giovedì, dicembre 06, 2012

Diecimila di beneficenza



Qual è il senso della corsa?
La stagione sta per finire ed ho ancora in programma un paio di gare veloci. La prima è quella che si svolge domenica 25 novembre 2012 al Prater, organizzata dal mio club Freunde des Laufsports. Oltre all'aspetto benefico della competizione, il ricavato va tutto in beneficenza, la gara si svolge su di un circuito pressoché piatto con buone possibilità di fare un gran tempo. Riuscirò a ripetere la prestazione dell'anno scorso dove ho infranto il muro dei 40 minuti sui 10 km? Quest'anno alla partenza ci sono molti più concorrenti, c'è un pallido sole a scalfire la nebbia e la temperatura è gradevole. Ottime condizioni per premere sull'acceleratore. Al via mi presento, come faccio sempre in questo periodo, senza orologio. Mi sto allenando a sensazione e vorrei continuare con questo metodo almeno per qualche mese prima di giudicarne i risultati. La tattica di oggi è molto semplice, ci sono 4 giri, basta correrli ognuno sotto i dieci minuti e il personale è fatto. Al via parto davanti e mi lascio sfilare. Al termine del primo giro il cronometro segna 9':50", è un ottimo tempo se non fosse che sono già al gancio. Al secondo giro sono ai 20 minuti esatti, ancora perfettamente in tabella. Però non ne ho più, vorrei smettere e magari classificarmi nella gara dei cinquemila. Le gambe però sono di un altro pensiero e vado avanti. Al terzo giro comincio a gestire le forze, non vorrei rimanere piantato alla fine e magari perdere un buon piazzamento. Al quarto giro sono di nuovo in palla e provo ad aumentare, non di molto, ma mi basta per mantenere la decima posizione in assoluto, la terza di categoria con un bel podio finale.
Il senso della corsa? Durante la mia prima maratona un tizio si affacciò alla finestra e disse pressapoco questo nel suo austro-tedesco:"Se andate a lavorare fate senza correre".


martedì, novembre 20, 2012

Intermezzo

Dopo le ultime quattro gare in quattro settimane è arrivato il tempo di rifiatare un po'. Non è ancora arrivato però, il tanto l'agognato tempo in cui le uniche ripetute riguarderanno le dita dell'indice e del pollice per pigiare il telecomando, ma ci sto lavorando. Nel frattempo sono stato un po' in giro per la vecchia Europa e non sono riuscito a stare fermo. Così a Dublino mi sono divertito, prima della colazione, a correre sulle colline di Bray passando anche per il mitico Cliff Walk. Mare, prati, cavalli in libertà e trails fantastici mi hanno piacevolmente sorpreso. Era lo stesso week-end della maratona di Dublino, ma con dei posti simili, chi rimpiange la corsa sulle strade asfaltate della metropoli irlandese? Dopo qualche giorno mi sono spostato nell'eterna Breda Cisoni con la voglia di correre ancora una volta sugli arginelli. Nebbia e fango non mi hanno fermato, anzi ho aggiunto anche un giro della civetta per arrivare ad una ventina di km. Correre in solitudine nella nebbia tra le campagne bredesi è sempre molto piacevole. Per concludere il mini ciclo delle corse in natura senza orologio e cardio, l'ultimo fine settimana l'ho dedicato a corse particolari. Sabato mattina alle 5, con altri 35 temerari del mio gruppo sportivo, abbiamo fatto un giro sulle colline Viennesi per l'ormai leggendario giro del Kahlenberg, non un giro qualsiasi, ma un rito. Partenza nel cuore della città, quando le discoteche suonavano ancora e arrivo dopo 36 km per una colazione che è diventato un menu completo a tre portate.

sabato, ottobre 20, 2012

Maratona a Bregenz


7 ottobre 2012 ci sono stato, senza orologio, u ciapà ad l'acqua da stufam e l'ho finita in 3h:23, PB.






