lunedì, novembre 02, 2015

Rundumadum: giro intorno a Vienna nei primi dieci

Al traguardo con la premiazione della prima
donna e dei suoi accompagnatori.
Portata a termine anche questa. Per i 130km e 1800 D+ previsti dall'organizzatore ho impiegato un tempo di 14h:36' per la 9-na posizione finale ex-equo con Anita la prima delle donne e Helmut compagno di società.

La gara
Il Rundumadum è stata la mia ultima ultra stagionale. Dopo una levataccia ad un orario improponibile, ho preso la bici e mi sono portato verso la stazione della metropolitana dove sulla via ho ritrovato il canto del gallo che già mi aveva accompagnato in una precedente maratona di Vienna. Il via alle sette in punto, in una leggera nebbia, dall'altra parte della città. Il percorso è stato molto simile a quello dello scorso anno, con però un paio di varianti e salite che hanno allungato il percorso ad un totale di 130km.
Al via mi sono presentato in uno stato indefinito. Da un lato la voglia di portare a casa tranquillamente il giro viennese, magari con soste lunghe e camminate, dall'altra l'ottimo stato fisico e lo studio quasi ossessivo del percorso, mi hanno messo in una condizione in cui mi sentivo pronto per spingere al massimo. Sono state poi le sensazioni in gara che mi hanno fatto propendere per il secondo tipo di atteggiamento.
Dopo aver rincontrato e salutato molte facce conosciute, i primi chilometri li ho passati in compagnia dei compagni di società come Pauline, Thomas e Helmut e veterani del Dirndltal come Walter, Markus e Werner. Sulla prima salita, quella più lunga e difficile, ho ritrovato la compagnia di Michele che, con Helmut, ci ha fatto formare un trio per seguire il percorso sulle montagne viennesi, i sentieri di casa di Michele. Qui, pur avendo un buon ritmo, ci siamo trovati attorno alla 40-ema posizione dei circa 130 partenti. Probabilmente il magnifico meteo autunnale ha messo le ali a molti corridori che non hanno resistito alla tentazione di portarsi avanti e mettere anzitempo chilometri in  cascina.
Quando ho raggiunto la stazione di Hütteldorf, ho cominciato a sentirmi più rilassato in quanto il pezzo di percorso che non avevo mai testato nelle mie ricognizioni precedenti alla gara, era passato indenne. All'inizio del Lanzier Tiergarten mi sono ritrovato da solo, Michele viaggiava molto tranquillo in salita e Helmut si era portato avanti. Al secondo check point, alla fine del Lanzier Tiergarten, mi sono ritrovato attorno alla 30-ema posizione ed in discesa ho riagganciato Helmut. Dopo una piccola escursione attorno al Pappelteich, ci siamo avviati per il lungo tratto pianeggiante a fianco del fiume Liesing. In questo tratto di vento contrario mi sono trovato improvvisamente a guidare un piccolo gruppo. Qui ho deciso di incrementare l'andatura per non regalare facilmente, a chi mi seguiva, sia la scia, che la navigazione.  È in questo tratto che ho sentito i primi commenti sulla mia andatura reputata troppo alta. Me lo sono chiesto anch'io se a settanta chilometri dal traguardo non fosse troppo azzardato spingere in quel modo, ma mi sono convinto che potevo tenere quel ritmo. Al terzo check point, quello del cimitero centrale, mi sono ritrovato attorno alla 20-ema posizione e non mi sono mai sentito meglio. Ho continuato in solitaria lungo l'isola del Danubio e l'inizio del bosco della Lobau. Non sapevo bene né la posizione né la velocità, ma il fatto di entrare nel bosco della Lobau che non era ancora buio mi ha fatto pensare al meglio. Appena prima di arrivare al check point 4 ho acceso la lampada frontale e, dopo un veloce ristoro, mi sono riavviato per affrontare gli ultimi trenta chilometri in 9-na posizione.  
In questo tratto ho incontrato molti corridori della gara da 64km e da questo punto mi è stato molto difficile capire chi fosse nella mia stessa gara. Ho passato in sicurezza il pezzo della campagna dove mi ero perso lo scorso anno raggiungendo facilmente il quinto e ultimo check point. Da quel punto mancavano 17km al traguardo, pochi o tanti, lunghi o corti? Qui ho cominciato a sentire i primi sintomi di stanchezza e di dolore alle gambe dove ancora una volta i quadricipiti hanno dato segni di stanchezza. Quello che però più mi preoccupava era il fatto che non riuscivo più a mangiare. In questo tratto, in un momento di sosta forzata nei cespugli, mi ha raggiunto e superato Helmut, il quale viaggiava assieme alla prima delle donne, Anita, la quale aveva un accompagnatore personale in bici che la guidava, la incitava e la riforniva. Nel tratto successivo pianeggiante lungo il canale, proprio non sono riuscito a tenere il loro passo e ho visto le loro luci pian piano sparire avanti, non la situazione ideale per esultare. Ma è stata la salita finale sul Bisamberg a riservarmi un'inaspettata sorpresa. Quando è iniziata ero abbastanza attapirato, ma poi la salita mi ha ridato fiducia e con un buon ritmo sono riuscito a recuperare su Helmut e Anita fino a raggiungerli. A quel punto abbiamo deciso di continuare assieme i pochi chilometri rimanenti completando la nostra gara in 14h:35' per la nona posizione finale accompagnata da una grande festa all'arrivo. Mai in tutta la stagione sono riuscito a tenere un ritmo simile per così tante ore senza che mi fosse capitato qualche imprevisto, un grande sforzo  sopratutto a livello mentale.

