giovedì, agosto 21, 2014

Prossimi appuntamenti

La fibia del Dirndtltalextreme sub 18h
 che ha trovato posto tra gli altri cimeli
Sto smaltendo i postumi della gara Dirndltalextreme così ho tempo per focalizzare al meglio le prossime gare. Per settembre sono iscritto alle corse in montagna sulla Rax e sull'Anninger, gare già affrontate negli anni passati. Saranno passaggi intermedi per vedere un po' lo stato di forma in vista del Magredi Ultra Trail, una gara di 100 miglia (160 km e 7700 metri ascesa) che si correrà in Friuli il prossimo 3 ottobre e sarà il mio debutto in una gara di trail in Italia.  Per l'occasione sto cambiando un po' il materiale che userò in gara, vale a dire uno zaino più leggero, scarpe più ammortizzanti e un gps più compatto. Nel Dirndltalextreme  ero senza zaino, gps e scarpe troppo poco protettive. Correre il Magredi senza zaino non è possibile per via del materiale obbligatorio e non vorrei rinunciare alla traccia gps per vedere dove sono passato.

domenica, agosto 03, 2014

Dirndtalextrem nella top 10

Urlo al traguardo
Sono appena tornato da Ober Grafendorf dove ho partecipato al trail Dirntalextrem per la seconda volta. Quest'anno ho conseguito un risultato davvero inaspettato. Ho impiegato un tempo di 15h:29'  per percorrere tutti i 111 km con un dislivello di 5000 metri in positivo, conquistando un sorprendete nono posto in classifica generale. Rispetto allo scorso anno, ho migliorato di 3h:22'. La classifica finale qui.

Scorgo un campanile

Sono su questa ciclabile che porta al traguardo, diritta,  piatta, ma sopratutto infinita. Non riesco più a correre, ma al passo non ci voglio andare. Sono braccato, ho spento la mia lampada frontale per non farmi riconoscere, sono avanti e voglio difendermi con i denti. Cerco di trattare con la mia mente su quanto possa ancora correre: "cammino fino a quel palo e poi corro gli altri quattro". Con la mano destra cerco una canzone che mi tenga in movimento, che confonda le acque, lo zapping casuale del mio ipod, l'unico gadget elettronico che mi sono portato dietro, si ferma su Amedeo Minghi. Corro e allora la canzone va bene, ma dopo quattro pali cammino. È come un interruttore che si accende e si spegne. La canzone finisce e la faccio ripartire, se mi fa arrivare fino in fondo l'ascolto anche cinquanta volte. Poi, dietro ai palazzi di fianco alla ferrovia, scorgo il campanile di Ober Grafendorf, il paese dell'arrivo e solo a questo punto capisco di avercela fatta. Non sento più la necessità di camminare, corro, accendo la lampada e mi preparo a tagliare il traguardo. Sotto lo striscione d'arrivo, getto le borracce dalle mani e mi lascio andare in un grande urlo liberatorio. Gerhard, l'organizzatore della gara, mi mette la medaglia al collo e non posso fare nient'altro che abbracciarlo. Non riesco a dire nulla, faccio fatica a respirare e non mi rimane che sedermi e godere di questo momento.

Si parte

Come lo scorso anno, anche in questo agosto del 2014 mi ritrovo nel Pilachtal per partecipare alla terza edizione del Dirndltalextrem. Arrivo da Vienna col treno appena in tempo per il briefing. Moltissime persone in sala e quasi non trovo posto, quest'anno è record di iscrizioni. Il mio posto per la notte è ancora nella casa ESV, dove dormirò sotto il tetto con finestra sul traguardo. Per istinto o abitudine, mi sistemo nello stesso letto dello scorso anno. Non fa così caldo, ma lo stesso non dormo molto e questo vale anche per i miei soci di camerata. Alle quattro suona la sveglia e dopo una breve rinfrescata, mi aspetta la colazione. Tra un panino e due chiacchiere, in un lampo arriva l'ora di partire. Il meteo concede una tregua, niente caldo infernale, ma solo una nebbia tonificante. Per ora. Parto che ho solo due mini borracce nelle mani e due piccoli marsupi nella vita con dentro: telefonino, scheda di controllo checkpoint, ipod e pastiglie di sale. Orologio, zaino e gps sono rimasti in camera. L'obbiettivo di giornata è quello di arrivare al traguardo sotto le 18 ore e portare a casa la fibia della cintura: il cimelio che verrà consegnato solo a coloro che taglieranno il traguardo entro la mezzanotte. La mia strategia è semplice: viaggiare leggero, partire tranquillo, correre il più possibile senza andare fuori giri e non sbagliare mai strada. Parto ultimo e risalgo il gruppo per trovare un gruppetto che vada bene. Riconosco un paio di corridori, so che conoscono bene la strada e mi aggrego a loro. I sentieri sono bagnati dalla nebbia e dalle piogge dei giorni scorsi, devo stare molto attento a non scivolare. Passiamo il primo controllo, il secondo e poi arriva il terzo. Bello sentirsi chiamarsi per nome, sembra di essere a casa. Qui mi cambio la maglietta e passo a borracce più grandi, la nebbia è scomparsa e il sole già picchia, oggi ci aspettano trenta gradi. Quando comincia la salita che sta prima di Frankenfels, checkpoint 4, rimango da solo davanti al mio gruppetto. Lo scorso anno su questa salita ho cominciato ad accusare il colpo, oggi, invece, tutto bene. Nella lunga discesa asfaltata mi supera la prima delle donne. Le dico che lo scorso anno mi aveva superato dopo il check point 5, lei mi risponde chiedendomi se è bene o è male. Non lo so, ma non glielo dico.
Quando inizia la salita verso il check point 5, la mia corsa comincia a latitare. È arrivato il momento di usare la musica. Non ritrovo la corsa completa, ma la riesco ad alternare col passo. La discesa, invece, scorre molto bene, anche se è piena di buche e con una bella pendenza. Dopo il check point 5, mi rimetto a nuovo nel vestiario e parto verso la cima Eisenstein, meta del checkpoint 6. Le pendenze notevoli, il caldo, la scossa della recinzione delle mucche al pascolo, la solitudine e la stanchezza fanno sì che l'ascesa diventi un andamento lento. Ma è in cima che le cose cambiano. Nella seconda edizione avevo cercato di anticipare la discesa saltando quasi questo ristoro e fu un grosso errore. Questa volta invece, non mi lascio sfuggire una minestra di verdure e una bella birra fresca, le quali mi rimettono a nuovo. La discesa successiva è molto insidiosa, rocce bagnate, sentiero stretto e vegetazione molto alta. L'ascesa al checkpoint 7, breve ma micidiale, la concludo senza particolari affanni e allora alla baita mi concedo il bis con minestra e spuma. Nella lunga discesa verso il checkpoint 8 non ho problemi e qui la corsa funziona a meraviglia. Nella parte pianeggiante successiva, invece, sento i primi segni di insofferenza. Decido di andare dentro al torrente per rinfrescarmi e rigenerarmi togliendomi, però, le scarpe. Piedi bianchi come lo scorso anno non ne voglio vedere. La pausa mi fa bene, ma non mi da una carica sufficiente per tornare a correre in salita. Appena prima del checkpoint 9, mi raggiunge un concorrente che ha un fans club al seguito, con tanto di magliette e striscioni. La strada qui è facile e riesco a stargli in scia fino al punto di controllo. Ora m'avvio verso l'ultima lunga salita ed è molto più semplice affrontarla con la luce del sole, anche se mi manca un po' il fascino delle luci verdi che marcano il percorso di notte. Il passo in salita è lento ma in discesa è buono, così arrivo al check point 10 che ho ancora un piccolo margine sui miei due immediati inseguitori. Qui decido di rischiare il tutto per tutto per mantenere la posizione, che non so di preciso quale sia, e salto il ristoro. Breve salita al passo, discesa a manetta e gli ultimi quattro chilometri di ciclabile piatta fatti non so come.

