A quattro settimane dalla maratona di Vienna, posso dire di essere abbastanza lontano dal mio nuovo obbiettivo, che ho definito nello scorso post. Non che il tempo manchi, ma la settimana appena trascorsa mi ha fatto capire che centrare un burnout non è così semplice. Fatto sta che le gambe continuano ad andare avanti anche dopo sedute scriteriate.
Sempre alla ricerca di un tabella che faccia al mio caso, mi sono imbattuto, finalmente, in un testo utile alla mia preparazione. Ha poco a che fare con la corsa, infatti è un libro sulla carambola a tre sponde, ma la parte che riguarda la preparazione mentale è molto interessante e decisamente migliore rispetto ai libri sulla corsa, sempre che in quest'ultimi l'atteggiamento mentale venga citato.
Magari anche a ragione, in fondo, per una maratoneta del mio livello, basta decidere il tempo finale della gara, allenarsi per quello e in gara accendere il tempomat sperando di tagliare il traguardo nel tempo prefissato senza tante paranoie.
Prossimo appuntamento, prima della maratona di Vienna, gara di cross al Böhmische Prater.
domenica, marzo 13, 2016
domenica, marzo 06, 2016
Maratona burnout
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- Può essere che abbia un burnout? - Perché, non si vede? |
Come abbia fatto a cadere in quest'errore da principiante non lo so dire, però mi è apparso subito chiaro dopo aver consultato uno dei tanti siti prescritti dalla ricetta di dr. google. Lo sappiamo come fa dr.google: si accende, si accenna il proprio problema e, dopo solo tre caratteri, emette una ricetta fatta da una lista di siti da seguire secondo le dosi assegnate.
Già dalla prima consultazione mi è apparso subito tutto chiaro.
Come mai non mi sono mai portato un audiobooks durante la mie ultime uscite? Come mai non ho mai twittato ogni terzo passo? Come ho potuto evitare di non instagramizzare quando mi sono allacciato le scarpe? E i goodies dov'erano?
Errori fatali che mi sono costati il maratona burnout e fatto saltare tutti i miei obbiettivi dichiarati per la mia prossima gara viennese. Ma non mi sono scoraggiato. Ho già settato il mio obbiettivo per la maratona di Vienna 2017 e seguenti edizioni, vale a dire record personali ad ogni edizione. Per quella del 2016, invece, mi sembra che un maratona burnout sia già un buon risultato da cui partire e, anche se non l'ho dichiarato ufficialmente, è sempre stato il mio piano B fin da quando ero bambino.
"Hai fatto bene, il burnout a questo punto è l'obbiettivo più ragionevole" (75 mi piace), questo è stato il primo dei tanti commenti a caldo sulla mia lavagna personale. Commenti che mi hanno un po' commosso e incitato a non continuare, accontentandomi del piano B raggiunto.
In maratona burnout mi appresto ad affrontare le inutili 5 settimane di preparazione finali prima della gara.
venerdì, febbraio 19, 2016
Dialogo sulla maratona
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A volte è tutto così semplice |
Come nei titoli di testa del Film Fargo, "tratto da una storia vera", riporto uno stralcio di un'intervista avuta con un giornalista di una televisione nazionale. Intervista mai andata in onda per un disguido nei palinsesti, però sono riuscito lo stesso a riportarla su questo blog, in esclusiva, in quanto mi sono ricordato abbastanza bene le domande.
- Quando hai cominciato a coltivare il sogno di correre la maratona di New York?
- Non so dire il momento esatto, probabilmente quando ho varcato la soglia del bar con i soliti del giro del Campari che millantavano le difficoltà della salita a Montecavolo (maratona di Reggio Emilia ndr), mentre rai2 trasmetteva la maratona di NY in differita, con Pizzolato che la vinceva camminando."
- Quando riuscirai finalmente a coronare il sogno?
- Non saprei con precisione, mi sto preparando a modo, l'obbiettivo è chiaro, il piano d'attacco studiato nei minimi particolari, la mente vigile, ma mi manca ancora molto.
- Quanto?
- 3500 euro per l'iscrizione e viaggio, ma se tutto andrà come previsto, con un sistema di colletta planetario mascherato da accattonaggio elettronico, simile a quello degli sms per la pace, un'evasione fiscale mirata, ma a costo zero per lo stato, dovrei raccogliere i fondi necessari nell'arco dei prossimi decenni, forse solo anni. Vorrei ricordare, a chi volesse contribuire, che per ogni barile di Gatorade che poi consumerò in gara, la Gilda ha promesso che donerà un euro per salvare la foresta dagli orsi e viceversa.
- Nel frattempo allenamento?
Certamente, per esempio partecipando alla maratona di S.Pietroburgo, costa i suoi bei 1700 rubli, un numero che è solo la metà di 3500, o quasi, ma meglio iniziare piano e non ripetere l'errore di quelli che voglio tutto e subito.
- Dimmi, come sei arrivato alla corsa? Altri campioni alla tua età avevano già attaccato le scarpe al chiodo da tempo.
- Esatto, però quando per caso ho un letto un murales nel parco sotto casa, illuminato dalla luna, mentre facevo i miei soliti acquisti per tirarmi su di morale, con scritto: "Corri a NY se vuoi il paradiso", ecco allora ho deciso che non era poi così tardi per realizzare questo sogno. Poi ho scoperto, da quelli in fila davanti a me, che NY non era proprio New York, ma ormai il tarlo nella mia testa era partito.
- Qual è il tuo metodo?
Il mio metodo è quello di iniziare a correre, ma non è stato facile applicarlo. Ho visto persone simulare morti apparenti o provare farmaci che si trovano solo in cliniche Svizzere specializzate nell'eutanasia, solo per affrontare il famoso test del moribondo. C'è gente che riesce perfino a fare una previsione del tempo finale della gara, del passaggio alla mezza e del tempo del fine settimana a Rimini, solo guardano i lobi degli orecchi. Alcuni addirittura bendati. Un mondo, insomma, per gente iniziata nel quale è difficile entrare. Ma una volta entrati è poi difficile uscirne, in pratica impossibile, almeno senza aver prima distrutto la parte inferiore del proprio corpo, metabolizzato metà cervello in qualche lungo più lungo, oppure andando a NY distruggendo anche il conto in banca.
