ritmo intorno ai 50 minuti per giro. Questo per avere dieci minuti di tempo per rinfrescarmi prima di ripartire per un nuovo giro da 6,7 km con 110 metri di dislivello positivo. Il percorso è quasi tutto sterrato in una splendida pineta di abeti, spezzato da un tratto asfaltato da percorrere su e giù in leggera pendenza. Un' ottima passerella per incrociare chi mi precede e salutare qualche conoscente di gare passate.  Con nonchalanche termino il mio primo giro in 50':52". Eppure dovrei esultare visto che sarà, alla fine dei conti, il mio miglior giro di tutta la gara.

Solo al quinto giro mi accorgo che la prima salita è la stessa identica strada della seconda salita. Forse perché passo il tempo a comunicare con il mio socio, o a conoscere l'unico portatore dei colori italiani qui a Frankenmarkt, che a sessantacinque anni porta una statistica DUV di oltre 23K chilometri di gare e diversi primi posti in altre gare, ultra Backyard comprese. Mi rassicura che il mio ritmo intorno ai 53 minuti non è male e così continuo giro dopo giro. Per me sarà un riferimento importante per tutta la gara. Tengo a mente quattro o cinque punti dove camminare sistematicamente e il tempo costante per arrivare ultimo quasi tutti i giri, ma tranquillo, è bello che fatto. 

Al settimo giro noto che nel gruppo, specialmente nelle retrovie dove sono posizionato in pianta stabile, c'è una certa agitazione di fondo. Questo dovuto al fatto che portare a termine il settimo giro equivale a coprire una distanza maggiore della maratona. Una distanza che sembra fare da chioccia a tutte le altre. In ogni modo, dopo sette giri ci si può sentire a pieno titolo "ultramaratoneti". È in questo giro che conto il maggior numero di abbandoni.    

Nel frattempo il mio assetto è cambiato dal tipo  "Scozzese" al tipo "Bad Water". Nei pochi secondi a disposizione tra un giro e l'altro, oltre che rifornirmi di cibo e bevande, riesco a trovare il mio cappello arancione che ha fatto il suo servizio nel deserto della California e ora lo ripete sotto il sole di Frankenmarkt. Mi hanno detto che l'assistenza in queste gare è fondamentale. A me, invece, visto che mi presento da solo, piace avere delle scuse già pronte per giustificare le mancate prestazioni. Oppure escogitare sistemi per ritrovare il materiale a prova di Alzheimer, che puntualmente falliscono davanti a cambiamenti fatti una decina di volte appena prima di partire perché così, mi dico,  sarò sicuro di ricordarmi dove ho messo il materiale.  

Al decimo giro comincio ad aver voglia di contare i giri. Anche qui nelle retrovie c'è frenesia e molti cedono al fascino del numero dieci terminando alla fine del primo passaggio in doppia cifra i loro sforzi. Lo fa anche una ragazza che mi sprinta davanti prima di togliersi le scarpe e fare degli esercizi di rilassamento muscolare. Le chiedo se riprende a correre e mi risponde con un secco no. Mi chiedo, senza risposta, da dove nasca tutta questa convinzione nell'abbandonare, ma ho ancora tempo per trovare la soluzione.

Il tredicesimo giro è l'ultimo che effettuo senza lampada e vivo un momento di crisi. Il mio socio Martin, che mi ha accompagnato per la maggior parte del tempo, decide di abbandonare e anch'io mi ritrovo in affanno. Perdo al checkpoint intermedio, l'unico punto in cui guardo l'orologio, ben tre minuti e sono visibilmente in affanno. Di solito nelle mie gare tre minuti sono nulla, ma qui, con il mio ritmo che è di soli sette minuti dall'eliminazione, tre primi non sono trascurabili. Mi impegno nella seconda parte del giro e lo finisco in 54':41". Do' la colpa dell'affanno alla discesa della rugiada, ma mi si presentano i primi fantasmi del ritiro, fatto per me abbastanza insolito.  Tiro un sospiro di sollievo, ma, oltre alla lampada, mi porto anche la musica per cercare di ritrovare il ritmo precedente. I riferimenti per il cambio tra corsa  e camminata col buio non valgono più e devo fare degli aggiustamenti che mi costano energie e fatica. 

