sabato, gennaio 25, 2020

Spine la gara - Inizio

Arrivo a Manchester di venerdì, fila all'aeroporto e nella stazione dei treni devo imparare a prendere quello giusto, quello che mi porta al mio alloggio nel paese che si chiama Hope, Speranza, vicino al paese della partenza Edale.
Nella breve passeggiata verso la mia camera al pub Cheese Inn una macchina si ferma e mi chiede se voglio un passaggio fino a Edale. Ringrazio, ma dico che mi fermo qui a Hope. Interessante che da queste parti siano le macchine a chiedere ai passanti di salire. All'ora di cena al pub arriva una delegazione della gara, tra di loro anche una troupe televisiva giapponese che seguirà i partecipanti del sol levante.

Il sabato è il giorno del check-in. Vado a Edale a piedi per vedere un po' come sono le vie da queste parti. Salitelle su vie ben solide di prati, ma quando arrivo in cima alla collina incontro per la prima volta il vento inglese che regna incontrastato su queste creste. Una sventagliata non da poco, tanto per chiarire che se mi aspettavo una campestre stile arginelli bredesi, qui mi devo ricredere.
Al controllo devo mostrare 9 elementi obbligatori. Quando mostro i miei pantaloni per la pioggia inov8, che sono in linea teorica da regolamento, mi chiedono se veramente voglio usarli in gara. Dico perché no, quando piove me li metto e poi li tolgo. La ragazza del controllo scuote la testa e dice che questi pantaloni nel giro di mezz'ora si rompono. Dico va bene ne terrò conto ed userò quelli più robusti. Foto di rito, mi attaccano il tracker e mi dicono che sono ufficialmente in gara.

Al briefing  l'organizzatore parla della difficoltà della competizione, che l'elemento principale di difficoltà è il meteo.
E che quest'anno non sarà un eccezione.

Domenica la partenza alle 8 da Edale. Ci arrivo accompagnato dal titolare del pub, che dopo dieci minuti di auto mi lascia al mio destino. I dubbi dei giorni precedenti sul come vestirmi sono chiariti subito dal meteo: pioggia e vento. Quindi giacca e pantaloni gorotex e calze resistenti all'acqua. Alle otto la luce del giorno è abbastanza per non usare la lampada. Parto in fondo al passo. All'inizio ci sono dei pezzi facili, ma non mi smuovo dal cammino. Mi dico che in 268 miglia (431 km)  ce ne saranno dei pezzi da  correre. L'inizio non è uno di quelli. Penso in miglia perché sono meno e con i numeri in chilometri, tipo quattrocento, faccio fatica a realizzare.
L'inizio è veramente difficile. Mi sento estraneo alla gara, piove cammino su una salita fangosa e scivolosa. Vento, nebbia il serpentone davanti che tira e molla per non perdere quello davanti che indica la strada. Neanche due ore di gara e mi chiedo cosa sto facendo qui. Poi il terreno cambia ed incontro per la prima i "bogs" (biotopo o torbiera). Questo primo pezzo è tutto coperto da pietroni di granito. Mi dico bene, qui posso correre e tac finisco in terra. Nel giro di mezz'ora riesco a cadere tre volte su questo tipo di percorso. Il tizio della fila indiana che mi sta dietro se la ride e mi dice di stare attento. Al momento non ho capito nulla di questo posto e cerco di rimanere in piedi.

Finisce di piovere e il terreno diventa più amico. Decido di accelerare un po' per vedere se riesco ad andare da solo. Il gruppo col quale sono stato fino ad ora è quello dei camminatori hard-core, di quelli che non correranno mai.
Il primo impatto con la navigazione non è male, un occhio al gps ogni tanto e riesco ad andare bene. Le vie, però, sono coperte da nuovi corsi d'acqua creati dalla pioggia ed un guado chiama l'altro. Un tizio che mi trovo davanti prova a sondare un canale. Gli chiedo cosa sta facendo. Mi risponde che cerca il punto meno profondo. Saluto e tiro dritto nel canale con l'acqua che mi arriva alla coscia mostrandogli un passaggio che non sceglierà mai. Penso che il tizio sia ancora là a sondare.
Sono contento delle mie calze resistenti all'acqua, anche con passaggi profondi come questo il piede sta bene. La corsa, una natura spettacolare come non avevo mai visto e strade a volte semplici, mi mettono di buon umore ed in sintonia con la gara.

Verso le 16 la luce diurna cala e mi devo preparare per il buio. Nelle ultime ore sono sempre andato del mio ritmo e per questo sono stato quasi sempre da solo. Così mi sono confrontato con la navigazione, che, su un percorso non segnato, è fondamentale.

