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giovedì, giugno 23, 2022

Cape Wrath Ultra: la gara


Fango, freddo e vento. Sono questi i temi ricorrenti della mia ultima avventura in terra scozzese. La gara è il Cape Wrath Ultra, una corsa a tappe che si svolge in Scozia a fine maggio e che vede alla partenza più di trecento iscritti provenienti da tutto il mondo. La Cape Wrath Ultra è composta da 8 tappe, parte da Fort Williams e arriva a Cape Wrath, l'ultimo insediamento umano più a nord della Scozia. Di norma si parte verso le sette del mattino e l'arrivo è limitato fino alle ore 22, per un massimo di 15 ore per ogni tappa. 

Se sul continente a fine maggio sembra ormai estate, in Scozia, invece, sembra fuori da ogni stagione da me conosciuta. Solo il partire è un'impresa. Infatti il mio bagaglio rimane in Olanda al cambio dell'aereo e a Glasgow mi ritrovo subito ad affrontare una serie di problemi logistici che avrei volentieri fatto a meno. A me ed un altro sventurato spostano il check-in al giorno della partenza così che posso aspettare l'arrivo del bagaglio in aeroporto con il velivolo del pomeriggio, sempre che non sia troppo in ritardo.  Una volta recuperato il bagaglio riesco a salire sull'ultimo treno che mi porta a Fort Williams solo due minuti prima che parta e batto un gran cinque al taxista che è riuscito a portarmi in stazione in tempo. 

Domenica. Dopo il check-in personale extra  per due finalmente si parte.  C'è grande entusiasmo ma anche una gran acqua. Il traghetto che ci porta al via ha la maggior parte dei posti fuori, ma nessuno li vuole occupare. Caronte se la ride e ci lascia al nostro destino. La prima tappa è introduttiva, umida, fredda, ma con 37 chilometri tutto sommato facili. Dopo poco più di 4 ore sono già al traguardo e così ho molto tempo per capire come funziona la vita del dopo tappa. Siamo in un grande campeggio allestito dai volontari dell'organizzazione con tanto di tenda per il catering e acqua corrente per lavarsi la faccia e i denti. Vengo assegnato alla tenda numero 9. Siamo in otto e c'é anche una ragazza con il suo compagno. Tutte le tende, compresa la cucina da campo, vengono poi smontate e rimontate all'arrivo della tappa successiva. Uno sforzo logistico veramente notevole. Direi che a questo tipo di manifestazioni non sono abituato, di solito parto e poi via tutto d'un fiato fino al traguardo finale. Qui, invece, c'è molto tempo per mangiare, dormire e scambiare parole con i soci d'avventura. Non male però come giorno di partenza.

Lunedì. La seconda tappa con i suoi 57 km comincia a diventare qualcosa di diverso. Il meteo dalla semplice  pioggia della prima tappa peggiora e diventa pioggia pesante. Comincio subito a fare conoscenza coi tratti senza percorso e, visto che continuo a scivolare e cadere, provo il supporto dei miei  bastoni in carbonio. Dopo venti minuti ne rompo subito uno ed abbandono l'idea. In questa giornata appaiono molti attraversamenti di torrente. Il meteo, però, li ha ingrossati di molto e la traversata diventa impegnativa. Alcuni non sono proprio a loro agio nelle traversate, specialmente i più leggeri e formano una mini-catena per andare avanti. Nei tratti di fango e erba mi trovo veramente male e sono molto lento. Sul finire di giornata un po' di pietra in discesa mi fa almeno recuperare un po' di tempo. Ma quasi arrivato al traguardo, un tizio stravolto dalla fatica scivola di sotto e sbatte la testa che sanguina di brutto. Non si vuole fermare e allora proseguiamo, ma appena arriva uno da dietro lo avviso subito della situazione e mi rincuora il fatto che il nuovo corridore sia un medico. Avvisa i soccorsi e intanto andiamo avanti, ma è chiaro che di strada non ne faremo molta. Infatti poi ci tocca fermarci, conoscere un altro corridore medico (ora so cosa fanno i medici nel tempo libero: corrono le ultra maratone) e aspettare i veri soccorsi per portare il malcapitato in ospedale. Con questo contrattempo arrivo dopo le 21 e del mancato abbuono per il soccorso me accorgo troppo tardi a classifica definitiva. 

