domenica, settembre 22, 2013
Wachau staffetta
Domenica mi ritrovo alle 6 di mattina, quando il sole non è ancora spuntato, alla stazione di Meidling, pronto per salire sul treno speciale che ci porterà alla partenza della maratona di Wachau. Questa volta non correrò la distanza da solo, ma lo farò assieme ad altri tre italiani. Il nostro team è "4 for Emergency" che non è un motto di allarme, ma cita l'organizzazione benefica Emergency per la quale vogliamo fare pubblicità. Io sono il primo staffettista, partirò da Emmersdorf e dovrò correre per 10km prima di ricevere il cambio. Alle dieci parto assieme ai maratoneti, gli altri miei soci, invece, sono già in postazione lungo il percorso ad aspettare. Per quanto mi riguarda, in mattinata decido di provare il mio ritmo maratona in condizioni di gara e di fermarmi al terzo passaggio di consegne, vale a dire al km 33, anziché al decimo chilometro. Alla corsa sono iscritti più di diecimila atleti, la maggioranza corrono la mezza maratona e partiranno da Spitz. La giornata non è molto soleggiata, ma non piove, ottime condizioni per correre veloci. Non riesco però a tenere un ritmo regolare, un po' perché il mio tempo vale solo per i primi 10 km e qui provo tre chilometri a tutta, un po' perché il percorso è un po'nervoso, con discesa, ma anche salita e vento contrario. AL km 33 arrivo bello cotto, per una maratona completa ne mancherebbero ancora 9 km. Un problema che dovrò risolvere alla maratona di Berlino il 29 settembre prossimo. Ora voglio tagliare il traguardo assieme agli altri, ma dal punto del cambio non vedo nessun mezzo di trasporto comodo. Siccome ho tempo, mi avvio a piedi al traguardo. Una passeggiata che mi piace, scambio qualche parola con chi non ce la fa più a correre e mi gusto il paesaggio. Ho tempo anche per andare dal benzinaio a prendere una birra e di gustarmela sul percorso. Non l'ho ancora finita, quando a due km dall'arrivo mi raggiunge Franco, che dopo Sara e Sandra è l'ultimo staffettista che fermerà il cronometro all'arrivo a Krems. Manca poco, devo finire la birra, rimettermi la maglietta Emergency e riprendere a correre. Ma in due non è un problema e così alla fine tagliamo il traguardo assieme fermando il crono sulle 4h:15', in perfetta tabella di marcia. Così termina un'altra bella giornata di corsa passata in compagnia, con l'altro treno speciale pomeridiano che ci riporta a Vienna. I dati del mio Garmin qui.
sabato, settembre 14, 2013
Obbiettivo nessuno
Quando finisce un periodo ne inizia un altro. Per quello che mi riguarda è la fine del periodo delle corse di allenamento e l'inizio di quello delle gare. Saranno gare molto diverse tra loro, tra la breve in montagna, alla lunghissima in circuito. In mezzo anche una staffetta e una maratona. Non credo che tutte queste gare mi aiutino a migliorare i personali, troppo diverse tra loro in tempi ravvicinati. Ma sono un ottimo scarico di tensione. Quella tensione che sale quando si prepara una singola gara per fare un tempo x, che a volte non funziona e quindi si è delusi. Oppure la gara va come previsto o anche meglio, ma appena finita si pensa subito "però potevo essere y più veloce, se..." o "la prossima migliorerò il mio personale di z con quell'allenamento k..." e "ho ancora margini di miglioramento sulla distanza x". In entrambi i casi rimane poco.
Ho bisogno di svago, invece, quello che ora non riesco a trovare nel rispettare una tabella x per arrivare in piena forma alla gara y. Non sono uno di quelli che dice "ah, se mi allenassi a modo sicuramente abbatterei quel muro x". Ma uno che pensa che se una bella gara si trova una settimana prima o dopo di un'altra, non m'interessa, se la gara mi piace vado. In ogni gara riesco a trovare uno spunto interessante, la sfida contro se stessi, contro le insidie dell'ambiente, oppure contro qualcuno che corre quel giorno allo stesso livello. "In allenamento ci vuole un obbiettivo, se uno ha un obbiettivo tutto viene di conseguenza", ho sentito dire. Nulla da ridire, ma se non ho nessun obbiettivo, cosa faccio, non corro? Oppure ne creo uno tanto perché ce l'hanno tutti? Ultimamente è proprio il contrario, più non ho obbiettivi, più corro ed ogni gara sarà una sorpresa. "Che obbiettivo hai per Berlino?" mi hanno chiesto. Per dire qualcosa ho risposto "3h:30'", sentendomi rispondere "non ci credo". Giusto, neanch'io ci credo perché la giusta risposta è: nessuno.
domenica, settembre 01, 2013
Verso Berlino
Archiviata ormai la splendida stagione delle grandi corse in montagna, ho ripreso la preparazione per le prossime corse su strada di settembre e ottobre. Prossimo obbiettivo è la maratona di Berlino che si correrà il 29 settembre. L'allenamento specifico è compresso in un tempo molto ridotto, ma finalmente riesco a tenere ottimi volumi anche in allenamento senza particolari problemi. Non mi succedeva da febbraio di quest'anno. Fino ad ora sono andato avanti solo con gare massacranti e allenamenti rigeneranti. Sarà per me interessante vedere che effetto avrà in gara questo allenamento.
