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martedì, maggio 28, 2013

Inline Skate



Sto pian piano recuperando la forma dopo la maratona del Welsch e quella di Vienna. Prossimo obbiettivo Dirndltahl Ultra. Però non solo corsa. Ho comprato un paio di Rollerblades per provare l'Inline-Skating. Ho già fatto qualche uscita lungo la ciclabile che porta da Kledering a Mannswört e devo dire che non è male. Basta semplicemente non cadere e imparare a frenare il prima possibile.

domenica, maggio 12, 2013

Maratona del Welsch




Sabato 4 maggio, come un anno fa, sono di nuovo in Stiria, alla linea di partenza per la maratona del Welsch. Quest'anno la partenza è situata dove lo scorso anno era l'arrivo, quasi una continuo. La novità del 2013 è che gareggio con il team in casacca bianca del mio gruppo sportivo Freunde des Laufsports. Così, oltre alla classifica individuale, partecipo anche alla speciale classifica dei gruppi. Ogni gruppo è composto da cinque concorrenti, il tempo finale del gruppo viene preso sull'ultimo corridore del gruppo che taglia il traguardo. In corsa non sono ammessi sostituzioni, se un podista non raggiunge l'arrivo, il tempo del gruppo non è valido e compare un DNF. Questa è la gara a cui tengo maggiormente all'inizio di stagione. La maratona di Vienna e la gara a Bisamberg sono stati solo dei test per vedere se ero in grado di correre qui alla Welschmarathon in modo competitivo col mio gruppo. Al via un'ottima atmosfera, l'incontro con tutti gli altri amici, le foto prima della partenza e la voglia in tutti di noi di fare bene. Il secondo team della nostra società, quello giallo, è campione uscente e sarebbe un bella soddisfazione poterli scalzare. Per quanto mi riguarda, alla partenza il morale è molto alto, mentre la preparazione è lacunosa. Ma già essere qui al via è una grande soddisfazione. Al via parto tranquillo, il percorso sale subito anche perché i metri da scalare sono molti, più di mille. Scelgo di rimanere dietro, le sensazioni di difficoltà in salita che ho avuto a Bisamberg, si confermano anche qui. Non perdo però di vista i miei compagni che ogni tanto si lasciano sfilare dietro per chiedermi come va. Alla prima discesa lascio andare le gambe e sono già con loro. Il ritmo che abbiamo è abbastanza veloce, forse troppo. In testa ho di stare sulle mie almeno fino al km 24, quando poi inizia una lunga discesa fino al km 30. Appena superata la mezza ci ritroviamo tutti e cinque assieme, abbiamo avuto ritmi diversi, ma ora si viaggia al pari quando inizia la discesa. A questo punto viaggiamo intorno ad un tempo finale di 3h:42'. In discesa lascio andare le gambe e mi porto in avanscoperta. Voglio sfruttare il mio punto di forza, perché so che nelle successive salite dovrò difendermi. Ad un certo punto credo anche di poter migliorare il mio personale in questa gara che è di 3h:40'. Ma nell'arco di pochi km, capisco subito che la mia gara prenderà tutt'altra piega. Al km 30, ancora in piano i primi segni del muro. Calo subito l'andatura per vedere se è solo una piccola crisi passeggera ma non è così e lo so. Mi mancano i lunghi allenamenti e la tenuta in questi casi è instabile. In salita non riesco più a correre, i battiti scendono, le energie stanno finendo e devo andare al passo. Gli altri miei soci intanto mi raggiungono e mi superano, in discesa però vado ancora e li raggiungo. Al km 35 non vado più neanche in piano e la faccenda comincia a farsi seria. Per fortuna i numerosi ristori mi aiutano a recuperare zuccheri e faccio incetta di pane dolce con l'uvetta. Il cervello allora non sembra più così intransigente e la corsa può ritornare. Gli ultimi due membri del team giallo mi sono ancora dietro, evidentemente anche a loro le cose non girano per il meglio. Negli ultimi due km, quasi tutti in discesa, ritrovo un ritmo accettabile. Ora la mia unica preoccupazione è di non farmi superare. Così quando vedo sopraggiungere due concorrenti ai 300 metri, lancio un sprint lunghissimo che mi fa arrivare stravolto. All'arrivo, dopo 3h:52' mi distendo in terra e un medico preoccupato mi invita a seguirlo nella tenda medica. Niente di particolare solo un controllo di sicurezza. Sono il quinto al traguardo del mio team, a me tocca il privilegio di stabilire il tempo e so che può valere il podio. Infatti alla fine veniamo classificati secondi come team, mentre l'altro gruppo della nostra società si classifica al terzo posto arrivando due minuti dopo. Per il primo posto, invece, niente da fare solo uno di noi ha fatto un tempo migliore.
Veramente una bella esperienza, sopratutto a livello mentale. Non andare nel panico quando ero ultimo del team e in crisi profonda, ma cercare di difendermi e recuperare in ogni modo possibile mangiando e bevendo senza forzare per peggiorare le cose. L'esperienza dello scorso anno, la crisi sul monte Ötscher si è fatta valere. Nel dopo corsa ampio spazio ai festeggiamenti sotto il tendone con gli ottimi vini della regione. La classifica finale qui, i dati del mio Garmin qui