Martedì. Questo è il giorno sulla carta più difficile in quanto la tappa è lunga 68 km e conta il 76% tra trail e parte senza percorso. Però oggi il meteo sembra quasi clemente con anche un po' di sole. Non male direi, almeno fino al primo check point, dove mi dicono che sono fuori di 10 minuti e questo mi lascia di sasso. Non è un check point vincolante e posso continuare, ma i prossimi due invece si. E questo vuol dire che se continuo con questo ritmo sarò fuori gara al checkpoint 2. Questo mi da un po' fastidio perché sono uno abituato al ritmo costante, specialmente all'inizio, e non mi va di accelerare per stare dentro ai cancelli orari in una manifestazione così lunga. Ma non ho alternative, se voglio continuare devo cambiare marcia. Mi sembra di correre una maratona, ma le forze ci sono, il terreno è anche abbastanza corribile e allora riesco a guadagnare il tempo  perduto per stare dentro a tutti i cancelli successivi. Prima del traguardo, però, un temporalone improvviso mi mette in seria difficoltà con vento e grandine nella discesa finale.  Arrivo molto soddisfatto in quanto questa tappa è una di quei sparti acque che elimina molti partecipanti. Quando arrivo nella tenda 9 è una gran festa in quanto siamo una delle poche tende ancora al gran completo ed io sono sempre l'ultimo a prendere posto e così vengo anche festeggiato.

Mercoledì. Oggi è una tappa dal terreno tosto ma di soli, si fa per dire, 35km. Perlomeno arrivare per le 22 non sarà un problema. Il fatto è che se il meteo il giorno prima aveva illuso che si poteva mettere al bello, oggi, invece, mostra tutto quello che è in grado di fare a queste latitudini: vento, acqua e nebbia continui per ore. Devo mettermi tutti i vestiti che ho a disposizione ed ho ancora freddo. Qui finisce anche la mia gara coi bastoni. In un buco rompo anche quello che mi era rimasto. Non sono l'unico ma molti hanno quelli di riserva in alluminio, mentre io mi devo arrangiare.  L'ostacolo più grande sembra ora un attraversamento di un torrente che si è ingrossato troppo. Sono con altre tre persone che sembrano più esperte di me e mi lascio guidare. Proviamo in un punto con una catena formata di 4 persone, ma a metà decidiamo di tornare indietro in quanto la corrente è troppo forte. Per fortuna vediamo altri che sono passati molto più sopra e ci indicano il punto in cui attraversare. Abbiamo perso un bel po' di tempo, ma perlomeno andiamo avanti senza danni. Un altro socio, invece, non è andata così bene ed è scivolato nell'acqua corrente. L'elicottero è dovuto intervenire perché poi è andato in ipotermia.  All'arrivo di tappa ci informano che nel giorno successivo il meteo peggiorerà ancora e che quindi occorrerà del vestiario in più. La cosa non mi piace neanche un po', perché se diventa peggio di oggi, non mi sembra che si possa continuare in sicurezza. Ma no mi assicurano, è solo una questione di materiale. 

Giovedì. Un' altra tappa interlocutoria ma il meteo sembra quasi bello in barba a tutti gli allarmi. C'è addirittura il sole al mattino. Per questi 44 km decido di prenderla molta comoda in quanto le due tappe successive saranno molto lunghe e impegnative. La giornata scorre via liscia e trovo anche due bastoni di legno che mi aiutano un po' nel fango. Il peggioramento del meteo avviene alla sera quando ormai siamo già in tenda. La tenda numero 9 conta oggi le prime due defezioni e così rimaniamo in sei. In generale, dei quasi trecento partenti ora siamo rimasti solo in centoventi.

Venerdì. Riesco a partire, finalmente, tra i primissimi. Ogni secondo che si lascia dopo le 7, viene poi a mancare quando si combatte contro il cancello orario del checkpoint 2 e 3 o per l'arrivo finale delle 22. Questa è la tappa più lunga e conta 72 km. Anche se ci sono molte forestali sulla carta veloci e corribili, piove incessantemente e tira un vento contrario molto forte che mi rallenta e richiede un gran dispendio di energie. In alcuni tratti le forestali sono permanentemente sotto una spanna d'acqua. Il vento, coi vestiti ormai tutti bagnati, mette poi molto freddo. Ho sette strati di vestiti, ma trovo sollievo solo quando ho l'idea di mettermi la cartina impermeabile sotto la giacca a protezione del vento. Raggiungo l'ultimo checkpoint abbastanza in orario, ma una volta passato, il check point viene smobilitato. Questo vuol dire che dietro di me hanno mollato tutti e sono ora l'ultimo rimasto. Per risparmiare un po' di energie per il giorno successivo me la prendo comoda per gli ultimi chilometri finali. Però sbaglio strada ed arrivare in fondo in orario diventa poi una bella battaglia. Un sole basso al tramonto che mi acceca assieme ad una grandinata che appanna la navigazione sono le ultime prove da superare in un clima Fantozziano. Un meteo veramente incredibile. Comunque mi sento molto bene ed uscire di gara in questo modo proprio non mi va. Recupero bene nella discesa finale e al traguardo c'è tutto lo staff che mi sta aspettando e mi applaude. Mi sembra quasi un applauso di liberazione dall'eventuale compito di venirmi a prendere su una montagna veramente inospitale. Comunque noto che arrivare ultimi alla tappa ha i suoi privilegi.

