Visualizzazione post con etichetta UltraGara. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta UltraGara. Mostra tutti i post

domenica, settembre 10, 2023

2023 Swiss Peaks 360: DNF o DNS?

appena prima del ritiro

 Il 3 settembre alle 10 del mattino sono a Oberwald (Svizzera Vallese) al via del mio terzo Swiss Peaks 360. Mi sento molto bene, il meteo è fantastico così come i panorami. Troppo bello, troppo facile? Forse. Dopo neanche un paio di chilometri la mia gara è virtualmente finita. La ragione? Il mio piede destro va a finire in un buco in un tratto di falsopiano erboso e, nonostante i bastoni di supporto, si distorce in maniera fatale.  Non mi fermo neanche, forse più per ignorare il problema, ma il dolore è forte e devo rallentare. Riesco a raggiungere il primo ristoro di Ulrichen e mi illudo di poter continuare. La successiva salita su una bella forestale in piano mi entusiasma, recupero posizioni, ma nel frattempo la caviglia si gonfia. Così quando comincia la discesa, il piede non ha più nessun controllo laterale e al primo appoggio obliquo si rigira di nuovo. Questa volta definitivamente. Si tratta solo di capire se sia in grado di raggiungere il ristoro successivo, oppure chiamare i soccorsi in quota. Dico ai miei soci, un po' preoccupati, che non è un problema e con molta calma e qualche sosta riesco a completare la discesa. In fondo valle, alle 16:45 al primo cancello orario sforato, il direttore di gara mi aspetta per sincerarsi delle mie condizioni e prendere atto del mio inevitabile ritiro.

In questi miei 14 anni di gare, mi sembra che sia la seconda volta che mi tocca smettere per un infortunio in gara. La prima che sfocia in un DNF, in quanto, nella volta precedente, venni classificato lo stesso nella competizione a chilometraggio inferiore (5 Km invece della mezza maratona dopo una lesione al polpaccio destro).  Che dire? C'è delusione, fa parte del gioco, anche se nel buco, su 252 partenti, ci sono finito solo io.  E poi tutte le varie supposizioni, tipo non potevo partire calmo come le altre volte? Se mi fossi allenato di più su terreni sconnessi e nuovi invece di quelli dove conosco ogni pietra? Come ho fatto a non vedere il buco, ho bisogno di nuovi occhiali? Il nuovo modello di scarpa è davvero come quello dello scorso anno? E via di questo passo. Una cosa però sembra confortarmi, vale a dire il fatto che l'infortunio sia arrivato subito e non, per esempio, al secondo o terzo giorno quando ormai la gara sembra correre su due binari e inarrestabile. 

DNS allora? No, non proprio. Sono partito, ma ho finito subito, magari anche solo per sfortuna. Ma alcuni mi fanno notare che ad una certa età, in questo tipo di gare lunghe, uno potrebbe anche fare il pensiero di lasciarle perdere. È ancora presto per fare annunci, ma mi sembra che, finalmente, qualcuno sia riuscito a sbloccare un mio tasto motivazionale, che, per quanto riguarda le mie gare di ultra trail, sembrava inceppato a tempo indeterminato.  

La classifica finale (pos 249 su 252 in stile Backyard) si trova qui

L'illusione di riuscire ancora ad andare


Niente da fare ormai



mercoledì, agosto 30, 2023

Backyard a Nussdorf (Salisburgo)

 


Cosa c'è di meglio da fare il sabato 12 agosto? Partecipare ad una Backyard naturalmente. Il circuito delle gare austriache questa volta fa tappa nella regione del Salisburgo, a Nußdorf appena fuori dalla zona laghi in piena campagna. Percorso con un dislivello di 84 metri, quasi tutto asfalto tranne un paio di punti dove l'asfalto non può essere messo per via del terreno cedevole, che così rimane a prato. 

Una gara che all'inizio non avevo programmato, ma che alla fine ho voluto inserire a tre settimane dal via  dello Swiss Peaks come ultimo lungo finale. Questo perché la mia prima Backyard a Frankenmarkt mi aveva lasciato, anche dopo venti ore di gara, le gambe in ottimo stato. Niente a che vedere con lo stato dopo un ultra trail. Poi ha giocato il fatto di voler conoscere sempre più questo tipo di gara e, a mio parere, l'ideale per farlo è gareggiando.    