domenica, maggio 05, 2013

Bisamberg corsa sulla montagna viennese



Una settimana dopo la maratona di Vienna mi presento nel distretto Viennese dove si svolge la gara sulla collina del Bisamberg. Prova decisiva per vedere se il tendine d'Achille resiste anche in montagna senza dolore. In gara funziona tutto molto bene, partenza tranquilla poi la prima salita del Bisamberg. Non ho allenamento in salita e si vede, durante l'ascesa devo passare al passo. Poi una discesa tecnica fatta a tutta e anche oltre, nella quale riesco a passare molti concorrenti. Qui, anche senza allenamento, mi trovo molto bene e riesco anche a portare il polso al 98% della frequenza massima. Il resto della gara si svolge senza particolari problemi e all'arrivo riesco anche a vincere lo sprint per la ventisettesima posizione. Alla fine nessun dolore, se non un piccolo fastidio al tendine sinistro, quello che fino ad ora non mi aveva mai fatto male. Speriamo bene. Il risultato finale si trova qui, i dati del mio garmin qui e il video della gara
si trova qui (immortalato dopo una decina di secondi).

sabato, aprile 20, 2013

Maratona di Vienna




Ora lo posso dire anch'io, sono un maratoneta a Vienna. Per poter essere tra i partenti della trentesima edizione della Vienna City Marathon, ho prenotato il pettorale un anno fa. Quest'anno, il 2013, è l'anno dei record dei partecipanti. Mai così tanti, con iscrizioni chiuse da tempo e pettorali sul mercato nero. Poteva esserci anche il mio, ma dopo un periodo molto tribolato che sembrava non finisse mai, a due settimane dalla gara riprendo a correre senza dolori. Prima 5 poi 9 e 23 chilometri corsi senza problemi, mi convincono ad andare a ritirare il pettorale. Già tornare a casa col numero attaccato alla maglietta, con la certezza di partire e la buona speranza di arrivare in fondo è un successo. Sveglia alle 6, solita colazione e poi via in e-bike verso la stazione della metropolitana che mi porterà alla partenza. Metro strapiena, alle ultime stazioni non entra più nessuno. Un'atmosfera incredibile, tantissima gente che ha un solo pensiero in testa, quello della gara che fra poco partirà. C'è un sole splendido, senza vento e fa addirittura caldo. Neve e pioggia sono solo un lontano ricordo. Parto con il mio amico Edi e senza orologio non so nemmeno a che ora sono passato sulla linea di partenza. La tattica di giornata è quella di partire piano per poi provare ad incrementare dopo il passaggio alla mezza. In caso di dolore al tendine d'Achille ritiro immediato. Al primo rifornimento perdo Edi che non sta molto bene e proseguo da "solo". Passo alla mezza in 2h:15', ma non lo so con precisione, mi regolo con gli orologi delle stazioni dei tram e delle chiese. Ora provo ad incrementare l'andatura ma il fiume dei corridori non diminuisce. Fino al chilometro 40 tengo un ritmo vicino ai 5'/km poi mi rilasso per gustarmi l'arrivo nella Heldenplatz, la piazza degli eroi e anche perché non ne ho più. Sul traguardo accenno un tentativo di flessioni, ma desisto prima di venire calpestato. Impiego 4h:03' per arrivare in fondo e battere il cinque alla mascotte della gara. La seconda parte 27' più veloce della prima. Ora un po' di relax e poi riprendo con qualche bella gara. Tendine permettendo. Intanto ho già prenotato il pettorale per la maratona di Vienna del 2014.









sabato, marzo 16, 2013

Pizzini e natural running

Bernardo Provenzano nei suoi pizzini esordiva spesso con riferimenti sulla salute, che grazie a Dio era sempre buona.


