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Sogno un rogo di scarpe |
Ultimamente mi chiedo spesso il senso della corsa. Di sera, invece di stare nella posizione del Budda moderno, vale a dire telecomando nella mano destra e boccale di birra nella sinistra col pollice dentro, mi ritrovo a correre con temperature sottozero.
Oppure come stamattina. In piena nevicata, invece di andare al lavoro in macchina, come fanno tutti, per stare tranquillamente in fila ad aggiornare il profilo di facebook o sentire voci adulanti alla radio che dicono che sei in coda e fuori nevica, mi ritrovo con lo zaino in spalla a correre verso l'ufficio.
Poi arriva la fiammata, la visione che prende l'ennesimo tendine del mio corpo che ha deciso di farmi capire che a più di quarant'anni non ho capito niente. Ora è il tendine d'Achille a dirmi, senza mezzi termini con dolori chiari e nitidi, che è stufo. Stufo degli sprint sulle salite innevate, quando si possono fare anche con le seggiovie. Stufo delle discese a piedi scalzi, quando si potrebbe essere benissimo davanti al computer. E via di questo passo. Dopo quello rotuleo, della pianta del piede, ora anche il tendine del tallone ha deciso di ribellarsi. E come dargli torto.
Questo è l'aspetto salutistico della corsa: ogni tre mesi dall'ortopedico. Anche se ad essere sinceri, questa volta sono ben sei. Ora, come da copione, qualche settimana di pausa e poi sono sicuro che ce la farò a cambiare.
Sogno la visita ad un concessionario. Sogno un rogo di scarpe, magliette tecniche, braghe, bandane e cardiofrequenzimetri. Sogno le mie bici nel deposito condominiale ad arrugginire in pace assieme a tutte quelle dei vicini. Infine io che cerco di convincere il mio datore di lavoro a ridarmi il posto auto sotto l'ufficio.
Ce la farò, ne sono convinto.