- Che consigli ti senti di dare, a chi vuole iniziare a correre?
A chi vuole iniziare a correre, consiglio di partire con calma, che una crisi sulla soglia dei quaranta è praticamente impossibile non trovarla. Alcuni devono aspettare fino ai cinquanta, ma arriva anche a loro. Poi basta frequentare dei coetanei e lì è impossibile non avere contatti col virus della corsa. Sto parlando di una generazione, che quando si guardava allo specchio vedeva "benvenuto nel mondo dell'Aids", che quando accendeva il PC era una pandemia e "I Love You" era molto di più di un semplice allegato email, una generazione nativa dei virus che sa il fatto suo.
In più, ora, con internet ci sono tutte le informazioni per partire: campioni, ex, della corsa e della tavola, maghi, fattucchieri, ciarlatani e rabdomanti (trovano l'acqua ai ristori), tutti hanno la ricetta giusta. Poi gli smart indispensabili di tutti i tipi: telefoni, orologi, frigoriferi, guardie giurate e mediche. Con l'App giusta, ma non voglio fare pubblicità a Runtastic, che oltretutto deve ancora pagarmi il click del banner che ho messo sul mio blog (ma iniziate pure a cliccarlo, credo ancora nell'onestà del mondo), è impossibile non raggiungere i traguardi prefissati.
Per ultimo, ma dovrebbe essere il primo, non dimenticherei la visita specialistica: a volte si riesce a morire subito durante la prova del gradone invece di un anonimo infarto lungo la statale, che magari viene scambiato per un incidente del solito pirata, vanificando il martirio. Ma è solo per pochi eletti.
domenica, febbraio 14, 2016
Numero attaccato alla maglia
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Pettorale su motore ingolfato |
Interessate è stata la concomitanza della gara 2 VCM Serie, dove a pochi metri di distanza, centinaia di aspiranti maratoneti hanno provato le gambe sui percorsi della Prater Allee, o trovato la scusa decisiva per rimandare al 2017.
Al Cricket, invece, siamo partiti solo in 15 e già dai primi metri, mi è subito parso che il non arrivare ultimo fosse un ottimo obbiettivo di giornata. I primi giri dei dieci complessivi, su percorso ondulato e campestre per un totale di 9350m, li ho fatti col motore molto ingolfato e da fanalino di coda. Poi man mano che la gara è andata avanti, sono riuscito a recuperare tre posizioni finendo in tranquillità in 38':14", un tempo che non riesco a confrontare con quello delle passate edizioni in quanto il percorso è cambiato. Certo sull'asfalto è molto diverso, ma ho ancora 8 settimane nelle quali posso sperare di trovare un ritmo maratona o, come per quelli che ho visto claudicanti, ma sereni, sui bordi della Prater Allee, un infortunio liberatorio. Come? Con quale piano? La risposta, ultima e definitiva, nel prossimo post.
venerdì, febbraio 05, 2016
94 percento
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Jung |
Non è comunque un gran problema visto che le gambe girano bene, ma il mio piano per raggiungere l'obbiettivo della maratona di Vienna (VCM) rimane indefinito. E il tempo stringe, c'è gente che è già dall'ortopedico con pettorale su ebay a un euro e scarpe in omaggio.
Nel frattempo studiando diverse alternative, mi ha impressionato un dato, che è anche il titolo del post, quello del 94 percento. Non è la frequenza cardiaca riferita al polso massimo per correre una maratona ed ottenere una morte sicura al km 35. Ma la percentuale di abbandoni dei giovani corridori quando, dopo alcune stagioni nelle categorie giovanili, arrivano vicino alla maturità.
Se ci fosse un meccanismo che mi riportasse a quando avevo diciotto anni, con queste percentuali, vorrebbe dire abbandono sicuro della carriera podistica. Ma purtroppo questo meccanismo non esiste e da bravo corridore da mezza età, con o senza crisi, coi vent'anni passati da un pezzo, anche l'abbandono rimane un privilegio lasciato ai giovani.
Con lo spirito, che in questo senso è rimasto giovane al 94%, mi appresto ad affrontare una nuova settimana di allenamenti in vista VCM.
domenica, gennaio 31, 2016
Tabella, tabella e tabella
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I tempi cambiano, per i numeri ci vuole un'App |
Per quanto mi riguarda, il sogno di appartenere alla prima categoria l'ho ormai sotterrato da tempo. Così non mi rimane altro che consolarmi, ancora una vola, con la seconda categoria.
Parto allora, come da manuale, con la scelta dei miei obbiettivi. Risposta facile, record personale alla prossima maratona di Vienna. In secondi, minuti e ore, vorrebbe dire un tempo con 3, un 1 e le altre cifre mancanti a piacere che lascio scegliere alla Gloria. Potrei mettere l'obbiettivo dentro alla casella di Prof. google e prendere uno dei 131000 risultati. Ma non vorrei ripetere gli errori degli scorsi anni, così decido di affidarmi alla strategia che adottano i nativi degli smartphone e social media, vale a dire quella di scaricarmi un'App adeguata allo scopo.
Un'App che avrà il compito di tenermi motivato durante gli allenamenti, che ne registrerà ogni parametro e che non mancherà di farlo sapere a tutti social network, che già sono in fibrillazione con il loro feedback tutto cool e mi piace. Già, ma quale App? Se i produttori di Runtastic mi avessero dato un obolo, potrei citarli disinteressatamente, in perfetto stile internet dove tutto è trasparente e al servizio del lettore.
Invece dico che ho trovato l'App in questione, ho messo dentro tutti i parametri richiesti e alla fine l'App ha sentenziato la famosa tabella, che ho cominciato a seguire immediatamente.
Se vuoi conoscere la mia tabella di preparazione, quando ci sarà la fine dell'Euro, la dissoluzione della Svizzera, il prossimo obbiettivo terroristico vicino a casa tua e altre catastrofi, non devi fare altro che seguirmi, senza voglia o impegno, su Facebook.
sabato, gennaio 23, 2016
Live Love Move
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Gli organizzatori con la mascotte |
Per concludere, Burgerland Extreme Tour 24 è un'ultra molto particolare, non esiste classifica, il tempo finale è a discapito dei partecipanti, un numero incredibile di iscritti e non c'è nessun obbligo di arrivare chissà dove. È una gita, gara e pellegrinaggio, a piedi attorno al lago Neusiedlersee, in condizioni climatiche che possono essere anche proibitive, conditi da una grande ospitalità della gente della regione. Live Love Move.