Berlino non è l'unico obbiettivo, il 5 ottobre debutterò in una gara di 6 ore, un tipo di gara che non ho mai provato prima.
Nel mezzo, una puntata a Wachau dove parteciperò alla staffetta assieme ad altri tre italiani nel team 4 for Emergency
martedì, agosto 06, 2013
Dirndltalextrem è fatta!
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Primi chilometri |
L'avvicinamento
L'avventura inizia venerdì pomeriggio, dove in un gran caldo decido di portarmi a Ober Grafendorf in treno. Il viaggio da Vienna non dura neanche un'ora, ma è particolare il tratto St.Pölten - Ober Grafendorf con la Mariazell Bahn. Una linea ferroviaria privata piena di storia, lenta ma caratteristica.
A Ober Grafendorf trovo subito il centro del tennis, dove ci sono, oltre al bar, i letti per dormire. La camerata è piena, ma col caldo che fa, la metà degli ospiti deciderà di dormire all'aperto. L'organizzatore, Gerhard, in costume tradizionale, mi saluta personalmente così come tutti gli altri corridori. Il ritiro del pettorale è una formalità. Ora devo decidere cosa lasciare ai vari check-point. Gli altri concorrenti hanno una sacca col proprio nome, io rimedio qualche borsa e col pennarello ci scrivo sopra il mio nome. Decido che al CP3 (punto di controllo 3) cambierò le scarpe, al CP5 la maglietta, così come al CP8. Puntuale alle 17 comincia il briefing e alle 18 il pasta party con i classici spaghetti alla bolognese.
Il resto della serata passa velocemente scambiando impressioni con gli altri corridori. È sempre bello sentire i pareri e le storie di altre gare. Alle 23 vado a dormire, la sala è molto calda, il condizionatore abbastanza rumoroso e dormire risulta problematico.
La partenza
Alle 4:30 viene servita la colazione, è il privilegio di chi ha deciso di dormire qui. Alle 6 è tutto pronto per la partenza. Si prospetta una giornata di sole, caldo record con massime intorno ai quaranta gradi, ma senza temporali. Al via siamo in 54, ma il traguardo lo vedranno solo 41 corridori. Nel mio zaino porto con me acqua, gps con la mappa del percorso e barrette. Dopo la partenza nessuno vuole dettare l'andatura, così il ritmo è molto basso e mi trovo nelle prime posizioni. Il sole è ancora all'orizzonte e le montagne sono dolci. È un vero piacere correre in queste condizioni.
La mia tattica di gara è: andare tranquillo, non sbagliare mai strada e pensare sempre e solo al prossimo checkpoint. La via è marcata bene dai segnali verticali bianchi e blu, mentre sull'asfalto con le scritte verdi. Tutti gli altri segnali vanno ignorati. Sono però contento di aver portato con me il mio gps (Garmin GPSMap 60CSx) con la carta e i punti di ristoro, sbagliare percorso può succedere in ogni momento. Al CP1, dopo aver fatto bucare la mia carta, riparto subito. Verso il CP2 le pendenze cominciano a cambiare e qui finisco l'acqua. Dopo una breve pausa per riempire la sacca, riparto col morale alto. Per ora ho trovato solo salita su strade facili, correndo quasi sempre. Più avanti il profilo cambierà molto. Ho deciso di correre i primi tre CP con le scarpe da gara su strada (Mitzuno Ronin 5), non una gran scelta sopratutto perché le mie scarpe di ricambio (La Sportiva CLite 2) sono un numero più piccolo. Prima del CP3 incontro il primo pezzo single track con una discesa molto tecnica. Qui il vincitore di giornata mi supera per la prima volta, saranno in tutto tre volte, mostrandomi come si scende a razzo. Al CP3 arrivo col sorriso sulle labbra e cambio le scarpe. Chiedo la mia posizione e alla risposta sento che sono settimo, dico che ci deve essere un errore. Nessun errore, ora c'è un pezzo semplice in discesa e poi svolta a destra per la prossima salita. Qui non vedo la svolta e proseguo sbagliando strada. Uno sguardo al gps per constatare amaramente che devo tornare indietro. Con le nuove scarpe non mi trovo bene e comincio a sentire la fatica.
Il gran caldo
Arrivo al CP4 in solitaria che è quasi mezzogiorno, il caldo è torrido e ho perso una sola posizione. La salita al Pichl verso il CP5 la svolgo in un silenzio surreale. Ora sono al passo, nessuno in giro, perfino l'ombra non si fa vedere. Un rumore lontano di una motosega mi riporta sulla terra, è il segno che esistono ancora gli esseri umani. Vedo una fontana, mi avvicino e scopro che è piena di birre. È il ristoro speciale di Joe, partito col numero 1. Mi rinfresco un po' ma lascio le birre, alla fine però saranno quasi tutte vuote. Ora mi supera di nuovo il vincitore di giornata imprecando di aver sbagliato strada. Trovo il tempo di un bagno in un laghetto. Mi risupera per la terza e ultima volta il primo arrivato. Ha perso ancora la retta via ed ha una rabbia addosso che ha deciso di recuperare tutti andando a vincere. Il destino vuole che vincerà solo perché il secondo arrivato sbaglierà strada negli ultimi cinque chilometri dopo una gara perfetta.
In solitaria raggiungo il CP5. Qui mi prendo tutto il tempo per recuperare le energie perdute. Intanto arrivano molti altri corridori.
