domenica, settembre 25, 2022

2022 Swiss Peaks 360, la mia gara

Lunedì pomeriggio

Mi porto a Oberwald (Svizzera, Cantone Vallese), sede della partenza della Swiss Peaks che sono ormai tre settimane che non riesco a correre più di 3km. Non sono preoccupato più di tanto in quanto la camminata funziona e qui non credo ci sarà la possibilità di correre molto. 

La partenza, come lo scorso anno, alle ore 12 di domenica. Mi sembra di essere tornato quando ho cominciato con la corsa: fiatone, polso alle stelle, caldo e sensazione di non arrivare molto lontano. Quando supero qualcuno che sbuffa più di me comincio a tranquillizzarmi. Il primo cancello orario in uscita è alle 18:15, per me non è un problema in quanto lo raggiungo con ben 15 minuti di anticipo. Non un gran vantaggio, ma vado. Nella salita successiva, la prima impegnativa, trovo un buon ritmo, non mi pianto come lo scorso anno e, sulle ali dell'entusiasmo, raggiungo la prima base vita che sono addirittura in vantaggio rispetto al mio debutto nel 2021. Esco dalla base vita con una tale carica che nella salitona seguente mi pianto come un platano. L'alba del lunedì mattina si presenta in tutta la sua bellezza, ma non può nulla contro la mia lentezza, che, novità, non è solo in salita ma anche in discesa. In preda allo sconforto medito il da farsi e decido che, ormai, non sono più in grado di continuare. Mi tengo, però, una riserva sulla salita successiva perché magari il mio stato potrebbe essere causato dalla mancanza di adattamento in quota. Niente di tutto questo, la salita parte dai 1100 metri e non vado neanche se mi tirano. Ogni dieci minuti mi tocca farmi una pausa per riprendermi. Ormai ho deciso, in questo stato non vado da nessuna parte, non ho la condizione,  e all'arrivo della seconda vita, dopo cento chilometri abbandonerò la gara. Quando la seconda base vita diventa vicina, e così la mia fine, succede qualcosa di strano e le mie gambe cominciano ad andare in salita. Rimango sorpreso e mi chiedo se questa condizione può funzionare anche quando i gradienti sono notevoli. Sulle rampe successive provo la tenuta del polpaccio sinistro, che mi ha bloccato nelle settimane precedenti alla gara,  e in qualche modo sembra tenere bene. Arrivo alla seconda base vita di Eisten che sono solo 40 minuti in ritardo rispetto al 2021 e non posso che andare avanti. 

La tappa successiva è una di quelle che mi mette timore. Comincia con dei gradienti incredibili nel bosco, che per l'occasione è anche in fase di disboscamento con tanto di tronchi abbattuti sul sentiero. Ma è il passaggio sull' Augstbordpass quello che mi preoccupa di più. I suoi pietroni mi fanno propendere di aspettare la luce del giorno. Inaspettatamente riesco a trovare un ottimo ritmo su questo tratto. La cosa mi stupisce e riesco anche a superare diverse persone, fatto molto inusuale, specialmente in salita. La discesa scorre molto bene e riesco a recuperare terreno. Ma ho sempre molto sonno e ogni tanto faccio una pausa per dormire all'aperto qualche minuto. Su questi sentieri, contornati da Chalet molto esclusivi con splendida vista su un vasto numero di ghiacciai, un tizio che ha tutta la faccia di essere il Sign. Clooney in passeggiata con due personal trainer mi incita con un "Standing ovation per Igor" per poi scambiare qualche frase di circostanza. Vorrei chiedergli un selfie, ma se poi, invece, si dovesse trattare di un'allucinazione va a finire che faccio una foto inconcludente. Arrivo alla terza base vita di Grimentz che comincia a piovere. Alle basi vita ho sempre il mio stesso rituale. Vale a dire dormita, che è sempre sotto l'ora, doccia e mangiata per una durata di due ore e mezza circa.    