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Alba sul lago |
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Più o meno a metà strada |
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Ancora molto coperto |
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Live Love Move |
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Finisher |
sabato, gennaio 16, 2016
Pochi giorni per il mio primo (extreme) tour del 2016
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Percorso attorno al lago |
Sono molto curioso di conoscere questa particolare manifestazione, che non cronometra e stila una classifica finale, ma consegna una medaglia a tutti i finisher e un bel pacco gara a tutti i partenti.
sabato, gennaio 09, 2016
2016
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Fonte di ispirazione |
Intanto che preparo le mie tabelle per la maratona di Vienna, mi lascio ispirare da Tommy Jaud. Non male quando suggerisce che una seduta di Netflix sostituisce una sessione di jogging. Oppure quando rivela che si consumano più calorie guardando la tv rispetto ad una corsa. Come? Con molto zapping e ripetute alzate dal divano per andare al frigorifero per prendere un'altra birra.
Temi che parzialmente ho anche riportato nel mio blog, ma era ora che qualcuno ci scrivesse un libro presentando veramente come stanno le cose.
venerdì, dicembre 11, 2015
What's next?
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La giostra |
Così per il 2016 che sta per arrivare, ho già definito alcuni capi fermi. Gennaio parto con il Burgenland Extreme, il giro attorno al Neusiedl See. Aprile con la coppia collaudata maratona di Vienna e Abbots Way. Giugno con la Mozart100 e la maratona di San Pietroburgo. Agosto per la prima volta senza DirndtalExtreme, per fare spazio all'IronTrail T201 a Davos, la gara alpina più impegnativa della mia stagione.
L'autunno lo devo ancora da definire, ma il punto fisso di fine stagione è, come sempre, il Wien Rundumadum.
venerdì, novembre 20, 2015
Bilancio stagionale 2015
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Corri Pac, che hai i fantasmi alle calcagna! |
La settimana dopo ho partecipato alla maratona del Welsch dove ho inaugurato la doppia gara nel giro di due settimane. Esperimento ripetuto con la Mozart 100 e Veitsch, due ultra nel giro di sette giorni. In luglio ho trovato un week-end libero per correre, sull'Appennino Reggiano, l'ecomaratona del Ventasso, buone sensazioni, crampi e tosse finale. Classico appuntamento di agosto è stato il DirndltalExtreme che, anche se con qualche problema, è stato ancora una volta ottimo. In settembre è stata la volta di un gran ultra trail alpino, l'Adamello 180. I miei limiti nelle Alpi sono ancora evidenti, ma è stato lo stesso un fine settimana memorabile. Per finire, il Wien Rundumadum, forse la gara che più mi s'addice per la tipologia di percorso e navigazione. Gare brevi? Ho tentato la Sunset Run di 8 km e alla prima curva avevo già una contrattura. Anche il duathlon Schöckel Classic è stato amaro con un terzultimo posto dovuto ad un errore madornale di consegna sacca delle scarpe. Buone, invece, le gare corte in montagna sull'Anninger e Kahlenberg.
Termina così un anno con più di 700 km in gare ultra e 30000 metri di D+, passato più all'insegna della quantità che non alla ricerca di prestazioni massimali in una gara singola, palesando una mancata scelta di obbiettivi chiari e definiti. E si sa che senza obbiettivi non si va da nessuna parte.
L'obbiettivo di arrivare al meglio alla maratona di primavera l'ho di nuovo mancato clamorosamente e così quello di superare i 10000 metri D+ in una gara. L' unico personal best annuale conseguito nel Rundumadum non può riuscire a salvare una stagione, anche perché non era programmato ma abbastanza casuale. Stagione che è stata una collezione di obbiettivi mancati e probabilmente da dimenticare. E la dimenticherò, ne sono sicuro.
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La mia stagione non è passata inosservata in quei dei Freunde des Laufsports |
lunedì, novembre 02, 2015
Rundumadum: giro intorno a Vienna nei primi dieci
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Al traguardo con la premiazione della prima donna e dei suoi accompagnatori. |
La gara
Il Rundumadum è stata la mia ultima ultra stagionale. Dopo una levataccia ad un orario improponibile, ho preso la bici e mi sono portato verso la stazione della metropolitana dove sulla via ho ritrovato il canto del gallo che già mi aveva accompagnato in una precedente maratona di Vienna. Il via alle sette in punto, in una leggera nebbia, dall'altra parte della città. Il percorso è stato molto simile a quello dello scorso anno, con però un paio di varianti e salite che hanno allungato il percorso ad un totale di 130km.
Al via mi sono presentato in uno stato indefinito. Da un lato la voglia di portare a casa tranquillamente il giro viennese, magari con soste lunghe e camminate, dall'altra l'ottimo stato fisico e lo studio quasi ossessivo del percorso, mi hanno messo in una condizione in cui mi sentivo pronto per spingere al massimo. Sono state poi le sensazioni in gara che mi hanno fatto propendere per il secondo tipo di atteggiamento.
Dopo aver rincontrato e salutato molte facce conosciute, i primi chilometri li ho passati in compagnia dei compagni di società come Pauline, Thomas e Helmut e veterani del Dirndltal come Walter, Markus e Werner. Sulla prima salita, quella più lunga e difficile, ho ritrovato la compagnia di Michele che, con Helmut, ci ha fatto formare un trio per seguire il percorso sulle montagne viennesi, i sentieri di casa di Michele. Qui, pur avendo un buon ritmo, ci siamo trovati attorno alla 40-ema posizione dei circa 130 partenti. Probabilmente il magnifico meteo autunnale ha messo le ali a molti corridori che non hanno resistito alla tentazione di portarsi avanti e mettere anzitempo chilometri in cascina.