Le salite più dure e crisi
Riparto assieme ad altri due e al passo affrontiamo la salita verso Eisenstein. Grandi pendenze, ma il passo è buono. Al CP6 sento che sono un po' in debito rispetto agli altri due e decido di affrontare subito la difficile discesa, tralasciando la minestra e una bevanda ghiacciata. Un brutto errore in quanto dopo pochi minuti mi pianto con senza più energia. Qui mi trascino dove gli altri corrono a manetta. Sono in piena crisi. Sbaglio di nuovo strada non vedendo una svolta che avrebbe visto anche Bocelli. Riesco ad arrivare in cima all'Hohestein, CP7 km74, prima delle 18. Ma qui debbo rimanere fermo per almeno mezz'ora per recuperare le forze, cercando di tenere un aspetto decente per non far preoccupare troppo gli aiutanti della gara. Ma non devo avere proprio un bell'aspetto visto che in due arrivano subito a sincerarsi delle mie condizioni. Riparto dopo aver mangiando un panino con lo speck e bevuto un radler. L'incitamento che mi viene dato è "ormai è fatta, manca solo una maratona". La discesa che segue è in teoria molto facile, ma non riesco a correre. Quando finisce la discesa entro nel torrente che segue la strada a rinfrescarmi un po'. Ci vado con le scarpe e le calze. Un paio d'ore dopo i miei piedi saranno così molli, fradici e completamente bianchi da impedirmi di nuovo la corsa. Intanto però la rinfrescata mi fa bene e riprendo a correre.
La rinascita e la nuova crisi
Mi sento nuovo. Al CP8, dopo 83km di gara, mangio e riparto di slancio, però mi dimentico che avevo dei vestiti da cambiarmi. Qui riconosco anche l'organizzatore del Lainzer Tiergarten Trail e mi dice che mi vede bene. Gli spiego che è perché mi sono allenano a modo nella sua gara. Mi risponde che allora l'organizzerà anche il prossimo anno.
È quasi buio ma la voglia di correre non manca e in poco tempo arrivo al CP9. Ora devo viaggiare con la lampada frontale in piena campagna dove la via è segnalata con le trekking light. Bello spettacolo. Siamo in tre ad affrontare una delle ultime asperità. Si comincia con un pascolo pieno di mucche che slinguazzano le trekking light. Al CP9, però, mi sono fermato troppo poco e dopo qualche minuto comincio a sentire la fatica. Non riesco più a correre, sia in discesa che in pianura, così rimango solo. Mi fanno male i piedi. Ogni due minuti guardo il gps e il checkpoint è sempre lì. Mi sto muovendo? Finalmente arriva il CP10. Sono le undici passate. Ora mancano solo 8,5km al traguardo e mi prendo tutto il tempo necessario per riprendermi. A questo punto non mollo di sicuro e sono sicuro di poter correre di nuovo. Purtroppo un socio che è da un'ora disteso su un prato, decide di salire in macchina e abbandonare. Non ce la fa più, dice. Gli chiedo se è sicuro, lui dice di si e sale in macchina. Bevo l'ennesima coca cola e sono pronto per ripartire. So di poter correre nonostante i piedi mi facciano un male cane. L'acqua e le scarpe strette li hanno ridotti proprio uno straccio.
Non mi fermo più
Una breve salitella asfaltata, una discesa piena di buche e poi gli ultimi 4km sono su una ciclabile completamente dritta. Sembra infinita, ma corro. E forte, quasi da raggiungere un altro concorrente. Aveva detto che non riusciva più a correre, ma invece, come me, va che vola. Ci dividono pochissimi secondi, ma non guadagno, anzi perdo, e allora mi tocca mollare, a lui i miei complimenti all'arrivo. Alla fine il fotografo, che sta già andando a casa, mi scatta un paio di foto con il traguardo lì a pochi metri. Alle 0:51, dopo quasi diciannove ore dalla partenza, taglio il traguardo in una grandissima atmosfera di festa. Splendido. Incredibile se penso che sono sui piedi da stamattina alle 6 percorrendo più di centodieci chilometri con cinquemila metri di dislivello positivo. Un chilometraggio che mai sono riuscito a percorrere neanche in una settimana. Eppure un passo dopo l'altro, senza aver paura del babau, sono arrivato. La carica della gara è da non credere.
Dopo la doccia rimango al traguardo per festeggiare chi arriva dopo di me, scambiando qualche impressione con gli altri corridori già arrivati. Alle 4:30 ne mancano solo tre, ma qui vado a dormire.
L'appuntamento è per il prossimo anno.