Sarà il fresco della notte, la calma, il trovare colleghi che prima sparivano via dopo pochi metri dalla partenza e che ora mi camminano a fianco in salita, che mi fanno star bene. Quasi euforico direi. Passo dai quasi 55' ai quasi 50 minuti al giro. Nessun traguardo mi sembra inarrivabile e questo senso di onnipotenza mi fa provare uno sconsiderato microsonno da 5' alla fine del diciassettesimo giro. Il direttore di gara, per richiamare l'attenzione dei partenti, fa tre fischiate, una ogni minuto, cominciando tre minuti prima del via. Sento il fischietto e, come quando sento la radiosveglia al mattino del lunedì, aspetto il segnale successivo che tanto ho tempo per alzarmi e arrivare in ritardo. Solo che il segnale successivo non arriva. In compenso sento il boato del pubblico che saluta la partenza  numero diciotto.  Guardo l'orologio e vedo che segna implacabilmente le due del mattino e gli altri sono già partiti. Butto via la coperta piena di rugiada, abbandono la sedia ancora più umida e corro come un matto alla partenza per riprendere la gara appena in tempo. Tra tutti i motivi di ritiro che ho considerato prima di partire, trovarmi di fronte a quello di essermi addormentato prima di iniziare un nuovo giro mi sembra una beffa. Non a questo punto e non quando mi sento così bene. Così corro per recuperare il terreno perso, ma nella fretta dimentico la borraccia dei liquidi. Senza bere non mangio, mi dico, e recupererò al giro successivo. Finisco il giro numero 18 in un ottimo 51':17", ma è l'inizio del declino. Al giro 19 mi si piombano i quadricipiti e vado in affanno. Al checkpoint intermedio ho già perso tre minuti e mi sento svuotato di ogni energia.     

Spuntano fantasmi dietro ogni albero. Dolori che mi avevano frenato pesantemente nella fase di preparazione e che sembravano un lontano ricordo, ritornano alla luce feroci. Come in passato, anche questa volta ho deciso prima di partire che oggi non avranno voce in capitolo. Però rimane il fatto che sono lento e lo sforzo per restare dentro ai sessanta minuti mi sembra immane. Mi chiedo se sono felice di finire al giro 19. Mi lascio prendere dalla tentazione della cabala e, se proprio devo abbandonare, almeno che sia il numero 20. 

Il ventesimo giro parte sulla stessa riga di quello precedente. Dalla felicità di terminare la gara dopo aver completato venti giri, tre quarti dei quali, a sensazione, sempre all'ultimo posto e di essere rimasto nel gruppo dei primi venti, si aggiunge anche la ragione. Con un tempo troppo vicino ai sessanta minuti, penso,  non riesco rifornirmi nel modo corretto e quindi vado incontro al serio pericolo di piantarmi a metà percorso. 

Così taglio il traguardo del ventesimo giro in 56':26" contento e convinto delle mie ragioni. Questo è e sarà il mio ultimo giro. Un debutto da 20 giri proprio non male. Il direttore di gara, però, mi invita a ripartire. Mi chiede se sono veramente convinto di abbandonare. Eppure le mie ragioni mi sembrano ineccepibili, con un tempo sul giro così alto non posso neanche andare in bagno. In cambio ricevo commenti che così distrutto non lo sembro proprio. Cinque minuti dopo, la medaglia finale mette una pietra sopra a quello che è stato e apre tutta una serie di speculazioni di quello che sarebbe potuto essere, se.   

Vorrei scrivere un pensiero finale su questo tipo di gara denominata Backyard, ma credo di aver già scritto troppo nelle righe precedenti. Non mi resta che rimandare le mie considerazioni alla prossima Backyard. Anche Sisifo, al quale piaceva la vita terrena in riva al mare a fare niente, venne richiamato al dovere della sua pietra da Mercurio. Nel frattempo vedrò di acquisire anche una versione in italiano di Camus del Mito di Sisifo perché in tedesco, magari mi è sfuggito qualcosa.

La classifica finale si trova su: my.raceresult.com, oppure su: https://statistik.d-u-v.org/getresultevent.php?event=89100. Sito della manifestazione: https://www.austriabackyardultra.com/frankenmarkt.

Giri completati: 20

Eliminato per: non partito al giro 21.

Giro più veloce il primo in 50':52". Giro più lento l'ultimo in 56':26". Media in gara: 53':13". Piazzamento 16-emo su 198 partenti.


Prima di partire in assetto da pioggia

Primo giro (personal best time)
terminato con nonchalanche

Con Martin, primi giri

Pomeriggio

Assetto estivo

La giornata sta per finire

Tramonto

Fine del giro 13

Carburazione comincia a funzionare

Fine del giro 14


domenica, giugno 04, 2023

Prossimi appuntamenti


 Archiviata la fase delle mezze maratone e maratone, con un'appendice in una gara a corsa ad ostacoli moderna (il Linzathlon non consigliabile ai sedentari della corsa pura che non cura la resistenza delle braccia), mi accingo ad affrontare la seconda parte della mia stagione ritrovando le mie fidate gare ultra.