Quando ho raggiunto la stazione di Hütteldorf, ho cominciato a sentirmi più rilassato in quanto il pezzo di percorso che non avevo mai testato nelle mie ricognizioni precedenti alla gara, era passato indenne. All'inizio del Lanzier Tiergarten mi sono ritrovato da solo, Michele viaggiava molto tranquillo in salita e Helmut si era portato avanti. Al secondo check point, alla fine del Lanzier Tiergarten, mi sono ritrovato attorno alla 30-ema posizione ed in discesa ho riagganciato Helmut. Dopo una piccola escursione attorno al Pappelteich, ci siamo avviati per il lungo tratto pianeggiante a fianco del fiume Liesing. In questo tratto di vento contrario mi sono trovato improvvisamente a guidare un piccolo gruppo. Qui ho deciso di incrementare l'andatura per non regalare facilmente, a chi mi seguiva, sia la scia, che la navigazione. È in questo tratto che ho sentito i primi commenti sulla mia andatura reputata troppo alta. Me lo sono chiesto anch'io se a settanta chilometri dal traguardo non fosse troppo azzardato spingere in quel modo, ma mi sono convinto che potevo tenere quel ritmo. Al terzo check point, quello del cimitero centrale, mi sono ritrovato attorno alla 20-ema posizione e non mi sono mai sentito meglio. Ho continuato in solitaria lungo l'isola del Danubio e l'inizio del bosco della Lobau. Non sapevo bene né la posizione né la velocità, ma il fatto di entrare nel bosco della Lobau che non era ancora buio mi ha fatto pensare al meglio. Appena prima di arrivare al check point 4 ho acceso la lampada frontale e, dopo un veloce ristoro, mi sono riavviato per affrontare gli ultimi trenta chilometri in 9-na posizione.
In questo tratto ho incontrato molti corridori della gara da 64km e da questo punto mi è stato molto difficile capire chi fosse nella mia stessa gara. Ho passato in sicurezza il pezzo della campagna dove mi ero perso lo scorso anno raggiungendo facilmente il quinto e ultimo check point. Da quel punto mancavano 17km al traguardo, pochi o tanti, lunghi o corti? Qui ho cominciato a sentire i primi sintomi di stanchezza e di dolore alle gambe dove ancora una volta i quadricipiti hanno dato segni di stanchezza. Quello che però più mi preoccupava era il fatto che non riuscivo più a mangiare. In questo tratto, in un momento di sosta forzata nei cespugli, mi ha raggiunto e superato Helmut, il quale viaggiava assieme alla prima delle donne, Anita, la quale aveva un accompagnatore personale in bici che la guidava, la incitava e la riforniva. Nel tratto successivo pianeggiante lungo il canale, proprio non sono riuscito a tenere il loro passo e ho visto le loro luci pian piano sparire avanti, non la situazione ideale per esultare. Ma è stata la salita finale sul Bisamberg a riservarmi un'inaspettata sorpresa. Quando è iniziata ero abbastanza attapirato, ma poi la salita mi ha ridato fiducia e con un buon ritmo sono riuscito a recuperare su Helmut e Anita fino a raggiungerli. A quel punto abbiamo deciso di continuare assieme i pochi chilometri rimanenti completando la nostra gara in 14h:35' per la nona posizione finale accompagnata da una grande festa all'arrivo. Mai in tutta la stagione sono riuscito a tenere un ritmo simile per così tante ore senza che mi fosse capitato qualche imprevisto, un grande sforzo sopratutto a livello mentale.
Per finire
In questo secondo Rundumadum l'organizzazione, con tanto di tracking in tempo reale sul web, è stata eccellente, il meteo non poteva essere migliore e la navigazione non è mai stata un problema. Con le staffette, gara corta, gara lunga e un tempo massimo di trenta ore è una manifestazione alla portata di tutti.
La mappa del percorso si trova qui e alcune foto su questo link.
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Discesa Lainzer Tiergarten |
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Sulla salita del Nase |
domenica, ottobre 11, 2015
Verso il Rundumadum: Kahlenberg Berglauf
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Relax tra i vitigni del Kahlenberg |
Per respirare un po' di clima Rundumadum, mi sono presentato al via del Kahlenberg Berglauf, la corsa in montagna sul monte cittadino viennese del Kahlenberg già fatta nel 2013. Il percorso non è esattamente sulla salita principale del Rundumadum, ma di fianco. Il freddo e il terreno pesante sono stati un ottimo banco di prova per la mia nuova suola Vibram. La mia partenza è stata come al solito molto lenta, da vero tappo, sarebbe stato meglio partire ultimo. Quando la salita è diventata sentiero ho cominciato a risalire qualche posizione. Però è stata la discesa su terreno viscido e pesante a farmi risalire il gruppo. Anche troppo, perché poi negli ultimi tre chilometri asfaltati in leggera salita ho dovuto cedere una decina di posizioni una dopo l'altra a persone appena più veloci di me ma che in discesa erano stati molto più prudenti. L'assoluta mancanza di allenamento oltre la soglia si è fatta sentire.
L'arrivo in 45':59" per il 36-emo posto è stato un po' più lento rispetto a quello di due anni fa, ma in linea con la prestazione sull'Anninger del mese scorso.
lunedì, settembre 28, 2015
Adamello Ultra Trail 180
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Sulle bocchette a quota 2500 |
È anche disponibile un mio resoconto in lingua tedesca (auf Deutsch).
Giovedì 24/09 ore 7:16, Oberlaa Vienna. Caro diario sono qui fermo alla stazione bus con quest'enorme borsa piena di materiali per correre un ultra trail. Incontro studenti spensierati e impiegati dallo sguardo abbassato sul loro smartphone o un su di un giornale gratuito. Non sanno che a 750 chilometri di distanza, domani inizierà una corsa da 180km attraverso la Val Camonica con 15 salite e oltre 10000 metri di dislivello.
Giovedì 24/09 ore 18:10, Passo del Tonale. Non siamo ancora arrivati, manca poco all'arrivo al nostro alloggio, ma quello che ho di fronte è uno scenario preoccupante. Freddo, cielo di piombo e sopratutto neve. Tanta neve su questo passo che è anche uno dei punti più bassi che dovremo attraversare domani. Sarebbe un vero peccato che la gara venisse annullata per il meteo.