Per finire
In questo secondo Rundumadum l'organizzazione, con tanto di tracking in tempo reale sul web, è stata eccellente, il meteo non poteva essere migliore e la navigazione non è mai stata un problema. Con le staffette, gara corta, gara lunga e un tempo massimo di trenta ore è una manifestazione alla portata di tutti.
La mappa del percorso si trova qui e alcune foto su questo link.

Discesa Lainzer Tiergarten
Sulla salita del Nase

domenica, ottobre 11, 2015

Verso il Rundumadum: Kahlenberg Berglauf

Relax tra i vitigni del Kahlenberg
Archiviata la trasferta dell'Adamello è arrivato il momento di concentrarmi sulla mia ultra di fine stagione, vale a dire il Wien Rundumadum, il giro da 130km  attorno a Vienna. Quindi spazio alle ricognizioni pregara per non trovarmi come l'anno scorso impreparato e perso in mezzo alla campagna.
Per respirare un po' di clima Rundumadum, mi sono presentato al via del Kahlenberg Berglauf, la corsa in montagna sul monte cittadino viennese del Kahlenberg già fatta nel 2013. Il percorso non è esattamente sulla salita principale del Rundumadum, ma di fianco. Il freddo e il terreno pesante sono stati un ottimo banco di prova per la mia nuova suola Vibram. La mia partenza è stata come al solito molto lenta, da vero tappo, sarebbe stato meglio partire ultimo. Quando la salita è diventata sentiero ho cominciato a risalire qualche posizione. Però è stata la discesa su terreno viscido e pesante a farmi risalire il gruppo. Anche troppo, perché poi negli ultimi tre chilometri asfaltati in leggera salita ho dovuto cedere una decina di posizioni una dopo l'altra a persone appena più veloci di me ma che in discesa erano stati molto più prudenti. L'assoluta mancanza di allenamento oltre la soglia si è fatta sentire.
L'arrivo in 45':59" per il 36-emo posto è stato un po' più lento rispetto a quello di due anni fa, ma in linea con la prestazione sull'Anninger del mese scorso.

lunedì, settembre 28, 2015

Adamello Ultra Trail 180

Sulle bocchette a quota 2500

È anche disponibile un mio resoconto in lingua tedesca (auf Deutsch).

Giovedì 24/09 ore 7:16, Oberlaa Vienna. Caro diario sono qui fermo alla stazione bus con quest'enorme borsa piena di materiali per correre un ultra trail. Incontro studenti spensierati e impiegati dallo sguardo abbassato sul loro smartphone o un su di un giornale gratuito. Non sanno che a 750 chilometri di distanza, domani inizierà una corsa da 180km attraverso la Val Camonica con 15 salite e oltre 10000 metri di dislivello.

Giovedì 24/09 ore 18:10, Passo del Tonale. Non siamo ancora arrivati, manca poco all'arrivo al nostro alloggio, ma quello che ho di fronte è uno scenario preoccupante. Freddo, cielo di piombo e sopratutto neve. Tanta neve su questo passo che è anche uno dei punti più bassi che dovremo attraversare domani. Sarebbe un vero peccato che la gara venisse annullata per il meteo.