Conclusioni

La mia seconda Dirndltalextrem è stata una gara fantastica, sensazioni fortissime lungo tutto il percorso, amplificate dalla musica e dal panorama. Molto bello il tempo passato nel centro sportivo, i nuovi volti, quelli già conosciuti rincontrati e la grande passione di tutto l'ambiente.
Dopo la mia gara, prima di andare a dormire, vedo un letto vuoto. Chiedo dove sia chi ci dormiva sopra e mi dicono che è già partito. Davvero? Alle sei e trenta sento una voce di un concorrente che taglia il traguardo, la riconosco è la sua. Mi alzo per andare a salutarlo, fargli i complimenti e non so quanti abbiano avuto un volto più felice del suo al traguardo. Ora la gara è veramente finita anche se mancano le premiazioni finali e grigliata che arriveranno di lì a poco.

Discesa verso CP2

Premiazione

Appena partiti verso CP1
Dopo il bagno nel torrente, poco prima Cp8, km 80

Discesa verso Cp3




mercoledì, luglio 02, 2014

Ultra in montagna: Veitsch 2014

Sulla salitona del monte Veitsch
Sono a terra, ho picchiato duro il bacino su una pietra e rimango immobile. Un corridore da dietro mi raggiunge, mi tiene la gamba col crampo e mi chiede se sto bene. Lo fa una volta, due volte prima di lasciarmi da solo. L'ho rassicurato che è tutto sotto controllo, mi alzo e riparto come se nulla fosse. È questo lo spirito che mi anima in questa bella giornata di sole, mentre sto affrontando per il secondo anno consecutivo il trail sul monte Veitsch.
Rimandato il debutto nella Mozart100, ritrovo i sentieri scoperti lo scorso anno assieme a Michele. Quest'anno, però, non sono qui per fare esperimenti, ma voglio testare la mia condizione, cercando di correre il più possibile. Allora niente zaino e gel vari, ma solo due piccole borracce attaccate alle mani, da riempire di tanto in tanto ai vari ristori. Alla partenza rimango in fondo, una consuetudine in queste mie ultime gare. Passato il primo chilometro pianeggiante, comincia una salita ripida su una strada sterrata. Proseguo del mio passo, mentre nelle mie orecchie suona "Ci vuole calma e sangue freddo" di Luca Dirisio. La musica in gara è, per me, una novità. Ho preparato una play list che mi accompagnerà per tutta la gara. In salita trovo subito un buon ritmo. Solo su qualche rampa isolata molto ripida decido di passare al passo, tornando, però, quasi subito alla corsa. Questo perché al passo non riesco a tenere un ritmo accettabile e poi voglio vedere fino a che punto riesco a tenere correndo. La giornata è calda e ad ogni ristoro faccio rifornimento d'acqua, senza avere paura di perdere del tempo in più. Arrivo bene al primo checkpoint col 56-emo tempo. La seconda parte riguarda la salita sul monte Veitsch, con le pendenze del Teufel Steig, la ripida rampa del diavolo. Nel mio ipod, in questo tratto, suonano gli AC/DC con "Hells Bells" e in solitaria arrivo in cima. Qui inizia la mia parte più problematica. Gli occhiali sono appannati dal sudore, i primi crampi nelle cosce si fanno sentire come lampi e qui il percorso è veramente impegnativo. Quota, vento e rocce che spuntano ovunque in sentieri stretti fatti di piccoli saliscendi. Inciampo molte volte, ma non cado. Fino a quando la combinazione simultanea di inciampo e crampo mi fanno cadere sopra una roccia appuntita col bacino. Con l'aiuto di un un altro corridore riprendo la mia marcia come se nulla fosse. Al secondo checkpoint ho la posizione 42. La terza e ultima parte è pressoché in discesa con qualche rampa tosta in salita e single track nel bosco, dove affiorano numerose radici. E così, toccandone l'ennesima con la punta della scarpa, mi ritrovo ancora a terra. Ma questa volta, tranne aver riempito la borraccia di terra, non mi faccio nulla e continuo a correre. Negli ultimi chilometri tutti i cambi di pendenza sono accompagnati da crampi fulminanti all'interno delle cosce. Mi bloccano all'istante, ma così come arrivano se ne vanno fino al prossimo cambio di pendenza repentino, con una puntualità veramente noiosa. Gli ultimi chilometri sono i più semplici e la fatica, sopratutto quella mentale, è ancora lontana da venire. Sul traguardo riesco anche a superare la staffetta del mio soccorritore, che così riesco anche a ringraziare, anche se lui subito non mi riconosce. Alla fine salto letteralmente la linea del traguardo 31-emo in 5h:48':14", un tempo per me veramente sorprendente. Anche perché avevo esaurito la mia play list che, secondo itunes, doveva essere superiore alle sei ore. Poi un temporale pomeridiano mi riporta alla macchina per fare ritorno nell'afosa Vienna dove mi aspetta una cotoletta coi fiocchi.
I dati del mio Garmin del trail Veitsch, 54km e 2200 metri di ascesa, si trovano qui.


 


domenica, giugno 29, 2014

Il primo Duathlon

La mia nuova bici da corsa
Guerciotti Cartesio
Armato della mia nuova bici da corsa Guerciotti, voglio provare subito l'esperienza della gara. Ogni anno a Graz viene organizzato il Schöckel Classic, una gara di duathlon anomalo che sembra fatta apposta per facilitare il mio debutto in una gara con la bici da strada.
La gara è suddivisa in due parti. La prima parte di circa 16,5 km, viene percorsa in bici  mentre la seconda di 2,2 km a piedi. Detta così sembra molto semplice, il problema è che ci sono 620 metri in positivo da colmare a piedi e 550 metri in positivo da percorrere in bici. Questo vuol dire che la gara è breve e sempre in salita.
Partire in bici in mezzo ad altri 200 atleti, non è un'attività a cui sono abituato, per cui mi piazzo in fondo al plotone e cerco una ruota che possa andare al mio ritmo. Col passare dei chilometri cambiano anche le pendenze, gli ultimi due della sessione in bici sono davvero tosti. Qui mi lascio incantare da un tipo che chiama tutti quelli che sorpassa a tenere la sua ruota. Cambio allora ritmo in salita e sulle ali dell'entusiasmo arrivo vicino alla zona cambio. Il ritmo che ho, però, è decisamente troppo alto per le mie gambe e, anche se mancano pochissimi metri, cedono di schianto diventando letteralmente di cemento. Arrivo nella zona cambio che sono demolito. Lascio la bici attaccata ad una sbarra e continuo a piedi, la parte in cui mi sento più a mio agio. Il problema è ora che non riesco a correre, le gambe sono così sballate che non riescono a svolgere il movimento della corsa. Dopo qualche minuto tornano alla normalità, ma la salita è così ripida che la corsa risulta superflua. Trovo lo stesso un buon ritmo che riesco a tenere fino al traguardo, con uno sprint finale in salita che mi lascia in uno stato mai provato prima. Alla fine arrivo 78-emo, con un tempo globale di 1h:21' una parte in bici di circa 41', quella di corsa in 39' e nella zona cambio circa 1'. I dati del mio Garmin sono qui.