Venerdì 25/09 ore 9:00, Vezza D'Oglio. Che magnifica giornata che è oggi, la gara non è stata annullata, ma solo leggermente modificata, la prima cima è stata tagliata a quota 2300, mentre la novità della città morta è stata del tutto eliminita. Saranno 5 chilometri e 1000 metri di dislivello in meno del previsto e una cosa è certa: non riuscirò a sorpassare il limite dei diecimila metri in una gara. Penso che sia un dramma sopportabile. Alla partenza, lo speaker cita già le prime defezioni, riconosco nuovi e vecchi personaggi famosi. Al via ci salutano i bambini e i ragazzi delle scuole di Vezza. Ricordo che quando ero all'asilo, la bidella ci chiamava fuori a salutare i soldati quando passavo lunghi convogli sulla statale di Breda Cisoni. Erano gli anni settanta.
Venerdì 25/09 ore 9:20, prima salita. Che fatica. Il mio amico Michele è partito a razzo e non riesco a tenerlo, con la paura della neve e del freddo mi sono vestito troppo pesante. Al primo bivio col mio gruppettino sbagliamo subito strada. Se questo è l'andazzo per le prossime cinquanta ore, andiamo bene. Mestamente ritorno indietro, mi tolgo una maglia e provo ad andare avanti coi miei fantasmi.
Venerdì 25/09 intorno alle 14, altopiano. Che vista magnifica, montagne, cavalli, mucche al pascolo, sole e un po' di neve. L'umore è alto, il ritmo è ottimo e chi ci può fermare? Ora arriva il passaggio in mezzo alle bocchette innevate, manufatti costruiti durante la Grande Guerra e popolati da personaggi come mio nonno, che a vent'anni hanno dovuto lasciare il lavoro dei campi per venire a sparare a dei poveri cristi come loro, in mezzo a queste feritoie a 2500 metri d'altezza per volere del re o dell'imperatore.
Venerdì 25/09 ore 20, rifugio Bozzi. Sta per calare la notte in questa splendida prima giornata. Prima del ristoro precedente, nel borgo di Case di Viso, ho ceduto alla voglia irresistibile di attraversare un bel laghetto in quota per una bella rinfrescata. Qui c'è un'atmosfera molto allegra, si mangia e si chiacchiera ed ho anche la possibilità, con l'organizzatore in persona, di chiarire la mia ingiustificata assenza allo scorso Winter Trail di Bione. Con Michele accendiamo le nostre lampade e di ottimo umore scendiamo verso il Tonale.
Venerdì 25/09 ore 22:30, Malga Cadì. Quest'ultimo tratto è stato davvero ottimo, sentieri abbastanza larghi, dove la giornata di sole ha sciolto quasi ovunque la neve per un sali e scendi molto veloce. E poi la luna, quasi piena. La mia gara potrebbe anche finire qui in questa malga, in mezzo a quest'ottima compagnia che mi ricorda il bar della cooperativa. Ma anche qui arriva il momento di rialzarci da tavola e di proseguire. La strada da percorrere è ancora tanta.
Sabato 26/09 ore 7:00, Ponte di Legno. Dicono che la notte porti consiglio, a me invece ha spaccato i quadricipiti. Forse l'entusiasmo, forse la mancanza di allenamento, forse la mia incapacità nell'affrontare le discese, ma fatto sta che sono qua dentro la fontana di Ponte di Legno per cercare di far funzionare muscoli che ho pesantemente malmesso durante le ultime discese. Alla base vita ho sonno ma non voglio dormire fino a quando non crollo sul tavolo mentre mangio, poi provo un massaggio per vedere cosa succede. Lasciamo la base di Ponte alle 9:15 con Michele che sembra tirato a nuovo mentre il sottoscritto ha stampato in fronte una parola da cinque lettere: crisi.
Sabato 26/09 ore 14:00, discesa verso Potagna. Non c'è nulla da fare, non riesco a scendere. Michele è prodigo di consigli, ma una mia frenata improvvisa lo fa cadere. Penso che sarebbe meglio finirla qui. D'altronde abbiamo un lungo viaggio in auto da affrontare domani, senza mai dormire e una notte di sonno non sarebbe male. Meglio che finire fuori tempo massimo domani mattina. Gli dico che voglio rimanere da solo nel mio oblio. Così lui va avanti col gruppetto che si è formato e io, da dietro, in solitaria, che cerco una soluzione al problema discesa. Accendo la musica ad un volume spropositato. Poi faccio diverse prove fino a quando, finalmente, non trovo un passo e uno stile che mi fanno scendere si piano, ma, fondamentale, senza dolore. Sono al limite, non ho più voglia di parlare, ma vado avanti.
Sabato 26/09 ore 19:00, Check point Ponte Scalvino. Arrivo al ristoro allestito dalla forestale di ottimo umore. L'ultima lunga discesa appena percorsa mi ha confermato che non sto più perdendo tempo rispetto ai cancelli. Vuol dire che con questo ritmo posso arrivare in fondo. L'umore è tornato stabilmente al bello e un bel contributo l'ha avuto anche la sosta al ristoro di Roccolo Pornina. Bisogna prima ricevere l'estrema unzione per potersi ritirare lì.
Sabato 26/09 ore 23:50, verso Edolo. Ma quanto è lunga questa discesa dai millantati 8km che dal Sant'Anna mi dovrebbe portare a Edolo? In questo tratto mi raggiunge un nuovo compagno di viaggio, non è loquace e si chiama colpo di sonno. Vorrebbe che ad ogni passo mi fermassi su uno di questi sassi a riposare. Faccio finta di non sentirlo, ma mi accorgo che non riesco a seguire una linea diritta. Potrei andare per l'ennesima volta nell'acqua, ma le vesciche nei piedi non sono dello stesso parere. A Edolo penso proprio che per la prima volta mi metterò in branda. Sarà l'ultimo cancello orario prima dell'arrivo e se poi a Vezza non avrò il tempo di dormire, sarà meglio che lo faccia prima.
Domenica 27/09 ore 6:30, lago del Mortirolo. Ho speso il resto della notte salendo da Edolo al lago del Mortirolo. Un'andamento lento, ma tutto sommato tranquillo e con la simpatica compagnia di vari compagni incontrati sono riuscito a scacciare la fastidiosa sonnolenza. Anche se nell'ultimo tratto esposto le mie continue soste mi hanno fatto ritrovare da solo. Entro nella baita che i miei compagni sono già pronti per uscire, il simpatico gestore del locale mi prepara una caraffa di tè e mi lascia una Red Bull. È arrivata l'alba e all'uscita del locale posso gustarmi la bella vista del lago.