Gara contrassegnata da un gran caldo su un percorso senza ombre. Paradossalmente mi sono trovato a disagio nella notte, dove non sono più riuscito più a respirare bene sebbene la temperatura sia calata sensibilmente. Il giro 18 mi è stato fatale in quanto l'ho concluso in 90' sforando il tempo massimo di ben 30 minuti. 

La classifica finale si trova qui. Quella del Team qui.

Giri completati: 17

Eliminato per: Overtime al giro 18 (90' circa)

Giro più veloce il primo in 50':39". Giro più lento il 15-emo in 55':19". Media in gara: 52':59". Piazzamento 9 su 122 partenti. Classifica Team: 2-ndo posto.

P.S. Il 3 settembre alle ore 10 riparto per il classico Swiss Peaks 360 col pettorale nr. 251. Info su https://swisspeaks.ch/

Una delle rare zone ombreggiate

Verso sera

La campagna non manca

Giro senza cappello


Nubi di calore sullo fondo

Ombra minima e sole che picchia








martedì, giugno 27, 2023

Backyard il debutto

In dieser stündlichen Anstrengung, in der Verstand und Leidenschaft sich mischen und gegenseitig steigern, entdeckt der absurde Mensch eine Disziplin, die das Wesentliche seine Kräfte ausmacht.

[Albert Camus - Der Mythos des Sisyphos]


Armato della piacevolezza degli scritti di Camus mi appresto a raggiungere la cittadina di Frankenmarkt ad un paio di centinaia di chilometri a nord ovest di Vienna. Il meteo è in pieno feeling scozzese e, per il mio debutto nella gara della Backyard, ho deciso di portarmi al seguito una sedia da giardino e la sacca della gara Cape Wrath, che si è dimostrata molto resistente all'acqua. La partenza si trova dietro Frankemarkt nei pressi di una cascina ai piedi di una collina. Nessun'auto è ammessa al camping degli atleti e così un quad di servizio mi accompagna dal mio posteggio auto alla zona punzonatura atleti. Sarà che sono ancora mezzo addormentato dal viaggio in macchina, ma ho l'impressione di essere in procinto di partire per la tappa Achnashellach fino a Kinlochewe della CapeWrath Ultra scozzese. Niente di tutto questo mi assicurano alla partenza, il meteo appena partirà la gara cambierà per il bello e la pioggia sarà solo un ricordo. Così dicono.

Mentre mi preparo per l'avvio mi rendo subito conto di quanto qui sia un principiante. Infatti, sono l'unico che sta seduto su una sedia sotto l'acqua quando piove, sotto il sole cocente quando uscirà dalle nuvole e simile al vegetale quando l'umidità notturna si adagerà su tutto quello che ho disposto sul prato. Per gli altri vicini è una festa di tende e gazebi, anche se quelli prestati dal motocross mi danno l'idea che non tutti siano qui per vincere la gara. Sicuramente per trascorrere un piacevole fine settimana nell'Alta Austria. 

Mi chiedo come devo approcciare la gara. Non mi viene altro in mente di partire ad ogni giro senza mai abbandonare. Record personale? Da debuttante basterebbe un giro. Evitare il DNF (did not finished)?  Per questo dovrei vincere la gara, ma a qualcuno degli altri duecento partenti, specialmente quelli venuti dall'estero, non mancheranno argomenti per controbattere. Un numero prefissato di giri? E quale numero scegliere, l'anno della mia nascita o il numero di maglia di Buffon? Vediamo allora come si metterà la gara. Se sarò felice potrò smettere contento. Se sarò ragionevole potrò smettere senza rimorsi. Altrimenti farò un altro giro per vedere se finalmente arriveranno ragione o felicità. Dove posso arrivare con questa tattica? Non ne ho la minima idea e sono il primo ad essere curioso dove mi potrà portare.

Alle nove in punto di sabato il via. Con Martin, mio socio del nostro gruppo sportivo che  ancora vive nei nostri cuori, partiamo per ultimi tanto per non sbagliare. Ho in mente di tenere un ritmo intorno ai 50 minuti per giro. Questo per avere dieci minuti di tempo per rinfrescarmi prima di ripartire per un nuovo giro da 6,7 km con 110 metri di dislivello positivo. Il percorso è quasi tutto sterrato in una splendida pineta di abeti, spezzato da un tratto asfaltato da percorrere su e giù in leggera pendenza. Un' ottima passerella per incrociare chi mi precede e salutare qualche conoscente di gare passate.  Con nonchalanche termino il mio primo giro in 50':52". Eppure dovrei esultare visto che sarà, alla fine dei conti, il mio miglior giro di tutta la gara.