La gara
La maratona di Bregenz si corre in tre stati: Austria, Germania e Svizzera. Il mio amico Edi mi ha chiesto se volevo partecipare con lui e così dopo Barcellona, eccoci ancora qui al via di una nuova maratona. La partenza è a Lindau, un'isola sul lago di Costanza collegata alla terra ferma da una strada e una ferrovia. Gli organizzatori, però, ci portano alla partenza col traghetto. Piove, le previsioni non lasciano adito a speranze di miglioramento, tempo da lupi fino a sera. E così sarà. Per me non è un problema correre in queste condizioni, anzi, quello che però non mi piace è aspettare il via sotto la pioggia. Cosi occupiamo un paio di sedie sulla nave spogliatoio e vi rimaniamo fino a dieci minuti prima del via. Indosso un impermeabile usa e getta e prendo posto nel mio blocco di partenza. Il cantante sul palco scalda l'atmosfera, ma il ragazzo a me di fianco trema dal freddo, piove e c'è vento. Alle undici in punto finalmente il via. Questa volta non porto nessun orologio e cardiofrequenzimetro per scelta, voglio correre la mia prima maratona a sensazione. Basta tabelle, ritmi e medie, lascio il mio corpo decidere come meglio crede senza nessun obbiettivo finale. I primi chilometri scorrono tranquilli, molti mi superano, ma io vado per la mia strada. Ad un certo punto mi supera il pacer della mezza da 1h:40', potrei seguirlo per tenere un tempo finale da 3h:20. Non lo faccio e rimango fedele alla mia strategia. Al km 15 il gruppo si divide, ora corro solo assieme ai maratoneti. Qui comincio ad aumentare un po' l'andatura, la pioggia è incessante, il terreno è un po' sterrato ma lo spirito e il morale sono alti. Alla mezza trovo il primo riscontro cronometrico, 1h:44', un tempo che mi piace per stare sotto il mio personale di 3h:26. Aumento ancora l'andatura così da recuperare posizione su posizione e, guardando la classifica finale, questo sarà il mio tratto più veloce. Arrivo in Svizzera, trovo la banda e anche qui un po' di teatro col direttore, dopo aver salutato tutti i banchetti trovati fino ad ora. Superare e fare spettacolo col pubblico, una tattica che non si trova su nessun manuale di corsa e che non ha nulla a che vedere con l'ottimizzazione del consumo delle energie. Però ha un grandissimo effetto sulla mente e mi diverte. Chissà cosa pensano questi miei colleghi dalle facce lunghe e segnate dalla fatica, che vedono un tipo che li supera a 20 secondi in più al km, sorridendo e che scherza con la gente ai lati. Quando mi capita, penso che sarebbe bello che questi disinvolti trovassero un bel muro al km 39, che ci sbattessero contro e poi superarli col ghigno sarcastico, ma non mi succede mai, se non quando ho provato ad imitarli. Invece oggi sono dall'altra parte, qualche corridore mentre lo sorpasso mi incita anche e sopratutto niente muro, per ora.
Al km 33 arrivano i primi dubbi, i polpacci sono duri e può anche darsi che le riserve energetiche finiscano presto. Rallento di qualche secondo al km ma al chilometro 35 capisco che posso arrivare in fondo senza problemi. Al km 41 entro nello stadio di Bregenz e dopo un paio di giravolte taglio il traguardo, dove mi concedo, tra qualche risata, anche qualche flessione in stile Nove Colli, ma certe gare non dovrei neanche nominarle. Prima di lasciare la zona arrivo, mi giro per dare un'occhiata al tempo finale e vedo 3h:24. Non male, questo è sicuramente il mio personale, che alla fine in effetti sarà di 3h:23'. Quattro gare in quattro settimane, non posso correre sempre col massimo della concentrazione e al limite. Un socio del mio club mi disse che correre una maratona deve fare male, altrimenti non è correre una maratona. Non so se abbia ragione, ma correre come oggi, però, è un vero piacere.
Dettaglio della mia classifica.