Dal caldo insopportabile dei primi tre giorni si passa alla pioggia della serata di martedì. Non un gran peggioramento, ma sulla salita alla Caban a tremila metri le nuvole e l'umidità rendono la navigazione molto impegnativa. Però con il GPS riesco a raggiungere il ristoro senza problemi, cosa che non sono sicuro dei miei soci in quanto intravedo luci sparse fuori percorso. In discesa vado molto bene ed al ristoro di Evolene sono in linea con i tempi dello scorso anno. All'uscita del ristoro, però, ho una crisi micidiale. Non vado avanti per la stanchezza e decido di dormire un attimo all'aperto anche se è notte e sta piovendo. Il freddo mi sveglia e arrivo devastato al ristoro successivo che è già giorno. Qui mi fermo in branda per due ore per cercare di rimettermi in sesto. La base vita della diga Grand Dixence la raggiungo che è quasi mezzogiorno di mercoledì. 

All'uscita mi trovo nel pezzo più bello del Grand Desert. Tratti molto tecnici che però riesco a gestire molto bene. Trascorro così una bella giornata in mezzo a scenari incantevoli prima di arrivare al ristoro di Plampro in serata. Qui decido di dormire un po', ma non ci riesco per il freddo e il rumore. Raggiungo il Col du Mille dopo una lunga e lenta salita intramezzata da una sosta in una casa privata adibita a ristoro self-service improvvisato. Non male. Nella lunga discesa successiva, all'alba del giovedì, mi abbandona la voglia di correre. Eppure è molto facile come dimostrano tutti quelli che via via mi superano. Invece di aggregarmi a loro, mi metto a dormire su una panca. Non è un gran momento, anzi, avrei proprio voglia di piantare lì e di tornarmene a casa. Il ristoro successivo, che avevo saltato lo scorso anno causando delle allucinazioni incredibili, mi rimette in sesto in vista di uno dei pezzi più difficili, vale a dire la salita della Fenetre d'Arpette con inclusa discesa. Salita infinita e discesa tosta successiva. Però arrivo al ristoro di Trient che ho ancora entrambi i bastoni e non sto male. Ho solo qualche difficoltà a trovare la giusta via per la base vita di Finhaut in quanto la traccia gps mi porta su un cantiere dove è vietato l'accesso. 

Lascio la base vita numero cinque che è notte fonda di giovedì. La salita del Fenestral, che lo scorso anno mi sembrava molto semplice, questa volta mi sembra molto impegnativa. Raggiungo il ristoro della diga di Salanfe senza un bastone, che ho spaccato cadendo almeno tre volte su un tratto molto viscido. Un altro attacco di grande stanchezza e mi tocca andare in branda per un paio d'ore. Esco che è già giorno e così mi posso gustare il paesaggio lunare di queste vie che nel 2021 non ho visto in quanto l'ho fatto di notte.  Prima di raggiungere Barme un signor temporale mi blocca in un riparo dal vento e dalla pioggia. Al ristoro quasi quasi spero in una fine prematura della gara per via del maltempo. Invece esce di nuovo il sole e devo continuare. Raggiungo l'ultima base vita a Morgins con una buona calma e recupero il bastone che ho rotto. Il meteo peggiora e mi prendo più tempo del solito prima di uscire per l'ultima tappa prima dell'arrivo al lago di Ginevra. Ormai anche il venerdì è finito e rimane a disposizione solo il sabato per arrivare al traguardo di Le Bouvret.