Sabato. La penultima tappa, l'ultimo sforzo da 68 km prima della passerella finale al faro di Cape Wrath. Passando davanti al banco degli "Oggetti perduti" noto un paio di scarpe Mud Clow che sembrano cercare un nuovo padrone. Non resisto alla tentazione di avere finalmente un paio di scarpe che non scivolino nel fango e irresponsabilmente faccio lo scambio di scarpe. È come correre con gli scarpini da calcio: nel fango non si spostano di un millimetro, ma sul duro i tasselli si fanno sentire sul piede. Con una trazione simile mi lascio trascinare dall'entusiasmo e recupero posizione su posizione. Poi il terreno cambia, diventa duro e i piedi cominciano a farmi male. Non solo, anche le mani si gonfiano e vado in crisi di fame. Il ritmo diventa sempre più lento e vedo passare via via tutti gli altri corridori fino  a quando non rimango il fanalino di coda. Non mi sento bene, ho freddo ed ho la sensazione di avere la febbre. Il gps mi dice che per l'ultimo chilometro ho impiegato 50 minuti ed ho finito tutte le scorte alimentari comprese quelle che tenevo per le emergenze. Ormai il mio unico pensiero è quello di raggiungere l'ultimo checkpoint per avere assistenza medica. Della gara mi sento ormai un corpo estraneo. Ad un certo punto compare un addetto del checkpoint che mi fa notare che se aumento l'andatura dovrei riuscire a rimanere in gara. Gli rispondo che l'unica cosa che mi interessa è arrivare al checkpoint perché proprio non sto bene. Lui non lascia la presa e mi dice che dopo il checkpoint sono solo 6km di strada asfaltata e poi, al checkpoint, posso mangiare per recuperare un po' di forze visto che non ho più cibo con  me. Quando vedo il checkpoint con il display del tempo che avanza inesorabile, vedo che mancano 2 minuti al cut-off. Incredibile, sono riuscito a prendere il treno per due minuti prima di partire ed ora ancora la stessa differenza. Evidentemente non posso non finire questa gara. Al passaggio del checkpoint chiedo 5 minuti per sedermi e capire il mio stato.  Appena comincio a prendere qualche gel energetico, il mio stato cambia rapidamente. Ora è chiaro che la mia è una crisi energetica e per l'ultmio tratto stradale non ci saranno problemi. Riesco a gestire molto bene il ritmo e al traguardo alcuni addetti entusiasti mi accompagnano per gli ultimi metri finali in un clima di grande festa. Il direttore di gara si congratula personalmente e mi dice che ormai per arrivare a Cape Wrath non avrò problemi in quanto nell'ultima tappa non ci sono cancelli orari, basta solo arrivare.  

Domenica. L'ultima tappa sono 27km per arrivare al faro del traguardo finale di Cape Wrath. L'esperimento delle scarpe da fango si è rilevato disastroso e la suola dei piedi è in uno stato pietoso. Però riesco in qualche modo a camminare in un modo costante e a raggiungere l'arrivo dopo quasi otto ore di fatica. Che gara incredibile. Ora non rimane altro che festeggiare nella serata finale del campeggio con la medaglia al collo e salutare tutti quelli che mi hanno accompagnato in questa avventura. 

Per finire, la Cape Wrath Ultra è una gara veramente tosta e impegnativa. Quest'anno solo il 38% dei partenti è riuscito a rimanere in classifica fino alla fine e, con molta fortuna, sono riuscito anch'io ad essere del gruppo. Gli ultimi tre giorni di gara, poi, sono sempre stato l'ultimo arrivato di tappa ed è stata sempre una gran festa una volta raggiunto il traguardo di giornata. Una gara che consiglio a tutti gli amanti della pioggia e dei paesaggi senza traccia di insediamenti umani. In ogni modo, non ho mai sentito alla fine di una gara, così tante persone dire mai più un'esperienza del genere. Io, invece, rimango più possibilista.