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A pochi metri dal traguardo |
giovedì, agosto 01, 2013
Pronto per il dirndltalextrem
Da mesi sono iscritto alla seconda edizione del Dirndtal Extreme Ultramarathon ed ora è arrivato il momento di partire. Vado nel Pielachtal, destinazione Ober Grafendorf, ad una settantina di km da Vienna. Ritiro pettorale, breefing e sistemazione in branda. Sabato 3 agosto la gara partirà alle 6. Sono 111 i chilometri da percorrere e 5000 i metri di dislivello positivo. Avrò il tempo per contarli.
martedì, luglio 09, 2013
Lainzer Tiergarten Trail
Domenica 7 luglio decido di partecipare all'unico trail viennese: la corsa intorno al Lainzer Tiergarten nella parte ovest della città. Il trail si snoda su un circuito di circa 24 km e con 660 metri di dislivello positivo. Il giro è alla sua 25-ema edizione. Secondo l'organizzatore, che è lo stesso del cross al Böhmische Prater, è anche l'ultima. Sarà vero? A questo giro non vi ho mai partecipato e se davvero fosse l'ultima, almeno questa volta non posso mancare. La partenza si trova davanti ad un centro commerciale. Pochi metri più avanti si è già nel bosco. Il percorso lo conosco almeno per la metà. Al via mi presento, come faccio di solito in questo periodo, con lo zaino carico e in bici. Ho anche un nuovo gel da provare. Al via ritrovo facce conosciute, come Helmut, compagno di stanza a Lackenhof sul monte Ötscher, Olda e Nenad. Almeno fino alla prima salita, ci scambiamo opinioni sulle varie gare fatte dall'ultima volta che ci siamo visti. Dopo due chilometri di gara cambio ritmo e rimando i discorsi per il fine gara. La giornata è calda e soleggiata, la riserva d'acqua che mi porto appresso mi fa molto comodo. A metà gara ho già finito la scorta. I ristori sono merce rara e quando incontro una fontana decido di fermarmi per riempire la sacca del mio camel bag. Perdo un paio di posizioni, ma con ancora un'ora e passa di corsa da affrontare è meglio andare sul sicuro. Una scelta corretta, in quanto riesco a recuperare le posizioni perse e a raggiungere altri corridori nel finale. Ho provato anche a correre molto in salita, ma appena i quadricipiti mi vanno in acido lattico, perdo molto di più se non fossi andato al passo. Nel finale siamo in tre e tiro la volata agli altri due, anche se poi alla fine, è più forte di me, sprinto lo stesso per recuperare almeno una posizione. Alla fine sono 29-emo, col tempo di 2h:09':16", non male per come si è svolta la gara. Però ci sono ancora nove minuti da limare per entrare nel club leggendario di chi porta la maglietta con il motto "Il giro del Lainzer Tiergarten sotto le due ore". Alla fine il classico ristoro col mestolo dal secchio della bevanda isotonica e i saluti agli altri soci prima di darci l'appuntamento alle prossime gare. Olda, che oggi ha vinto, Helmut e Nenad saranno il 21 luglio sul Grossglockner per la famosa corsa in montagna. Io invece al mare, quest'anno in Croazia.
La classifica finale qui, i dati del mio Garmin qui.
martedì, luglio 02, 2013
Veitsch 54km/2000+, la gara
Sabato 29 giugno è il giorno dell'ultra maratona sul monte Veitsch. Mi iscrivo, nonostante una preparazione precaria, in quanto voglio fare un buon allenamento in vista del dirndltalextrem e provare diverse cose in assetto da gara, come l'alimentazione, la corsa con lo zaino e l'equipaggiamento.
Al mattino presto salgo in macchina con Michele e assieme andiamo a Veitsch per ritirare il pettorale e pacco gara. Michele è anche lui un italiano che lavora qui a Vienna ed ha una grande passione per la montagna. Oggi vuole correre la gara assieme a me adattandosi al mio ritmo. La giornata non è calda, ma il sole è splendido e il cielo è senza nuvole. La gara è un circuito di 54 km, pressoché tutta sterrata e sale fino alla cima del monte Veitsch a 1862 metri. Lo speaker, alla partenza, annuncia che sulla cima più alta ci sono nuvole e 2 gradi. In gara partiamo quasi per ultimi, la mia strategia di giornata è andare con molta calma sulle salite e spingere magari in discesa a partire dal km 40, sempre che tutto sia in ordine. La mia più grande preoccupazione è un dolore al tendine d'Achille sinistro che credevo ormai superato, ma che in settimana si è ripresentato. Al primo checkpoint del km 17 arriviamo sotto le due ore. Il panorama è molto bello e qui cambio la maglietta. Riparto e, poco dopo, tra una chiacchera e l'altra, inciampo su una radice e paff, volo a terra. Niente di grave, solo bello infangato ma devo stare più attento nel bosco.
In cima al monte Veitsch arriviamo dopo una salita molto ripida, poi inizia una discesa molto tecnica e impegnativa. Un po' il freddo, un po' la quota, un po' il dolore al tendine, ma qui perdo quasi contatto col gruppetto della salita. Riesco a rifarmi sotto quando la discesa diventa più semplice. Al secondo checkpoint del km 33, arriviamo dopo quattro ore abbondanti. Ora manca solo una mezza maratona, ma con molta più discesa rispetto alla salita e il morale è alto. Qualche salita tosta c'è ancora, ma di correre in quei tratti non se ne parla. Al chilometro quaranta tutto bene, tranne qualche fastidio allo stomaco dovuto alle diverse prove di diversi gel e barrette che ho voluto effettuare. In una ripida discesa lascio andare molto le gambe, troppo, perché poi nell'inaspettata salita successiva un crampo mi blocca completamente. Per fortuna passa subito e mi rimetto al passo. Nell'ultima discesa scendiamo di buon ritmo, ma veniamo lo stesso superati da altri due corridori coi quali ci siamo scambiati spesso le posizioni. Corridori che però si piantano all'ultimo chilometro, quando la strada spiana. A me capita a pochi metri dal traguardo, però Michele mi tira per la volata finale e indisturbati fermiamo il cronometro sulle 6 ore e 30 minuti, due ore e trenta dopo il primo arrivato. C'è tempo per una rinfrescata sotto il tendone e per cena siamo di nuovo a Vienna. Rimane la soddisfazione di una splendida giornata passata in mezzo alle montagne che magicamente scaccia tutti i dolori incontrati per strada. I dati del mio garmin sono qui, la classifica finale qui.
venerdì, giugno 28, 2013
Veitsch Ultra
Domani sabato 29 giugno si parte di buon mattino per Veitsch, dove correrò l'ultra montana in programma. La condizione? Potrebbe essere migliore se tutti i tendini funzionassero a modo, ma non si può avere tutto.