Per questi ultimi chilometri voglio solo gestire anche perché le gambe mi si sono gonfiate e correre mi sembra impossibile. La pioggia in se non è fastidiosa, il problema è il terreno che è diventato estremamente scivoloso. Specialmente su uno dei tratti più difficili di tutta la gara che è il Tour del Don, dove rompo il secondo bastone dei tre che ho a disposizione. All'alba di sabato ha smesso di piovere e  decido che è arrivato il momento dell'ennesimo sonnellino. Mi sistemo dietro una roccia e mi addormento all'istante. Ad un certo punto mi sento girare e mi sveglio. Quando apro gli occhi mi trovo davanti un toro a testa bassa che indubbiamente mi ha girato per accertarsi della situazione. Gli dico che ho capito e che lascio subito il suo territorio.  Nei due ristori successivi mi ritrovo in mezzo alla gara della maratona appena partita. Ritrovo un collega di viaggio della 360 dei primi due giorni che mi riconosce. Mi chiede se sono ancora in gara e gli rispondo di sì. Al che non mai visto una faccia così delusa. Lui ha abbandonato il mercoledì ed al sabato ha pensato bene di fare la maratona. Però non riesce a capacitarsi del fatto che lui andava meglio di me in salita, ma si è ritirato probabilmente perché non si sentiva all'altezza della situazione. Si, arrivare in fondo è sicuramente molto più appagante che smettere in mezzo. Con questi pensieri riesco a colmare anche gli ultimi chilometri mancanti con le gambe che ormai non si piegano più da tanto che sono gonfie. Arrivo alle 21:18 di sabato sera, due ore e quaranta prima del cancello finale, 153 ore dopo la partenza,  in mezzo ad un concerto con tutto il publico che mi dedica un grande applauso mentre la band suona come se niente fosse. Un arrivo veramente molto emozionante. 

Per concludere ho portato al termine anche questa gara . Ma è stata veramente molto dura, non tanto a livello fisico, ma a livello mentale. Il continuo confronto con la gara della scorso anno con un risultato per me impossibile da migliorare quest'anno, mi ha spesso sconfortato ed ogni difficoltà è stata un pretesto per abbandonare. Le gambe, però, anche se alla fine assomigliano più a quelle di un elefante, non me l'hanno consentito.  Torno così a casa con  la conferma di poter finire una competizione massacrante come lo Swiss Peaks 360, che col passare dei giorni comincio veramente ad apprezzare.


Risultato:

Stazione                                              Tempo di gara     Delta                   Posizione      

Départ 
00:36"
212
Hiischi
07':59"
07:24
210
Mosbode
13':56"
05:57
212
Gere
19':48"
05:52
205
Geisshitte
28':36"
08:49
215
Gonerlistafel
54':21"
25:46
214
Üerlicherblase *
1h:12':39"
18:18
Ulrichen (R)
2h:26':50
1:14:12
194
Schossmatte
4h:51:50
2:25:00
188
Reckingen (R)
5h:46:50
55:00
190
Chummefurgge
8h:56:00
3:09:10
196
Chäserstatt (R)
10h:31:00
1:35:00
192
Fiesch (BV in)
11h:51:30
1:20:30
196
Fiesh (BV out)
13h:40:00
1:48:30
161
Furggerchäller
16h:59:00
3:19:00
158
Fleschbode (R)
20h:09:00
3:10:00
178
Lengritz (R)
24h:31:30
4:22:30
179
Giw (R)
29h:04:50
4:33:20
187
Eisten (BV in)
31h:19:50
2:15:00
205
Eisten (BV out)
34h:31:00
3:11:10
189
Grächen (R)
37h:51:00
3:20:00
151
Jungu (R)
41:h41:00
3:50:00
150
Augstbordpass
45h:14:50
3:33:50
149
Bluömatt (R)
46h:54:50
1:40:00
143
Col de la Forcletta
49h:44:50
2:50:00
146
Tsahèlett (R)
50h:39:50
55:00
147
Grimentz (BV in)
52h:24:50
1:45:00
142
Grimentz (BV out)
52h:39:50
15:00 
136 (OUT inesatto, 2,30h)
Cb. des Becs de Bosson (R)
58h:53:50
6:14:00
133
Evolène (R)
62h:33:50
3:40:00
129
Chemeuille (R)
65h:28:30
2:54:40
127
Grande Dixence (BV in)
71h:03:30
5:35:00
132
Grande Dixence (BV out)
71h:18:30
15:00
104 (OUT inesatto, 2,30h)
Col de Prafleuri
76h:03:30
4:45:00
119
Grand Désert
77h:08:30
1:05:00
117
Louvie
77h:56:00
47:30
103
Plampro (R)
80h:51:00
2:55:00
121
Cabane Brunet
83h:28:30
2:37:30
116
Cb du Col de Mille (R)
88h:17:00
4:48:30
119
Prassurny (R)
93h:06:30
4:49:30
121
Fênetre d'Arpette
98h:08:20
5:01:50
117
Trient (R)
100h:53:20
2:45:00
114
Finhaut (BV in)
103h:18:20
2:25:00
117
Finhaut (BV out)
103h:28:20
10:00
92 (OUT inesatto, 2,30h)
Col de Fenestral
108h:34:50
5:06:30
107
Col d'Emaney
111h:09:50
2:35:00
109
Auberge de Salanfe (R)
114h:44:50
3:35:00
108
Col de Susanfe
117h:46:20
3:01:30
112
Barme (R)
121h:56:20
4:10:00
116
Chaux Palin (R)
125h:56:20
4:00:00
115
Portes de l'Hiver
126h:46:20
50:00
111
Morgins (BV in)
129h:01:20
2:15:00
115
Morgins (BV out)
132h:51:50
3:50:30
110
Portes de Culet
134h:14:20
1:22:30
111
Conche (R)
134h:54:20
40:00
109
Tour de Don
137h:07:10
2:12:50
114
Chalet de Blanc Sé (R)
140h:58:00
3:50:50
115
Taney (R)
144h:43:00
3:45:00
118
Lovenex
147h:02:10
2:19:10
117
Le Fréney (R)
148h:59:49
1:57:39
118
Débarcadère
153h:08:24
4:08:35
72
Arrivée Bouveret
153h:18:33
10:09
121