Un ringraziamento anche a tutti quelli che mi hanno mandato dei messaggi usando il tracker ufficiale. Non era disponibile la funzione risposta, ma leggerli la sera nel dopo tappa mi ha fatto molto piacere.

Questo il tabellino  durante tutti gli otto giorni. S è la partenza e F è l'arrivo di tappa. CP è check-point. D è il giorno.

S1Sun 11:50:50
D1 CP1Sun 12:45:0000:54:1000:54:10
F1Sun 15:59:1603:14:1604:08:26
(Giornata 04:08:26)
S2Mon 07:10:54
D2 CP1Mon 10:00:0002:49:0606:57:32
D2 CP2Mon 13:30:0003:30:0010:27:32
D2 CP3Mon 17:00:0103:30:0113:57:33
F2Mon 21:09:1104:09:1018:06:43
(Giornata: 
13:58:17)
S3Tue 07:14:05
D3 CP1Tue 11:45:0004:30:5522:37:38
D3 CP2Tue 14:30:0002:45:0025:22:38
D3 CP3Tue 18:15:0003:45:0029:07:38
F3Tue 21:16:2603:01:2632:09:04
(Giornata: 
14:02:21)
S4Wed 07:25:29
D4 CP1Wed 11:00:0003:34:3135:43:35
F4Wed 16:59:0705:59:0741:42:42
(Giornata:
09:33:38)
S5Thu 07:12:39
D5 CP1Thu 10:00:0002:47:2144:30:03
D5 CP2Thu 14:15:0004:15:0048:45:03
F5Thu 16:40:0202:25:0251:10:05
(Giornata:
09:27:23)
S6Fri 07:04:15
D6 CP1Fri 11:00:0003:55:4555:05:50
D6 CP2Fri 14:00:0003:00:0058:05:50
D6 CP3Fri 16:30:0002:30:0060:35:50
F6Fri 21:34:1605:04:1665:40:06
(Giornata
14:30:01)
S7Sat 07:05:58
D7 CP1Sat 13:00:0005:54:0271:34:08
D7 CP2Sat 16:45:0003:45:0075:19:08
D7 CP3Sat 20:45:0004:00:0079:19:08
F7Sat 21:47:0701:02:0780:21:15
(Giornata
14:41:09)
StartSun 08:48:04
D8 CP1Sun 10:00:0001:11:5681:33:11
D8 CP2Sun 12:15:0002:15:0083:48:11
D8 CP3Sun 14:00:0001:45:0085:33:11
FinishSun 16:38:3502:38:3588:11:46
(Giornata 
07:50:31)





















giovedì, gennaio 13, 2022

S1 Bora Ipertrail: ho un lavoro da completare!

"Non è che vuoi salire con noi in macchina? Sono quasi le cinque, il cancello chiude alle sette e ci sono ancora 16km con una bella montagna in mezzo. Non vorrei che ti bloccassi in salita o ti si dovesse recuperare in cima perché sei fuori orario. Ti vedo un po' in difficoltà mentre quelli prima di te viaggiano belli spediti."   

Con queste gentili parole del soccorso alpino, che potrebbero lasciare intravedere una scelta che in realtà non c'è, salgo in macchina e termino così la mia avventura all'Iper Trail della corsa della Bora 2022 a metà tra il ristoro di Solarie e quello di Korada.

Il mio viaggio da Vienna verso Trieste inizia il giovedì. Mentre passo il confine al Tarvisio rimango stupefatto dall'enorme quantità di neve che è scesa in Carinzia al confine con l'Italia e Slovenia. Mi dico se queste sono le condizioni in gara, posso girare la macchina e tornare a casa. A Trieste, invece, vigilia della partenza, niente neve, un clima freddo con un bel tramonto sul mare. Mi sistemo in camera e aggiorno per l'ultima volta le tracce dei miei GPS. Già perché questa corsa non ha balisse, ma solo una traccia, con alcune varianti, che serve da navigazione. Ho già avuto un'esperienza simile alla Spine Race, anche se in quell'occasione qualche cartello del percorso c'era e il percorso è lo stesso da anni. Alla Spine ho capito, però, che il mio vecchio Garmin non andava più  bene e così mi sono fornito di un nuovo dispositivo che non volevo fosse una fotocopia di quello che avevo già. Così ho optato per il TwoNav Avventura2 che, dopo averlo provato una sola volta prima della gara, mi sentivo già condannato alla serie interminabile di errori del principiante.