La settimana scorsa mi sono sciroppato una gara di 5 chilometri con trentadue gradi. 28-emo posto in 19':37", personale sulla distanza.
lunedì, giugno 17, 2013
Ritorno alle gare
Dopo qualche settimana di riposo e allenamento alternativo, ho ripreso ad allenarmi in modo intenso. Domenica è stata la volta del ritorno alle gare a Siegenfeld nel Wappenlauf, gara già affrontata due anni fa. Al via mi presento in bici in quanto voglio mantenere la tipologia di allenamento domenicale: bici - corsa - bici. Al via ho già 1h:20' di bici nelle gambe, salite incluse. Parto tranquillo nella pancia del gruppo. Il percorso è un misto di sterrato, bosco e asfalto con 220 metri di dislivello su 10,4km. La gara procede bene, riesco a superare molti corridori in discesa, ma sopratutto anche in salita. Una novità per me in questo 2013 molto tribolato. Segno che l'allenamento collinare delle ultime settimane sta dando i suoi frutti. Alla fine un ottimo sprint finale mi regala la posizione 26 con un tempo di 46':56", di qualche secondo inferiore a quello di due anni fa in cui mi ero piantato sull'ultima salita. La fatica della gara non è molta e così, dopo aver salutato qualche nuova conoscenza, risalgo in sella sulla via di casa. I dati del mio Garmin sono qui.
Questa prova positiva mi ha dato lo stimolo definitivo per iscrivermi all'ultra del 29 giugno sul monte Veitsch. Per me sarà un'altra gara preparatoria, questa volta con 54km e 2300 metri di dislivello positivo, al Dirndtal Ultra.
In questo splendido video, girato il 6 giugno 2013(si giugno non gennaio), un antipasto della salita più impegnativa al monte Veitsch.
Veitsch Attack from stephan mantler on Vimeo.
Questa prova positiva mi ha dato lo stimolo definitivo per iscrivermi all'ultra del 29 giugno sul monte Veitsch. Per me sarà un'altra gara preparatoria, questa volta con 54km e 2300 metri di dislivello positivo, al Dirndtal Ultra.
In questo splendido video, girato il 6 giugno 2013(si giugno non gennaio), un antipasto della salita più impegnativa al monte Veitsch.
Veitsch Attack from stephan mantler on Vimeo.
lunedì, giugno 10, 2013
Allenamento
Dopo qualche settimana di travaglio passate perlopiù a praticare sport alternativi, ecco che ho ripreso a correre in modo continuo. I tendini non mi hanno lasciato in pace, ma ora sembra arrivato il momento di riprendere.
Con giugno inizia la stagione delle corse in montagna e così passerò i prossimi due mesi nel cercare di migliorare la mia precaria forma in vista della prossima Dirndltal Extrem una corsa da oltre 111km in montagna, alla quale sono iscritto da tempo. Il mio obbiettivo sarà sicuramente quello di portare a termine la gara.
Il mio allenamento attuale si svolge pressoché su terreni collinari, uso molto la bicicletta, i pattini e la palestra, questo per non forzare troppo gli arti inferiori. La salita abituale è l'Anninger, sulla quale sto notando dei miglioramenti. Un altro aspetto che sto provando è l'alimentazione in gara. Di solito, quando corro la maratona, non mangio per eliminare alla radice i problemi di stomaco. Ma in questa gara, che sarà presumibilmente di oltre venti ore, non potrò permettermi di stare senza mangiare. Sto provando diversi tipi di gel, ma faccio molta fatica a digerirli. Con le barrette, invece, va meglio. A breve tornerò, finalmente, a gareggiare e lì avrò indicazioni più chiare del mio stato di forma.
martedì, maggio 28, 2013
Inline Skate
Sto pian piano recuperando la forma dopo la maratona del Welsch e quella di Vienna. Prossimo obbiettivo Dirndltahl Ultra. Però non solo corsa. Ho comprato un paio di Rollerblades per provare l'Inline-Skating. Ho già fatto qualche uscita lungo la ciclabile che porta da Kledering a Mannswört e devo dire che non è male. Basta semplicemente non cadere e imparare a frenare il prima possibile.