domenica, giugno 22, 2014

Camminata sugli arginelli

Scorcio dell'Argine

Domenica 8 giugno mi trovo per un velocissimo fine settimana  a Breda Cisoni e quasi per caso vengo a sapere che oggi si corre la tradizionale camminata sugli arginelli organizzata dagli Amici dell'Ambiente. Così di buon mattino e di corsa, mi porto alla partenza in piazza d'Armi a Sabbioneta. La giornata è splendida, anche troppo, con un sole decisamente estivo.
È la prima volta che prendo parte a questo tipo di manifestazioni, le cosiddette camminate non competitive che alcuni chiamano tapasciate. All'iscrizione non ci sono scadenze particolari, alcuni sono già lungo il percorso, chi in bici e chi a piedi. Tre euro e sono pronto per partire con tanto di pacco gara. Un prezzo decisamente favorevole per chi come me è abituato ad iscrizioni che si pagano con fogli verdi e magari non ti danno neanche il resto. Ma non voglio paragonare "mele" con "pere", solo far notare che è possibile, con tre euro, avere ristori, assistenza medica, percorso segnato, rinfresco post gara e blocco traffico.
Oggi i percorsi disponibili sono diversi: quello da sei, sedici e ventitré chilometri. Scelgo quello più lungo, quello che percorre quasi tutti gli arginelli del comune. Alla partenza incontro moltissime facce conosciute, non  che sia molto difficile in quanto è una manifestazione organizzata dagli amici dell'infanzia. Il via lo dà il Galu in persona e di piccolo trotto ci incamminiamo verso il Cantonazzo, il luogo dove si sale sugli argini. Alcuni sono in bicicletta, la maggior parte però, a piedi e vengono anche da molto lontano. In asfalto c'è solo questo piccolo tratto di trasferimento, poi quasi nulla, solo campagna o sterrati. Non sono i sentieri montuosi ai quali sono abituato quando corro i trail, ma gli argninelli sono uno sterrato con molta erba, piccoli saliscendi che, con le temperature di quest'oggi, ne fanno un percorso decisamente impegnativo. Il bello di questa camminata sono, per me, i ristori. Non ricordo di essere stato accolto in questo modo in altre competizioni, sentirsi chiamare per nome, fare due chiacchiere e salutare gli amici di sempre, è un evento che non mi capita tutti i giorni. Sono sei  i punti di ristoro disseminati lungo il tracciato. Man mano mano che i chilometri passano mi ritrovo sempre più in solitudine. A Breda Cisoni si evita l'ultimo pezzo di argine per questioni di traffico, ma la variante attraverso le campagne di Villa Pasquali, con uno scorcio sulla chiesa, per me sono una novità. Il sole picchia decisamente forte e il passaggio nel viale del cimitero, con la sua ombra, è un oasi di riposo. Il contrasto diventa evidente, quando, dopo pochi metri, mi trovo su uno sterrato di polvere e ghiaia in perfetta "custera" stile deserto.  Il tratto di trasferimento finisce a Mezzana quando l'ultimo ristoro apre il pezzo più bello dell'argine. Quello del tratto del Bondeno, con la sua vegetazione che copre quasi interamente il passaggio, lasciando solo il varco per i suoi viandanti in una sorta di galleria naturale. Ad un tratto trovo un contadino che sta irrigando, un ottimo spunto per una  breve pausa rinfrescante sotto il getto d'acqua.
Gli ultimi chilometri mi riportano sulla strada del Cantonazzo e da qui in centro a Sabbioneta dove mi attende un abbondante rinfresco.
Complimenti ad Alex e tutti gli Amici dell'Ambiente per l'eccellente organizzazione, e chissà che non riesca a partecipare ancora il prossimo anno.
Sulla mia prestazione podistica non c'è molto da dire, tranne che è stato un ottimo allenamento in vista dei prossimi impegni stagionali. Per chi, invece, volesse trovare anche un stimolo cronometrico su questo tracciato, credo che finirlo sotto le due ore sia un bel obbiettivo e non così scontato, specialmente con queste temperature. Il mio Garmin mi fa notare che per questa volta non ci sia riuscito, una scusa in più per ritornare.

  

sabato, giugno 07, 2014

Wappenlauf a Siegenfeld

Passo la scritta sulla asfalto in leggera discesa che indica i cinquecento metri all'arrivo. La mia respirazione è molto rumorosa, le gambe sono al limite, sulla mia destra, un po' più avanti, un corridore che non molla di un millimetro. Ancora un testa a testa finale, come andrà a finire questa volta?
Torno indietro di un paio d'ore.
Con la mia nuova fiammante bici da corsa Guerciotti pedalo verso l'ufficio dei podisti. Per la terza volta mi trovo a Siegenfeld per la tradizionale corsa del Wappenlauf. Una corsa su terreno misto con continui cambi di terreno e pendenze, oltre 10 km con 220 metri di dislivello positivo. Il terreno è in buone condizioni nonostante il tempo variabile di questi giorni, niente fango sullo sterrato, solo un po' di vento. Prima del via e un riscaldamento quasi nullo, in griglia mi posiziono molto dietro, intorno alla centesima posizione. Non so se sia la tattica ideale per fare bene nelle gare brevi, ma in questo periodo cerco di stare molto coperto e partire molto piano. Dopo il primo chilometro, la leggera salita si fa sentire nelle gambe di chi è partito come se fosse una gara di ottocento metri in discesa. Senza strafare risalgo numerose posizioni, la maggior parte nei cambi di pendenza. Dopo una lunga e non difficile discesa, inizia la seconda parte. Mi ritrovo in un piccolo gruppo dove ci superiamo a vicenda a seconda del tipo di terreno in cui ci troviamo. Quando inizia la salita più ripida, non riesco a tenere il ritmo dei più veloci, salgo del mio passo e alcuni mi superano.

Un tizio con gli auricolari cammina. Che musica ascolta per mollare a pochi metri dall'arrivo, un requiem? Gli do una pacca sulla schiena e lo invito a riprendere a correre. Ride e dopo qualche attimo mi ha già superato. Così mi piaci ragazzo. Finisce la salita e la strada spiana. Chi ha fatto un fuori giri in salita, sul piano non riesce a cambiare ritmo, o, ancora peggio, torna a camminare. Così in un nulla recupero tutte le posizioni perse nell'ascesa. Tutte tranne una, ma sto in scia ad un passo. Incrocio con lo sguardo il cartello del km 9, poi quello del km 10 e il ritmo aumenta sempre più, senza che cambino le posizioni. È la progressione di chi di solito non si sente sicuro nello sprint? Ai 500 metri siamo quasi alla pari. Ai duecento metri, in discesa, sulla curva a novanta gradi lascio andare le gambe a tutta in uno sprint lunghissimo. Anche questa volta mi aggiudico il testa a testa finale, quello di un'inutile ventunesima posizione. Già inutile. Perché allora, chi mi ha seguito è andato direttamente a casa senza neanche passare dal ristoro e alla premiazione del suo podio di categoria?