Il via, che doveva essere in Italia a Sella Nevea, con le forti nevicate dei giorni scorsi viene spostato a Bovec in Slovenia. Ci aspettano 167km e 7800 D+ su sentieri che non conosco e quasi tutti in Slovenia. Il meteo è fantastico anche se molto freddo. Ci portano ad oltre 2000 metri in quota con l'ovovia  e partiamo in discesa su un terreno completamente innevato. Io ho optato per scarpe con gli spikes per non stare li a mettere e togliere i ramponi. Un bella scelta sbagliata in pieno in quanto sulla neve fresca gli spikes non servono e quando la neve finisce, intorno ai 600 mslm poi sono solo sassi che fanno male ai piedi. Parto con il gruppo dei più lenti verso le 9, mentre quelli più veloci partiranno verso le 15. Siccome al secondo checkpoint nessuno del gruppo lento può lasciare il checkpoint prima delle 14, la prendo molto comoda e mi lascio coinvolgere dai fantastici panorami innevati. Veramente bello partire così. 

Sui sassi, però, gli spikes ai piedi si fanno sentire più del previsto e così arrivo al checkpoint di Caporetto (Kobarid) dopo le 14. Mi dico che la gara è ancora molto lunga e, al momento,  non mi faccio problemi di orario. Qui trovo la mia cassa che ho consegnato prima del via nella quale ho messo molte cose, tipo vestiario, scarpe, batterie e  molto cibo. Cassa che mi seguirà su tre punti sul percorso. Questo è il primo. Chiedo la temperatura che c'è in cima alla prima salita, mi dicono che al mattino c'erano -9, chiedo quante ore ci vogliono per raggiungere il prossimo ristoro, che è a 24km con 2500D+ e mi rispondono con un almeno 6 o 7 ore, di cui solo due di luce. Dopo tutte queste informazioni cosa faccio? Carico 1 litro d'acqua fredda nelle soft flask e tutto il cibo che ho nella cassa personale non so dove metterlo nello zaino. Se apro le confezioni ho paura che si sparga in tutta la cassa e così prendo solo qualche barretta a caso da mettere nelle poche tasche vuote dello zaino.  È proprio così che mi compro metà del biglietto della macchina del soccorso alpino e neanche me ne accorgo. 

Esco dal ristoro di Kobarid con nuove scarpe, l'unico mio cruccio, un bastone in una mano e nell'altra il Gps. Provo a stare con un gruppo per evitare un po' di navigazione, ma non sono sicuri e così faccio da solo. Mi porto avanti senza problemi mentre discutono di quale sia la via giusta da prendere. Il mio ritmo è ottimo, l'umore anche, ma dopo un 'ora mi accorgo che le mie provviste di cibo sono quasi finite così come l'acqua. Solo ora comincio a capire l'errore capitale che ho fatto. Devo risparmiare calorie rallentando  perché il ristoro è ancora molto lontano e può succedere di tutto, sopratutto quando farà ancora più freddo.  Quando accendo la lampada mi accorgo che le borracce d'acqua sono ghiacciate. Di bene in meglio. Man mano che salgo la neve comincia a coprire il terreno e aumenta di livello sempre più. Servono i ramponi e giacca pesante. Quando raggiungo lo spiazzo della cima a 1374 mlsm mi sprofondo fino al bacino. Il bastone affonda sempre più spesso ed è più un ostacolo che un aiuto facendomi anche cadere. Almeno ci sono le pestate di chi mi ha preceduto che indicano la via. Ma camminare in solitaria, nel silenzio della notte, in mezzo alla neve è un qualcosa di molto particolare. Immerso in questi pensieri ogni tanto controllo il Gps e tac che mi trovo fuori traccia senza capire come abbia fatto a sbagliare strada. Le pestate si incrociano con quelle di semplici escursionisti che hanno approfittato della fantastica giornata per confondere le tracce a noi corridori.  Meglio tenere sempre l'occhio sul Gps, non correre per non consumare troppe energie. Il risultato di tutte queste decisioni è quello di essere veramente lento. Così impiego ben dieci ore per raggiungere l'agognato ristoro e, anche se il tempo è volato piacevolmente, all'ingresso del rifugio Solarie ho anche sperato di essere fuori tempo massimo. Invece mi assicurano che sono ancora in gara. Quasi tutti quelli che si trovano dentro, però, si sono già ritirati. Un tizio mentre mangia mi guarda e mi chiede se è vero che al prossimo ristoro mancano 28km. Rispondo con un "si" quasi  rassegnato e continuo ad alimentarmi a dovere. Ma è una goccia sulla sabbia del deserto. Infatti qui non ho la mia cassa e non riesco a portarmi niente al seguito se non qualche biscotto che si sbriciolerà dopo qualche minuto.