domenica, maggio 12, 2013
Maratona del Welsch
Sabato 4 maggio, come un anno fa, sono di nuovo in Stiria, alla linea di partenza per la maratona del Welsch. Quest'anno la partenza è situata dove lo scorso anno era l'arrivo, quasi una continuo. La novità del 2013 è che gareggio con il team in casacca bianca del mio gruppo sportivo Freunde des Laufsports. Così, oltre alla classifica individuale, partecipo anche alla speciale classifica dei gruppi. Ogni gruppo è composto da cinque concorrenti, il tempo finale del gruppo viene preso sull'ultimo corridore del gruppo che taglia il traguardo. In corsa non sono ammessi sostituzioni, se un podista non raggiunge l'arrivo, il tempo del gruppo non è valido e compare un DNF. Questa è la gara a cui tengo maggiormente all'inizio di stagione. La maratona di Vienna e la gara a Bisamberg sono stati solo dei test per vedere se ero in grado di correre qui alla Welschmarathon in modo competitivo col mio gruppo. Al via un'ottima atmosfera, l'incontro con tutti gli altri amici, le foto prima della partenza e la voglia in tutti di noi di fare bene. Il secondo team della nostra società, quello giallo, è campione uscente e sarebbe un bella soddisfazione poterli scalzare. Per quanto mi riguarda, alla partenza il morale è molto alto, mentre la preparazione è lacunosa. Ma già essere qui al via è una grande soddisfazione. Al via parto tranquillo, il percorso sale subito anche perché i metri da scalare sono molti, più di mille. Scelgo di rimanere dietro, le sensazioni di difficoltà in salita che ho avuto a Bisamberg, si confermano anche qui. Non perdo però di vista i miei compagni che ogni tanto si lasciano sfilare dietro per chiedermi come va. Alla prima discesa lascio andare le gambe e sono già con loro. Il ritmo che abbiamo è abbastanza veloce, forse troppo. In testa ho di stare sulle mie almeno fino al km 24, quando poi inizia una lunga discesa fino al km 30. Appena superata la mezza ci ritroviamo tutti e cinque assieme, abbiamo avuto ritmi diversi, ma ora si viaggia al pari quando inizia la discesa. A questo punto viaggiamo intorno ad un tempo finale di 3h:42'. In discesa lascio andare le gambe e mi porto in avanscoperta. Voglio sfruttare il mio punto di forza, perché so che nelle successive salite dovrò difendermi. Ad un certo punto credo anche di poter migliorare il mio personale in questa gara che è di 3h:40'. Ma nell'arco di pochi km, capisco subito che la mia gara prenderà tutt'altra piega. Al km 30, ancora in piano i primi segni del muro. Calo subito l'andatura per vedere se è solo una piccola crisi passeggera ma non è così e lo so. Mi mancano i lunghi allenamenti e la tenuta in questi casi è instabile. In salita non riesco più a correre, i battiti scendono, le energie stanno finendo e devo andare al passo. Gli altri miei soci intanto mi raggiungono e mi superano, in discesa però vado ancora e li raggiungo. Al km 35 non vado più neanche in piano e la faccenda comincia a farsi seria. Per fortuna i numerosi ristori mi aiutano a recuperare zuccheri e faccio incetta di pane dolce con l'uvetta. Il cervello allora non sembra più così intransigente e la corsa può ritornare. Gli ultimi due membri del team giallo mi sono ancora dietro, evidentemente anche a loro le cose non girano per il meglio. Negli ultimi due km, quasi tutti in discesa, ritrovo un ritmo accettabile. Ora la mia unica preoccupazione è di non farmi superare. Così quando vedo sopraggiungere due concorrenti ai 300 metri, lancio un sprint lunghissimo che mi fa arrivare stravolto. All'arrivo, dopo 3h:52' mi distendo in terra e un medico preoccupato mi invita a seguirlo nella tenda medica. Niente di particolare solo un controllo di sicurezza. Sono il quinto al traguardo del mio team, a me tocca il privilegio di stabilire il tempo e so che può valere il podio. Infatti alla fine veniamo classificati secondi come team, mentre l'altro gruppo della nostra società si classifica al terzo posto arrivando due minuti dopo. Per il primo posto, invece, niente da fare solo uno di noi ha fatto un tempo migliore.
Veramente una bella esperienza, sopratutto a livello mentale. Non andare nel panico quando ero ultimo del team e in crisi profonda, ma cercare di difendermi e recuperare in ogni modo possibile mangiando e bevendo senza forzare per peggiorare le cose. L'esperienza dello scorso anno, la crisi sul monte Ötscher si è fatta valere. Nel dopo corsa ampio spazio ai festeggiamenti sotto il tendone con gli ottimi vini della regione. La classifica finale qui, i dati del mio Garmin qui
domenica, maggio 05, 2013
Bisamberg corsa sulla montagna viennese
Una settimana dopo la maratona di Vienna mi presento nel distretto Viennese dove si svolge la gara sulla collina del Bisamberg. Prova decisiva per vedere se il tendine d'Achille resiste anche in montagna senza dolore. In gara funziona tutto molto bene, partenza tranquilla poi la prima salita del Bisamberg. Non ho allenamento in salita e si vede, durante l'ascesa devo passare al passo. Poi una discesa tecnica fatta a tutta e anche oltre, nella quale riesco a passare molti concorrenti. Qui, anche senza allenamento, mi trovo molto bene e riesco anche a portare il polso al 98% della frequenza massima. Il resto della gara si svolge senza particolari problemi e all'arrivo riesco anche a vincere lo sprint per la ventisettesima posizione. Alla fine nessun dolore, se non un piccolo fastidio al tendine sinistro, quello che fino ad ora non mi aveva mai fatto male. Speriamo bene. Il risultato finale si trova qui, i dati del mio garmin qui e il video della gara
si trova qui (immortalato dopo una decina di secondi).