Domenica 27/09 ore 9:27, Vezza D'Oglio. Caro diario, ho finito la mia gara che mi ha portato fino al lago del Mortirolo e da lì ne ho iniziata un'altra, quella che per 17km arrivava fino a Vezza. Non so se siano state le strade a me più familiari, l'alba del terzo giorno, l'effetto stimolante delle bevande bevute o semplicemente la voglia di arrivare al traguardo il prima possibile. Fatto sta che sono partito di corsa senza mai fermarmi, sia in discesa che in salita. Al successivo ristoro ho chiesto scusa per il fatto che non mi fermavo. A Valgrande ho impacchettato i bastoni, messo le maniche corte e mi sono lanciato in discesa. Mi aspettavo di cadere ogni momento, ma l'assoluta mancanza di senso per quella forsennata discesa aumentava la mia adrenalina, la quale aveva tagliato ogni segnale di dolore che proveniva dai piedi e dalle gambe. All'ultimo controllo, poco prima del traguardo, sono arrivato che gli addetti hanno dovuto correre fuori dalla casa per prendermi il numero. Questo voleva dire che davanti a me non c'era assolutamente più nessuno, ormai avevo superato tutti quelli che erano ancora in giro, ma ho deciso di continuare ancora più forte. Quando ho visto Vezza avrei potuto gustarmi gli ultimi metri, dare il tempo a quelli dell'arrivo di salutarmi e arrivare col sorriso stampato. Invece nulla, giù a tutta velocità verso il traguardo, con la voglia matta di spaccare qualche cosa, per esempio i miei bastoni, ma siccome erano nello zaino, ho solo lanciato via i guanti. Ci ho messo qualche minuto per ritornare nel mondo delle persone normali, ma poi c'è stato solo spazio per una grande gioia. L'Adamello Ultra Trail 180.
Fatta!
Partito venerdì alle nove di mattina e tornato a Vezza d'Oglio domenica mattina poco dopo le nove. Totale 48h:27' per la 39-ema posizione generale.
Su youtube è anche disponibile il video ufficiale della gara.
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Uno dei passaggi più belli in acqua con Michele |
domenica, settembre 20, 2015
Anninger: le mie gare
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In rimonta sulla ex-pista da slittino |
La classifica finale qui.
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Ultima salita off road |
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Tra le rocce |
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Arrivo al ripetitore |
Rimanendo in tema Anninger, devo fare il resoconto di un altra gara alla quale ho partecipato qualche settimana fa: l'Anninger Challenge. Una gara ad invito esclusiva alla quale ho avuto l'onore di partecipare. Quarto posto finale in 27':47", se si vuole guardare il bicchiere pieno, penultimo se si vuole guardare quello rotto. Un resoconto completo della gara si trova qui, mentre la classifica finale a questo link.
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Al traguardo - Anninger Haus |
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Foto di gruppo con tutti i partecipanti |
giovedì, settembre 03, 2015
Prossimi appuntamenti
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Organizzatore AUT 180 |
lunedì, agosto 10, 2015
Ultratrail i comandamenti per iniziare
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La discesa dalla montagna |
1 - Non fare nessun controllo medico all'inizio, sicuramente gli allentamenti fatti fino a quel momento avranno sballato molti valori. Se invece non si ha mai corso, sarà molto improbabile avere già dei fastidi che valga la pena di parlare col medico. E di fare del movimento ce l'ha già detto l'ultima volta che ci siamo stati anni fa.
2 - Il tempo minimo per preparare il primo ultratrail non è sei mesi e neanche quattro. È solo il tempo tra ora e il via della gara. Se la gara è domani, è meglio andare a letto invece di navigare a vuoto in internet leggendo post come questo.
3 - Se uno non ha resistenza nella corsa, sicuramente avrà sviluppato una resistenza specifica in altri campi. Che sia la maratona di James Bond in tv, la classica riunione aziendale fino a notte fonda, settemila messaggi in whatsup al giorno o il week end non stop con l'amante, ognuno di noi ha già sviluppato una resistenza di fondo che basta e avanza. Per i pochi che ancora non ce l'hanno, allora possono cominciare a correre, piano se vogliono andare lontano. Nella quasi totalità dei casi, manca solo l'iscrizione alla prossima gara ultra.
4 - Nelle successive quattro settimane, sempre che la gara non sia prima, si devono intensificare gli allenamenti. Il week-end con l'amante parte già al giovedì, alla maratona di James Bond si aggiunge quella di Mission Impossible e così via. Perché 4 settimane? La risposta al punto successivo.
5 - Nel primo mese (un mese è fatto di 4 settimane, ecco la risposta), bisogna riposarsi almeno due giorni e massimo 48 ore. Se uno ha guardato solo la tv, andrà a fare un giro fuori e viceversa. Per chi corre, il ritmo da tenere una tantum è quello della mezza maratona. Va bene anche il ritmo di quella fatta vent'anni fa, ma se proprio non si ha mai corso una mezza, fare finta di niente e passare al punto successivo.
6 - Secondo mese. Sicuramente i primi segni di depressione, stanchezza e infortuni vari si faranno sentire. Fare finta di niente e cercare di raddoppiare la lunghezza dell'uscita più lunga. La farmaceutica ha fatto passi da gigante in questo campo, cominciare anche a leggere mail di spam e considerare seriamente quelle dove compare la parola "pills". Anche la visita notturna del parco sotto casa ci offre l'opportunità di trovare qualche sostanza contro i momenti bui della vita.
Alla fine del mese, ormai anche cani e porci saranno in grado di correre almeno 4 ore con dislivelli dell'ordine di 2000 metri positivi se avranno seguito alla lettera i primi cinque punti. Altrimenti passare al punto successivo senza dire nulla.
7 - Terzo mese. Per i pochissimi che non si sono ancora rotti è arrivato il momento di sferzare l'attacco finale. Se il mese ha 31 giorni due giorni di riposo sono ammessi (il 30 e il 31), tutti gli altri giorni bisogna intensificare le uscite, cercando di non stare mai sotto le tre ore. Il ritmo fantomatico della mezza maratona va rispolverato sempre ogni dieci minuti e in montagna bisogna andarci un giorno si e uno si. Dal niente non nasce niente, ma attenzione a non esagerare.