Venerdì 25/09 ore 9:00, Vezza D'Oglio. Che magnifica giornata che è oggi, la gara non è stata annullata, ma solo leggermente modificata, la prima cima è stata tagliata a quota 2300, mentre la novità della città morta è stata del tutto eliminita. Saranno 5 chilometri e 1000 metri di dislivello in meno del previsto e una cosa è certa: non riuscirò a sorpassare il limite dei diecimila metri in una gara. Penso che sia un dramma sopportabile. Alla partenza, lo speaker cita già le prime defezioni, riconosco nuovi e vecchi personaggi famosi. Al via ci salutano i bambini e i ragazzi delle scuole di Vezza. Ricordo che quando ero all'asilo, la bidella ci chiamava fuori a salutare i soldati quando passavo lunghi convogli sulla statale di Breda Cisoni. Erano gli anni settanta.

Venerdì 25/09 ore 9:20, prima salita. Che fatica. Il mio amico Michele è partito a razzo e non riesco a tenerlo, con la paura della neve e del freddo mi sono vestito troppo pesante. Al primo bivio col mio gruppettino sbagliamo subito strada. Se questo è l'andazzo per le prossime cinquanta ore, andiamo bene. Mestamente ritorno indietro, mi tolgo una maglia e provo ad andare avanti coi miei fantasmi.

Venerdì 25/09 intorno alle 14, altopiano. Che vista magnifica, montagne, cavalli, mucche al pascolo, sole e un po' di neve. L'umore è alto, il ritmo è ottimo e chi ci può fermare? Ora arriva il passaggio in mezzo alle bocchette innevate, manufatti costruiti durante la Grande Guerra e popolati da personaggi come mio nonno, che a vent'anni hanno dovuto lasciare il lavoro dei campi per venire a sparare a dei poveri cristi come loro, in mezzo a queste feritoie a 2500 metri d'altezza per volere del re o dell'imperatore.

Venerdì 25/09 ore 20, rifugio Bozzi. Sta per calare la notte in questa splendida prima giornata. Prima del ristoro precedente, nel borgo di Case di Viso, ho ceduto alla voglia irresistibile di attraversare un bel laghetto in quota per una bella rinfrescata. Qui c'è un'atmosfera molto allegra, si mangia e si chiacchiera ed ho anche la possibilità, con l'organizzatore in persona, di chiarire la mia ingiustificata assenza allo scorso Winter Trail di Bione. Con Michele accendiamo le nostre lampade e di ottimo umore scendiamo verso il Tonale.

Venerdì 25/09 ore 22:30, Malga Cadì. Quest'ultimo tratto è stato davvero ottimo, sentieri abbastanza larghi, dove la giornata di sole ha sciolto quasi ovunque la neve per un sali e scendi molto veloce. E poi la luna, quasi piena. La mia gara potrebbe anche finire qui in questa malga, in mezzo a quest'ottima compagnia che mi ricorda il bar della cooperativa. Ma anche qui arriva il momento di rialzarci da tavola e di proseguire. La strada da percorrere è ancora tanta.

Sabato 26/09 ore 7:00, Ponte di Legno. Dicono che la notte porti consiglio, a me invece ha spaccato i quadricipiti. Forse l'entusiasmo, forse la mancanza di allenamento, forse la mia incapacità nell'affrontare le discese, ma fatto sta che sono qua dentro la fontana di Ponte di Legno per cercare di far funzionare muscoli che ho pesantemente malmesso durante le ultime discese. Alla base vita ho sonno ma non voglio dormire fino a quando non crollo sul tavolo mentre mangio, poi provo un massaggio per vedere cosa succede. Lasciamo la base di Ponte alle 9:15 con Michele che sembra tirato a nuovo mentre il sottoscritto ha stampato in fronte una parola da cinque lettere: crisi.