Mai una volta che abbia parlato di un dolore al tendine d'Achille, una fascite plantare o un ginocchio dolorante. Neanche una contrattura ha mai citato. Ma ognuno col suo ruolo. E se il mio, ahimè, non è quello di starmene seduto tranquillo sul divano a guardare la tv o la timeline di facebook, allora sfrutto questo tempo di inattività forzata per chiarire le poche idee, ma confuse, che mi passano per la mente.
Come questo grandioso stile di corsa mostrato in questo video.



venerdì, marzo 08, 2013

Passo del bruco



Una settimana scorre veloce, il mio tendine d'Achille scorre meglio ma non ha voglia di correre. Ci sono altre parti del mio corpo che sono dello stesso parere, ma sono deboli e non hanno voce in capitolo. Eppure la fine di tutti i travagli è lì ad un passo, basterebbe semplicemente smettere. Mi chiedo perché invece non funzioni e non trovo risposta.
Intanto un nuovo esercizio è entrato nel mio repertorio, il passo del bruco. A piedi nudi, in piedi, cerco di andare avanti con la sola forza delle dita dei piedi, senza alzarli. Poi una mattina, quando meno me l'aspetto, si trasformeranno, usciranno le ali e potrò volare coi piedi. Basta crederci.

domenica, marzo 03, 2013

Non corro, anzi



Se neanche il papa riesce a sopportare il peso del ruolo, non vedo perché dovrei farlo io nella veste di runner. Quando sono infortunato di solito non scrivo post, mi passa la voglia. Ma la devo vedere come una chance. Va beh, ne ho avute di migliori. Veniamo alle novità della settimana. Allenamenti fatti al sole battente: 0. Gare partecipate: 0. Chilometri percorsi senza dolore: 0. Complimenti per avere finito una gara che non ho corso: no comment. Lunedì sono passato dal McDonald ed ho ordinato una Coca Cola zero. Non è molto, ma come ogni viaggio, anche il mio verso la mia nuova carriera è iniziato con il primo passo. Ma sopratutto, come il buon Trap mi ricorda "non dire gatto se non ce l'hai nel sacco".

venerdì, febbraio 22, 2013

Questa è la corsa

Sogno un rogo di scarpe
Ultimamente mi chiedo spesso il senso della corsa. Di sera, invece di stare nella posizione del Budda moderno, vale a dire telecomando nella mano destra e boccale di birra nella sinistra col pollice dentro, mi ritrovo a correre con temperature sottozero.

Oppure come stamattina. In piena nevicata, invece di andare al lavoro in macchina, come fanno tutti, per stare tranquillamente in fila ad aggiornare il profilo di facebook o sentire voci adulanti alla radio che dicono che sei in coda e fuori nevica, mi ritrovo con lo zaino in spalla a correre verso l'ufficio.

Poi arriva la fiammata, la visione che prende l'ennesimo tendine del mio corpo che ha deciso di farmi capire che a più di quarant'anni non ho capito niente. Ora è il tendine d'Achille a dirmi, senza mezzi termini con dolori chiari e nitidi, che è stufo. Stufo degli sprint sulle salite innevate, quando si possono fare anche con le seggiovie. Stufo delle discese a piedi scalzi, quando si potrebbe essere benissimo davanti al computer. E via di questo passo. Dopo quello rotuleo, della pianta del piede, ora anche il tendine del tallone ha deciso di ribellarsi. E come dargli torto.

Questo è l'aspetto salutistico della corsa: ogni tre mesi dall'ortopedico. Anche se ad essere sinceri, questa volta sono ben sei. Ora, come da copione, qualche settimana di pausa e poi sono sicuro che ce la farò a cambiare.
Sogno la visita ad un concessionario. Sogno un rogo di scarpe, magliette tecniche, braghe, bandane e cardiofrequenzimetri. Sogno le mie bici nel deposito condominiale ad arrugginire in pace assieme a tutte quelle dei vicini. Infine io che cerco di convincere il mio datore di lavoro a ridarmi il posto auto sotto l'ufficio.

Ce la farò, ne sono convinto.