Esco dal rifugio assieme alla prima delle donne (partita 6 ore dopo di me) con lo stesso spirito di quelli che nella prima guerra mondiale uscivano in battaglia qui nei pressi di Caporetto. Dopo qualche secondo sono già di nuovo solo, ma perlomeno, a furia di sbagliare, comincio a capire la navigazione con il GPS. La ragazza che mi precede segue pedante la traccia e ci troviamo in un bosco dove proprio non esiste il sentiero che si trova, però, una trentina di metri spostato sulla destra. Che sia una tracciatura  al computer su mappe datate? Chissà, comunque mi porto sul sentiero vero e dopo qualche km supero la ragazza perché  muoversi in quella boscaglia per me era impossibile, metre lei continua imperterrita. Quando ci ritroviamo di fronte, a lei viene il dubbio di aver sbagliato strada, gira di 180 gradi e riparte convinta che io ero dietro a lei. La sua corsa è naturalmente in traccia, ma la sta percorrendo al contrario. Quando si accorge dell'errore è già tornata al ristoro di partenza e non può fare altro che abbandonare.  

Io, invece, continuo col mio solito ritmo per la mia strada . La carica del ristoro è ormai finita e le mie scorte alimentari sono sempre quelle da fame, mentre l'acqua calda delle borracce sta di nuovo congelando. Mancava il colpo di sonno che sopraggiunge proprio quando sta salendo la macchina del soccorso alpino in uno dei rarissimi tratti asfaltati.  Mi vedono col mio passo da sonnambulo e fermano subito la macchina. Francamente non provo neanche ad obbiettare che ce la posso ancora fare e così metto fine alla mia gara dopo 20 ore di viaggio e un po' meno della metà del tragitto, salendo sul loro automezzo. Penso che queste persone che vegliano su un gruppo di privilegiati che si possono permettere di girare in queste condizioni estreme come se fossero in vacanza,  contando sul loro aiuto in caso di difficoltà, rischiando magari anche molto, meritino un grande ringraziamento e apprezzamento. Il minimo è quello di seguire le loro indicazioni. 

Per finire, direi che ho passato una bella giornata in posti veramente belli e anche un po' selvaggi. Naturalmente non è una soddisfazione paragonabile a quella di raggiungere il traguardo finale e per questo non mi rimane altro che aspettare la prossima edizione per portare a termine quello che ho iniziato. Una situazione per me nuova, ma che mi piace e mi fa ritrovare degli stimoli che credevo perduti. 


Prima discesa appena partiti



Da Vienna verso Trieste

"I have an unfinished business": https://www.youtube.com/watch?v=vNOydUdpTqg&ab_channel=BenLight

domenica, ottobre 31, 2021

WRU 2021: ottavo giro portato a termine

Appena partiti

 Anche quest'anno sono al via del Wien Rundumadum, il giro attorno a Vienna da 130km e 1800D+ alla sua ottava edizione. Solita sveglia improponibile per essere al via puntuale alle 5:30. Alla partenza incontro volti conosciuti in un gruppo, quest'anno, non molto numeroso. Forse un calendario pieno di gare tutte concentrate in questo periodo, forse la mancanza di preparazione, forse anche uno spirito di rassegnazione a quelle che sono imposizioni dall'alto senza capo né coda. 

Quest'anno il percorso è molto veloce. Nessun fango, anche nei punti storici  e temperature abbastanza basse sono i prerequisiti per una bella corsa attorno a Vienna immersa nei suoi colori autunnali. Non ho molto da chiedere a questa gara, se non quella di finirla. Così parto in compagnia di un altro corridore ad un ritmo molto blando, che ci consente di conversare in tranquillità.  Però manca qualcosa. I chilometri passano, le gambe diventano man mano pesanti e sembra che la voglia di continuare venga a mancare sempre più. Un problema, più che altro, motivazionale.