La classifica finale è qui, i dati del mio Garmin qui.

martedì, maggio 27, 2014

Maria Schutz, corsa in montagna "Vertical"

Sono seduto in un prato dietro alla partenza. Osservo gli altri corridori che effettuano il riscaldamento prima del via di questa corsa in montagna. Gara breve, 3,5 km per 700 metri di dislivello positivo, in un paese a neanche un'ora da casa mia. Un tizio si gira verso di me e recita a voce alta "Perché mi sono iscritto?". Forse cerca una faccia complice nella sua non voglia di partire, ma io sono qui per correre, anche se sto qua seduto. Eccome se voglio correre. Dopo svariate settimane dia pausa, di allenamento omeopatico, senza gare, finalmente riprendo. Mi alzo quando il via è già stato dato e pian piano provo a risalire il gruppo. Il sentiero è molto stretto, non c'è spazio per superare, ma c'è tempo. La tattica che uso è quella di attaccarsi dietro a quello che mi precede fino a quando trovo un spiraglio per passare o mi cede il passo. Non c'è molto da correre su questo sentiero, ma appena la pendenza cala un attimo, subito passo alla corsa. In meno di tre quarti d'ora sono in cima, brevissima discesa, taglio il traguardo con un salto e ventisei partecipanti sono già da tempo al ristoro finale. Non ho un gran bisogno di pause e con il pacco gara in spalla mi rimetto subito di corsa per ritornare. Finisco, però, in una strada chiusa che provo a far continuare in un fantomatico sentiero che non esiste. Solo strapiombo, alberi caduti, ortiche e un grande materasso di foglie secche. Striscio giù e quando la pendenza diventa percorribile, affiora un ruscello che occupa tutta la via della gola rendendo tutto molto scivoloso. Alla fine, impiegando un tempo doppio rispetto alla salita, ritorno alla partenza. Lì non manco di fare visita alla vendita di Krapfen giganti, una vera attrazione qui a Maria Schutz, oltre al Santuario.

Un ottimo rientro alle gare in una tipologia di percorso per me nuovo. La classifica finale si trova qui, i dati del mio Garmin qui.

venerdì, maggio 09, 2014

Tra una gara e l'altra


Alcuni mi hanno chiesto come mai non scrivo più i resoconti delle mie gare. La risposta è molto semplice: non sto partecipando a nessuna gara e ancora peggio, non ne sto preparando nessuna. Il motivo di questa enpasse è che il mio piede non ne vuol sapere di tornare a correre. O meglio, mi lascia correre un po' e poi il giorno dopo protesta. Che aspetti due giorni, o tre settimane, sembra non cambiare nulla.
Leggevo un intervista ad un motivatore all'attività fisica. La sua ricetta è quella di fare leva sulle motivazioni intrinseche, come la bellezza di un allenamento più che sulle motivazioni estrinseche, come correre una maratona col tempo personale. Ecco, questo infortunio mi va proprio ad attaccare nelle mie motivazioni intrinseche mentre sembra lasciare inalterate quelle estrinseche. Grazie alle varie terapie sono riuscito a correre la maratona di Vienna vicinissimo al mio limite, ma con un allenamento forzato, limitato e reso possibile solo grazie a supporti esterni e farmacologici. Volendo guardare bene, quest'infortunio è un piccolo dolore che però genera una grande sofferenza. Una condizione che garantisce agli psicologi un'abbondante clientela .
In settimana ho partecipato alla presentazione di un libro di Pallavicini, un autore che non conoscevo ma molto interessante, che, scrivendo "Romanzo per Signora", ha detto di aver risparmiato molte sedute dall'analista. Magari funziona anche con un blog.

lunedì, aprile 14, 2014

Maratona di Vienna 2014

Domenica mattina vado alla partenza in bici, nessuno in giro, si sentono solo solo gli uccelli che cantano e ad un certo punto, sento un coro di galline. Mi chiedo chi possa avere installato un vero pollaio in mezzo alla città e di quello che ne possano pensare i vicini. Atmosfera pregara. Prima della partenza incontro per caso un mio amico che abita anche lui a Vienna, partecipa alla staffetta ma si è infortunato ieri. Gli dico che per me non è un problema correre con il suo chip e così partecipo anche alla staffetta per conto terzi. Sono davanti al camion dove si consegnano le borse del cambio, pettorali da 800 a 1600 e uno sveglione lascia la sua borsa con un numero cinquemila e qualcosa e sparisce. La tipa lo chiama, ma non c'è più. Al via parto in prima fila del mio blocco, di traverso. Partenza tranquilla e al km 16 il passaggio di consegne della staffetta. Non so chi devo mettere in moto e allora urlo il numero di pettorale della staffetta, diverso da quello che indosso, suscitando una risata generale. Il mio amico sbuca dalle retrovie e fa partire il secondo. Ora continuo con il mio ritmo. Passo la mezza, di nuovo nel Ring e via verso il Prater. Una volta superato i trenta chilometri ed entrato nel parco della famosa ruota, comincio a sentire la stanchezza. Pur conoscendone ogni metro, il fatto di vedere quelli che tornano indietro mi fa uno strano effetto e faccio fatica a tenere il ritmo. Una volta fuori dal parco, manca veramente poco. Qui mi supera Michele lanciato verso il secondo posto della classifica OMV, che mi chiama, ma gli dico che può continuare da solo: sono al gancio. Le gambe hanno calato l'andatura, non ne vogliono proprio saperne di aumentare e non ho voglia di star lì a trattare. Non è però un gran problema. Gli ultimi tre chilometri col sorriso stampato sulle labbra, mi lascio trascinare dal pubblico, anche perché non vedo come potrei fare diversamente. Al traguardo il cronometro, per quello che può contare, mi dice che sono andato decisamente meglio dello scorso anno (3h:22). Bella fatica, nel 2013 ero andato a passeggio. Col sacco del dopo gara non ci sono problemi di indigestione, così non vedo l'ora di gustarmi un bel Kaiserschmarr, lo stesso piatto che davano al pasta party del sabato nella splendida sala del municipio. La giornata finisce con un'ottima cena in compagnia di nuovi amici maratoneti.
Appuntamento al prossimo anno, per l'edizione 2015 ho già effettuato l'iscrizione.
I dati del mio Garmin si trovano qui.
Il dettaglio della classifica qui