Solo al quinto giro mi accorgo che la prima salita è la stessa identica strada della seconda salita. Forse perché passo il tempo a comunicare con il mio socio, o a conoscere l'unico portatore dei colori italiani qui a Frankenmarkt, che a sessantacinque anni porta una statistica DUV di oltre 23K chilometri di gare e diversi primi posti in altre gare, ultra Backyard comprese. Mi rassicura che il mio ritmo intorno ai 53 minuti non è male e così continuo giro dopo giro. Per me sarà un riferimento importante per tutta la gara. Tengo a mente quattro o cinque punti dove camminare sistematicamente e il tempo costante per arrivare ultimo quasi tutti i giri, ma tranquillo, è bello che fatto. 

Al settimo giro noto che nel gruppo, specialmente nelle retrovie dove sono posizionato in pianta stabile, c'è una certa agitazione di fondo. Questo dovuto al fatto che portare a termine il settimo giro equivale a coprire una distanza maggiore della maratona. Una distanza che sembra fare da chioccia a tutte le altre. In ogni modo, dopo sette giri ci si può sentire a pieno titolo "ultramaratoneti". È in questo giro che conto il maggior numero di abbandoni.    

Nel frattempo il mio assetto è cambiato dal tipo  "Scozzese" al tipo "Bad Water". Nei pochi secondi a disposizione tra un giro e l'altro, oltre che rifornirmi di cibo e bevande, riesco a trovare il mio cappello arancione che ha fatto il suo servizio nel deserto della California e ora lo ripete sotto il sole di Frankenmarkt. Mi hanno detto che l'assistenza in queste gare è fondamentale. A me, invece, visto che mi presento da solo, piace avere delle scuse già pronte per giustificare le mancate prestazioni. Oppure escogitare sistemi per ritrovare il materiale a prova di Alzheimer, che puntualmente falliscono davanti a cambiamenti fatti una decina di volte appena prima di partire perché così, mi dico,  sarò sicuro di ricordarmi dove ho messo il materiale.  

Al decimo giro comincio ad aver voglia di contare i giri. Anche qui nelle retrovie c'è frenesia e molti cedono al fascino del numero dieci terminando alla fine del primo passaggio in doppia cifra i loro sforzi. Lo fa anche una ragazza che mi sprinta davanti prima di togliersi le scarpe e fare degli esercizi di rilassamento muscolare. Le chiedo se riprende a correre e mi risponde con un secco no. Mi chiedo, senza risposta, da dove nasca tutta questa convinzione nell'abbandonare, ma ho ancora tempo per trovare la soluzione.

Il tredicesimo giro è l'ultimo che effettuo senza lampada e vivo un momento di crisi. Il mio socio Martin, che mi ha accompagnato per la maggior parte del tempo, decide di abbandonare e anch'io mi ritrovo in affanno. Perdo al checkpoint intermedio, l'unico punto in cui guardo l'orologio, ben tre minuti e sono visibilmente in affanno. Di solito nelle mie gare tre minuti sono nulla, ma qui, con il mio ritmo che è di soli sette minuti dall'eliminazione, tre primi non sono trascurabili. Mi impegno nella seconda parte del giro e lo finisco in 54':41". Do' la colpa dell'affanno alla discesa della rugiada, ma mi si presentano i primi fantasmi del ritiro, fatto per me abbastanza insolito.  Tiro un sospiro di sollievo, ma, oltre alla lampada, mi porto anche la musica per cercare di ritrovare il ritmo precedente. I riferimenti per il cambio tra corsa  e camminata col buio non valgono più e devo fare degli aggiustamenti che mi costano energie e fatica. 