All'ingresso del Lainzertiergarten, però, provo a cambiare registro. Non sono il corridore che si presenta al WRU per vedere i colori del bosco o ammirare le viste sulla città. Ma un corridore a cui piace, su  questo percorso, portare il proprio corpo al limite. Nelle ultime due edizioni, poi, fin troppo. Così comincio a correre cercando di tenere sempre viva la corsa ad un ritmo costante. È il mio ritmo della scorsa maratona di Vienna. Ma se in una maratona produce risultati abbastanza deludenti (intorno alle cinque ore), in una gara che ne contiene tre è differente ed ha l'effetto della goccia che cade sulla roccia. 

Pian piano risalgo posizione su posizione superando perlopiù corridori che devono alternare la corsa con la camminata. All'ingresso della Lobau, a 50 chilometri dall'arrivo, trovo il mio socio del gruppo sportivo, che mi accompagnerà fino alla fine senza paura, come mi aveva confidato qualche giorno fa, di dover comminare per i tratti che saranno necessari. Tratti camminati che, però, non ci saranno. Verso il chilometro 85 mi ritrovo a fare l'elastico con altri quattro compagni di percorso. Sembrano più veloci sulla via, ma ai ristori ci ritroviamo sempre assieme. E la gara, mi dico, è ancora lunga.

Anche sull'ultima salita di giornata, a pochi chilometri dal traguardo, le mie gambe non ne vogliono sapere di camminare e così riesco a chiudere il gap che avevo sugli ultimi due corridori che mi avevano passato sul piano. Arriviamo all'ultimo ristoro tutti assieme, ma invece di fermarmi con loro, tiro dritto verso il traguardo mantenendo un piccolo vantaggio. È un po' quello che avevo assaporato nella gara da 8km sul Kahlemberg, e quello che nelle mie ultime ultra è risultato spesso assente, vale a dire lo spirito di competizione con altri corridori. Le gare ultra sono spesso una sfida contro se stessi, oppure, come nel mio caso, possibilità di preparazione verso altre gare più impegnative e la sfida testa a testa rimane spesso esclusa o irrelevante.

Finisco al decimo posto in 15h:13' un tempo che si colloca, tra le mie otto partecipazioni al WRU, al terzo posto, dopo il 13h:35' del 2017 e il 14h:36' del 2015. La classifica finale si trova qui.

Per concludere alla fine abbiamo festeggiato, come tutte le altre volte, all'arrivo in un momento di scambio di idee e opinioni, che forse dava fastidio ad alcuni, tanto da proibirli, come è accaduto lo scorso anno, con motivazioni inaccettabili. 

   

Penultimo ristoro al km 109

Penultimo ristoro al km 109

Alla partenza

Arrivo


Split intermedi ai ristori

Lungo il Danubio al km 80


mercoledì, settembre 29, 2021

Adamello 2021: DNF

 Sono appena tornato dall'Adamello 2021 dove ho incamerato il primo DNF della mia carriera. Fino ad ora non avevo mai avuto queste tre lettere nel mia classifica finale. Ma prima o poi doveva accadere, e, visto il ritmo delle ultime 4 settimane con 3 gare toste in serie, non può essere una grande sorpresa. Già dall'inizio della gara non avevo una gran brillantezza in salita, ma comunque ero più o meno in linea con i tempi che ho registrato nel 2018, prima dell'allungamento di percorso previsto per quest'anno (Bivacco Linge e Rifugio Valmalza). L'unica particolarità è che quest'anno sono rimasto a lungo nei ristori fin dall'inizio, quasi come se dovessi recuperare sempre una gran quantità di energie.

Il problema principale è stato il piede destro che mi faceva male, sopratutto in discesa, dove il mio ritmo è calato sempre più. Tutto questo abbinato ad un fastidioso mal di schiena che è sopraggiunto in nottata. La notte di venerdì sul Passo dei Contrabbandieri non è stata per nulla facile, ma ho voluto lo stesso raggiungere Ponte di Legno per avere la soddisfazione di aver concluso almeno metà gara. Vale a dire il percorso della 90 senza l'ultimo tratto in piano che da Ponte raggiunge Vezza D'Oglio. Dopo lo Swiss Peak e la maratona di Vienna, la 90 era la gara alla mia portata, mentre la 170 è rimasta una chimera. 