 

Domenica pomeriggio appena
partiti



martedì, agosto 16, 2022

Pronto per lo Swiss Peaks 2022

Anche quest'anno mi accingo ad affrontare lo Swiss Peaks 360 in Svizzera, gara non-stop da 360km e 25500 metri di dislivello positivo. La partenza sarà domenica 28 agosto 2022 alle ore 12, mentre il limite massimo per arrivare saranno le 23:59 di sabato 3 settembre.

Il recupero dalla Cape Wrath è risultato più lungo del previsto e sono curioso di vedere cosa riuscirò a combinare. Rispetto alla gara del 2021, il percorso sembra avere una modifica minima nei pressi della base vita 6 di Morgins con un paio di chilometri in meno.

Il Live della gara (mappa + tabella tempi):

https://swisspeaks.live/360live-2/#1_4F83BF

Pettorale nr: 148


domenica, luglio 24, 2022

Bad Water 135 - 2022 con il team di supporto


Rifornimento

Come nel 2019 anche quest'anno ho avuto il privilegio di poter accompagnare Christian Magadits, alias Magi, nella sua seconda avventura nella Death Valley in California (USA) per la Bad Water 135, un'ultramaratona da 217 chilometri e 4500 D+ su percorso asfaltato. Il via dal punto più basso degli Uniti (-80  m) per proseguire in direzione del punto più alto, vale a dire la cima del Mount Whitney (4421 m). L'arrivo, però, si ferma alla quota di 2536 m dove finisce la strada asfaltata (Whitney Portal). La distanza, il dislivello, ma soprattutto il clima desertico del percorso, con oltre 50 gradi alla partenza, ne fanno una delle gare più dure e ambite nell'ambito delle ultramaratone. Atleti da tutto il mondo vengono selezionati per affrontare la sfida del deserto della California.  Christian  ha impiegato 34h:51' per terminare la gara che gli è valsa la 19-ema posizione su 94 partenti (gara limitata a max. 100 atleti). 

Standing ovation per l'ultimo arrivato, il numero 77 Becker Robert che ha completato la gara entro il tempo limite di 48 ore all'incredbile età di 77 anni. C'era un altro settantenne in gara, il numero 71, che a 71 anni ha dovuto abbandonare la gara dopo diciotto ore.