sabato, marzo 15, 2014

-4 settimane a Vienna City Marathon


Mancano quattro settimane alla mia prossima maratona e ormai il mio ciclo di giri dai dottori sta per finire. Mi manca solo l'ultimo colloquio con il mio ortopedico e poi dovrei essere pronto per la gara. Se passo in rassegna le tappe percorse, con medico di famiglia, ortopedico e poi radiografie, direi che il più è fatto. Sto facendo tutto il possibile, tranne correre.
Corri quando stai bene, fermati quando senti male. Un principio molto semplice da seguire, ma, purtroppo, non tiene conto della mia natura umana. Quanti principi così semplici ci sarebbero da seguire, eppure alla prova dei fatti rimangono solo dei buoni propositi. Nancy non dovrebbe fermarsi al distributore di sigarette, fumare le fa male e subito cinque euro hanno già lasciato la guida metallica che li risucchia mentre la scatola dai pulsanti di plastica sgancia il nuovo pacchetto col resto. Il fast food non fa bene al colesterolo di Nancy, e allora perché è in fila ad aspettare le sue patatine fritte? Mi chiedo se nel paradiso terrestre, prima che l'uomo incontrasse il serpente, le cose funzionavano come gli esperti ora ci insegnano. Magari allora si usava la doppia porzione di maionese nel big-mac, o le cicciole fritte nello strutto prima d'andare a letto, tanto mica si moriva. Poi però si è voluto provare un cibo salutare come la mela e track, l'inizio della fine. Ma torniamo alla mia corsa, quella come l'isola che non c'è.
Presto tornerò a correre e un nuovo ciclo potrà ricominciare. Metterò da parte i vari orologi smart, cancellerò le tabelle, indosserò un paio di scarpe qualsiasi e passeggerò lungo il fiume. Dopo qualche tempo inizierò ad accelerare fino a quando, per un istante, nessuno dei due piedi toccherà più il suolo. E allora sarò di nuovo di corsa.
Non vedo l'ora.

mercoledì, febbraio 19, 2014

Una pausa verso Vienna VCM


Di questi tempi non ho avuto modo di aggiornare il mio blog in quanto ero più impegnato a correre che a scrivere.
Ci ha pensato però, il mio piede destro a concedermi l'occasione di una pausa. Come ogni anno, anche quest'anno non ho potuto rinunciare ad un infortunio, sempre in punti diversi, sempre nuovo, ma puntuale come un cronometro Svizzero. Tendiniti ad orologeria. Non è la prima volta, non sarà l'ultima, non vedo perché mi dovrei alterare.
In questa pausa mi sono imbattuto in un testo di Jonathan Briefs, il mental coach della nazionale di salto di sci austriaca. Visto i suoi risultati scadenti alle olimpiadi, magari non un gran profeta, ma mi ha molto colpito una sua frase: "raggiungere il proprio obiettivo come se non si avesse nessun obiettivo". E allora avanti anche per la maratona di Vienna con Obbiettivo Nessuno.

sabato, gennaio 25, 2014

Guido van der Werve

Nella mia giovanissima carriera di ultra-maratoneta è facile imbattersi in personaggi che, dall'alto della loro esperienza, si propongono come modello. Scrivono libri, danno consigli, organizzano seminari, diventano allenatori, vanno in televisione e magari continuano a solcare la scena dell'ultra con successo. Personaggi esemplari e a volte mitici. 
Vorrei, però, segnalare un personaggio particolare, l'artista olandese: Guido van der Werve. È un'artista contemporaneo che nel suo tempo libero ha cominciato a correre, prima maratone, poi ultra e triathlon estremi. Ultimamente ha integrato il suo hobby direttamente nel suo lavoro di artista, con risultati molto interessanti. La sua ultima opera è Nummer vijftien, a war with oneself, un video nel quale Guido van der Werve compie un triathlon speciale da Varsavia a Parigi da 1700km, sulle tracce di Chopin. Il video tocca anche altri temi, come la vita di Alessandro Magno. La colonna sonora del video è una messa Requiem composta dallo stesso van der Werve. In un opera precedente, si è filmato mentre girava intorno alla sua casa per 12 ore. 
Sono riuscito a vedere la sua ultima opera qui a Vienna nel museo della Secessione. Il suo lavoro mi ha molto colpito. Un po' per le immagini di quei lunghi giri in bici, che mi hanno ricordato i giorni passati in bicicletta sulle Alpi. Poi anche i personaggi storici che cita, persone che per volere del destino hanno lasciato le loro terre natali senza mai più ritornarci. Però è l'aspetto dello sport di resistenza che più viene esaltato. Il suo non-senso palese, che così evidente sembra l'unica possibilità per accettare la propria esistenza per quella che è. Che senso può aver avuto l'eterna battaglia di Allesandro Magno che dopo aver conquistato i territori dell'oriente, non è riuscito a tornare a casa e non ha nemmeno una tomba? E quale senso può aver avuto la vita di Chopin, che una volta lasciata la sua patria grazie al suo talento gli è stato impossibile ritornarci e la sua salma si trova divisa tra Parigi e Varsavia? Sono queste le domande che vedo nel video di Guido van der Werve alle quali lui risponde nuotando, pedalando e correndo. E, come me, corre intondo per ore per trovarsi sempre e inesorabilmente nel punto da dove era partito (The Art of Running in Circles ). Ma se questo non è vivere la metafora della vita, allora che cos'è?




domenica, gennaio 19, 2014

Nuove scarpe Altra


Con l'inizio del nuovo anno ho voluto ampliare il mio assortimento di scarpe. Voglio puntare decisamente su scarpe a basso drop, vale a basso differenziale tra punta e tallone. Questo per cercare di prevenire problemi al tendine d'Achille e un po' per migliorare lo stile. Ho già un paio di soluzioni in questa direzione, come le inov8 e le calze Leguano. Le Leguano non hanno in pratica protezione e questo mi da dei problemi sulle ossa dei piedi. Però per camminare nel dopo corsa sono ottime. Le inov8 sono notevoli, ma siccome lo scorso agosto al Dirntal Extreme ho finito la gara con un buco sull'alluce usando la Sportiva CLite 2.0, volevo provare qualcosa di ancora più largo in punta delle inov8. Per questo ho scelto le scarpe della marca americana Altra. Ho preso un modello Trail, l'Altra Superior e un modello da allenamento su strada, l'Altra Instinct 1.5. Entrambe sono a drop 0 ma con un minimo di ammortizzamento per le Superior e ancora di più per le Instinct 1.5.


Approfittando delle vacanze natalizie ho voluto provare le Altra Superior direttamente sul campo. Così ad un orario indecente mi sono avviato in macchina verso il Pilachtal per provare direttamente sul percorso gara le nuove calzature. Sono partito da Frankenfels, sede del check-point 4 del Dirndtal Extreme, per passare sul Pichl e giù fino al check-point 5. Poi la salita sull'Eisenstein al check-point 6. Avevo previsto di passare anche sul check-point 7, ma degli imprevisti mi hanno fatto cambiare idea. L'imprevisto principale è stato quello di sbagliare strada appena partito, dove una volta salito sul Pichl sono sceso dalla parte sbagliata trovandomi così, quasi al punto di partenza. Quando poi sono arrivato in cima all'Eisenstein la nebbia, la neve e l'ora persa girando intorno, mi hanno fatto decidere di accorciare il giro. Non c'è nulla di più demoralizzante che sbagliare strada, per fortuna che non ero in gara, un errore simile può essere fatale. Correndo sugli stessi percorsi di qualche mese fa, anche se con trentasette gradi in meno, è stato come rivivere quei momenti.
Le scarpe Superior si sono rivelate molto comode, con la giusta protezione e adatte a macinare dei chilometri. Non sono però così precise come le inov8 trailrock 245, penso che quest'ultime le proverò sullo stesso percorso per vedere le differenze. Debbo dire che alla fine della sessione mi facevano male i talloni. Mi devo ancora abituare bene al drop 0, sopratutto in discesa.
Qui il dettaglio del mio Garmin del giro nel Pilachtal, un uscita in solitaria da 5h:53' per 42.7km con 2000 metri in positivo.