8 - Quarto mese. L'imprevedibile e inaspettato infortunio si è presentato. Che sia il ginocchio, la caviglia, il piede, l'anca o il pollice del telecomando è arrivato il momento di andare dal dottore. Ecco perché era inutile andarci all'inizio, quando si stava ancora bene. Un riposo forzato che ci proietta direttamente alla gara nelle migliori condizioni perché si ha superato il momento no senza abbandonare la voglia di presentarsi al via. Normalmente, vista la lunga pausa, si è senza nessun dolore al via. Per i caratteri fragili che decidessero di rimandare la partenza, nessun problema, ripartire dal punto 1 e ci rivediamo di nuovo qui.
9 - Il giorno della gara. Finalmente è arrivato il momento fatidico, la preparazione è andata grosso modo secondo le aspettative e la distanza che si dovrà affrontare non rappresenta nessun ostacolo ormai. Evitare di mettere un salame intero nello zaino, per il resto tutto quello che si è comprato in questo periodo si può portare, nessun organizzatore mette un limite al costo dell'equipaggiamento, che può quindi tranquillamente superare i cinquemila euro.
10 - In gara. Se al primo ristoro dopo 4 km pianeggianti si è già fuori tempo massimo, trattare assolutamente con gli addetti. Di solito chiudono un occhio e se si tira fuori il salame, anche se non era da portare, anche due.
Se alla prima goccia d'acqua si pensa al ritiro, farlo subito assolutamente, magari anche senza dover aspettare la pioggia, spesso in queste gare non piove proprio. È meglio cogliere subito l'occasione di terminare questo tipo di attività e di tornare alla propria vita precedente. La salute prima di tutto, non era per questo che volevamo partecipare ad un ultratrail? E sicuramente richiede più coraggio abbandonare alla prima futile difficoltà che arrivare in fondo, certe occasioni non capitano così spesso. E finiamola di chiamarli eroi quelli che sempre e comunque arrivano in fondo, perché gli eroi sono altri (mettere "chi sono gli eroi" in google) e anche loro hanno avuto le loro giornate storte.
domenica, agosto 02, 2015
Dirndltalextrem terza volta
Il torrente Pilach, acque fredde e limpide |
Come gli anni precedenti sono stato ospite della casa ESV dove si trova la partenza e l'arrivo. L'ESV è il classico dopo lavoro ferroviario, una struttura che mi riporta ai tempi di quando, in Italia, andavo a giocare alle bocce dai ferrovieri. Il bello del Dirndltalextrem è il clima familiare della gara e, dopo le mie tre edizioni, i volti conosciuti e rincontrati sono davvero tanti. Una gara che non comincia alle sei del sabato mattina e finisce la sera dopo l'arrivo, ma già al venerdì pomeriggio con la distribuzione dei pettorali e dura fino alla domenica mattina con le premiazioni.
Al via, senza allenamento e acciacchi vari, in una splendida giornata di sole senza eccessi di caldo, mi sono presentato senza nessuna ambizione di tempo o posizione. Sono partito nelle retrovie e al primo check point (CP1) sembravo più ad una scampagnata che in una gara di corsa. Non appena però la strada è cominciata a salire ho cominciato a risalire il gruppo. Al CP3 ero già in linea con i tempi del 2014. Però è stato verso il CP4 che è cominciata la mia crisi. La gola mi faceva male, colpi di tosse che si sono uniti a delle fitte nello stomaco e il mio pettorale numero 17 che non mi era per niente d'aiuto. Una sosta obbligata nel bosco è risultata, non solo inevitabile, ma, visto lo stato delle braghe, anche tardiva. Prima di Frankenfels, sede del CP4, sono andato nel torrente Nattersbach per cercare di rimediare la situazione con un bel bagno. Il risultato non è stato malvagio, lo stomaco si è riassettato, la tosse scomparsa e le braghe sono ritornate accettabili. Sempre da solo sono poi proseguito in tranquillità verso il CP5, evitando di adattarmi al ritmo di altri concorrenti. Nella salita più dura verso il CP6, ho capito che le cose si stavano sistemando per il meglio. Nel frattempo ho accumulato un ritardo di circa 30 minuti rispetto all'anno precedente e anche come piazzamento ero oltre la ventesima posizione degli 83 iscritti. Con l'aiuto dei bastoni, un ritmo regolare e tranquillo sono arrivato in cima al CP6 senza poi il bisogno di una lunga sosta come in passato. Nella discesa successiva non ho rischiato nulla, ma sulla salita finale verso il CP7 ho fatto un errore di percorso. Anche il gps non mi è stato di gran aiuto e sono dovuto tornare indietro perdendo una manciata di minuti. Quando sono tornato sul sentiero corretto, i miei compagni di viaggio che avevo appena staccato sono stati sorpresi nel vedermi arrivare da dietro. Nella lunga discesa verso il CP8 ho poi resistito alla tentazione di seguire un corridore che mi ha superato di slancio. Erano troppi i chilometri che mancavano verso il traguardo e l'anno scorso mi sono giocato nello stesso punto i quadricipiti, che poi in pianura non hanno più funzionato. A questo punto della gara, ho solo cercato di arrivare in fondo cercando di risparmiare il più possibile le gambe. Solo ai ristori ho avuto una tattica diversa dal solito, cercando di minimizzare al massimo la sosta. Verso il CP10 mi sono ritrovato con buone gambe ed ho così provato ad aumentare il ritmo. Sforzo che ha dato i suoi frutti in quanto nell'ultimo tratto pianeggiante, prima del traguardo, sono riuscito a raggiungere il corridore che mi aveva superato prima in discesa in quanto ora riusciva solo a camminare. Mi è sembrato di rivedermi nell'anno precedente. Non mi andava di superarlo negli ultimi quattro chilometri pianeggianti, ma siccome non riusciva proprio a seguirmi mi ha detto che potevo andare avanti. Alla fine sono arrivato con un enorme sorriso e un sorprendente tempo finale di 15h:34', solo cinque minuti più lento dello scorso anno, per l'ottima undicesima posizione finale.
Il link della classifica finale completa.