Sabato 26/09 ore 14:00, discesa verso Potagna. Non c'è nulla da fare, non riesco a scendere. Michele è prodigo di consigli, ma una mia frenata improvvisa lo fa cadere. Penso che sarebbe meglio finirla qui. D'altronde abbiamo un lungo viaggio in auto da affrontare domani, senza mai dormire  e una notte di sonno non sarebbe male. Meglio che finire fuori tempo massimo domani mattina. Gli dico che voglio rimanere da solo nel mio oblio. Così lui va avanti col gruppetto che si è formato e io, da dietro, in solitaria, che cerco una soluzione al problema discesa. Accendo la musica ad un volume spropositato.  Poi faccio diverse prove fino a quando, finalmente, non trovo un passo e uno stile che mi fanno scendere si piano, ma, fondamentale, senza dolore. Sono al limite, non ho più voglia di parlare, ma vado avanti.

Sabato 26/09 ore 19:00, Check point Ponte Scalvino. Arrivo al ristoro allestito dalla forestale di ottimo umore. L'ultima lunga discesa appena percorsa mi ha confermato che non sto più perdendo tempo rispetto ai cancelli. Vuol dire che con questo ritmo posso arrivare in fondo. L'umore è tornato stabilmente al bello e un bel contributo l'ha avuto anche la sosta al ristoro di Roccolo Pornina. Bisogna prima ricevere l'estrema unzione per potersi ritirare lì.

Sabato 26/09 ore 23:50, verso Edolo. Ma quanto è lunga questa discesa dai millantati 8km che dal Sant'Anna mi dovrebbe portare a Edolo? In questo tratto mi raggiunge un nuovo compagno di viaggio, non è loquace e si chiama colpo di sonno. Vorrebbe che ad ogni passo mi fermassi su uno di questi sassi a riposare. Faccio finta di non sentirlo, ma mi accorgo che non riesco a seguire una linea diritta. Potrei andare per l'ennesima volta nell'acqua, ma le vesciche nei piedi non sono dello stesso parere. A Edolo penso proprio che per la prima volta mi metterò in branda. Sarà l'ultimo cancello orario prima dell'arrivo e se poi a Vezza non avrò il tempo di dormire, sarà meglio che lo faccia prima.

Domenica 27/09 ore 6:30, lago del Mortirolo. Ho speso il resto della notte salendo da Edolo al lago del Mortirolo. Un'andamento lento, ma tutto sommato tranquillo e con la simpatica compagnia di vari compagni incontrati sono riuscito a scacciare la fastidiosa sonnolenza. Anche se nell'ultimo tratto esposto le mie continue soste mi hanno fatto ritrovare da solo. Entro nella baita che i miei compagni sono già pronti per uscire, il simpatico gestore del locale mi prepara una caraffa di tè e mi lascia una Red Bull. È arrivata l'alba e all'uscita del locale posso gustarmi la bella vista del lago.

Domenica 27/09 ore 9:27, Vezza D'Oglio. Caro diario, ho finito la mia gara che mi ha portato fino al lago del Mortirolo e da lì ne ho iniziata un'altra, quella che per 17km arrivava fino a Vezza. Non so se siano state le strade a me più familiari, l'alba del terzo giorno, l'effetto stimolante delle bevande bevute o semplicemente la voglia di arrivare al traguardo il prima possibile. Fatto sta che sono partito di corsa senza mai fermarmi, sia in discesa che in salita. Al successivo ristoro ho chiesto scusa per il fatto che non mi fermavo. A Valgrande ho impacchettato i bastoni, messo le maniche corte e mi sono lanciato in discesa. Mi aspettavo di cadere ogni momento, ma l'assoluta mancanza di senso per quella forsennata discesa aumentava la mia adrenalina, la quale aveva tagliato ogni segnale di dolore che proveniva dai piedi e dalle gambe. All'ultimo controllo, poco prima del traguardo,  sono arrivato che gli addetti hanno dovuto correre fuori dalla casa per prendermi il numero. Questo voleva dire che davanti a me non c'era assolutamente più nessuno, ormai avevo superato tutti quelli che erano ancora in giro, ma ho deciso di continuare ancora più forte. Quando ho visto Vezza avrei potuto gustarmi gli ultimi metri, dare il tempo a quelli dell'arrivo di salutarmi e arrivare col sorriso stampato. Invece nulla, giù a tutta velocità verso il traguardo, con la voglia matta di spaccare qualche cosa, per esempio i miei bastoni, ma siccome erano nello zaino, ho solo lanciato via i guanti. Ci ho messo qualche minuto per ritornare nel mondo delle persone normali, ma poi c'è stato solo spazio per una grande gioia. L'Adamello Ultra Trail 180.