Il debutto stagionale lo avrò a Frankemarkt dove gareggerò per la prima volta nella specialità della Backyard, gara senza una fine prestabilita che termina solo quando l'ultimo corridore finisce il giro da 6.7 Km in solitaria. Negli anni passati, a Frankemarkt,  questo è successo dopo oltre trenta ore. Da notare che terminare il giro velocemente non conta molto, in quanto, ad ogni ora, si riparte tutti assieme per un nuovo giro cancellando ogni vantaggio accumulato precedentemente. Da debuttante non ho la minima idea di quanto possa rimanere in gara. La mia idea è quella di semplicemente non mollare mai. Però ci sono 6.7 chilometri da terminare in sessanta minuti con altre funzioni, come il mangiare, bere e il dormire da espletare durante questo periodo. Per l'occasione sto studiando attentamente le "tabelle di allenamento" dettate da Camus nel Il_mito_di_Sisifo

Da corridore amante della routine, non ho trovato di meglio che ripresentarmi al via dello Swiss Peaks 360 il prossimo  3 settembre 2023, anche perché mi manca ancora la partecipazione alla premiazione finale, che, pur avendo finito sempre la gara, non vi ho mai preso parte.

A novembre sarò al via, come da dieci anni a questa parte, alla decima edizione del Wien Rundumadum, il giro attorno a Vienna.

Per altre gare, sicuramente più brevi, credo che deciderò all'ultimo momento, ma sempre in un ottica di preparazione alle gare sopra citate.


Il live della gara Backyard a Frankenmarkt il 24.06.2023  dovrebbe essere qui: 

ID: 266 

https://my.raceresult.com/235258/participants


Mighty fine coffee you got here, and damn good cherry pie!



martedì, maggio 16, 2023

Maratona del Welsch-Riesling 2023

"Sai quante salite sono rimaste?" Mi chiede il mio socio, compagno di corsa quando ancora riuscivamo a correre e di camminata quando, ahi noi, abbiamo dovuto abbandonare il gesto della corsa. "Non lo so", gli dico, so solo che gli ultimi due chilometri sono tutti in discesa. Visto che di chilometri ne mancano ancora sette, non so se sia un pensiero stimolante. Tant'è che vedo il fotografo e faccio finta di correre per la foto. 

Come sono riuscito, alla mia settima partecipazione alla maratona del Welsch (42km per 1050D+) qui in Austria nel sud della Stiria al confine con la Slovenia a ritrovarmi in una situazione simile? Semplicemente fa troppo caldo, l'erba appena tagliata al bordo della strada mi da molto fastidio e naturalmente, date le condizioni, il mio ritmo è troppo elevato. Così al km 23 mi si stacca la spina. Qualcuno ha premuto l'interruttore e il bravo corridore da crisi di mezza età non va più e deve camminare. Ma dove è finito il muro del 35-emo chilometro che tutti i manuali riportano? Neanche dei muri ci si può fidare: o crollano, oppure, come nel mio caso, si spostano e ti vengono incontro. Fatto sta che ci sono ancora 18 chilometri da percorrere con almeno 400 metri di dislivello positivo e mi sono piantato. E dire che il passaggio alla mezza in 1h:59', non posso nasconderlo, mi aveva a dir poco illuso. Mi chiedo, allora, cosa posso fare in una giornata simile. Passeggiare fino al traguardo magari bevendo qualche bicchiere di vino nei vari ristori? No, invece di passeggiare fino al traguardo, come magari avrei fatto in passato o in una gara molto più lunga, decido che voglio riuscire a fare il tempo migliore possibile. Se avessi letto Camus, magari potrei citarne una sua frase del tipo: ‘If you can’t win, you have to resist’’, ma la lascio al neo campione di scacchi, che lui Camus l'ha letto, anche se, a mio parere, la citazione l'ha poi ribaltata "you have to resist if you want to win". 

Così col mio compagno di avventure, che non conosco, ma so che gli è capitato lo stesso destino: vale a dire corridore di mezza età in vera crisi già a metà gara. Ci incitiamo a vicenda quando uno supera l'altro mentre quest'ultimo cammina. Io magari vado avanti un'attimo in salita, lui mi riprende in discesa e in pianura camminiamo assieme. Ho il diritto di chiedermi se, arrivati ad una certa età, in giornate simili, abbia senso penare in questo modo? Non me lo chiedo, ma il mio compagno, secondo me, se lo sta chiedendo. Gli dico che ormai manca poco e tiriamo avanti. 

Per quanto mi riguarda non sono sicuro in pieno della mia situazione e credo di avere ancora del margine. Al km 39, sull'ennesima salita, provo la spianata che questa volta mi riesce. Tutto ha ripreso a funzionare come se niente fosse così che il mio chilometro più veloce di tutta la gara è il 41-emo. Finisco al 54-emo posto in  4h:31' :43". Il mio socio, invece, ha continuato del suo passo ed è arrivato dieci minuti dopo e dodici posizioni dietro. Interessante come solo tre chilometri finali possano fare una differenza simile. 