Sarà il fresco della notte, la calma, il trovare colleghi che prima sparivano via dopo pochi metri dalla partenza e che ora mi camminano a fianco in salita, che mi fanno star bene. Quasi euforico direi. Passo dai quasi 55' ai quasi 50 minuti al giro. Nessun traguardo mi sembra inarrivabile e questo senso di onnipotenza mi fa provare uno sconsiderato microsonno da 5' alla fine del diciassettesimo giro. Il direttore di gara, per richiamare l'attenzione dei partenti, fa tre fischiate, una ogni minuto, cominciando tre minuti prima del via. Sento il fischietto e, come quando sento la radiosveglia al mattino del lunedì, aspetto il segnale successivo che tanto ho tempo per alzarmi e arrivare in ritardo. Solo che il segnale successivo non arriva. In compenso sento il boato del pubblico che saluta la partenza  numero diciotto.  Guardo l'orologio e vedo che segna implacabilmente le due del mattino e gli altri sono già partiti. Butto via la coperta piena di rugiada, abbandono la sedia ancora più umida e corro come un matto alla partenza per riprendere la gara appena in tempo. Tra tutti i motivi di ritiro che ho considerato prima di partire, trovarmi di fronte a quello di essermi addormentato prima di iniziare un nuovo giro mi sembra una beffa. Non a questo punto e non quando mi sento così bene. Così corro per recuperare il terreno perso, ma nella fretta dimentico la borraccia dei liquidi. Senza bere non mangio, mi dico, e recupererò al giro successivo. Finisco il giro numero 18 in un ottimo 51':17", ma è l'inizio del declino. Al giro 19 mi si piombano i quadricipiti e vado in affanno. Al checkpoint intermedio ho già perso tre minuti e mi sento svuotato di ogni energia.     

Spuntano fantasmi dietro ogni albero. Dolori che mi avevano frenato pesantemente nella fase di preparazione e che sembravano un lontano ricordo, ritornano alla luce feroci. Come in passato, anche questa volta ho deciso prima di partire che oggi non avranno voce in capitolo. Però rimane il fatto che sono lento e lo sforzo per restare dentro ai sessanta minuti mi sembra immane. Mi chiedo se sono felice di finire al giro 19. Mi lascio prendere dalla tentazione della cabala e, se proprio devo abbandonare, almeno che sia il numero 20. 

Il ventesimo giro parte sulla stessa riga di quello precedente. Dalla felicità di terminare la gara dopo aver completato venti giri, tre quarti dei quali, a sensazione, sempre all'ultimo posto e di essere rimasto nel gruppo dei primi venti, si aggiunge anche la ragione. Con un tempo troppo vicino ai sessanta minuti, penso,  non riesco rifornirmi nel modo corretto e quindi vado incontro al serio pericolo di piantarmi a metà percorso. 

Così taglio il traguardo del ventesimo giro in 56':26" contento e convinto delle mie ragioni. Questo è e sarà il mio ultimo giro. Un debutto da 20 giri proprio non male. Il direttore di gara, però, mi invita a ripartire. Mi chiede se sono veramente convinto di abbandonare. Eppure le mie ragioni mi sembrano ineccepibili, con un tempo sul giro così alto non posso neanche andare in bagno. In cambio ricevo commenti che così distrutto non lo sembro proprio. Cinque minuti dopo, la medaglia finale mette una pietra sopra a quello che è stato e apre tutta una serie di speculazioni di quello che sarebbe potuto essere, se.   

Vorrei scrivere un pensiero finale su questo tipo di gara denominata Backyard, ma credo di aver già scritto troppo nelle righe precedenti. Non mi resta che rimandare le mie considerazioni alla prossima Backyard. Anche Sisifo, al quale piaceva la vita terrena in riva al mare a fare niente, venne richiamato al dovere della sua pietra da Mercurio. Nel frattempo vedrò di acquisire anche una versione in italiano di Camus del Mito di Sisifo perché in tedesco, magari mi è sfuggito qualcosa.

La classifica finale si trova su: my.raceresult.com, oppure su: https://statistik.d-u-v.org/getresultevent.php?event=89100. Sito della manifestazione: https://www.austriabackyardultra.com/frankenmarkt.

Giri completati: 20

Eliminato per: non partito al giro 21.

Giro più veloce il primo in 50':52". Giro più lento l'ultimo in 56':26". Media in gara: 53':13". Piazzamento 16-emo su 198 partenti.


