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Partenza |
Anche quest'anno non ho rinunciato alla classica "Via degli Abati" con partenza a Bobbio (Piacenza) e arrivo a Pontremoli, ultra trail giunto alla nona edizione che si svolge negli Appennini.
Come l'anno scorso ho scelto il treno per presentarmi alla partenza, quattordici ore di viaggio da Vienna, ma molto rilassanti. Col bus da Piacenza a Bobbio sono arrivato appena in tempo per il ritiro del pettorale e pasta party. Questa volta ho deciso di dormire in palestra, ma ho dimenticato il materassino e dormire è risultato ancora più difficoltoso. Prima di dormire, ho fatto una bella passeggiata lungo le splendide contrade di Bobbio, ho salutato l'organizzatore Elio e poi una visita al cinema per vedere dopo tanto un film doppiato in italiano.
In palestra c'era un silenzio molto strano, probabilmente pochi sono riusciti a dormire, la gara del giorno successivo è impegnativa e il meteo sembrava orientato verso la pioggia.
Alle tre e cinquanta sono state accese le luci e con calma mi sono preparato per la corsa, 125 km con 5500 metri di dislivello positivo. Lo scorso anno sono andato molto bene fino a Borgotaro, ultimo check point, per poi piantarmi clamorosamente negli ultimi trentadue chilometri.
Il problema principale, come al VCM, è stata l'allergia ai pollini, dove anche a Bobbio erano presenti in massa causando una tosse fastidiosa e abbassamenti di voce.
Il via è stato dato dal sindaco in persona alle sei puntuali. La mia tattica è stata quella di partire molto prudente. In cima alla Sella dei Generali il tempo ha cominciato a piovigginare ed ho accusato una piccola crisi di fame, in quanto la mia colazione è stata troppo scarsa, un errore abbastanza grossolano. Ho rimediato nei generosi ristori successivi. A Farini sono rimasto impressionato dai cambiamenti causati dall'inondazione dello scorso anno, montagna franata, strada e case distrutte. Verso Bardi, ho continuato tranquillo con la stessa tattica iniziale, vale a dire passo tranquillo in salita, relax in discesa e corsa sui tratti in falso piano. Sul Monte Lama, il punto più alto della corsa a 1350metri, arriviamo in quattro e ci siamo concessi un selfie sotto la croce. Poi l'impegnativa discesa verso Bardi con la pioggia è stata insidiosa, ma quest'anno senza cadute. A Bardi lo spettacolo del castello è stato impressionante e il ristoro non è stato da meno. Qui, visto che non smetteva di piovere, ho deciso di non cambiare nessun indumento. Una volta ripartito, dopo qualche chilometro il sole è uscito scacciando la pioggia, però il terreno è rimasto molto fangoso in salita. Verso Osacca un campanile mi ha indicato che rispetto allo scorso anno ero in ritardo di almeno un'ora, ma siccome non avevo nessun problema muscolare e la pioggia ha scacciato la tosse allergica, ho continuato con ottima fiducia. Al ristoro di Osacca gestito dagli alpini, riesco a farmi convincere a provare un the col gin per ripartire di slancio verso Borgotaro.
Durante la via ho acceso la lampada e una volta conclusa la temuta discesa ho aumentato il ritmo in pianura. Al ristoro sono arrivato verso le ventidue, ma le gambe andavano molto bene e dopo una breve sosta mi sono avviato verso la salita del passo Borgallo. La temperatura era gradevole, non c'era nebbia o vento e non pioveva. In cima mi sono scaldato un po' presso il fuoco acceso dai volontari ed ho affrontato i due chilometri in cresta in tranquillità. Quando è iniziata la discesa lungo un'ampia forestale, ho deciso di forzare il passo cercando di correre sempre fino all'ultimo ristoro di Cervara, situato a 13 km dall'arrivo. Un bel minestrone e sono ripartito motivato verso il traguardo. D'improvviso, in questo frangente, è iniziato a piovere a dirotto. La troppa acqua sugli occhiali senza visiera mi hanno limitato molto la vista. Allora, per non rischiare, ho continuato al passo fino alla parte asfaltata finale per arrivare fino a Pontremoli dove gli ultimi chilometri sembravano non finire mai, con l'arrivo che non mi aspettavo spostato in fondo alla città. Alle ore 4:39 di domenica, con tanto di medaglia al collo, ero un felice finisher di questo mio secondo Abbots Way, quasi due ore meglio dello scorso anno. Poi una meritata doccia e alle sette e quaranta ero già sul treno per il viaggio di ritorno a Vienna, dove ho avuto la possibilità di scambiare le impressioni con altri corridori che anche loro stavano ritornando a casa.
Tempo impiegato 22h:39', 56-ema posizione finale con la classifica che si trova
qui.
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Verso il monte Lama |
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Osacca |
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Un po' di Gin con gli alpini a Osacca |