Arrivo

Arrivo trionfale

Prima salita di giornata

Passaggio con le dune in sottofondo

Foto premiazione di tutto il team

Premiazione con il direttore di gara Chris Kostman

Ritiro pettorale

Prima mattina



giovedì, giugno 23, 2022

Cape Wrath Ultra: la gara


Fango, freddo e vento. Sono questi i temi ricorrenti della mia ultima avventura in terra scozzese. La gara è il Cape Wrath Ultra, una corsa a tappe che si svolge in Scozia a fine maggio e che vede alla partenza più di trecento iscritti provenienti da tutto il mondo. La Cape Wrath Ultra è composta da 8 tappe, parte da Fort Williams e arriva a Cape Wrath, l'ultimo insediamento umano più a nord della Scozia. Di norma si parte verso le sette del mattino e l'arrivo è limitato fino alle ore 22, per un massimo di 15 ore per ogni tappa. 

Se sul continente a fine maggio sembra ormai estate, in Scozia, invece, sembra fuori da ogni stagione da me conosciuta. Solo il partire è un'impresa. Infatti il mio bagaglio rimane in Olanda al cambio dell'aereo e a Glasgow mi ritrovo subito ad affrontare una serie di problemi logistici che avrei volentieri fatto a meno. A me ed un altro sventurato spostano il check-in al giorno della partenza così che posso aspettare l'arrivo del bagaglio in aeroporto con il velivolo del pomeriggio, sempre che non sia troppo in ritardo.  Una volta recuperato il bagaglio riesco a salire sull'ultimo treno che mi porta a Fort Williams solo due minuti prima che parta e batto un gran cinque al taxista che è riuscito a portarmi in stazione in tempo. 

Domenica. Dopo il check-in personale extra  per due finalmente si parte.  C'è grande entusiasmo ma anche una gran acqua. Il traghetto che ci porta al via ha la maggior parte dei posti fuori, ma nessuno li vuole occupare. Caronte se la ride e ci lascia al nostro destino. La prima tappa è introduttiva, umida, fredda, ma con 37 chilometri tutto sommato facili. Dopo poco più di 4 ore sono già al traguardo e così ho molto tempo per capire come funziona la vita del dopo tappa. Siamo in un grande campeggio allestito dai volontari dell'organizzazione con tanto di tenda per il catering e acqua corrente per lavarsi la faccia e i denti. Vengo assegnato alla tenda numero 9. Siamo in otto e c'é anche una ragazza con il suo compagno. Tutte le tende, compresa la cucina da campo, vengono poi smontate e rimontate all'arrivo della tappa successiva. Uno sforzo logistico veramente notevole. Direi che a questo tipo di manifestazioni non sono abituato, di solito parto e poi via tutto d'un fiato fino al traguardo finale. Qui, invece, c'è molto tempo per mangiare, dormire e scambiare parole con i soci d'avventura. Non male però come giorno di partenza.

Lunedì. La seconda tappa con i suoi 57 km comincia a diventare qualcosa di diverso. Il meteo dalla semplice  pioggia della prima tappa peggiora e diventa pioggia pesante. Comincio subito a fare conoscenza coi tratti senza percorso e, visto che continuo a scivolare e cadere, provo il supporto dei miei  bastoni in carbonio. Dopo venti minuti ne rompo subito uno ed abbandono l'idea. In questa giornata appaiono molti attraversamenti di torrente. Il meteo, però, li ha ingrossati di molto e la traversata diventa impegnativa. Alcuni non sono proprio a loro agio nelle traversate, specialmente i più leggeri e formano una mini-catena per andare avanti. Nei tratti di fango e erba mi trovo veramente male e sono molto lento. Sul finire di giornata un po' di pietra in discesa mi fa almeno recuperare un po' di tempo. Ma quasi arrivato al traguardo, un tizio stravolto dalla fatica scivola di sotto e sbatte la testa che sanguina di brutto. Non si vuole fermare e allora proseguiamo, ma appena arriva uno da dietro lo avviso subito della situazione e mi rincuora il fatto che il nuovo corridore sia un medico. Avvisa i soccorsi e intanto andiamo avanti, ma è chiaro che di strada non ne faremo molta. Infatti poi ci tocca fermarci, conoscere un altro corridore medico (ora so cosa fanno i medici nel tempo libero: corrono le ultra maratone) e aspettare i veri soccorsi per portare il malcapitato in ospedale. Con questo contrattempo arrivo dopo le 21 e del mancato abbuono per il soccorso me accorgo troppo tardi a classifica definitiva. 