Prima di partire in assetto da pioggia

Primo giro (personal best time)
terminato con nonchalanche

Con Martin, primi giri

Pomeriggio

Assetto estivo

La giornata sta per finire

Tramonto

Fine del giro 13

Carburazione comincia a funzionare

Fine del giro 14


martedì, novembre 08, 2022

Wien Rundumadum 2022

Al traguardo

Come da nove anni a questa parte, la mia stagione delle ultra finisce con il classico giro attorno a Vienna da 130Km (WRU). Anche se le edizioni scorrono via via come se niente fosse, la mia motivazione a fare bene al via, anche quest'anno, non manca. Probabilmente perché ho arrancato tutto l'anno, partendo in gare decisamente impegnative non sempre al meglio, che poi hanno reso difficile la partecipazione a quella successiva. Mi riferisco alla serie: Trail della Bora, Cape Wrath e Swiss Peaks 360. In ogni modo, dopo la gara in Svizzera, mi sono ristabilito e a Linz nella maratona ho ritrovato un po' di velocità. 

Qui a Vienna non mi posso lasciare andare a sorprese, conosco il percorso perfettamente ed ho molti riferimenti passati. Il via è alle 5:30 in un orario invernale che, in pratica, non richiede la lampada. Non piove, il terreno è un po' umido dalla pioggia del giorno prima, con un vento da nord abbastanza fastidioso. Parto tranquillo e sui sentieri del Wienerwald provo un po' a staccare i miei compagni. Non ho una grande velocità,  ma proseguo in solitaria senza patemi. Quest'anno ricevo già un supporto nella prima parte, che è poi è di grande aiuto in quanto, senza le fontane aperte, è difficile rifornirsi di acqua sul percorso. 

Il WRU è una gara particolare. Il supporto esterno è permesso e gradito dai partecipanti. A memoria, non ricordo altre gare in cui questo sia ancora possibile. Non sarà il massimo del fair play a livello di classifica, specialmente per chi viene da fuori senza un supporto esterno, ma lo spirito di questa gara non è quello della competizione da classifica, bensì il divertimento nell'affrontare una sfida impegnativa con se stessi. Per quanto mi riguarda, correre per la città dove vivo in compagnia di amici e famigliari è un piacere che mi stimola a fare bene. 

La prima metà scorre senza problemi, anche se, passate le colline nella parte pianeggiante, comincio a sentire le gambe un po' pesanti. Dopo il ristoro personale vicino a casa, gli ultimi 60km li affronto in compagnia. Anche qui non mi devo preoccupare dei rifornimenti e tutto quello che ho bisogno mi viene passato. All'inizio del pezzo sul Danubio, tra vento e quadricipiti piombati ho una gran voglia di camminare. Tengo duro, ma lo stesso il mio ritmo cala di una cinquantina di secondi al chilometro. È un calo che mi dura fino a 20km dal traguardo, quando ormai è buio. Il mio rallentamento mi fa anche perdere due posizioni, ma non posso farci molto. Quello che importa ora è cercare di uscire da questa situazione. Cibo, bevande, integratori, ritmo un po' più basso e pause un po' più lunghe per cercare di ristabilire un ritmo migliore. L'ultima salita, con relativa discesa sul porfido, anche quest'anno mi rimette in gara. Così sui pietroni della Kellergasse recupero posizioni perdute con il mio socio che si lamenta del pavé. Lamento, che, dopo una settimana in Svizzera nella regione Vallese, non posso condividere con i miei quadricipiti che non fanno una piega facendomi riguadagnare posizioni perdute. Anzi, ritrovo un po' di velocità persa nel bosco della Lobau per un finale senza problemi. 

Al traguardo arrivo dopo 15h:46' in un' ottima decima posizione. Proprio non male questo finale di stagione. Ora finalmente un po' di pausa e poi vedrò come sarà il 2023. Di certo non mancherò al via della decima edizione del WRU.   









domenica, settembre 25, 2022

2022 Swiss Peaks 360, la mia gara

Lunedì pomeriggio

Mi porto a Oberwald (Svizzera, Cantone Vallese), sede della partenza della Swiss Peaks che sono ormai tre settimane che non riesco a correre più di 3km. Non sono preoccupato più di tanto in quanto la camminata funziona e qui non credo ci sarà la possibilità di correre molto. 