lunedì, febbraio 11, 2013

Cross e ancora cross

Oggi nevica e ci sono due gare di cross a Vienna. A quale partecipo? Decido per il cross al Böhmische Prater, teatro di molti miei allenamenti, anche di quello del giorno prima. Al Cricket, dove si svolge l'altra gara, sono già stato due volte e questa volta passo. Non sono in un gran periodo di forma, ma sono mai stato in un gran periodo di forma? Ritrovare una gara breve e veloce come quella di oggi può rimettermi sulla giusta strada. Strada che dovrei abbandonare. Invece di stare a letto o a guardare lo sci in tv, sono qui sotto una fitta nevicata che m'iscrivo ad una gara che non ha nemmeno la scusa dell'aspetto benefico. Almeno ci andassi in macchina, no ci devo andare in mountain bike. Poi non so dove mettere la borsa con tutti i miei oggetti di valore e la giacca. Forse hanno sospeso la gara e magari sono l'unico che s'iscrive, invece siamo in cinquanta, venti in più dell'anno scorso . No, non la vedo bene per il futuro prossimo di questa martoriata terra e dei suoi strani abitanti. In ogni modo al via l'organizzatore, prima del fatidico 1-2-3 via, chiama il mio numero di pettorale. Suspance e poi mi porto davanti. "Sono io quello che ha il pettorale 1099". Vengo accolto con un applauso trionfale e la gara neanche è partita. Perché sono stato chiamato rimane un mistero, ma i miei tre secondi di celebrità li ho già guadagnati. Non è il giorno da eroe di David Bowie o il più ristretto quarto d'ora di celebrità promesso da Andy Warhol, ma con la crisi di questo periodo è tutto grasso che cola.
Veniamo alla gara. La tattica di giornata è quella di non bruciarsi nei primissimi giri dei sei totali. C'è una bella salita con discesa delle quali conosco ogni centimetro. In una gara di cross bisogna partire bene e questa volta mi riesce ottimamente. Poi mi lascio sfilare per tenere il mio ritmo, bene anche qui. Invece di spianare, vado a tutta in discesa e tranquillo in salita. Una tattica che sembra funzionare molto bene se non che mi addormento. "Sarzi dorme" era il richiamo di una prof alle medie. E chi dorme in una gara di cross non può fare grandi cose. Sbaglio platealmente il conto dei giri, così che all'ultimo vero giro mi faccio superare per poi constatare che l'ultimo mio giro da fare a manetta lo posso fare da solo. Gli altri sono già al ristoro soddisfatti. Finisco che non ho neanche il fiatone. Che pesce. No, non si può finire la carriera del corridore da metà classifica in questo modo e allora farò ancora un'ultima gara. L'ultima, promesso. La classifica finale si trova qui

venerdì, febbraio 08, 2013

Cross sulla neve



Domenica 27 gennaio voglio debuttare nello sci di fondo, ho già noleggiato gli sci e la neve veramente non manca. Così come non manca la voglia di partecipare ad una gara di cross, sempre al cricket, ma questa volta con un paesaggio completamente diverso, completamente bianco. Allora prima di arrivare nel Wienerwald sulla pista da fondo, passo per il cricket e m'iscrivo alla gara 2. Alcune facce note, molta voglia di scherzare e prima di partire provo le calze Leguano per vedere se c'è margine per usarle in gara. La temperatura è gelida, il percorso è completamente bianco e in parte non battuto. Serve molta trazione, quella che non offre le mie calze. Ma la voglia di provare è così tanta che alla fine decido di tenerle anche in corsa. Parto abbastanza bene, ma dopo qualche giro la corsa diventa affannosa, l'equilibrio è precario e non ho nessuno slancio nei saliscendi. Non recupero posizioni, al contrario all'ultimo giro perdo anche una posizione. Finisco 4':30" sopra al tempo della prima gara. Troppo anche se c'è la neve. Altri corridori hanno avuto uno scarto tra i 2 e 3 minuti o anche meno. In ogni modo, correre in mezzo alla neve è sempre bello, in più ho molta voglia di sperimentare. Per una prestazione cronometrica migliore l'appuntamento è rimandato. La classifica finale si trova qui.
La giornata prosegue poi sulla pista da sci di fondo, dove provo ad improvvisare qualcosa che dovrebbe assomigliare al passo classico. Come si dice in questi casi? I margini di miglioramento proprio non mancano.