Fatta!
Partito venerdì alle nove di mattina e tornato a Vezza d'Oglio domenica mattina poco dopo le nove. Totale 48h:27' per la 39-ema posizione generale. 
Su youtube è anche disponibile il video ufficiale della gara.

Uno dei passaggi più belli in acqua con Michele



domenica, settembre 20, 2015

Anninger: le mie gare

In rimonta sulla ex-pista da slittino
Come ogni anno mi sono iscritto all'Anninger Lauf, corsa veloce sulla vicina montagna a Mödling dove sono solito allenarmi quando voglio fare un po' di salita. Sei chilometri con un dislivello di quasi 400 metri sono i tratti salienti della gara. Una gara che si è trovata a ridosso del mio prossimo appuntamento sull'Adamello, ma alla quale non ho voluto rinunciare. Un po' perché volevo provare del materiale ma sopratutto per ritrovare il feeling con le gare brevi. La mia partenza è stata come al solito, molto lenta e addirittura dietro a dei nordic walker. Va detto che mi volevano far passare avanti prima di partire, ma ho risposto che non avevo fretta. Il primo chilometro è stato quasi tutto in discesa, l'occasione per perdere ancora qualche posizione prima della salita vera e propria. Quando è iniziata,  sono però riuscito a risalire il gruppo arrivando da solo in 23-ema posizione col tempo di 35':38". Un po' più lento rispetto allo scorso anno, ma il divertimento non è stato da meno, anzi risalire tutte quelle posizioni è stato entusiasmante.
La classifica finale qui.

Ultima salita off road

Tra le rocce

Arrivo al ripetitore


Rimanendo in tema Anninger, devo fare il resoconto di un altra gara alla quale ho partecipato qualche settimana fa: l'Anninger Challenge. Una gara ad invito esclusiva alla quale ho avuto l'onore di partecipare. Quarto posto finale in 27':47", se si vuole guardare il bicchiere pieno, penultimo se si vuole guardare quello rotto. Un resoconto completo della gara si trova qui, mentre la classifica finale a questo link.

Al traguardo - Anninger Haus

Foto di gruppo con tutti i partecipanti

giovedì, settembre 03, 2015

Prossimi appuntamenti

Organizzatore AUT 180
Settembre sarà un mese intenso. Il 25 settembre sarò al via dell'Adamello Ultra Trail (180km, 11000 D+) con partenza e arrivo a Vezza D'Oglio. Una settimana prima sarò, come lo scorso anno, al via dell'Anninger Lauf, breve corsa in montagna sui campi d'allenamento abituali. Prima delle corse in montagna, però, spazio alla Prater Halle con il Rote Nase Lauf, una corsa per tutta la famiglia. La mia stagione poi finirà, se tutto andrà bene, con Il Wien Rundumadum dove debutterà un servizio tracking online in tempo reale.

lunedì, agosto 10, 2015

Ultratrail i comandamenti per iniziare

La discesa dalla montagna
Dopo anni di attività nella corsa su strada e ultratrail, mi sento in grado, finalmente, di stilare il mio vademecum dedicato a chi vuole iniziare con l'ultratrail. Sono i miei umili dogmi che ho cercato invano prima di cominciare e che ho dovuto apprendere duramente sul campo, non ultimo con una salita su di un monte dopo il quale sono sceso con due pietre a forma di tavola dove sono stati incisi i seguenti dieci punti. Trattabili.

1 - Non fare nessun controllo medico all'inizio, sicuramente gli allentamenti fatti fino a quel momento avranno sballato molti valori. Se invece non si ha mai corso, sarà molto improbabile avere già dei fastidi che valga la pena di parlare col medico. E di fare del movimento ce l'ha già detto l'ultima volta che ci siamo stati anni fa.

2 - Il tempo minimo per preparare il primo ultratrail non è sei mesi e neanche quattro. È solo il tempo tra ora e il via della gara. Se la gara è domani, è meglio andare a letto invece di navigare a vuoto in internet leggendo post come questo.

3 - Se uno non ha resistenza nella corsa, sicuramente avrà sviluppato una resistenza specifica in altri campi. Che sia la maratona di James Bond in tv, la classica riunione aziendale fino a notte fonda, settemila messaggi in whatsup al giorno o il week end non stop con l'amante, ognuno di noi ha già sviluppato una resistenza di fondo che basta e avanza. Per i pochi che ancora non ce l'hanno, allora possono cominciare a correre, piano se vogliono andare lontano. Nella quasi totalità dei casi, manca solo l'iscrizione alla prossima gara ultra.