La partenza, come lo scorso anno, alle ore 12 di domenica. Mi sembra di essere tornato quando ho cominciato con la corsa: fiatone, polso alle stelle, caldo e sensazione di non arrivare molto lontano. Quando supero qualcuno che sbuffa più di me comincio a tranquillizzarmi. Il primo cancello orario in uscita è alle 18:15, per me non è un problema in quanto lo raggiungo con ben 15 minuti di anticipo. Non un gran vantaggio, ma vado. Nella salita successiva, la prima impegnativa, trovo un buon ritmo, non mi pianto come lo scorso anno e, sulle ali dell'entusiasmo, raggiungo la prima base vita che sono addirittura in vantaggio rispetto al mio debutto nel 2021. Esco dalla base vita con una tale carica che nella salitona seguente mi pianto come un platano. L'alba del lunedì mattina si presenta in tutta la sua bellezza, ma non può nulla contro la mia lentezza, che, novità, non è solo in salita ma anche in discesa. In preda allo sconforto medito il da farsi e decido che, ormai, non sono più in grado di continuare. Mi tengo, però, una riserva sulla salita successiva perché magari il mio stato potrebbe essere causato dalla mancanza di adattamento in quota. Niente di tutto questo, la salita parte dai 1100 metri e non vado neanche se mi tirano. Ogni dieci minuti mi tocca farmi una pausa per riprendermi. Ormai ho deciso, in questo stato non vado da nessuna parte, non ho la condizione,  e all'arrivo della seconda vita, dopo cento chilometri abbandonerò la gara. Quando la seconda base vita diventa vicina, e così la mia fine, succede qualcosa di strano e le mie gambe cominciano ad andare in salita. Rimango sorpreso e mi chiedo se questa condizione può funzionare anche quando i gradienti sono notevoli. Sulle rampe successive provo la tenuta del polpaccio sinistro, che mi ha bloccato nelle settimane precedenti alla gara,  e in qualche modo sembra tenere bene. Arrivo alla seconda base vita di Eisten che sono solo 40 minuti in ritardo rispetto al 2021 e non posso che andare avanti. 

La tappa successiva è una di quelle che mi mette timore. Comincia con dei gradienti incredibili nel bosco, che per l'occasione è anche in fase di disboscamento con tanto di tronchi abbattuti sul sentiero. Ma è il passaggio sull' Augstbordpass quello che mi preoccupa di più. I suoi pietroni mi fanno propendere di aspettare la luce del giorno. Inaspettatamente riesco a trovare un ottimo ritmo su questo tratto. La cosa mi stupisce e riesco anche a superare diverse persone, fatto molto inusuale, specialmente in salita. La discesa scorre molto bene e riesco a recuperare terreno. Ma ho sempre molto sonno e ogni tanto faccio una pausa per dormire all'aperto qualche minuto. Su questi sentieri, contornati da Chalet molto esclusivi con splendida vista su un vasto numero di ghiacciai, un tizio che ha tutta la faccia di essere il Sign. Clooney in passeggiata con due personal trainer mi incita con un "Standing ovation per Igor" per poi scambiare qualche frase di circostanza. Vorrei chiedergli un selfie, ma se poi, invece, si dovesse trattare di un'allucinazione va a finire che faccio una foto inconcludente. Arrivo alla terza base vita di Grimentz che comincia a piovere. Alle basi vita ho sempre il mio stesso rituale. Vale a dire dormita, che è sempre sotto l'ora, doccia e mangiata per una durata di due ore e mezza circa.    

Dal caldo insopportabile dei primi tre giorni si passa alla pioggia della serata di martedì. Non un gran peggioramento, ma sulla salita alla Caban a tremila metri le nuvole e l'umidità rendono la navigazione molto impegnativa. Però con il GPS riesco a raggiungere il ristoro senza problemi, cosa che non sono sicuro dei miei soci in quanto intravedo luci sparse fuori percorso. In discesa vado molto bene ed al ristoro di Evolene sono in linea con i tempi dello scorso anno. All'uscita del ristoro, però, ho una crisi micidiale. Non vado avanti per la stanchezza e decido di dormire un attimo all'aperto anche se è notte e sta piovendo. Il freddo mi sveglia e arrivo devastato al ristoro successivo che è già giorno. Qui mi fermo in branda per due ore per cercare di rimettermi in sesto. La base vita della diga Grand Dixence la raggiungo che è quasi mezzogiorno di mercoledì. 