giovedì, gennaio 24, 2013

La stagione del cross



Gennaio è il mese in cui mi dedico al cross. Domenica 13 ho partecipato alla prima gara del Cricket Club ottenendo un ottimo sedicesimo posto e confermando il miglior tempo dello scorso anno. Al via decido di provare le nuove scarpe Mizuno Universe. Non sono ideali per il tipo di terreno, l'erba e terra, ma siccome il fondo è gelato e la prova del riscaldamento mi lascia soddisfatto, decido di provare. Gli atleti migliori, che gareggiano anche in pista, calzano le scarpe chiodate, l'attrezzo ideale in queste condizioni. Alla partenza riconosco un socio della corsa sul monte Ötscher, scambiamo qualche parere sulle varie corse effettuate e partiamo assieme in fondo al gruppo. Nelle gare di cross di solito si parte a razzo e anche questa volta è così. Dalle retrovie decido di mantenere la calma e di incrementare il ritmo nei saliscendi. Tattica ottima, invece di sfiancarmi nel cercare di agganciarmi nel rettilineo a chi mi sta davanti, tengo il suo ritmo per poi cambiare passo nelle piccole discese secche. Funziona decisamente. Nei giri finali riesco ad agganciare e staccare chi è partito troppo forte, anche se all'ultimo giro, complice il terreno che, causa neve e calpestio è diventato scivoloso, al tornantino volo in terra. Niente di grave, ma il corridore che avevo quasi raggiunto è già via e quello che avevo appena staccato mi è già sul collo. Però sono entrambi al gancio e con un finale a tutta riesco a lasciarli dietro entrambi. La classifica finale è qui. Domenica 27 seconda tappa con terreno sicuramente innevato, cercherò di non mancare.

martedì, gennaio 15, 2013

Neve e piedi leggeri



A Vienna nevica, l'inverno non si è fatto scappare gennaio e uno splendido manto nevoso ha imbiancato la città. Questa è anche l'occasione per provare le mie nuove calzature Leguano in mezzo alla neve. In soldoni, le Leguano non sono altro che due calze con un pezzo di gomma attaccato sotto. Quando le ho comprate, il venditore mi disse che nella neve sono eccezionali. Già correre con delle scarpe normali, magari col Gorotex, appena un po' di umidità entra nella scarpa mi da' un gran fastidio, figurati, ho pensato allora, con una calza. Bene, ora ho potuto provare di persona sul mio percorso campagnolo abituale tutto coperto di neve fresca e in parte battuta. Il risultato è incredibile, nessun fastidio ai piedi, anzi, un gran senso di libertà e leggerezza con una gran voglia di correre in mezzo alla neve fresca che sembra polvere.
Le Leguano le ho comprate all'Expo dell'ultima maratona che ho corso a Bregenz. Era un po' che volevo provare delle scarpe che promettono il "natural running", ma fino ad ora nessun modello mi aveva entusiasmato. A dire la verità neanche le Leguano, ma un po' perché costano meno delle altre scarpe, un po' perché più naturali di così c'è solo il piede scalzo.
La prima volta che ho provato a correre dietro a casa mia sulla strada ghiaiata, ho resistito per ben 30 metri, sentivo ogni sassolino nella pianta del piede. Ho pensato che bell'affare che ho fatto. Però, a camminarci su non ho avuto difficoltà, almeno questo mi sono detto. Per arrivare a correrci su ho dovuto adattarmi piano piano. Per iniziare ho usato il tapin, prima per cinque minuti, poi dieci, quindici e così via fino a trenta minuti. Dopo tre mesi di tapin sono tornato sul mio giro ghiaioso e sono riuscito a fare tutto il giro di 6 km senza problemi. Ora sono a 9 km. Il vantaggio di questo tipo di calzature è che il piede e il polpaccio di rinforzano molto, mentre lo stile di corsa cambia. Ora appoggio molto di più sul davanti del piede e molto meno sul tallone. L'altro notevole vantaggio è che ora riesco anche a calzare scarpe come le Mizuno Universe 4, che pesano solo 110 grammi in quanto non hanno neanche la suola superiore. Questo per me era impensabile almeno fino a qualche mese fa. Le Leguano sono ancora più leggere, ma per me, per una gara veloce non sono adatte. Il piede nella calza non è fermo, mancano i sostegni laterali e alla mia velocità massima, mentre la gomma si pianta molto bene sul fondo stradale, il piede mi scivola leggermente. Così provo un po' fastidio, tipo bruciore, ma in allenamento con andature medio alte vanno benissimo, mentre la mancanza di stabilità dovrebbe aiutare a sviluppare i muscoli della pianta del piede. Vedremo se problemi come la fascite saranno solo un ricordo. Con le Universe, invece, il piede è un tutt'uno con la suola e ti viene solo voglia di spingere al massimo. Ottime calzature per gare veloci.


domenica, gennaio 06, 2013

Il 2012 è finito, il 2013 è già iniziato



Come da quattro anni a questa parte, l'ultimo atto del 2012, per quanto riguarda la corsa, è la gara attorno al ring di Vienna per la tradizionale gara di San Silvestro. Meteo magnifico, record di partecipanti e al via ripeto l'errore di qualche anno fa, vale a dire partire nella pancia del gruppo. Così i primi chilometri intasatissimi li corro più sul bordo della strada, in mezzo al pubblico o sul praticello che separa la carreggiata. Come se la stagione del cross fosse già iniziata. A metà percorso sono già bello e cotto, però mi assesto su un buon ritmo che mi fa quasi ripetere il tempo dello scorso anno per un finale da 20':52 sui 5,35km del percorso totale. La classifica finale si trova qui.
Il 2012 finisce qui con 20 gare all'attivo: 4 cross, 3 maratone di cui una in collina, 1 ultra in montagna, 2 corse brevi in montagna, 2 mezze maratone, 5 diecimila, 2 ottomila e 1 cinquemila. Gli infortuni, solo due, non sono però stati trascurabili. Una'infiammazione al tendine della rotula e una fascite plantare mi hanno tenuto fermo completamente per tre mesi.


