domenica, giugno 28, 2015

Veistch, il double

Appena partiti
Ci sono giorni in cui si potrebbe veramente stare a casa, a rilassarsi, magari guardando una gara in moto per prendere un po' di confidenza col mezzo, in fondo i cinquanta non sono così lontani e un' Harley è già lì che aspetta. Oppure prepararsi per un ennesimo concerto serale di Wanda sulla Donau Insel. Tutti buoni propositi che alla prova dei fatti della tradizionale gara a Veitsch (54km 2060 D+) si sono sciolti come neve al sole. Così sabato 27 giugno mi sono ritrovato in un'uggiosa giornata a ritirare il mio pettorale di gara. L'input che mi ha fatto iscrivere all'ultimo momento al famoso ultra trail, arrivato ormai alla sua 29-ema edizione, è stato il breve colloquio avuto con Eigner Express prima della partenza della Mozart 100, dove gli ho chiesto di come sia partecipare a due ultratrail nel giro di sette giorni.
Non sono nuovo a queste gare seriali, ma la novità che mi mancava è quella di due ultra di fila.
Così ho precettato le mie gambe e mi sono allineato ai nastri di partenza con i migliori propositi. Dopo aver salutato simpatici personaggi come Martin, Markus e lo stesso Eigner, ho imboccato la prima salita con lo slancio dei bei tempi. Ma i bei tempi non ci sono mai stati e dopo alcuni chilometri ero già al gancio. Non era un problema astratto, del tipo mi sono preparato alla perfezione e poi magari un piccolo colpo di freddo o magari l'agitazione pregara mi hanno messo in crisi. No qui sono solo le gambe che erano stanche, stufe e doloranti. Ho potuto solo prenderne atto e continuare. La pioggia della partenza è diventata un pallido sole sopra i mille metri e così, perlomeno il meteo, ha steso un velo pietoso senza infierire con un cattivo tempo in quota. Nel primo dei tre tratti previsti ho vissuto un'esperienza nuova, vale a dire quella di essere stato attaccato da un nido di vespe inferocite, che hanno colpito più volte  sia le mie gambe che quelle del mio vicino in eguale misura (tre a tre). Niente che possa comunque spaventare due impavidi runners. L'arrivo spettacolare sulla cima Veitsch, anche in condizioni menomate, è stata ormai una prassi consolidata e sempre affascinante, sia la salita che la vista. Nella parte alta del tracciato, dove lo scorso anno ho picchiato forte in terra, sono riuscito anche divertirmi, specialmente su di un piccolo tratto ancora innevato. La parte finale, quando anche altri concorrenti hanno cominciato ad accusare dei problemi, è stata la migliore, molto vicino alla prestazione dello scorso anno. Probabilmente il fatto di vedere persone che stavano peggio di me, mi ha regalato un un po' di estate di S.Martino facendo emergere risorse insperate negli ultimi chilometri.
In gare come queste mi sono ben guardato di portarmi l'orologio, in quanto è meglio che non sappia come stia andando, specialmente quando le cose non  girano per il verso giusto. Però alla fine sono risultato solo 20 minuti più lento rispetto allo scorso anno con un tempo finale misurato di 6h:09':00" e uno percepito di circa 6h:08':59" per la 68-ema posizione finale.
Così anche la doppia Mozart100 - Veitsch, più popolare è invece la Ötscher-Veitsch, è entrata di forza a far parte del mio speciale palmares, del quale, spero, non interessi a nessuno.    
Il link della classifica finale.

Arrivo col segno due

Prima frazione, col sole
Ultimo rifornimento
Coca prima della discesa finale
Teufelsteig finito


domenica, giugno 21, 2015

Mozart 100, ultra panoramica a Salisburgo


"Al piova, l'omo!"
Sabato 20 giugno sono andato a Salisburgo per partecipare, finalmente, alla Mozart 100 Scenic, ultra panoramica come la definisce l'organizzatore, da 102km con 2500 D+. Sul calendario era l'ultimo giorno di primavera, la realtà è stata che sembrava l'ultimo giorno d'autunno. Alle cinque puntuali il via sotto un cielo di piombo e freschi dieci gradi. Il percorso di giornata prevedeva due giri con un misto asfalto e fuoristrada che si snodava tra Salisburgo e il lago Fuschl.  Partenza e arrivo si trovavano in centro Salisburgo così come la fine del primo giro al km 45, che per una trentina di corridori è stato il capolinea. Quest'anno, oltre il percorso, l'ostacolo aggiuntivo è stata la pioggia, dove in giornata sono stati misurati 35mm di precipitazioni. Per me, invece, la pioggia è stato un ottimo pretesto per mascherare palesi mancanze nella preparazione. Al via, di ottimo umore, ho partecipato al conto alla rovescia, dopo una notte quasi insonne passata in un treno ungherese che mi ha portato nella città dedicata a Mozart "just in time". Ho corso al fianco di Robert, veterano della manifestazione e personaggio che per anni ho incrociato in bici al mattino mentre andavo al lavoro, ma conosciuto solo all'ultimo Wien Rundumadum. 