domenica, gennaio 05, 2014

Fine 2013



Come da tradizione, il 31 dicembre sono sul Ring Viennese per la corsa di San Silvestro che mi vede alla quinta partecipazione consecutiva. La corsa è sulla solita distanza di 5,325 km, il giro completo del Ring senza spazi tra partenza e arrivo. Dopo la performance un po' lenta alla fine novembre nei 10km, mi presento al via con la consapevolezza che i tempi veloci degli anni precedenti saranno difficili da ripetere. L'allenamento che poi sto seguendo in questo periodo è tutto impostato sulla quantità su percorsi ondulati. Per esempio, a cinque giorni dalla gara ho fatto tre sessioni consecutive da 21, 29(375m+) e 19 chilometri con il mio passo da sei ore. Al via, casualmente, mi ritrovo a partire davanti e questo è un gran bel vantaggio rispetto alle scorse edizioni. Sulle ali dell'entusiasmo riesco a seguire quelli che sono partiti con me. Invece di zigzagare riesco a stare in scia. Arrivo agli ultimi metri con passo costante e nel finale riesco anche sprintare per l'82-ema posizione, con un tempo finale di 20':03. Migliorato il personale, in questa gara, di 41 secondi e rimango incredulo. Ho l'impressione che più che sessioni brevi e veloci, invece abbia bisogno di sessioni medio lunghe, magari con pendenze, per avere la forza di tenere la media, per me molto alta di 3':45"/km, senza calare. Velocità che sembra sempre esserci anche se mi alleno a 5':15" al km. Qui i dati del mio Garmin

sabato, dicembre 28, 2013

Così sarà il nuvo anno




Per il nuovo anno ho intenzione di continuare a correre distanze superiori ai cento chilometri. Due le gare a cui sono già iscritto per questo 2014 che è alle porte. La prima è la Mozart 100 il 22 giugno. La seconda, invece, è una conferma della gara già corsa quest'anno, vale a dire la Dirndltal Extrem il 2 agosto. Poi se tutto procede bene vorrei debuttare nella classe regina delle ultra in natura, vale a dire la 100 miglia. La gara alla quale sto pensando è la Magredi 100 il 4 ottobre.
Intanto per finire bene l'anno, il prossimo 31 dicembre correrò, come da tradizione, la corsa di San Silvestro qui a Vienna. Cinque chilometri attorno al Ring viennese per aprire i festeggiamenti di capodanno.

domenica, dicembre 08, 2013

Corse di fine stagione



Anche quest'anno ho seguito lo stesso calendario gare del 2012. Così il 24.11 mi sono trovato al Prater per la consueta gara di beneficenza organizzata dal mio club Freunde des Laufsports. Due settimane dopo, l'8.12, ero a Klosterneuburg per la gara d'Avvento.
Interessante è il raffronto tra la due gare. La prima, quella del 24 novembre, è una gara di 10 chilometri piatta. Sono alla sua terza partecipazione però ogni anno che passa divento sempre un po' più lento. Quest'anno un 40':44", mentre gli anni passati ho segnato 40'28" e 39':52" . Quella dell'8 dicembre, invece, è una gara di 8 chilometri ma con alcuni saliscendi e molto vento. Sono alla sua terza partecipazione, ma qui al contrario del Prater ho un trend inverso. Ogni anno a Klosterneuburg divento sempre un po' più veloce, 32':12" il tempo in questo 2013 che sta per finire, 32':28" e 36':37' gli anni passati.
Credo che la differenza di tendenza sia dovuta al percorso. In un circuito piatto non riesco più ad esprimere la velocità costante che avevo tre anni fa, gli anni passano e gli "anta" si fanno sentire. Anche provando degli allenamenti specifici basati sulla velocità non sono riuscito a tenere sulla distanza. Sui saliscendi, invece, il discorso cambia. Riesco ad esprimermi molto meglio, spianando i sottopassaggi, cambiando ritmo in discesa e superare personaggi che nella maratona mi sono nettamente più veloci.
Questa è un'indicazione chiara per il prossimo anno, dove cercherò conferme in gare di lunga durata su percorsi montuosi e collinari cercando poi di allungare la massima distanza percorsa, che nel 2013 è stata di 111 km. Ma per questi progetti futuri ci sarà ancora tempo. I dati del mio Garmin sono qui e qui.

mercoledì, novembre 13, 2013

Dubbi e domande



Sono le domande che sto cercando in questo periodo, per le risposte, sempre che ci siano, c'è tempo.
Con quale spirito riprendo qualche allenamento per trascorrere serenamente questa fase autunno-invernale, con le sue corte giornate, i bui, il freddo e presto anche il gelo?
Con uno spirito leggero e con qualche analisi in vista di quello mi aspetterà nei prossimi mesi. Come affrontare la preparazione? Dipende da come si svolgerà la prossima stagione, quali gare affrontare, sfide che perlopiù sono già definite. Veramente è così?
Se nelle ultime due stagioni sono uscito dall'inverno con due infortuni che hanno compromesso tutta la stagione primaverile, mi sembra sia arrivato il momento di cambiare qualcosa. Al bando le uscite lunghe, che poi dovrebbero essere anche lente, per lasciare spazio a sessioni brevi ma veloci. O forse no. Mi lascio guidare dall'istinto, nessuna tabella in particolare, nessun obbligo, nessun dovere.
Devo trovare la giusta lunghezza d'onda che mette in sintonia corpo e mente per arrivare a completare sforzi che, al momento, mi sembrano irraggiungibili. Già, ma come fare?

mercoledì, novembre 06, 2013

Fine della stagione



Anche se mancano due mesi alla fine dell'anno la mia stagione della corsa è ormai finita. Ora sto preparando quella nuova in modo un po' differente rispetto agli anni passati. Prima di guardare alle gare della prossima stagione è doveroso uno sguardo a quella appena passata.
Primi mesi dell'anno in buona condizione dedicati alle gare di cross. Condizione che si è spezzata a fine febbraio con gli infortuni ai tendini d'Achille. Tre mesi passati tra alti e bassi dove però sono riuscito a svolgere tutte le gare che mi ero prefissato, seppure senza una preparazione adeguata. Maratona di Vienna, quella del Welsch e poi l'ultra in montagna a Veitsch. Il preludio per il Drindltal Extreme, la gara più lunga e entusiasmante della stagione. Con l'ottima condizione psicofisica che ne è scaturita, sono riuscito a completare, a fine settembre, la maratona di Berlino col personale. Sei giorni dopo, la sei ore di Schwechat ai limiti dei settanta chilometri. Un'annata da incorniciare.
Per quanto riguarda questo blog, una bella sorpresa è stata la traduzione in tedesco da parte degli organizzatori del resoconto della mia gara Dirndltalextrem. Il mio interesse si è spostato decisamente sulle gare di lunga durata, nel 2014 cercherò una conferma.