La befana è arrivata

La befana è passata di qui, l'ho presa per il manico della scopa e le ho fatto cadere due paia di scarpe dalla borsa:
Mizuno Universe 4 da 105 grammi per le corse più veloci



Per le corse un po' più tranquille sono arrivate le New Balance 880 V2, 311 grammi, neutre che però uso coi plantari.



Le NB880V2 le ho provate nel pomeriggio in un uscita da due ore lungo il Danubio con lo zaino in spalla. La prima impressione è veramente ottima.

martedì, dicembre 25, 2012

Avvento di corsa a Klosterneuburg




Domenica 9 dicembre, seconda domenica d'avvento, freddo, vento e sopratutto gara. Sono a Klosterneuburg per la seconda volta a correre la classica gara podistica. Anche se questa volta c'è il sole invece della neve, la costante del vento rimane. Il percorso è di soli 8 km, la prima metà a favore di vento, la seconda contro. All'inizio e alla fine la stessa salita, con annessa discesa, della rampa alla rotonda. Breve ma secca, spezza gambe. Un percorso tutt'altro che facile. Al via parto in mezzo al gruppo, molto coperto e alla prima discesa, dove inizia il percorso a favore di vento, spingo al massimo. Al giro di boa comincia la parte contro vento, qui cerco la scia di un corridore che per magia mi compare di fianco. Gli dico che non ha senso stare affiancati, che se ci alterniamo davanti andiamo più veloci. Così ci diamo il cambio ad intervalli regolari e, pian piano, andiamo a prendere i corridori che ci stanno davanti. Sull'ultima salita finale, siamo in tre, però perdo un po' il contatto. Nell'ultima discesa parto in una lunga volata, riprendo subito gli altri due soci e continuo la mia fuga. Quando il percorso però spiana, la velocità cala e il mio socio di fuga, che ne ha ancora, mi supera viaggiando indisturbato al traguardo. Un bel gioco di squadra che raramente si vede nella corsa. Alla fine arrivo 18-emo, meglio di due anni fa.


giovedì, dicembre 06, 2012

Diecimila di beneficenza



Qual è il senso della corsa?
La stagione sta per finire ed ho ancora in programma un paio di gare veloci. La prima è quella che si svolge domenica 25 novembre 2012 al Prater, organizzata dal mio club Freunde des Laufsports. Oltre all'aspetto benefico della competizione, il ricavato va tutto in beneficenza, la gara si svolge su di un circuito pressoché piatto con buone possibilità di fare un gran tempo. Riuscirò a ripetere la prestazione dell'anno scorso dove ho infranto il muro dei 40 minuti sui 10 km? Quest'anno alla partenza ci sono molti più concorrenti, c'è un pallido sole a scalfire la nebbia e la temperatura è gradevole. Ottime condizioni per premere sull'acceleratore. Al via mi presento, come faccio sempre in questo periodo, senza orologio. Mi sto allenando a sensazione e vorrei continuare con questo metodo almeno per qualche mese prima di giudicarne i risultati. La tattica di oggi è molto semplice, ci sono 4 giri, basta correrli ognuno sotto i dieci minuti e il personale è fatto. Al via parto davanti e mi lascio sfilare. Al termine del primo giro il cronometro segna 9':50", è un ottimo tempo se non fosse che sono già al gancio. Al secondo giro sono ai 20 minuti esatti, ancora perfettamente in tabella. Però non ne ho più, vorrei smettere e magari classificarmi nella gara dei cinquemila. Le gambe però sono di un altro pensiero e vado avanti. Al terzo giro comincio a gestire le forze, non vorrei rimanere piantato alla fine e magari perdere un buon piazzamento. Al quarto giro sono di nuovo in palla e provo ad aumentare, non di molto, ma mi basta per mantenere la decima posizione in assoluto, la terza di categoria con un bel podio finale.
Il senso della corsa? Durante la mia prima maratona un tizio si affacciò alla finestra e disse pressapoco questo nel suo austro-tedesco:"Se andate a lavorare fate senza correre".