Ho smesso sopratutto per non compromettere il mio fisico già provato. Ma non credo, che se avessi continuato per altre 28 ore, magari rischiando una frattura da sforzo sul piede destro, avrei avuto una possibilità di finire la gara. A meno ché non fossi riuscito a trovare un cambio di ritmo, il quale, però, mi risultava molto improbabile in una giornata di sabato di nuovo molto calda e con la minaccia di pioggia nella mattina di domenica. Ho raggiunto la base vita di Ponte per ultimo alle 9:18 di sabato, 1h:42' prima del cancello orario delle 11 in uscita. Ma tutti quelli che hanno lasciato la base vita dopo le 8:44 non hanno terminato la gara, risucchiati dalla durezza della seconda parte o dal cancello del Rifugio Cascata delle 21 che, a mio parere, non era in linea con quello di Ponte (mai riuscito a fare il tratto Ponte - Rifugio Cascata in meno di 10 ore negli anni passati).

Per concludere, torno da Vezza D'Oglio soddisfatto di essere stato in grado di completare perlomeno metà percorso della 170 con un'uscita di oltre 24ore. Ma anche del fatto di aver incassato, finalmente, il primo DNF della carriera senza rimpianti dopo 170 gare in 12 anni di competizioni. Un fattore che stava diventando quasi uno peso, che magari mi avrebbe portato ad infortuni non voluti o a scadimenti di prestazioni per essere sicuro di arrivare in  fondo.

Nella tabella qui sotto, ci sono gli orari di passaggio nella ultime 4 edizioni dell'Adamello 170/180 da me disputate (il tempo tra parentesi nella colonna 2017 è il delta con il tempo del 2019).

Check orario

2021

2019

2018

2017

Cima Rovaia

11:25:35

11:16:53

11:27

11:13 (-0h:03')

Porta Muralta

11:46:43

11:32:49



Plaza Gerù

12:10:02

11:50:48



C.ne Bles

12:31:06

12:04:45

12:25


Cortebona

13:24:49

12:36:48

13:10


Bocchette Valmassa

14:36:36

14:08:23

15:07

13:56 (-0h:12')

Prisigai

15:54:26

14:32:17

15:39

14:20 (-0h:12')

Malga Somalbosco

16:39:16

14:56:15

16:03


L. Monticelli

17:54:01

16:02:02

17:23


Malga Monticelli


16:16:00



Bivacco Linge

18:47:53




Rifugio Valmalza

19:11:53




Santa Apollonia

20:02:42

16:47:55

18:10

16:50 (+0h:03')

B. delle Graole

21:41:23

18:03:52

19:55


Malga Forgnuncolo

22:26:16

18:29:45

20:30


Case di Viso

22:47:15

18:57:03

21:26

19:20 (+0h:23')

Rif. Bozzi 

01:11:53

20:20:35

23:15

20:39 (+0h:19')

Passo Contrabbandieri

01:44:46

20:45:14



Malga Valbiolo

02:43:24

21:05:53

00:09


Città Morta

04:02:23

22:11:01

1:34

23:58 (+1h:47')

Malga Strino

05:08:17

22:43:17

2:16

------

Forte Zaccarana

05:44:03

23:14:49



Salone Carosello

07:11:54




Malga Cadì


23:48:49



Vescasa

08:25:37

00:35:39

5:43

3:15 (+2h:40')

Ponte di Legno

9:18 DNF

01:41:04

7:17

4:25 (+ 2h:44')

Valbione


02:39:39

8:09


Rifugio Petit Pierre


03:37:28

9:17


Pozzuolo


04:13:23

10:05


Dosso delle Pertiche


05:17:15


7:28 (+2h:11')

Maralsina


05:53:25

11:35


Pontagna


07:00:54

12:52

9:40 (+2h:40')

Monte Calvo


09:31:11

15:40

12:00 (+2h:29')

Malga Laghetto


10:38:16

16:44


Piana dei Morei


11:10:11

17:23

13:45 (+2h:35')

Pornina


11:48:13



Rifugio Cascata


12:10:06



Rifugio Aviolo


13:09:55

19:55

15:45   (+2h:36')

Passo Gallinera


14:31:40

21:25

16:47  (+2h:16')

Malga Stain


15:51:35

23:19

18:28 (+2h:37')

Edolo


17:49:14

00:51

20:31 (+2h:42')

M.ga Mola


20:46:35

4:16

23:24 (+2h:38')

Costa Bella


22:48:13

6:10

----------

Lago Mortirolo


00:14:02

7:01

1:35 (+1h:21')

Caret


01:49:53



Pianaccio


03:35:28

9:28

3:54 (+0h:19')

Casinelle





Vezza d'Oglio


04:32:26

10:20

5:02 (+0h:30')