sabato, aprile 20, 2013
Maratona di Vienna
Ora lo posso dire anch'io, sono un maratoneta a Vienna. Per poter essere tra i partenti della trentesima edizione della Vienna City Marathon, ho prenotato il pettorale un anno fa. Quest'anno, il 2013, è l'anno dei record dei partecipanti. Mai così tanti, con iscrizioni chiuse da tempo e pettorali sul mercato nero. Poteva esserci anche il mio, ma dopo un periodo molto tribolato che sembrava non finisse mai, a due settimane dalla gara riprendo a correre senza dolori. Prima 5 poi 9 e 23 chilometri corsi senza problemi, mi convincono ad andare a ritirare il pettorale. Già tornare a casa col numero attaccato alla maglietta, con la certezza di partire e la buona speranza di arrivare in fondo è un successo. Sveglia alle 6, solita colazione e poi via in e-bike verso la stazione della metropolitana che mi porterà alla partenza. Metro strapiena, alle ultime stazioni non entra più nessuno. Un'atmosfera incredibile, tantissima gente che ha un solo pensiero in testa, quello della gara che fra poco partirà. C'è un sole splendido, senza vento e fa addirittura caldo. Neve e pioggia sono solo un lontano ricordo. Parto con il mio amico Edi e senza orologio non so nemmeno a che ora sono passato sulla linea di partenza. La tattica di giornata è quella di partire piano per poi provare ad incrementare dopo il passaggio alla mezza. In caso di dolore al tendine d'Achille ritiro immediato. Al primo rifornimento perdo Edi che non sta molto bene e proseguo da "solo". Passo alla mezza in 2h:15', ma non lo so con precisione, mi regolo con gli orologi delle stazioni dei tram e delle chiese. Ora provo ad incrementare l'andatura ma il fiume dei corridori non diminuisce. Fino al chilometro 40 tengo un ritmo vicino ai 5'/km poi mi rilasso per gustarmi l'arrivo nella Heldenplatz, la piazza degli eroi e anche perché non ne ho più. Sul traguardo accenno un tentativo di flessioni, ma desisto prima di venire calpestato. Impiego 4h:03' per arrivare in fondo e battere il cinque alla mascotte della gara. La seconda parte 27' più veloce della prima. Ora un po' di relax e poi riprendo con qualche bella gara. Tendine permettendo. Intanto ho già prenotato il pettorale per la maratona di Vienna del 2014.
lunedì, aprile 08, 2013
sabato, marzo 16, 2013
Pizzini e natural running
Bernardo Provenzano nei suoi pizzini esordiva spesso con riferimenti sulla salute, che grazie a Dio era sempre buona.
Mai una volta che abbia parlato di un dolore al tendine d'Achille, una fascite plantare o un ginocchio dolorante. Neanche una contrattura ha mai citato. Ma ognuno col suo ruolo. E se il mio, ahimè, non è quello di starmene seduto tranquillo sul divano a guardare la tv o la timeline di facebook, allora sfrutto questo tempo di inattività forzata per chiarire le poche idee, ma confuse, che mi passano per la mente.
Come questo grandioso stile di corsa mostrato in questo video.
Mai una volta che abbia parlato di un dolore al tendine d'Achille, una fascite plantare o un ginocchio dolorante. Neanche una contrattura ha mai citato. Ma ognuno col suo ruolo. E se il mio, ahimè, non è quello di starmene seduto tranquillo sul divano a guardare la tv o la timeline di facebook, allora sfrutto questo tempo di inattività forzata per chiarire le poche idee, ma confuse, che mi passano per la mente.
Come questo grandioso stile di corsa mostrato in questo video.
venerdì, marzo 08, 2013
Passo del bruco
Una settimana scorre veloce, il mio tendine d'Achille scorre meglio ma non ha voglia di correre. Ci sono altre parti del mio corpo che sono dello stesso parere, ma sono deboli e non hanno voce in capitolo. Eppure la fine di tutti i travagli è lì ad un passo, basterebbe semplicemente smettere. Mi chiedo perché invece non funzioni e non trovo risposta.
Intanto un nuovo esercizio è entrato nel mio repertorio, il passo del bruco. A piedi nudi, in piedi, cerco di andare avanti con la sola forza delle dita dei piedi, senza alzarli. Poi una mattina, quando meno me l'aspetto, si trasformeranno, usciranno le ali e potrò volare coi piedi. Basta crederci.
domenica, marzo 03, 2013
Non corro, anzi
Se neanche il papa riesce a sopportare il peso del ruolo, non vedo perché dovrei farlo io nella veste di runner. Quando sono infortunato di solito non scrivo post, mi passa la voglia. Ma la devo vedere come una chance. Va beh, ne ho avute di migliori. Veniamo alle novità della settimana. Allenamenti fatti al sole battente: 0. Gare partecipate: 0. Chilometri percorsi senza dolore: 0. Complimenti per avere finito una gara che non ho corso: no comment. Lunedì sono passato dal McDonald ed ho ordinato una Coca Cola zero. Non è molto, ma come ogni viaggio, anche il mio verso la mia nuova carriera è iniziato con il primo passo. Ma sopratutto, come il buon Trap mi ricorda "non dire gatto se non ce l'hai nel sacco".
venerdì, febbraio 22, 2013
Questa è la corsa
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Sogno un rogo di scarpe |
Oppure come stamattina. In piena nevicata, invece di andare al lavoro in macchina, come fanno tutti, per stare tranquillamente in fila ad aggiornare il profilo di facebook o sentire voci adulanti alla radio che dicono che sei in coda e fuori nevica, mi ritrovo con lo zaino in spalla a correre verso l'ufficio.
