sabato, aprile 20, 2013

Maratona di Vienna




Ora lo posso dire anch'io, sono un maratoneta a Vienna. Per poter essere tra i partenti della trentesima edizione della Vienna City Marathon, ho prenotato il pettorale un anno fa. Quest'anno, il 2013, è l'anno dei record dei partecipanti. Mai così tanti, con iscrizioni chiuse da tempo e pettorali sul mercato nero. Poteva esserci anche il mio, ma dopo un periodo molto tribolato che sembrava non finisse mai, a due settimane dalla gara riprendo a correre senza dolori. Prima 5 poi 9 e 23 chilometri corsi senza problemi, mi convincono ad andare a ritirare il pettorale. Già tornare a casa col numero attaccato alla maglietta, con la certezza di partire e la buona speranza di arrivare in fondo è un successo. Sveglia alle 6, solita colazione e poi via in e-bike verso la stazione della metropolitana che mi porterà alla partenza. Metro strapiena, alle ultime stazioni non entra più nessuno. Un'atmosfera incredibile, tantissima gente che ha un solo pensiero in testa, quello della gara che fra poco partirà. C'è un sole splendido, senza vento e fa addirittura caldo. Neve e pioggia sono solo un lontano ricordo. Parto con il mio amico Edi e senza orologio non so nemmeno a che ora sono passato sulla linea di partenza. La tattica di giornata è quella di partire piano per poi provare ad incrementare dopo il passaggio alla mezza. In caso di dolore al tendine d'Achille ritiro immediato. Al primo rifornimento perdo Edi che non sta molto bene e proseguo da "solo". Passo alla mezza in 2h:15', ma non lo so con precisione, mi regolo con gli orologi delle stazioni dei tram e delle chiese. Ora provo ad incrementare l'andatura ma il fiume dei corridori non diminuisce. Fino al chilometro 40 tengo un ritmo vicino ai 5'/km poi mi rilasso per gustarmi l'arrivo nella Heldenplatz, la piazza degli eroi e anche perché non ne ho più. Sul traguardo accenno un tentativo di flessioni, ma desisto prima di venire calpestato. Impiego 4h:03' per arrivare in fondo e battere il cinque alla mascotte della gara. La seconda parte 27' più veloce della prima. Ora un po' di relax e poi riprendo con qualche bella gara. Tendine permettendo. Intanto ho già prenotato il pettorale per la maratona di Vienna del 2014.









sabato, marzo 16, 2013

Pizzini e natural running

Bernardo Provenzano nei suoi pizzini esordiva spesso con riferimenti sulla salute, che grazie a Dio era sempre buona.


Mai una volta che abbia parlato di un dolore al tendine d'Achille, una fascite plantare o un ginocchio dolorante. Neanche una contrattura ha mai citato. Ma ognuno col suo ruolo. E se il mio, ahimè, non è quello di starmene seduto tranquillo sul divano a guardare la tv o la timeline di facebook, allora sfrutto questo tempo di inattività forzata per chiarire le poche idee, ma confuse, che mi passano per la mente.
Come questo grandioso stile di corsa mostrato in questo video.



venerdì, marzo 08, 2013

Passo del bruco



Una settimana scorre veloce, il mio tendine d'Achille scorre meglio ma non ha voglia di correre. Ci sono altre parti del mio corpo che sono dello stesso parere, ma sono deboli e non hanno voce in capitolo. Eppure la fine di tutti i travagli è lì ad un passo, basterebbe semplicemente smettere. Mi chiedo perché invece non funzioni e non trovo risposta.
Intanto un nuovo esercizio è entrato nel mio repertorio, il passo del bruco. A piedi nudi, in piedi, cerco di andare avanti con la sola forza delle dita dei piedi, senza alzarli. Poi una mattina, quando meno me l'aspetto, si trasformeranno, usciranno le ali e potrò volare coi piedi. Basta crederci.

domenica, marzo 03, 2013

Non corro, anzi



Se neanche il papa riesce a sopportare il peso del ruolo, non vedo perché dovrei farlo io nella veste di runner. Quando sono infortunato di solito non scrivo post, mi passa la voglia. Ma la devo vedere come una chance. Va beh, ne ho avute di migliori. Veniamo alle novità della settimana. Allenamenti fatti al sole battente: 0. Gare partecipate: 0. Chilometri percorsi senza dolore: 0. Complimenti per avere finito una gara che non ho corso: no comment. Lunedì sono passato dal McDonald ed ho ordinato una Coca Cola zero. Non è molto, ma come ogni viaggio, anche il mio verso la mia nuova carriera è iniziato con il primo passo. Ma sopratutto, come il buon Trap mi ricorda "non dire gatto se non ce l'hai nel sacco".

venerdì, febbraio 22, 2013

Questa è la corsa

Sogno un rogo di scarpe
Ultimamente mi chiedo spesso il senso della corsa. Di sera, invece di stare nella posizione del Budda moderno, vale a dire telecomando nella mano destra e boccale di birra nella sinistra col pollice dentro, mi ritrovo a correre con temperature sottozero.