Sono davanti ad un paio di corridori e al rifornimento acqua faccio un pausa. Chi mi segue non fa la pausa al rifornimento e così mi ritrovo al primo buio da solo senza riferimenti in un posto che non conosco minimamente. Massima fiducia nel gps e nelle mie mappe, che in totale sono 135, e avanti.
All'inizio mi oriento facilmente, poi scende un nebbione e raggiungo un posto che si chiama Black Stone, la roccia nera. Roccia nera ovunque nella nebbia. Non vedo sentieri, calpestii, solo pietre nere di varie forme. È veramente impegnativo tenere un ritmo decente, la via sulla mappa e sul gps è dritta, quindi facile in teoria, ma l'ambiente è da panico. Mi raggiungono da dietro ma ormai il peggio è passato.

La strada diventa facile da seguire, abbastanza corribile e il primo check point a Hebden è solo questione di pochi minuti. Ci arrivo alle 23:29 un'ora che è nella media, forse un po' lenta.
Ritrovo la mia borsa, che mi seguirà in tutti i prossimi checkpoints principali, con tutti i vestiti a disposizione. Cambio le mappe, mangio qualcosa e via subito verso il secondo checkpoint senza dormire.

- Segue - 



Percorso completo della Spine Race.
Partenza da Edale e arrivo a Kirk Yetholm


Passaggio nel bog dei primi due: Kelly e Rossello

Dettaglio dei pietroni di granito messi nel biotopo


Prima salita

Appena partiti



Video creato dalla troupe Giapponese

lunedì, gennaio 20, 2020

Spine Race 2020: well done!

Bericht auf Deutsch here.

Arrivo con Antonio 
200 miglia appena passate
Dopo 138h:48':37" ho terminato la Spine Race 2020 in 23-ema posizione uomini (27 generale). Gara ben oltre le mie aspettative che mi ha sorpreso per la difficoltà del terreno fangoso, pioggia, neve  e con condizioni di vento alle quali non avevo mai avuto a che fare.
Totale di 63 finisher, 83 ritirati durante la gara e 16 non si sono presentati al via.

Un resoconto completo segue.



Video dell'arrivo venerdì notte


Intervista sul muro di Adriano, dopo 200 miglia, giovedì


Uscita dal CP4 in Alston


Reportage della tv Giapponese

mercoledì, gennaio 08, 2020

Tutto pronto per la Spine Race

Terminato anche l'ultimo allenamento in vista della mia prossima gara, ecco i dati per seguire l'evento dal comodo divano:

Gara: Spine Race.
Livehttp://live.thespinerace.com/
Pettorale numero: 228
Partenza:  domenica 12 gennaio ore 8:00 da Edale (ENG)
Arrivo tempo massimo: domenica 19 gennaio ore 8:00 a Kirk Yetholm (SCO)
Distanza: 268 miglia, circa 430km
Modalità gara: non stop, max 168 ore
Equipaggiamento obbligatorio: zaino da circa 7 Kg

Il record della gara appartiene ad una donna (Jasmin Paris) che è arrivata il mercoledì sera alle 19 circa dopo 83 ore.

mercoledì, gennaio 01, 2020

Manca poco e nuovo anno solare

Mancano veramente pochi allenamenti prima del mio debutto nella Spine Race in terra inglese, che anche il tradizionale rito di San Silvestro è passato in secondo piano.
Vale a dire la gara del 31 dicembre attorno al Ring Viennese, questa volta terminata in 26':37", che non ha nulla a che vedere con quello delle passate edizioni. Corso con lo zaino dei ricambi e acqua, partito coi nordic walkers e provato solo tre km con un ritmo attorno ai 4':30". La splendida medaglia finale ha dato un senso a questa mia partecipazione, dove avevo solo da perdere a pochi giorni dal via della Spine.

Ho anche definito tutto il materiale da portare in Inghilterra, ma durante le mie uscite a zaino carico ho trovato modo di sostituire alcuni elementi che non mi soddisfano fino in fondo. Penso di scrivere un post dedicato al materiale dopo la gara.

Mi chiedo se sia possibile incrementare la condizione a undici giorni dal via, ma ormai la situazione è quella che è. Le quattro gare disputate negli ultimi tre mesi (Colonia, WRU, 10km Benefiz, 5,3km Ring) presentano dei risultati impietosi e sono, talvolta, le mie peggiori prestazioni sulla distanza.
Basterà per partire con calma?

Qualche statistica dell'anno 2019 appena passato:
Chilometri percorsi in varie gare:  891 Km
                                                D+: 33'345 metri
Numero di gare: 19
Ultra sopra i 100: 4
Ultra tot: 6
Km in Ultra: 624 Km con 27'770 D+
Numero di maratone: 3
Gare su distanze corte (dist max 32km): 10
Migliore prestazione personale: Ötschermarathon,  Dirndltal Extreme,  Adamello Ultra Trail





mercoledì, dicembre 18, 2019

Allenamento Spine

Mancano poche settimane al via della Spine (partenza domenica 12 gennaio mattina) e mi ritrovo nel pieno degli allenamenti finali.
Non sono stato lì a pensare  dei lavori particolari, semplicemente uscite tranquille, più lunghe rispetto al solito e zaino pesante da gara in spalla.