Poi arriva la fiammata, la visione che prende l'ennesimo tendine del mio corpo che ha deciso di farmi capire che a più di quarant'anni non ho capito niente. Ora è il tendine d'Achille a dirmi, senza mezzi termini con dolori chiari e nitidi, che è stufo. Stufo degli sprint sulle salite innevate, quando si possono fare anche con le seggiovie. Stufo delle discese a piedi scalzi, quando si potrebbe essere benissimo davanti al computer. E via di questo passo. Dopo quello rotuleo, della pianta del piede, ora anche il tendine del tallone ha deciso di ribellarsi. E come dargli torto.
Questo è l'aspetto salutistico della corsa: ogni tre mesi dall'ortopedico. Anche se ad essere sinceri, questa volta sono ben sei. Ora, come da copione, qualche settimana di pausa e poi sono sicuro che ce la farò a cambiare.
Sogno la visita ad un concessionario. Sogno un rogo di scarpe, magliette tecniche, braghe, bandane e cardiofrequenzimetri. Sogno le mie bici nel deposito condominiale ad arrugginire in pace assieme a tutte quelle dei vicini. Infine io che cerco di convincere il mio datore di lavoro a ridarmi il posto auto sotto l'ufficio.
Ce la farò, ne sono convinto.
lunedì, febbraio 11, 2013
Cross e ancora cross
Oggi nevica e ci sono due gare di cross a Vienna. A quale partecipo? Decido per il cross al Böhmische Prater, teatro di molti miei allenamenti, anche di quello del giorno prima. Al Cricket, dove si svolge l'altra gara, sono già stato due volte e questa volta passo. Non sono in un gran periodo di forma, ma sono mai stato in un gran periodo di forma? Ritrovare una gara breve e veloce come quella di oggi può rimettermi sulla giusta strada. Strada che dovrei abbandonare. Invece di stare a letto o a guardare lo sci in tv, sono qui sotto una fitta nevicata che m'iscrivo ad una gara che non ha nemmeno la scusa dell'aspetto benefico. Almeno ci andassi in macchina, no ci devo andare in mountain bike. Poi non so dove mettere la borsa con tutti i miei oggetti di valore e la giacca. Forse hanno sospeso la gara e magari sono l'unico che s'iscrive, invece siamo in cinquanta, venti in più dell'anno scorso . No, non la vedo bene per il futuro prossimo di questa martoriata terra e dei suoi strani abitanti. In ogni modo al via l'organizzatore, prima del fatidico 1-2-3 via, chiama il mio numero di pettorale. Suspance e poi mi porto davanti. "Sono io quello che ha il pettorale 1099". Vengo accolto con un applauso trionfale e la gara neanche è partita. Perché sono stato chiamato rimane un mistero, ma i miei tre secondi di celebrità li ho già guadagnati. Non è il giorno da eroe di David Bowie o il più ristretto quarto d'ora di celebrità promesso da Andy Warhol, ma con la crisi di questo periodo è tutto grasso che cola.
Veniamo alla gara. La tattica di giornata è quella di non bruciarsi nei primissimi giri dei sei totali. C'è una bella salita con discesa delle quali conosco ogni centimetro. In una gara di cross bisogna partire bene e questa volta mi riesce ottimamente. Poi mi lascio sfilare per tenere il mio ritmo, bene anche qui. Invece di spianare, vado a tutta in discesa e tranquillo in salita. Una tattica che sembra funzionare molto bene se non che mi addormento. "Sarzi dorme" era il richiamo di una prof alle medie. E chi dorme in una gara di cross non può fare grandi cose. Sbaglio platealmente il conto dei giri, così che all'ultimo vero giro mi faccio superare per poi constatare che l'ultimo mio giro da fare a manetta lo posso fare da solo. Gli altri sono già al ristoro soddisfatti. Finisco che non ho neanche il fiatone. Che pesce. No, non si può finire la carriera del corridore da metà classifica in questo modo e allora farò ancora un'ultima gara. L'ultima, promesso. La classifica finale si trova qui
Veniamo alla gara. La tattica di giornata è quella di non bruciarsi nei primissimi giri dei sei totali. C'è una bella salita con discesa delle quali conosco ogni centimetro. In una gara di cross bisogna partire bene e questa volta mi riesce ottimamente. Poi mi lascio sfilare per tenere il mio ritmo, bene anche qui. Invece di spianare, vado a tutta in discesa e tranquillo in salita. Una tattica che sembra funzionare molto bene se non che mi addormento. "Sarzi dorme" era il richiamo di una prof alle medie. E chi dorme in una gara di cross non può fare grandi cose. Sbaglio platealmente il conto dei giri, così che all'ultimo vero giro mi faccio superare per poi constatare che l'ultimo mio giro da fare a manetta lo posso fare da solo. Gli altri sono già al ristoro soddisfatti. Finisco che non ho neanche il fiatone. Che pesce. No, non si può finire la carriera del corridore da metà classifica in questo modo e allora farò ancora un'ultima gara. L'ultima, promesso. La classifica finale si trova qui
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