I primi chilometri pianeggianti sono stati lungo il fiume Salzach e una volta lasciata la città è cominciata una lunga e affascinante salita in mezzo a cascate e gole. Ad un certo punto siamo passati in mezzo un piccolo torrente ed ho chiesto a Robert se ci fossero anche altri passaggi in mezzo l'acqua. Mi ha risposto che era l'unico, ma non aveva fatto il conto con il meteo, che al secondo giro ha cambiato in modo notevole il percorso. Così un guado che copriva una scarpa ne è diventato uno fino al ginocchio in acqua molto corrente, mentre altri rigagnoli d'acqua sono apparsi coprendo, oltre le scarpe, altri pezzi del percorso. Finita la salita, però, non mi sono sentito più bene, le gambe erano pesanti, ho sentito freddo ed ho dovuto così lasciare la compagnia di Robert che, invece, andava molto bene. Anche un gel preso un po' per disperazione non ha sortito i risultati sperati, anzi si è piantato nello stomaco. Pur essendo partito molto piano, al chilometro 15, con occhiali appannati, scivolata innocua sul fango, mani gelate ero già alla frutta, trovando solo conferme nei tetri pensieri avuti nelle ultime due gare.  Al chilometro venti ho iniziato il ritorno verso Salisburgo, dove nel frattempo la pioggia era diventata torrenziale. Non so quale sia stato il meccanismo che abbia scacciato problemi che sembravano insormontabili, ma man mano che mi avvicinavo a Salisburgo ho ritrovato sempre più ritmo. Così col passare dei chilometri ho riagganciato Robert e, assieme, abbiamo tagliato il traguardo del primo giro. 

Con ottime speranze sono poi ripartito per il secondo e più impegnativo giro. Qui c'era l'aggiunta del passaggio attorno al lago Fuschl, dopo averlo ammirato dall'alto delle montagne circostanti alla prima tornata. Nel tratto iniziale è stato poi Robert che ha avuto dei problemi e mi ha detto di continuare da solo. Ho iniziato ad aumentare il ritmo appena la strada è cominciata a salire cercando di tenere la scia di una svedese che mi aveva staccato in pianura. Il fatto di correre sempre, non sentire nessun dolore e superare altri concorrenti mi ha dato sempre più fiducia, anche se il ricordo di Borgotaro, dove mi sono piantato, è stato sempre ben presente, sopratutto in discesa. 
Nella salita denominata "The Climb", un bel dritto fino in vetta in mezzo al bosco e con tanto di fotografo, mi sono ritrovato con le mie fedeli scarpe everlong a pattinare senza nessun grip. Recuperando però un paio di bastoni, ho improvvisato un'improbabile, ma molto efficace, andatura da nordic walker che mi ha tenuto in piedi e fatto proseguire. Un bastone l'ho poi portato con me fino quasi la fine, con sorpresa dei gestori dei ristori, come sostegno per le parti più scivolose. Il vantaggio di passare due volte quasi sempre sugli stessi sentieri, mi ha permesso, da un lato di gestire meglio la corsa, ma dall'altro, nei passaggi più sensibili all'umidità, mi ha fatto trovare sentieri quasi arati dai ripetuti calpestii.
Quando sono arrivato sul lago Fuschl è comparso anche il sole. Pochi minuti, ma sono bastati per farmi venire voglia di andare dentro il lago a raffreddare un po' la muscolatura e pulirmi le gambe. Una volta lasciato il lago, la pioggia, dopo il mio passaggio in mezzo al circuito automobilistico di Salisburgo, è tornata battente. Da qui mancavano solo una quindicina di chilometri, molta discesa facile, una caduta, ma anche il secondo passaggio sulla montagna cittadina Kapuzinerberg dai suoi infiniti gradini, sia in salita che in discesa. L'ultima possibilità per recuperare posizioni o perderle, se si arriva al gancio. C'erano contemporaneamente altre gare più corte partite più tardi e tra i molti corridori, non riuscivo bene a capire chi partecipava come me alla cento chilometri. In ogni modo l'ho fatta a tutta. Dopo un non previsto slalom in mezzo ad un orda di turisti giapponesi con ombrelli spalancati, quello personale nella fontana, ho tagliato il traguardo con uno sprint finale stile cinquemila metri  e una grandissima gioia. Il tempo finale di 12h:21' mi è valsa una sorprendente 26-ema posizione su 116 partenti.