4 - Nelle successive quattro settimane, sempre che la gara non sia prima, si devono intensificare gli allenamenti. Il week-end con l'amante parte già al giovedì, alla maratona di James Bond si aggiunge quella di Mission Impossible e così via. Perché 4 settimane? La risposta al punto successivo.

5 - Nel primo mese (un mese è fatto di 4 settimane, ecco la risposta), bisogna riposarsi almeno due giorni e massimo 48 ore. Se uno ha guardato solo la tv, andrà a fare un giro fuori e viceversa. Per chi corre, il ritmo da tenere una tantum è quello della mezza maratona. Va bene anche il ritmo di  quella fatta vent'anni fa, ma se proprio non si ha mai corso una mezza, fare finta di niente e passare al punto successivo.

6 - Secondo mese. Sicuramente i primi segni di depressione, stanchezza e infortuni vari si faranno sentire. Fare finta di niente e cercare di raddoppiare la lunghezza dell'uscita più lunga. La farmaceutica ha fatto passi da gigante in questo campo, cominciare anche a leggere mail di spam e considerare seriamente quelle dove compare la parola "pills". Anche la visita notturna del parco sotto casa ci offre l'opportunità di trovare qualche sostanza contro i momenti bui della vita.
Alla fine del mese, ormai anche cani e porci saranno in grado di correre almeno 4 ore con dislivelli dell'ordine di 2000 metri positivi se avranno seguito alla lettera i primi cinque punti. Altrimenti passare al punto successivo senza dire nulla.

7 - Terzo mese.  Per i pochissimi che non si sono ancora rotti è arrivato il momento di sferzare l'attacco finale. Se il mese ha 31 giorni due giorni di riposo sono ammessi (il 30 e il 31), tutti gli altri giorni bisogna intensificare le uscite, cercando di non stare mai sotto le tre ore. Il ritmo fantomatico della mezza maratona va rispolverato sempre ogni dieci minuti e in montagna bisogna andarci un giorno si e uno si. Dal niente non nasce niente, ma attenzione a non esagerare.

8 - Quarto mese. L'imprevedibile e inaspettato infortunio si è presentato. Che sia il ginocchio, la caviglia, il piede, l'anca o il pollice del telecomando è arrivato il momento di andare dal dottore. Ecco perché era inutile andarci all'inizio, quando si stava ancora bene. Un riposo forzato che ci proietta direttamente alla gara nelle migliori condizioni perché si ha superato il momento no senza abbandonare la voglia di presentarsi al via. Normalmente, vista la lunga pausa, si è senza nessun dolore al via. Per i caratteri fragili che decidessero di rimandare la partenza, nessun problema, ripartire dal punto 1 e ci rivediamo di nuovo qui.

9 - Il giorno della gara. Finalmente è arrivato il momento fatidico, la preparazione è andata grosso modo secondo le aspettative e la distanza che si dovrà affrontare non rappresenta nessun ostacolo ormai. Evitare di mettere un salame intero nello zaino, per il resto tutto quello che si è comprato in questo periodo si può portare, nessun organizzatore mette un limite al costo dell'equipaggiamento, che può quindi tranquillamente superare i cinquemila euro.

10 - In gara. Se al primo ristoro dopo 4 km pianeggianti si è già fuori tempo massimo, trattare assolutamente con gli addetti. Di solito chiudono un occhio e se si tira fuori il salame, anche se non era da portare, anche due.
Se alla prima goccia d'acqua si pensa al ritiro, farlo subito assolutamente, magari anche senza dover aspettare la pioggia, spesso in queste gare non piove proprio. È meglio cogliere subito l'occasione di terminare questo tipo di attività e di tornare alla propria vita precedente. La salute prima di tutto, non era per questo che volevamo partecipare ad un ultratrail? E sicuramente richiede più coraggio abbandonare alla prima futile difficoltà che arrivare in fondo, certe occasioni non capitano così spesso. E finiamola di chiamarli eroi quelli che sempre e comunque arrivano in fondo, perché gli eroi sono altri (mettere "chi sono gli eroi" in google) e anche loro hanno avuto le loro giornate storte.