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Appena partiti |
Traguardo, con l'organizzatore Gerhard |
CP8 |
Arrivo con stretta di mano |
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Dettaglio arti inferiori |
sabato, luglio 25, 2015
Prossima fermata dirndltalextrem
Archiviata la terza maratona stagionale, mi accingo a preparare la prossima gara, che sarà nel Pilachtal ovvero il Dirndltalextrem (111km, 5000D+). Quest'anno sarà la mia terza partecipazione consecutiva, sono veramente curioso di sapere come andrà a finire. Può andare bene come obbiettivo? Ma è nella ripetizione che si vede la vera dipendenza.
Quest'anno è un po' strano, tra una gara e l'altra non riesco a prepararmi decentemente, un po' per scelta (troppe gare consecutive), un po' per eventi di varia natura e in gara mi ritrovo ad improvvisare. Ma va proprio bene così.
Vedrò di stilare quanto prima una tabella degli allenamenti, anche se manca meno di una settimana al via, per arrivare al top della condizione sabato 1 agosto prossimo, cercando di combinare al meglio rigenerazione, stimolo allenante e di evitare assolutamente i chilometri vuoti. Come? Evitando di fare dei chilometri, così evito alla radice anche quelli "vuoti" (quelli che servono come alibi e vanno bene solo per la statistica). Per quanto riguarda l'aspetto mentale, basta mettere in Dr. Google la magica frase "preparare ultratrail in 5 giorni" e con trentamila risultati non mi posso certo sentire abbandonato al mio destino.
Quest'anno è un po' strano, tra una gara e l'altra non riesco a prepararmi decentemente, un po' per scelta (troppe gare consecutive), un po' per eventi di varia natura e in gara mi ritrovo ad improvvisare. Ma va proprio bene così.
Vedrò di stilare quanto prima una tabella degli allenamenti, anche se manca meno di una settimana al via, per arrivare al top della condizione sabato 1 agosto prossimo, cercando di combinare al meglio rigenerazione, stimolo allenante e di evitare assolutamente i chilometri vuoti. Come? Evitando di fare dei chilometri, così evito alla radice anche quelli "vuoti" (quelli che servono come alibi e vanno bene solo per la statistica). Per quanto riguarda l'aspetto mentale, basta mettere in Dr. Google la magica frase "preparare ultratrail in 5 giorni" e con trentamila risultati non mi posso certo sentire abbandonato al mio destino.
lunedì, luglio 13, 2015
Ecomaratona del Ventasso
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Un sentiero del percorso |
Domenica 12 luglio ero ai nastri di partenza della tredicesima edizione dell'ecomaratona del Ventasso con partenza e arrivo a Busana nell'Appennino Reggiano. Non sono nuovo a queste zone, ho dei bei ricordi dei laghi del Ventasso quando con la scuola andavamo a sciare, le gite dell'oratorio sulla pietra del Bismantova e vecchi amici di Castelnovo Monti e dintorni. La gara è stata un'ottima occasione per tornare a riscoprire questa splendida zona dell'Appennino e rincontrare amici di vecchia data.
Non ho mai corso un'ecomaratona, vale dire un trail che misura esattamente 42,195km con un dislivello di 2300+. In questa gara, più che la prestazione in sè, ho cercato di stabilizzare un po' la condizione in vista delle prossime gare e provato delle nuove soluzioni, tipo il singolo bastone.
Cielo terso e temperature più che estive hanno accompagnato tutta la durata della gara rendendola molto impegnativa. Al via sono partito in coda al grande serpentone colorato che ha attraversato due volte le strette vie di Busana prima di cominciare la salita verso Cervarezza. Qui, sui suoi secchi sentieri, ho mangiato molta polvere dimenticandomi di ammirare la pietra del Bismantova.
Dal profilo della gara mi sono orientato per una strategia di correre sempre almeno fino al primo ritorno a Busana e di poi usare il bastone quando sarebbe iniziato il "tirone", il ripido sentiero che porta in cima al Ventasso con i suoi 1727 metri di altezza. La prima parte si è svolta senza problemi e quando è iniziato il tirone, l'aiuto del bastone mi è stato molto prezioso. Normalmente non sono un gran amante del bosco in salita, in quanto limita la vista del panorama, ma in questa torrida giornata, la copertura degli alberi non mi è stata così sgradita. Comunque, ho trovato lo stesso il tempo per un paio di soste per ammirare il panorama dove il bosco si apriva o era assente. Sopratutto in cima al Ventasso dove mi sono fatto spiegare dai volontari del soccorso alpino le varie zone sottostanti. Sosta che mi sarà costata almeno una decina di posizioni faticosamente conquistate nella lunga salita. Ma del tempo finale e della posizione non è che m'interessasse un gran chè e così sono ripartito nella discesa in cresta di ottimo umore. Finita la discesa è iniziata una fase molto interessante di saliscendi a basso contenuto di dislivello ma ad alto livello di consumo di gambe. Una tratto che mi ha entusiasmato almeno fino alla prima caduta, dove un inciampo sulle pietre ha risvegliato crampi micidiali agli adduttori. Crampi che sono tornati con la seconda caduta sulle solite pietre e che ha un po' allarmato i miei compagni di viaggio. Nulla di preoccupante e così sono andato avanti in tranquillità fino all'ultimo chilometro. Qui, in un cambio di pendenza, un crampo micidiale mi ha costretto al passo per qualche momento facendomi perdere di colpo una decina di posizioni a pochi metri dal traguardo. Situazione che proprio non mi è piaciuta, ma ero in una maratona e non in un ultratrail e così lanciando le gambe a tutta velocità, ho dissolto i crampi e recuperato quasi tutte le posizioni perse, tagliando il traguardo in un ottimo 5h:40':07".
La bella sorpresa finale è stato il pranzo, completamente servito di primo, secondo, dolce, frutta e bevande per tutti i partecipanti della manifestazione, un trattamento che non ricordo di aver mai ricevuto nelle mie precedenti gare.
Posizione 88-emo su 354 e link della classifica finale.
Conclusioni: L'ecomaratona del Ventasso è un'ottima gara, che porta lo spirito della maratona nel trail, senza però il suo modo scriteriato di gestire i rifiuti, un percorso bello tosto con in più i panorami unici dell'Appenino Reggiano.
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Croce Ventasso |
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Arrivo |
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