All'uscita mi trovo nel pezzo più bello del Grand Desert. Tratti molto tecnici che però riesco a gestire molto bene. Trascorro così una bella giornata in mezzo a scenari incantevoli prima di arrivare al ristoro di Plampro in serata. Qui decido di dormire un po', ma non ci riesco per il freddo e il rumore. Raggiungo il Col du Mille dopo una lunga e lenta salita intramezzata da una sosta in una casa privata adibita a ristoro self-service improvvisato. Non male. Nella lunga discesa successiva, all'alba del giovedì, mi abbandona la voglia di correre. Eppure è molto facile come dimostrano tutti quelli che via via mi superano. Invece di aggregarmi a loro, mi metto a dormire su una panca. Non è un gran momento, anzi, avrei proprio voglia di piantare lì e di tornarmene a casa. Il ristoro successivo, che avevo saltato lo scorso anno causando delle allucinazioni incredibili, mi rimette in sesto in vista di uno dei pezzi più difficili, vale a dire la salita della Fenetre d'Arpette con inclusa discesa. Salita infinita e discesa tosta successiva. Però arrivo al ristoro di Trient che ho ancora entrambi i bastoni e non sto male. Ho solo qualche difficoltà a trovare la giusta via per la base vita di Finhaut in quanto la traccia gps mi porta su un cantiere dove è vietato l'accesso. 

Lascio la base vita numero cinque che è notte fonda di giovedì. La salita del Fenestral, che lo scorso anno mi sembrava molto semplice, questa volta mi sembra molto impegnativa. Raggiungo il ristoro della diga di Salanfe senza un bastone, che ho spaccato cadendo almeno tre volte su un tratto molto viscido. Un altro attacco di grande stanchezza e mi tocca andare in branda per un paio d'ore. Esco che è già giorno e così mi posso gustare il paesaggio lunare di queste vie che nel 2021 non ho visto in quanto l'ho fatto di notte.  Prima di raggiungere Barme un signor temporale mi blocca in un riparo dal vento e dalla pioggia. Al ristoro quasi quasi spero in una fine prematura della gara per via del maltempo. Invece esce di nuovo il sole e devo continuare. Raggiungo l'ultima base vita a Morgins con una buona calma e recupero il bastone che ho rotto. Il meteo peggiora e mi prendo più tempo del solito prima di uscire per l'ultima tappa prima dell'arrivo al lago di Ginevra. Ormai anche il venerdì è finito e rimane a disposizione solo il sabato per arrivare al traguardo di Le Bouvret.

Per questi ultimi chilometri voglio solo gestire anche perché le gambe mi si sono gonfiate e correre mi sembra impossibile. La pioggia in se non è fastidiosa, il problema è il terreno che è diventato estremamente scivoloso. Specialmente su uno dei tratti più difficili di tutta la gara che è il Tour del Don, dove rompo il secondo bastone dei tre che ho a disposizione. All'alba di sabato ha smesso di piovere e  decido che è arrivato il momento dell'ennesimo sonnellino. Mi sistemo dietro una roccia e mi addormento all'istante. Ad un certo punto mi sento girare e mi sveglio. Quando apro gli occhi mi trovo davanti un toro a testa bassa che indubbiamente mi ha girato per accertarsi della situazione. Gli dico che ho capito e che lascio subito il suo territorio.  Nei due ristori successivi mi ritrovo in mezzo alla gara della maratona appena partita. Ritrovo un collega di viaggio della 360 dei primi due giorni che mi riconosce. Mi chiede se sono ancora in gara e gli rispondo di sì. Al che non mai visto una faccia così delusa. Lui ha abbandonato il mercoledì ed al sabato ha pensato bene di fare la maratona. Però non riesce a capacitarsi del fatto che lui andava meglio di me in salita, ma si è ritirato probabilmente perché non si sentiva all'altezza della situazione. Si, arrivare in fondo è sicuramente molto più appagante che smettere in mezzo. Con questi pensieri riesco a colmare anche gli ultimi chilometri mancanti con le gambe che ormai non si piegano più da tanto che sono gonfie. Arrivo alle 21:18 di sabato sera, due ore e quaranta prima del cancello finale, 153 ore dopo la partenza,  in mezzo ad un concerto con tutto il publico che mi dedica un grande applauso mentre la band suona come se niente fosse. Un arrivo veramente molto emozionante. 