Martedì. Questo è il giorno sulla carta più difficile in quanto la tappa è lunga 68 km e conta il 76% tra trail e parte senza percorso. Però oggi il meteo sembra quasi clemente con anche un po' di sole. Non male direi, almeno fino al primo check point, dove mi dicono che sono fuori di 10 minuti e questo mi lascia di sasso. Non è un check point vincolante e posso continuare, ma i prossimi due invece si. E questo vuol dire che se continuo con questo ritmo sarò fuori gara al checkpoint 2. Questo mi da un po' fastidio perché sono uno abituato al ritmo costante, specialmente all'inizio, e non mi va di accelerare per stare dentro ai cancelli orari in una manifestazione così lunga. Ma non ho alternative, se voglio continuare devo cambiare marcia. Mi sembra di correre una maratona, ma le forze ci sono, il terreno è anche abbastanza corribile e allora riesco a guadagnare il tempo  perduto per stare dentro a tutti i cancelli successivi. Prima del traguardo, però, un temporalone improvviso mi mette in seria difficoltà con vento e grandine nella discesa finale.  Arrivo molto soddisfatto in quanto questa tappa è una di quei sparti acque che elimina molti partecipanti. Quando arrivo nella tenda 9 è una gran festa in quanto siamo una delle poche tende ancora al gran completo ed io sono sempre l'ultimo a prendere posto e così vengo anche festeggiato.

Mercoledì. Oggi è una tappa dal terreno tosto ma di soli, si fa per dire, 35km. Perlomeno arrivare per le 22 non sarà un problema. Il fatto è che se il meteo il giorno prima aveva illuso che si poteva mettere al bello, oggi, invece, mostra tutto quello che è in grado di fare a queste latitudini: vento, acqua e nebbia continui per ore. Devo mettermi tutti i vestiti che ho a disposizione ed ho ancora freddo. Qui finisce anche la mia gara coi bastoni. In un buco rompo anche quello che mi era rimasto. Non sono l'unico ma molti hanno quelli di riserva in alluminio, mentre io mi devo arrangiare.  L'ostacolo più grande sembra ora un attraversamento di un torrente che si è ingrossato troppo. Sono con altre tre persone che sembrano più esperte di me e mi lascio guidare. Proviamo in un punto con una catena formata di 4 persone, ma a metà decidiamo di tornare indietro in quanto la corrente è troppo forte. Per fortuna vediamo altri che sono passati molto più sopra e ci indicano il punto in cui attraversare. Abbiamo perso un bel po' di tempo, ma perlomeno andiamo avanti senza danni. Un altro socio, invece, non è andata così bene ed è scivolato nell'acqua corrente. L'elicottero è dovuto intervenire perché poi è andato in ipotermia.  All'arrivo di tappa ci informano che nel giorno successivo il meteo peggiorerà ancora e che quindi occorrerà del vestiario in più. La cosa non mi piace neanche un po', perché se diventa peggio di oggi, non mi sembra che si possa continuare in sicurezza. Ma no mi assicurano, è solo una questione di materiale. 

Giovedì. Un' altra tappa interlocutoria ma il meteo sembra quasi bello in barba a tutti gli allarmi. C'è addirittura il sole al mattino. Per questi 44 km decido di prenderla molta comoda in quanto le due tappe successive saranno molto lunghe e impegnative. La giornata scorre via liscia e trovo anche due bastoni di legno che mi aiutano un po' nel fango. Il peggioramento del meteo avviene alla sera quando ormai siamo già in tenda. La tenda numero 9 conta oggi le prime due defezioni e così rimaniamo in sei. In generale, dei quasi trecento partenti ora siamo rimasti solo in centoventi.