martedì, novembre 20, 2012

Intermezzo

Dopo le ultime quattro gare in quattro settimane è arrivato il tempo di rifiatare un po'. Non è ancora arrivato però, il tanto l'agognato tempo in cui le uniche ripetute riguarderanno le dita dell'indice e del pollice per pigiare il telecomando, ma ci sto lavorando. Nel frattempo sono stato un po' in giro per la vecchia Europa e non sono riuscito a stare fermo. Così a Dublino mi sono divertito, prima della colazione, a correre sulle colline di Bray passando anche per il mitico Cliff Walk. Mare, prati, cavalli in libertà e trails fantastici mi hanno piacevolmente sorpreso. Era lo stesso week-end della maratona di Dublino, ma con dei posti simili, chi rimpiange la corsa sulle strade asfaltate della metropoli irlandese? Dopo qualche giorno mi sono spostato nell'eterna Breda Cisoni con la voglia di correre ancora una volta sugli arginelli. Nebbia e fango non mi hanno fermato, anzi ho aggiunto anche un giro della civetta per arrivare ad una ventina di km. Correre in solitudine nella nebbia tra le campagne bredesi è sempre molto piacevole. Per concludere il mini ciclo delle corse in natura senza orologio e cardio, l'ultimo fine settimana l'ho dedicato a corse particolari. Sabato mattina alle 5, con altri 35 temerari del mio gruppo sportivo, abbiamo fatto un giro sulle colline Viennesi per l'ormai leggendario giro del Kahlenberg, non un giro qualsiasi, ma un rito. Partenza nel cuore della città, quando le discoteche suonavano ancora e arrivo dopo 36 km per una colazione che è diventato un menu completo a tre portate.

sabato, ottobre 20, 2012

Maratona a Bregenz


7 ottobre 2012 ci sono stato, senza orologio, u ciapà ad l'acqua da stufam e l'ho finita in 3h:23, PB.






La gara
La maratona di Bregenz si corre in tre stati: Austria, Germania e Svizzera. Il mio amico Edi mi ha chiesto se volevo partecipare con lui e così dopo Barcellona, eccoci ancora qui al via di una nuova maratona. La partenza è a Lindau, un'isola sul lago di Costanza collegata alla terra ferma da una strada e una ferrovia. Gli organizzatori, però, ci portano alla partenza col traghetto. Piove, le previsioni non lasciano adito a speranze di miglioramento, tempo da lupi fino a sera. E così sarà. Per me non è un problema correre in queste condizioni, anzi, quello che però non mi piace è aspettare il via sotto la pioggia. Cosi occupiamo un paio di sedie sulla nave spogliatoio e vi rimaniamo fino a dieci minuti prima del via. Indosso un impermeabile usa e getta e prendo posto nel mio blocco di partenza. Il cantante sul palco scalda l'atmosfera, ma il ragazzo a me di fianco trema dal freddo, piove e c'è vento. Alle undici in punto finalmente il via. Questa volta non porto nessun orologio e cardiofrequenzimetro per scelta, voglio correre la mia prima maratona a sensazione. Basta tabelle, ritmi e medie, lascio il mio corpo decidere come meglio crede senza nessun obbiettivo finale. I primi chilometri scorrono tranquilli, molti mi superano, ma io vado per la mia strada. Ad un certo punto mi supera il pacer della mezza da 1h:40', potrei seguirlo per tenere un tempo finale da 3h:20. Non lo faccio e rimango fedele alla mia strategia. Al km 15 il gruppo si divide, ora corro solo assieme ai maratoneti. Qui comincio ad aumentare un po' l'andatura, la pioggia è incessante, il terreno è un po' sterrato ma lo spirito e il morale sono alti. Alla mezza trovo il primo riscontro cronometrico, 1h:44', un tempo che mi piace per stare sotto il mio personale di 3h:26. Aumento ancora l'andatura così da recuperare posizione su posizione e, guardando la classifica finale, questo sarà il mio tratto più veloce. Arrivo in Svizzera, trovo la banda e anche qui un po' di teatro col direttore, dopo aver salutato tutti i banchetti trovati fino ad ora. Superare e fare spettacolo col pubblico, una tattica che non si trova su nessun manuale di corsa e che non ha nulla a che vedere con l'ottimizzazione del consumo delle energie. Però ha un grandissimo effetto sulla mente e mi diverte. Chissà cosa pensano questi miei colleghi dalle facce lunghe e segnate dalla fatica, che vedono un tipo che li supera a 20 secondi in più al km, sorridendo e che scherza con la gente ai lati. Quando mi capita, penso che sarebbe bello che questi disinvolti trovassero un bel muro al km 39, che ci sbattessero contro e poi superarli col ghigno sarcastico, ma non mi succede mai, se non quando ho provato ad imitarli. Invece oggi sono dall'altra parte, qualche corridore mentre lo sorpasso mi incita anche e sopratutto niente muro, per ora.
Al km 33 arrivano i primi dubbi, i polpacci sono duri e può anche darsi che le riserve energetiche finiscano presto. Rallento di qualche secondo al km ma al chilometro 35 capisco che posso arrivare in fondo senza problemi. Al km 41 entro nello stadio di Bregenz e dopo un paio di giravolte taglio il traguardo, dove mi concedo, tra qualche risata, anche qualche flessione in stile Nove Colli, ma certe gare non dovrei neanche nominarle. Prima di lasciare la zona arrivo, mi giro per dare un'occhiata al tempo finale e vedo 3h:24. Non male, questo è sicuramente il mio personale, che alla fine in effetti sarà di 3h:23'. Quattro gare in quattro settimane, non posso correre sempre col massimo della concentrazione e al limite. Un socio del mio club mi disse che correre una maratona deve fare male, altrimenti non è correre una maratona. Non so se abbia ragione, ma correre come oggi, però, è un vero piacere.
Dettaglio della mia classifica.