Per concludere ho portato al termine anche questa gara . Ma è stata veramente molto dura, non tanto a livello fisico, ma a livello mentale. Il continuo confronto con la gara della scorso anno con un risultato per me impossibile da migliorare quest'anno, mi ha spesso sconfortato ed ogni difficoltà è stata un pretesto per abbandonare. Le gambe, però, anche se alla fine assomigliano più a quelle di un elefante, non me l'hanno consentito.  Torno così a casa con  la conferma di poter finire una competizione massacrante come lo Swiss Peaks 360, che col passare dei giorni comincio veramente ad apprezzare.


Risultato:

Stazione                                              Tempo di gara     Delta                   Posizione      

Départ 
00:36"
212
Hiischi
07':59"
07:24
210
Mosbode
13':56"
05:57
212
Gere
19':48"
05:52
205
Geisshitte
28':36"
08:49
215
Gonerlistafel
54':21"
25:46
214
Üerlicherblase *
1h:12':39"
18:18
Ulrichen (R)
2h:26':50
1:14:12
194
Schossmatte
4h:51:50
2:25:00
188
Reckingen (R)
5h:46:50
55:00
190
Chummefurgge
8h:56:00
3:09:10
196
Chäserstatt (R)
10h:31:00
1:35:00
192
Fiesch (BV in)
11h:51:30
1:20:30
196
Fiesh (BV out)
13h:40:00
1:48:30
161
Furggerchäller
16h:59:00
3:19:00
158
Fleschbode (R)
20h:09:00
3:10:00
178
Lengritz (R)
24h:31:30
4:22:30
179
Giw (R)
29h:04:50
4:33:20
187
Eisten (BV in)
31h:19:50
2:15:00
205
Eisten (BV out)
34h:31:00
3:11:10
189
Grächen (R)
37h:51:00
3:20:00
151
Jungu (R)
41:h41:00
3:50:00
150
Augstbordpass
45h:14:50
3:33:50
149
Bluömatt (R)
46h:54:50
1:40:00
143
Col de la Forcletta
49h:44:50
2:50:00
146
Tsahèlett (R)
50h:39:50
55:00
147
Grimentz (BV in)
52h:24:50
1:45:00
142
Grimentz (BV out)
52h:39:50
15:00 
136 (OUT inesatto, 2,30h)
Cb. des Becs de Bosson (R)
58h:53:50
6:14:00
133
Evolène (R)
62h:33:50
3:40:00
129
Chemeuille (R)
65h:28:30
2:54:40
127
Grande Dixence (BV in)
71h:03:30
5:35:00
132
Grande Dixence (BV out)
71h:18:30
15:00
104 (OUT inesatto, 2,30h)
Col de Prafleuri
76h:03:30
4:45:00
119
Grand Désert
77h:08:30
1:05:00
117
Louvie
77h:56:00
47:30
103
Plampro (R)
80h:51:00
2:55:00
121
Cabane Brunet
83h:28:30
2:37:30
116
Cb du Col de Mille (R)
88h:17:00
4:48:30
119
Prassurny (R)
93h:06:30
4:49:30
121
Fênetre d'Arpette
98h:08:20
5:01:50
117
Trient (R)
100h:53:20
2:45:00
114
Finhaut (BV in)
103h:18:20
2:25:00
117
Finhaut (BV out)
103h:28:20
10:00
92 (OUT inesatto, 2,30h)
Col de Fenestral
108h:34:50
5:06:30
107
Col d'Emaney
111h:09:50
2:35:00
109
Auberge de Salanfe (R)
114h:44:50
3:35:00
108
Col de Susanfe
117h:46:20
3:01:30
112
Barme (R)
121h:56:20
4:10:00
116
Chaux Palin (R)
125h:56:20
4:00:00
115
Portes de l'Hiver
126h:46:20
50:00
111
Morgins (BV in)
129h:01:20
2:15:00
115
Morgins (BV out)
132h:51:50
3:50:30
110
Portes de Culet
134h:14:20
1:22:30
111
Conche (R)
134h:54:20
40:00
109
Tour de Don
137h:07:10
2:12:50
114
Chalet de Blanc Sé (R)
140h:58:00
3:50:50
115
Taney (R)
144h:43:00
3:45:00
118
Lovenex
147h:02:10
2:19:10
117
Le Fréney (R)
148h:59:49
1:57:39
118
Débarcadère
153h:08:24
4:08:35
72
Arrivée Bouveret
153h:18:33
10:09
121

 

Domenica pomeriggio appena
partiti