La festa del dopo gara, specialmente quella di Wies, che si alterna con Erenhausen, è sempre all'altezza. Quest'anno poi con una banda da 170 elementi è stata superiore. La classifica finale si trova qui.


Appena partiti, pieni di speranza al  km1

Km 35 con il mio compagno
Finta corsa per la foto














domenica, aprile 30, 2023

Maratona di Vienna 2023

Sto correndo in mezzo a centinaia di altri corridori, sono sulla Shuttelstraße al chilometro otto in questa splendida giornata di fine Aprile. Quando  passo sotto un semaforo rosso sospeso, esso, tra i molti candidati che mi si trovano intorno, sceglie proprio me come bersaglio per precipitare sull'asfalto. Il suo peso m'inchioda al suolo e non riesco più a muovere nessun arto. È un dolore lancinante ma non riesco a gridare. Una cornacchia mi monta sulla schiena e mi becca una spalla subito seguita da una sua coetanea. Un piccolo scoiattolo sgranocchia il mio tendine d'Achille mentre la cartina del Tibet, in volo, plana sulle mie caviglie. Finalmente arrivano i soccorsi. Mi lasciano a pancia a terra mentre mi legano le braccia dietro la schiena assieme alle caviglie piegate all'indietro in una sorta di Galletto Amburghese. Poi arriva il mezzo dell'MA48, addetto alla pulizia delle strade, che mi risucchia tranquillamente con le sue spazzole rotanti senza cambiare velocità.

Mi sveglio così alle sei di mattina, giorno della quarantesima maratona di Vienna, senza sveglia e dopo una notte senza sogni che vale la pena ricordare.  Mi avvio alla partenza in bici come le altre nove volte passate. Consegno la sacca del ricambio con grande anticipo sull'orario, in quanto questa volta non devo aspettare l'ultimo momento per togliermi la giacca a vento. Non fa freddo e il clima sembra quasi estivo. L'edizione 2023 sembra tornata ai fasti degli anni migliori: sold-out e quarantamila partecipanti, tra maratona, mezza e staffetta,  pronti a calcare le strade festanti di Vienna. Un sold-out che ha reso difficile essere qui alla partenza, ma il mio pettorale 5530, con il nome corretto a pennarello, dice che ci sono riuscito.

Parto nel primo gruppo in fondo per tenere un ritmo prudente. I cinque minuti al chilometro di media, che millantavo nella fase di preparazione, al primo chilometro sono già una mera illusione. Ma va bene così. All'ottavo chilometro il semaforo della Schuttelstraße rimane al suo posto, mentre sotto un tifoso alza la sciarpa con la scritta "Forza Napoli". Al chilometro 11 il pacer delle 3h:30' mi supera e mi stacca come una figurina di un album Panini qualsiasi. L'ultima volta che guardo l'orologio è il passaggio alla mezza in 1h:50'. Per avere un finale con un tre seguito da un altro tre dovrei fare un split negativo. Più facile che mi cada in testa un semaforo rosso. Nel classico passaggio del parco del Prater, con il giro attorno alla Lusthaus del km 33, in altre edizioni con contorni da girone Dantesco, questa volta mi ritrova in grande spolvero. Il pacer delle 3h:30' è ormai ad un tiro di schioppo, ma all'uscita dal Prater m'inchioda il viale parallelo alla Schuttelstraße dove non riesco più a respirare. Al km 38 ho ormai le gambe di legno, mentre un idrante, poco dopo, mi risparmia la doccia del traguardo. Gli ultimi chilometri sul Ring davanti all'Opera e i suoi ballerini, al Parlamento e al Teatro Burg  sono un piacere che valgono tutto il rallentamento finale. Con grande soddisfazione taglio il traguardo, per la decima volta di seguito nella maratona di Vienna, con il tempo, che apprezzo molto, di 3h:40':37" e uno split negativo di 3 secondi.


Partenza vista dall'elicottero

Davanti all'Opera, km 10 e 40

Marx

Prova lo sgambetto. Non riuscito.

     Il dettaglio dei vari passaggi:

5 km09:29:2800:26:3126:3105:1911.31
10 km09:55:3000:52:3226:0105:1311.53
15 km10:22:0101:19:0326:3105:1911.31
20 km10:47:4701:44:4925:4605:1011.64
Split HM10:53:1801:50:2005:3105:0211.93
25 km11:12:2202:09:2419:0404:5412.28
30 km11:37:2602:34:2825:0405:0111.97
33 km11:53:1802:50:2015:5205:1811.34
35 km12:02:5602:59:5809:3804:4912.46
40 km12:30:5703:27:5928:0105:3710.71
Ziel12:43:3503:40:3712:3805:4610.421570