mercoledì, ottobre 03, 2012

Corsa sulla Schneeberg


"Cosa prendi da bere?"
"Una birra!"
Non è un dialogo rubato in un pub Viennese, ma è quello che ho risposto alla signora addetta al ristoro per gli atleti giunti al traguardo sabato 29 settembre 2012 sulla Schneeberg. La corsa su questa montagna è ormai un classico, si corre lungo la ferrovia, che per l'occasione partecipa anche alla gara nella cosiddetta gara uomo contro la macchina. Una macchina piuttosto vecchia però, che, come una volta, funziona ancora a carbone. Nulla a che vedere con le moderne locomotive che portano i turisti in cima, ma queste non partecipano. Per la partenza mi trovo a Puchberg, appena dietro al cartello della foto, un paese a meno di un'ora da casa mia. La mattina alle 9 ritiro il pettorale e consegno i vestiti di ricambio che verranno portati su col treno fino al traguardo. C'è una marea di gente, al via siamo più di trecento e riconosco atleti molto forti. Il percorso è di circa 10km con un dislivello superiore ai 1100 metri. Dopo un primo chilometro pianeggiante, la strada prosegue in una sola direzione, quella verso l'alto. Al via il gruppo parte con una velocità che sembra una finale olimpionica sui 1500 metri, forse per provare l'ebrezza della velocità, perché dopo i primi metri stare sopra i 10 km/h sarà solo un privilegio dei primi 5. Per quanto mi riguarda, la strategia di giornata è partire piano per poi aumentare nel finale se ne avrò ancora. Al secondo chilometro la salita comincia a farsi sentire e col mio ritmo riesco a risalire numerose posizioni. La strada è larga, ghiaiosa, priva di tornanti e si vede molto bene il profilo. Dopo qualche km, nei pezzi più impegnativi, abbandono la corsa per il passo veloce, il polso è troppo alto. Perdo qualcosina rispetto a tutti gli altri che intorno a me corrono e mi ricuperano con un affanno non trascurabile, ma ho il vantaggio di abbassare il polso e di cambiare il ritmo appena la pendenza cala tornando così davanti. La tattica sembra funzionare in quanto, chilometro dopo chilometro, mi porto sempre più avanti. Ora cinquanta metri di discesa a tutta, quanto mi manca la discesa e sono al km 8 dove comincia la parte più impegnativa. Qui tutti quelli che mi stanno attorno vanno al passo e che passo, non riesco a tenerlo perdendo così diverse posizioni. Su questo terreno, con pendenze intorno al 20%, devo migliorare molto. Sono però rilassato, incito quelli che mi superano e scherzo col fotografo. Evidentemente le ultime due gare hanno lasciato delle scorie, sopratutto a livello mentale. Arrivo al traguardo con un bel sorriso dopo 1h:21' col 93-emo tempo e ricevo una coperta. Qui ai 1800 metri tira un bel vento, le nubi sono cupe, però la vista è limpida e notevole. Per la cronaca, la locomotiva a vapore non ha fatto meglio del quarto posto. Dopo un bel meritato ristoro isotonico a base di birra, prendo il treno per tornare giù alla partenza. La classifica finale si trova qui, i dati del mio Garmin qui.