domenica, agosto 02, 2015

Dirndltalextrem terza volta

Il torrente Pilach, acque fredde e limpide
Anche quest'anno sono riuscito a terminare il Dirndltalextrem. È stata la terza volta consecutiva. Un risultato non affatto scontato per come si è sviluppata la gara, in quanto mi sono trovato per la prima volta in gara con dei problemi di salute.
Come gli anni precedenti sono stato ospite della casa ESV dove si trova la partenza e l'arrivo. L'ESV è il classico dopo lavoro ferroviario, una struttura che mi riporta ai tempi di quando, in Italia, andavo a giocare alle bocce dai ferrovieri. Il bello del Dirndltalextrem è il clima familiare della gara e, dopo le mie tre edizioni, i volti conosciuti e rincontrati sono davvero tanti. Una gara che non comincia alle sei del sabato mattina e finisce la sera dopo l'arrivo, ma già al venerdì pomeriggio con la distribuzione dei pettorali e dura fino alla domenica mattina con le premiazioni.
Al via, senza allenamento e acciacchi vari, in una splendida giornata di sole senza eccessi di caldo, mi sono presentato senza nessuna ambizione di tempo o posizione. Sono partito nelle retrovie e al primo check point (CP1) sembravo più ad una scampagnata che in una gara di corsa. Non appena però la strada è cominciata a salire ho cominciato a risalire il gruppo. Al CP3 ero già in linea con i tempi del 2014. Però è  stato verso il CP4 che è cominciata la mia crisi. La gola mi faceva male, colpi di tosse che si sono uniti a delle fitte nello stomaco e il mio pettorale numero 17 che non mi era per niente d'aiuto. Una sosta obbligata nel bosco è risultata, non solo inevitabile, ma, visto lo stato delle braghe, anche tardiva. Prima di Frankenfels, sede del CP4, sono andato nel torrente Nattersbach per cercare di rimediare la situazione con un bel bagno. Il risultato non è stato malvagio, lo stomaco si è riassettato, la tosse scomparsa e le braghe sono ritornate accettabili. Sempre da solo sono poi proseguito in tranquillità verso il CP5, evitando di adattarmi al ritmo di altri concorrenti.  Nella salita più dura verso il CP6, ho capito che le cose si stavano sistemando per il meglio. Nel frattempo ho accumulato un ritardo di circa 30 minuti rispetto all'anno precedente e anche come piazzamento ero oltre la ventesima posizione degli 83 iscritti. Con l'aiuto dei bastoni, un ritmo regolare e tranquillo sono arrivato in cima al CP6 senza poi il bisogno di una lunga sosta come in passato.  Nella discesa successiva non ho rischiato nulla, ma sulla salita finale verso il CP7 ho fatto un errore di percorso. Anche il gps non mi è stato di gran aiuto e sono dovuto tornare indietro perdendo una manciata di minuti. Quando sono tornato sul sentiero corretto, i miei compagni di viaggio che avevo appena staccato sono stati sorpresi nel vedermi arrivare da dietro. Nella lunga discesa verso il CP8 ho poi resistito alla tentazione di seguire un corridore che mi ha superato di slancio. Erano troppi i chilometri che mancavano verso il traguardo e l'anno scorso mi sono giocato nello stesso punto i quadricipiti, che poi in pianura non hanno più funzionato. A questo punto della gara, ho solo cercato di arrivare in fondo cercando di risparmiare il più possibile le gambe. Solo ai ristori ho avuto una tattica diversa dal solito, cercando di minimizzare al massimo la sosta. Verso il CP10 mi sono ritrovato con buone gambe ed ho così  provato ad aumentare il ritmo. Sforzo che ha dato i suoi frutti in quanto nell'ultimo tratto pianeggiante, prima del traguardo, sono riuscito a raggiungere il corridore che mi aveva superato prima in discesa in quanto ora riusciva solo a camminare. Mi è sembrato di rivedermi nell'anno precedente. Non mi andava di superarlo negli ultimi quattro chilometri pianeggianti, ma siccome non riusciva proprio a seguirmi mi ha detto che potevo andare avanti. Alla fine sono arrivato con un enorme sorriso e un sorprendente tempo finale di 15h:34', solo cinque minuti più lento dello scorso anno, per l'ottima undicesima posizione finale.
Il link della classifica finale completa.

Appena partiti

Traguardo, con l'organizzatore Gerhard

CP8

Arrivo con stretta di mano
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