domenica, ottobre 20, 2013

Kahlenberglauf, corsa sulla montagna viennese


Al traguardo
Guardo in terra e vedo il segno sull'asfalto dei 7 chilometri. Non ne ho più, la strada sale ancora e c'è un vento contrario. Alle mie spalle sento arrivare un altro corridore. Perché non lo lascio passare e mi metto in scia, invece di continuare a tirare come un matto?
Con questi pensieri mi accingo a terminare gli ultimi metri di questa corsa sulla montagna viennese. È una sensazione strana, non mi sento un concorrente bensì uno spettatore che corre assieme ai corridori, che li incita e li fa stare in scia. Pur avendo il pettorale e il chip che misura il tempo. Forse è la bellezza della giornata, della montagna, oppure è semplicemente stanchezza mentale. Quella che viene a mancare dopo diverse settimane di gare corse a tutta, con grande dispendio di energie sopratutto mentali.
Non ho mai gareggiato sul Kahlenberg, che per molti viennesi è terreno abituale di allenamento e passeggiata. Abito a sud, Kahlenberg è a nord, troppo scomodo per diventare il mio terreno di allenamento settimanale. A questa gara, che chiude il mio ciclo di gare per questa stagione, sono iscritto da tempo. È il dessert finale di questo periodo, la terza gara in tre settimane dopo una maratona e una sei ore corse a tutta. Alla partenza arrivo in Ebike e ho fortuna a ritirare il pettorale, appena me lo consegnano sbaraccano tutto e vanno su in cima al traguardo. Chi arriverà dopo dovrà correre senza pettorina che integra il chip per il tempo. Un paio di ritardatari li vedo un po' alterati per questo. Si parte in riva al Danubio si sale lungo la salita del Waldbachsteig, si scende passando in mezzo alle vigne e si risale fino alla torre della televisione per un totale di 8,6 km e 490 metri di dislivello positivo. Al via mi ritrovo nella pancia del gruppo, sulla prima salita non smetto di correre e sulla discesa mi ritrovo tra i primi trenta. L'ultima salita non è impegnativa, ma ho finito la benzina e divento spettatore. Al traguardo arrivo sotto i 45 minuti, che è per me un ottimo tempo.
Ora il periodo delle gare è finito, un po' di riposo e poi penserò a come preparare al meglio la stagione 2014, cercando di evitare di arrivare a febbraio e poi infortunarmi.

I dati del mio Garmin qui, la classifica finale qui

sabato, ottobre 05, 2013

6 Ore a Schwechat


Oggi ho corso per la prima volta nella mia breve carriera di corridore una 6 ore. Anche se non è passata neanche una settimana dalla mia maratona corsa a Berlino, ho voluto lo stesso provare questo tipo di gara. Le ragioni sono molteplici, molti del mio gruppo sportivo sono iscritti, il nostro presidente è tra gli organizzatori e la partenza si trova a cinque km da casa mia. Aspettare un altro anno va poi a finire come quest'anno, con un conflitto con altre gare. Arrivo alla partenza in bici e mi trovo davanti un immagine totalmente diversa rispetto ad una settimana fa. In questo tipo di gare, molti gruppi sportivi allestiscono un gazebo per i ristori e i fans. Depongo una bottiglia e una barretta nel box, forse un po' poco. In questo tipo di gara vince chi percorre più chilometri dopo sei ore dalla partenza. Il cielo è limpido, la temperatura è simile a quella di Berlino, vale a dire 6 gradi, ma c'è un vento micidiale. Parto con gli altri del mio gruppo tirato da due veterani che fanno l'andatura per una ragazza che vuol provare a vincere la gara femminile. Io sono nel mezzo. Le prime due ore scorrono tranquille con un andatura molto vicina ai 5' al km. Qui però la nostra ragazza rallenta vistosamente e il gruppo di supporto si dissolve. Rimaniamo così in due fino alla fine della terza ora di gara. Sono le tredici, molti saranno a tavola, ma noi continuiamo a girare intorno e siamo solo a metà. Ho seguito fin qui il mio socio Christian, una leggenda nel mondo ultra, come un ombra. Un grande vantaggio in condizioni ventose e sopratutto non ho dovuto pensare a quale andatura tenere. Ora dopo tre ore di gara, come da programma, il mio socio mi lascia andare e mi ritrovo da solo a cercare di tenere il ritmo in questa seconda parte. Mi riesce bene; le gambe sembrano rompersi ogni momento, ma tengono. Dopo quattro ore, come preventivato, il momento migliore e provo a spingere. Dopo cinque ore, invece, cerco solo di tenere l'andatura, ma la fatica comincia a farsi sentire. Nell'ultima mezz'ora si corre solo dentro lo stadio e un'un altro mio socio, Thomas, mi fa da apripista. Il percorso si accorcia, i doppiaggi aumentano, solo la mia velocità rimane sempre quella. Con grande soddisfazione arrivo al traguardo delle 6 ore correndo sempre. Con la partenza alle 10, l'arrivo della sei ore dovrebbe essere alle 16. Schwechat non fa eccezione e così alle 16 in punto arriva l'ordine di fermarsi. Ogni giro completo vale 1.3km, ogni giro di pista dell'ultima mezz'ora 400 metri, mentre i metri residui vengono misurati con il ruotino. Il mio Garmin mi dice erroneamente che ho corso per 70.5km mentre il tabellone ufficiale per 69.18 km. Risultato: ottavo posto nella generale, la quarta di categoria. Magnifico. Alla fine sono demolito: questo tipo di gara è veramente massacrante, non ti da respiro, devi correre sempre ad una velocità costante su un piccolo circuito sempre in tondo.
La classifica finale qui, i dati del mio Garmin qui.




martedì, ottobre 01, 2013

Berlino, la mia maratona




Berlino 29 settembre 2013
, prato davanti al parlamento. Mancano pochi minuti al via della quarantesima edizione della maratona di Berlino. Davanti a me un infinità di atleti provenienti da tutto il mondo, in tutto più di quarantamila. Cina, Cile, Brasile, Giappone, Italia, Danimarca, che vanta il numero maggiore di iscritti non tedeschi, e molte altre nazioni. Che cosa li spinge a venire fino qui, in questa mattina limpida ma fredda, baciata da un sole che deve ancora crescere?

Vienna 19 settembre Prater. Uno degli ultimi allenamenti di scarico in vista dell'imminente maratona di Berlino. Viaggio ad un ritmo tranquillo scambiando qualche impressione con gli altri soci del gruppo sportivo, quando sul finire sento un indurimento al polpaccio destro. Rallento e finisco il tragitto con qualche difficoltà. Mi devo preoccupare?

Mödling 21 settembre, salita Anninger. Sono iscritto alla gara Anningerlauf, un breve gara in montagna vicino a Vienna. Ritiro il pacco gara, attacco il pettorale alla maglietta, ma con mia sorpresa non riesco a correre. Il polpaccio fa finta di niente quando cammino, ma poi col suo dolore non mi fa correre. Prima della partenza restituisco il pettorale e torno a casa come un cane bastonato.

Vienna 26 settembre, stradella lungo il Liesing. Ultimo tentativo di corsa dietro casa mia prima di partire per Berlino. Decido di percorrere 5km. Non riesco però a correre bene, il polpaccio mi fa ancora male, riesco a tornare a casa con tre pause al passo. Non ho la minima idea di come possa correre una maratona fra neanche tre giorni.