Venerdì. Riesco a partire, finalmente, tra i primissimi. Ogni secondo che si lascia dopo le 7, viene poi a mancare quando si combatte contro il cancello orario del checkpoint 2 e 3 o per l'arrivo finale delle 22. Questa è la tappa più lunga e conta 72 km. Anche se ci sono molte forestali sulla carta veloci e corribili, piove incessantemente e tira un vento contrario molto forte che mi rallenta e richiede un gran dispendio di energie. In alcuni tratti le forestali sono permanentemente sotto una spanna d'acqua. Il vento, coi vestiti ormai tutti bagnati, mette poi molto freddo. Ho sette strati di vestiti, ma trovo sollievo solo quando ho l'idea di mettermi la cartina impermeabile sotto la giacca a protezione del vento. Raggiungo l'ultimo checkpoint abbastanza in orario, ma una volta passato, il check point viene smobilitato. Questo vuol dire che dietro di me hanno mollato tutti e sono ora l'ultimo rimasto. Per risparmiare un po' di energie per il giorno successivo me la prendo comoda per gli ultimi chilometri finali. Però sbaglio strada ed arrivare in fondo in orario diventa poi una bella battaglia. Un sole basso al tramonto che mi acceca assieme ad una grandinata che appanna la navigazione sono le ultime prove da superare in un clima Fantozziano. Un meteo veramente incredibile. Comunque mi sento molto bene ed uscire di gara in questo modo proprio non mi va. Recupero bene nella discesa finale e al traguardo c'è tutto lo staff che mi sta aspettando e mi applaude. Mi sembra quasi un applauso di liberazione dall'eventuale compito di venirmi a prendere su una montagna veramente inospitale. Comunque noto che arrivare ultimi alla tappa ha i suoi privilegi.

Sabato. La penultima tappa, l'ultimo sforzo da 68 km prima della passerella finale al faro di Cape Wrath. Passando davanti al banco degli "Oggetti perduti" noto un paio di scarpe Mud Clow che sembrano cercare un nuovo padrone. Non resisto alla tentazione di avere finalmente un paio di scarpe che non scivolino nel fango e irresponsabilmente faccio lo scambio di scarpe. È come correre con gli scarpini da calcio: nel fango non si spostano di un millimetro, ma sul duro i tasselli si fanno sentire sul piede. Con una trazione simile mi lascio trascinare dall'entusiasmo e recupero posizione su posizione. Poi il terreno cambia, diventa duro e i piedi cominciano a farmi male. Non solo, anche le mani si gonfiano e vado in crisi di fame. Il ritmo diventa sempre più lento e vedo passare via via tutti gli altri corridori fino  a quando non rimango il fanalino di coda. Non mi sento bene, ho freddo ed ho la sensazione di avere la febbre. Il gps mi dice che per l'ultimo chilometro ho impiegato 50 minuti ed ho finito tutte le scorte alimentari comprese quelle che tenevo per le emergenze. Ormai il mio unico pensiero è quello di raggiungere l'ultimo checkpoint per avere assistenza medica. Della gara mi sento ormai un corpo estraneo. Ad un certo punto compare un addetto del checkpoint che mi fa notare che se aumento l'andatura dovrei riuscire a rimanere in gara. Gli rispondo che l'unica cosa che mi interessa è arrivare al checkpoint perché proprio non sto bene. Lui non lascia la presa e mi dice che dopo il checkpoint sono solo 6km di strada asfaltata e poi, al checkpoint, posso mangiare per recuperare un po' di forze visto che non ho più cibo con  me. Quando vedo il checkpoint con il display del tempo che avanza inesorabile, vedo che mancano 2 minuti al cut-off. Incredibile, sono riuscito a prendere il treno per due minuti prima di partire ed ora ancora la stessa differenza. Evidentemente non posso non finire questa gara. Al passaggio del checkpoint chiedo 5 minuti per sedermi e capire il mio stato.  Appena comincio a prendere qualche gel energetico, il mio stato cambia rapidamente. Ora è chiaro che la mia è una crisi energetica e per l'ultmio tratto stradale non ci saranno problemi. Riesco a gestire molto bene il ritmo e al traguardo alcuni addetti entusiasti mi accompagnano per gli ultimi metri finali in un clima di grande festa. Il direttore di gara si congratula personalmente e mi dice che ormai per arrivare a Cape Wrath non avrò problemi in quanto nell'ultima tappa non ci sono cancelli orari, basta solo arrivare.  