Oppure come stamattina. In piena nevicata, invece di andare al lavoro in macchina, come fanno tutti, per stare tranquillamente in fila ad aggiornare il profilo di facebook o sentire voci adulanti alla radio che dicono che sei in coda e fuori nevica, mi ritrovo con lo zaino in spalla a correre verso l'ufficio.

Poi arriva la fiammata, la visione che prende l'ennesimo tendine del mio corpo che ha deciso di farmi capire che a più di quarant'anni non ho capito niente. Ora è il tendine d'Achille a dirmi, senza mezzi termini con dolori chiari e nitidi, che è stufo. Stufo degli sprint sulle salite innevate, quando si possono fare anche con le seggiovie. Stufo delle discese a piedi scalzi, quando si potrebbe essere benissimo davanti al computer. E via di questo passo. Dopo quello rotuleo, della pianta del piede, ora anche il tendine del tallone ha deciso di ribellarsi. E come dargli torto.

Questo è l'aspetto salutistico della corsa: ogni tre mesi dall'ortopedico. Anche se ad essere sinceri, questa volta sono ben sei. Ora, come da copione, qualche settimana di pausa e poi sono sicuro che ce la farò a cambiare.
Sogno la visita ad un concessionario. Sogno un rogo di scarpe, magliette tecniche, braghe, bandane e cardiofrequenzimetri. Sogno le mie bici nel deposito condominiale ad arrugginire in pace assieme a tutte quelle dei vicini. Infine io che cerco di convincere il mio datore di lavoro a ridarmi il posto auto sotto l'ufficio.

Ce la farò, ne sono convinto.

lunedì, febbraio 11, 2013

Cross e ancora cross

Oggi nevica e ci sono due gare di cross a Vienna. A quale partecipo? Decido per il cross al Böhmische Prater, teatro di molti miei allenamenti, anche di quello del giorno prima. Al Cricket, dove si svolge l'altra gara, sono già stato due volte e questa volta passo. Non sono in un gran periodo di forma, ma sono mai stato in un gran periodo di forma? Ritrovare una gara breve e veloce come quella di oggi può rimettermi sulla giusta strada. Strada che dovrei abbandonare. Invece di stare a letto o a guardare lo sci in tv, sono qui sotto una fitta nevicata che m'iscrivo ad una gara che non ha nemmeno la scusa dell'aspetto benefico. Almeno ci andassi in macchina, no ci devo andare in mountain bike. Poi non so dove mettere la borsa con tutti i miei oggetti di valore e la giacca. Forse hanno sospeso la gara e magari sono l'unico che s'iscrive, invece siamo in cinquanta, venti in più dell'anno scorso . No, non la vedo bene per il futuro prossimo di questa martoriata terra e dei suoi strani abitanti. In ogni modo al via l'organizzatore, prima del fatidico 1-2-3 via, chiama il mio numero di pettorale. Suspance e poi mi porto davanti. "Sono io quello che ha il pettorale 1099". Vengo accolto con un applauso trionfale e la gara neanche è partita. Perché sono stato chiamato rimane un mistero, ma i miei tre secondi di celebrità li ho già guadagnati. Non è il giorno da eroe di David Bowie o il più ristretto quarto d'ora di celebrità promesso da Andy Warhol, ma con la crisi di questo periodo è tutto grasso che cola.
Veniamo alla gara. La tattica di giornata è quella di non bruciarsi nei primissimi giri dei sei totali. C'è una bella salita con discesa delle quali conosco ogni centimetro. In una gara di cross bisogna partire bene e questa volta mi riesce ottimamente. Poi mi lascio sfilare per tenere il mio ritmo, bene anche qui. Invece di spianare, vado a tutta in discesa e tranquillo in salita. Una tattica che sembra funzionare molto bene se non che mi addormento. "Sarzi dorme" era il richiamo di una prof alle medie. E chi dorme in una gara di cross non può fare grandi cose. Sbaglio platealmente il conto dei giri, così che all'ultimo vero giro mi faccio superare per poi constatare che l'ultimo mio giro da fare a manetta lo posso fare da solo. Gli altri sono già al ristoro soddisfatti. Finisco che non ho neanche il fiatone. Che pesce. No, non si può finire la carriera del corridore da metà classifica in questo modo e allora farò ancora un'ultima gara. L'ultima, promesso. La classifica finale si trova qui