Per concludere, Mozart100 è una gara particolare, un trail da correre, un mix tra paesaggi montani, trail cittadini, laghi, centri storici, ristori come in una maratona e anche una notevole partecipazione di corridori esteri. La consiglio a chi vuole provare per la prima volta una cento chilometri, ma anche a chi le ha viste tutte perché questa è diversa. E se poi l'organizzatore garantisse anche i divertenti guadi che c'erano quest'anno?

Links: la classifica finale, il percorso del primo giro, quello del secondo e il sito ufficiale.

Col bastone si viaggia alla grande (intorno al km 75)
Inizio primo e secondo giro

domenica, giugno 14, 2015

Prove di DNF (Did Not Finish) non riuscite

Sepp maestro del non mollare mai
In questa fase della stagione, dopo un'abbondanza di gare lunghe, mi sono concesso un periodo in cui mi sono a dedicato a gare molto più brevi, un po' per cambiare, un po' per provare gare più "facili". Come prima gara ho scelto di tornare sulle strade che mi hanno regalato il primo podio di categoria e mi sono iscritto alla Sunset Run, dopo aver visto che le previsioni del tempo erano splendide. Il problema è che una corsa di piacere non si abbina con una corsa di rendimento. Così dopo pochi metri dal via, il polpaccio destro è entrato in modalità presa a tenaglia e non mi ha dato più tregua. Dopo il primo dei tre giri previsti ero già al passo con una contrattura. Ho però deciso che il mio primo DNF della carriera non poteva proprio essere a Berndorf e così ho continuato in modalità marcia fino all'arrivo, dove inaspettatamente sono riuscito anche tenere un ritmo vicino ai 5' al km, prima di completare gli 8,7 km piani previsti. Nel dopo gara, ho avuto l'occasione di sedermi allo stesso tavolo di Markus, compagno di alcune ultra, il quale non si è lasciato sfuggire il podio di categoria, così come tutti gli altri che erano seduti allo stesso tavolo, con il sottoscritto unico intruso. La classifica finale qui, i dati del mio Garmin qui.

Recuperato i problemi al polpaccio, mi sono recato a Graz per la mia seconda partecipazione al Schöckel Classic. Nei 16 km di bici sono partito con calma quasi in ultimo. Poi prendendo qualche scia sono riuscito a portarmi verso la metà, dove in salita ho recuperato diverse posizioni senza piantarmi all'ultima durissima rampa come lo scorso anno. Una volta arrivato alla zona cambio, la grande delusione: il mio sacco con le scarpe e i bastoncini non c'era. Ho chiesto informazioni, controllato le sacche vicine, ma delle mie scarpe e bastoni nemmeno l'ombra. Impensabile continuare la gara con le scarpe da bici da corsa,  ho scelto così di continuare, più per rabbia, la mia gara senza scarpe affrontando a piedi nudi gli ultimi 2,5km con 600m D+ in single track. Man mano che le pietre si piantavo nei piedi, ho cominciato a capire cos'era successo. C'erano due sacche per i vestiti, una per la zona cambio ed una per l'arrivo. Naturalmente ho consegnato solo quella per la zona cambio, però con l'adesivo "traguardo". Un errore micidiale confermato anche alla consegna, dove alla domanda se veramente fosse la sacca per l'arrivo, ho risposto con un "chiaro che si" automatico. Errore che ho pagato con piedi distrutti al traguardo, venti minuti in più rispetto allo scorso anno e il quart'ultimo tempo della sessione corsa, dopo una sessione bici piena di speranze. Però che effetto arrivare in cima al Schöckel senza scarpe, ma non credo di aver fatto scuola. Dopo il traguardo il ragazzo, lo stesso che  ritirava le sacche, mi ha riconsegnato le mie scarpe con un sorriso che diceva tutto. Non mi è rimasto altro che indossarle per i cento metri che mi separavano dalla cabinovia, che mi ha poi riportato alla zona cambio bici in pieno confort.
I risultati del Schöckel Classic 2015 sono qui, quelli del Garmin qui.

"Spurc e puc pulì!"

L'invezione delle scarpe non è da sottovalutare