Domenica. L'ultima tappa sono 27km per arrivare al faro del traguardo finale di Cape Wrath. L'esperimento delle scarpe da fango si è rilevato disastroso e la suola dei piedi è in uno stato pietoso. Però riesco in qualche modo a camminare in un modo costante e a raggiungere l'arrivo dopo quasi otto ore di fatica. Che gara incredibile. Ora non rimane altro che festeggiare nella serata finale del campeggio con la medaglia al collo e salutare tutti quelli che mi hanno accompagnato in questa avventura. 

Per finire, la Cape Wrath Ultra è una gara veramente tosta e impegnativa. Quest'anno solo il 38% dei partenti è riuscito a rimanere in classifica fino alla fine e, con molta fortuna, sono riuscito anch'io ad essere del gruppo. Gli ultimi tre giorni di gara, poi, sono sempre stato l'ultimo arrivato di tappa ed è stata sempre una gran festa una volta raggiunto il traguardo di giornata. Una gara che consiglio a tutti gli amanti della pioggia e dei paesaggi senza traccia di insediamenti umani. In ogni modo, non ho mai sentito alla fine di una gara, così tante persone dire mai più un'esperienza del genere. Io, invece, rimango più possibilista.

Un ringraziamento anche a tutti quelli che mi hanno mandato dei messaggi usando il tracker ufficiale. Non era disponibile la funzione risposta, ma leggerli la sera nel dopo tappa mi ha fatto molto piacere.

Questo il tabellino  durante tutti gli otto giorni. S è la partenza e F è l'arrivo di tappa. CP è check-point. D è il giorno.

S1Sun 11:50:50
D1 CP1Sun 12:45:0000:54:1000:54:10
F1Sun 15:59:1603:14:1604:08:26
(Giornata 04:08:26)
S2Mon 07:10:54
D2 CP1Mon 10:00:0002:49:0606:57:32
D2 CP2Mon 13:30:0003:30:0010:27:32
D2 CP3Mon 17:00:0103:30:0113:57:33
F2Mon 21:09:1104:09:1018:06:43
(Giornata: 
13:58:17)
S3Tue 07:14:05
D3 CP1Tue 11:45:0004:30:5522:37:38
D3 CP2Tue 14:30:0002:45:0025:22:38
D3 CP3Tue 18:15:0003:45:0029:07:38
F3Tue 21:16:2603:01:2632:09:04
(Giornata: 
14:02:21)
S4Wed 07:25:29
D4 CP1Wed 11:00:0003:34:3135:43:35
F4Wed 16:59:0705:59:0741:42:42
(Giornata:
09:33:38)
S5Thu 07:12:39
D5 CP1Thu 10:00:0002:47:2144:30:03
D5 CP2Thu 14:15:0004:15:0048:45:03
F5Thu 16:40:0202:25:0251:10:05
(Giornata:
09:27:23)
S6Fri 07:04:15
D6 CP1Fri 11:00:0003:55:4555:05:50
D6 CP2Fri 14:00:0003:00:0058:05:50
D6 CP3Fri 16:30:0002:30:0060:35:50
F6Fri 21:34:1605:04:1665:40:06
(Giornata
14:30:01)
S7Sat 07:05:58
D7 CP1Sat 13:00:0005:54:0271:34:08
D7 CP2Sat 16:45:0003:45:0075:19:08
D7 CP3Sat 20:45:0004:00:0079:19:08
F7Sat 21:47:0701:02:0780:21:15
(Giornata
14:41:09)
StartSun 08:48:04
D8 CP1Sun 10:00:0001:11:5681:33:11
D8 CP2Sun 12:15:0002:15:0083:48:11
D8 CP3Sun 14:00:0001:45:0085:33:11
FinishSun 16:38:3502:38:3588:11:46
(Giornata 
07:50:31)