Berlino 29 settembre ore 8:50. La maratona è iniziata da cinque minuti e non sono ancora arrivato alla mia griglia di partenza. Quando la raggiungo parto tra gli ultimi del mio blocco E. Il mio passo non è veloce, sono contratto, ma sopratutto la strada, pur essendo enorme, è intasatissima e lenta. Decido di seguire la via ideale segnata con le strisce blu, ma dopo i primi cinque chilometri percorsi in 26 minuti, decido che oggi non è giornata. Mi metto all'esterno, seguendo la via più lunga che però è anche quella più vicina al pubblico. Vorrei capire cosa spingono quarantamila persone ad ammassarsi su di una strada asfaltata nel nord della Germania. E dopo qualche perplessità iniziale, comincio a capire il perché. Ai lati della strada un'infinità di persone che è lì pronta ad incitarti e ad urlare il tuo nome. E il tifo funziona. Al controllo del decimo chilometro la mia media è migliorata, la fiducia sale e i polpacci sembrano tenere. Alla mezza passo in 1h:44':48", un tempo molto lontano da quello provato qualche settimana fa a Wachau. Decido di aumentare ancora il ritmo senza esagerare. Rimango sempre sulla sinistra, i ristori sono sulla destra. Ne prendo uno si e uno no, camminando qualche secondo per riuscire a bere due bicchieri d'acqua. Trovo ancora un paio di intasamenti, ma al km 30 provo ancora ad aumentare. Ora mi sento molto bene e le gambe sono convinto che possano tenere fino alla fine. La gente ai lati incita alla grande. Al chilometro 35 un tizio mi supera controvento. Mi attacco come un francobollo per la scia e quando rallenta, lo supero incitandolo a seguirmi. Cambio ancora ritmo, il tizio dietro con un urlo molla la scia e mi lascia andare. Non riesco a capire bene che velocità sto andando, ma dal cronometro riesco a prevedere che un tempo molto vicino alle 3h:20' è ora possibile. Sarebbe il mio personale sulla distanza. A pochi metri dal traguardo ho il tempo per una doccia volante con foto e dopo essere passato sotto la porta di Brandeburgo taglio il traguardo con il mio nuovo personale di 3h:20':54", uno split negativo di quasi nove minuti. Con la medaglia al collo mi avvio al prato davanti al parlamento. Stendo il telo di plastica, mi ci sdraio sopra e mi gusto questo strano sole Berlinese. Al contrario di qualche ora fa, adesso so perché tutte queste persone provenienti da tutto il mondo si sono ritrovate qui, quest'oggi, per correre una maratona.

I dati del mio Garmin si trovano qui, la mia classifica finale qui.



domenica, settembre 22, 2013

Wachau staffetta



Domenica mi ritrovo alle 6 di mattina, quando il sole non è ancora spuntato, alla stazione di Meidling, pronto per salire sul treno speciale che ci porterà alla partenza della maratona di Wachau. Questa volta non correrò la distanza da solo, ma lo farò assieme ad altri tre italiani. Il nostro team è "4 for Emergency" che non è un motto di allarme, ma cita l'organizzazione benefica Emergency per la quale vogliamo fare pubblicità. Io sono il primo staffettista, partirò da Emmersdorf e dovrò correre per 10km prima di ricevere il cambio. Alle dieci parto assieme ai maratoneti, gli altri miei soci, invece, sono già in postazione lungo il percorso ad aspettare. Per quanto mi riguarda, in mattinata decido di provare il mio ritmo maratona in condizioni di gara e di fermarmi al terzo passaggio di consegne, vale a dire al km 33, anziché al decimo chilometro. Alla corsa sono iscritti più di diecimila atleti, la maggioranza corrono la mezza maratona e partiranno da Spitz. La giornata non è molto soleggiata, ma non piove, ottime condizioni per correre veloci. Non riesco però a tenere un ritmo regolare, un po' perché il mio tempo vale solo per i primi 10 km e qui provo tre chilometri a tutta, un po' perché il percorso è un po'nervoso, con discesa, ma anche salita e vento contrario. AL km 33 arrivo bello cotto, per una maratona completa ne mancherebbero ancora 9 km. Un problema che dovrò risolvere alla maratona di Berlino il 29 settembre prossimo. Ora voglio tagliare il traguardo assieme agli altri, ma dal punto del cambio non vedo nessun mezzo di trasporto comodo. Siccome ho tempo, mi avvio a piedi al traguardo. Una passeggiata che mi piace, scambio qualche parola con chi non ce la fa più a correre e mi gusto il paesaggio. Ho tempo anche per andare dal benzinaio a prendere una birra e di gustarmela sul percorso. Non l'ho ancora finita, quando a due km dall'arrivo mi raggiunge Franco, che dopo Sara e Sandra è l'ultimo staffettista che fermerà il cronometro all'arrivo a Krems. Manca poco, devo finire la birra, rimettermi la maglietta Emergency e riprendere a correre. Ma in due non è un problema e così alla fine tagliamo il traguardo assieme fermando il crono sulle 4h:15', in perfetta tabella di marcia. Così termina un'altra bella giornata di corsa passata in compagnia, con l'altro treno speciale pomeridiano che ci riporta a Vienna. I dati del mio Garmin qui.




sabato, settembre 14, 2013

Obbiettivo nessuno


Quando finisce un periodo ne inizia un altro. Per quello che mi riguarda è la fine del periodo delle corse di allenamento e l'inizio di quello delle gare. Saranno gare molto diverse tra loro, tra la breve in montagna, alla lunghissima in circuito. In mezzo anche una staffetta e una maratona. Non credo che tutte queste gare mi aiutino a migliorare i personali, troppo diverse tra loro in tempi ravvicinati. Ma sono un ottimo scarico di tensione. Quella tensione che sale quando si prepara una singola gara per fare un tempo x, che a volte non funziona e quindi si è delusi. Oppure la gara va come previsto o anche meglio, ma appena finita si pensa subito "però potevo essere y più veloce, se..." o "la prossima migliorerò il mio personale di z con quell'allenamento k..." e "ho ancora margini di miglioramento sulla distanza x". In entrambi i casi rimane poco.

Ho bisogno di svago, invece, quello che ora non riesco a trovare nel rispettare una tabella x per arrivare in piena forma alla gara y. Non sono uno di quelli che dice "ah, se mi allenassi a modo sicuramente abbatterei quel muro x". Ma uno che pensa che se una bella gara si trova una settimana prima o dopo di un'altra, non m'interessa, se la gara mi piace vado. In ogni gara riesco a trovare uno spunto interessante, la sfida contro se stessi, contro le insidie dell'ambiente, oppure contro qualcuno che corre quel giorno allo stesso livello. "In allenamento ci vuole un obbiettivo, se uno ha un obbiettivo tutto viene di conseguenza", ho sentito dire. Nulla da ridire, ma se non ho nessun obbiettivo, cosa faccio, non corro? Oppure ne creo uno tanto perché ce l'hanno tutti? Ultimamente è proprio il contrario, più non ho obbiettivi, più corro ed ogni gara sarà una sorpresa. "Che obbiettivo hai per Berlino?" mi hanno chiesto. Per dire qualcosa ho risposto "3h:30'", sentendomi rispondere "non ci credo". Giusto, neanch'io ci credo perché la giusta risposta è: nessuno.