Debbo dire che dopo il WRU, al momento della fase finale della preparazione, sono stato molto scettico sul da farsi. Problema al tallone destro che ogni tanto si fa sentire, materiale obbligatorio da procurare e sistemare nello zaino. Poi l'acqua, il cibo da consumare in gara e la logistica della trasferta. La navigazione e la gestione delle pause. Ce né abbastanza per cominciare a dubitare.

Piano piano ho raccimolato tutto il materiale, le uscite sono diventate sempre più continue, sistemato  la logistica e così è tornata la fiducia. Ma non solo, dopo quest'assaggio di inverno viennese, ora ho proprio voglia di partire.

Per un'idea, forse un po' esagerata, di quello che vuol dire preparare il materiale per la trasferta, un partecipante della gara del gennaio scorso ha postato questo video, che mi ha lasciato un po' stupefatto. Ma alla fine, anche se non mi porterò dei guantoni polari, del materiale da portare ce né.




sabato, novembre 30, 2019

Verso la Spine Race

Tipico paesaggio da Spine, muro da scavalcare
e cartello di legno.
Ora trova la scala per passare sopa il muro
Archiviata il Wien Rundumadum edizione 2019, ora mi trovo nel pieno della preparazione alla mia prossima e ultima gara stagionale, anche se sarà già all'inizio del 2020.
La gara è la Spine Race, che si svolgerà in Inghilterra il prossimo 12 gennaio 2020.
Il percorso si snoda lungo il trail a balissaggio fisso denominato  "Pennine Way", immerso in diversi parchi nazionali inglesi.
Il materiale obbligatorio che dovrò portare con me conta trenta elementi, una quantità alla quale non sono abituato. Su tutti un sacco a pelo, stuoia, fornello da campeggio, gps a pile, e 3000 calorie in cibo.

Gli acciacchi che ho accumulato durante la maratona di Colonia, e confermati nel WRU, sono ormai passati così che la fiducia è ora buona.

Per me, la Spine, sarà una tipologia di gara da scoprire e conoscere. Troppe sono le incognite, come la navigazione, pause da gestire autonomamente per una settimana, alimentazione e meteo. In questo contesto il ritmo da tenere in gara, che è di solito la base sulla quale si basa la preparazione della gara,  diventa perlomeno comprimario, se non secondario.

Elenco ufficiale dei partecipanti
L'elenco ufficiale degli iscritti alla gara del 12 gennaio 2020 si trova qui.
Il live della gara si trova qui.



domenica, novembre 03, 2019

WRU 2019

Marswiese sede del CP1. A destra il secondo classificato
mentre riempie la borraccia

CP1 passaggio senza sosta
Arrivo dopo 16h:18', con un DOOM muscolare
non indifferente diritto nei denti 
L'approccio al WRU 2019 non è stato dei più sereni, con i postumi della maratona di Colonia ancora da smaltire (tallonite).
L'allenamento omeopatico delle ultime tre settimane mi hanno ridato sollievo, ma non hanno risolto tutti problemi. Sopratutto non hanno niente a che vedere con un allenamento specifico per una gara da 130 Km attorno a Vienna e 2000D+.
La carica della gara, però, è stata sufficiente a coprire i dolori al tallone e i primi 50 chilometri li ho affrontati al ritmo di record personale senza avere l'impressione di strafare o caricare troppo il piede dolorante.
Verso metà gara mi sono ritrovato senza acqua in quanto alcune fontane erano già in modalità invernale. Una bella mazzata che mi è costata subito due posizioni ed è stato l'avvio del mio declino. Nella Lobau, con 45km ancora da percorrere, i primi segnali di cedimento con l'inizio delle fase camminate. Fasi che si sono allungate sempre più fino a diventare prevalenti. Il cammino è stato costretto da un dolore muscolare ai quadricipiti che era da un pezzo che non si presentava così forte in gara. Forse solo nella Via degli Abati del 2015 ho incontrato un fastidio simile.
Gli ultimi dodici chilometri, dopo l'ultimo check-point, mi sono costati ben 2h:08', con una fase di corsa praticamente inesistente. Tempo finale di 16h:18' che alla fine non è neanche il peggiore del mio palmares.

Adamello, Colonia e WRU affrontate al massimo nel giro di 5 settimane è facile intuire che non può funzionare senza problemi. Sopratutto la differenza tra maratona e ultra è notevole. Gli ultimi 37km di pena del WRU sono serviti a farmelo ricordare.

Nella speciale classifica di quelli che hanno affrontato tutte le edizioni del WRU, il risultato di quest'anno ha sancito che siamo rimasti solo in 4 ad aver concluso tutte e 6 le edizioni della gara da 130km.