mercoledì, ottobre 03, 2012

Corsa sulla Schneeberg


"Cosa prendi da bere?"
"Una birra!"
Non è un dialogo rubato in un pub Viennese, ma è quello che ho risposto alla signora addetta al ristoro per gli atleti giunti al traguardo sabato 29 settembre 2012 sulla Schneeberg. La corsa su questa montagna è ormai un classico, si corre lungo la ferrovia, che per l'occasione partecipa anche alla gara nella cosiddetta gara uomo contro la macchina. Una macchina piuttosto vecchia però, che, come una volta, funziona ancora a carbone. Nulla a che vedere con le moderne locomotive che portano i turisti in cima, ma queste non partecipano. Per la partenza mi trovo a Puchberg, appena dietro al cartello della foto, un paese a meno di un'ora da casa mia. La mattina alle 9 ritiro il pettorale e consegno i vestiti di ricambio che verranno portati su col treno fino al traguardo. C'è una marea di gente, al via siamo più di trecento e riconosco atleti molto forti. Il percorso è di circa 10km con un dislivello superiore ai 1100 metri. Dopo un primo chilometro pianeggiante, la strada prosegue in una sola direzione, quella verso l'alto. Al via il gruppo parte con una velocità che sembra una finale olimpionica sui 1500 metri, forse per provare l'ebrezza della velocità, perché dopo i primi metri stare sopra i 10 km/h sarà solo un privilegio dei primi 5. Per quanto mi riguarda, la strategia di giornata è partire piano per poi aumentare nel finale se ne avrò ancora. Al secondo chilometro la salita comincia a farsi sentire e col mio ritmo riesco a risalire numerose posizioni. La strada è larga, ghiaiosa, priva di tornanti e si vede molto bene il profilo. Dopo qualche km, nei pezzi più impegnativi, abbandono la corsa per il passo veloce, il polso è troppo alto. Perdo qualcosina rispetto a tutti gli altri che intorno a me corrono e mi ricuperano con un affanno non trascurabile, ma ho il vantaggio di abbassare il polso e di cambiare il ritmo appena la pendenza cala tornando così davanti. La tattica sembra funzionare in quanto, chilometro dopo chilometro, mi porto sempre più avanti. Ora cinquanta metri di discesa a tutta, quanto mi manca la discesa e sono al km 8 dove comincia la parte più impegnativa. Qui tutti quelli che mi stanno attorno vanno al passo e che passo, non riesco a tenerlo perdendo così diverse posizioni. Su questo terreno, con pendenze intorno al 20%, devo migliorare molto. Sono però rilassato, incito quelli che mi superano e scherzo col fotografo. Evidentemente le ultime due gare hanno lasciato delle scorie, sopratutto a livello mentale. Arrivo al traguardo con un bel sorriso dopo 1h:21' col 93-emo tempo e ricevo una coperta. Qui ai 1800 metri tira un bel vento, le nubi sono cupe, però la vista è limpida e notevole. Per la cronaca, la locomotiva a vapore non ha fatto meglio del quarto posto. Dopo un bel meritato ristoro isotonico a base di birra, prendo il treno per tornare giù alla partenza. La classifica finale si trova qui, i dati del mio Garmin qui.

domenica, settembre 23, 2012

Finale di coppa col podio



In cavdagna a su fa al me mastèr. Sabato 22 settembre si corre l'ultima tappa della coppa est. Prima di partire, nella generale di tutta la stagione sono quarto, ma col gioco degli scarti, con un piazzamento, anche nelle retrovie, potrei salire sull'ultimo gradino del podio. Per fare meglio dovrei sperare che qualche mio concorrente che mi sta davanti non arrivi al traguardo, ma è meglio che guardi il mio piazzamento, se qualcosa dovesse andare storto, tipo caduta o infortunio, addio podio stagionale. Per riuscire a fare risultato finale in coppa ci vuole costanza e un po' di fortuna, quello che mi sta capitando quest'anno. Non so bene come sia il percorso, ma con mia sorpresa scopro, a pochi secondi dal via, che non è il solito circuito paesano, ma è un tragitto che si snoda nella campagna collinare circostante a Enzersdorf an der Fischa. Questo significa salite, discese e ghiaia. Parto nel mezzo del gruppo, un po' per l'idea di non avere nelle gambe grande velocità, come ho dimostrato la scorsa domenica, in parte perché tirare troppo non avrebbe molto senso, mi può bastare arrivare al traguardo sotto i 50 minuti. La gara però prende una piega differente. Al secondo chilometro la strada comincia a salire e mi ritrovo a superare concorrenti senza cambiare ritmo. La cosa comincia a farmi uscire dal torpore del tran tran del ritmo costante classico della corsa su strada piana. Al secondo saliscendi comincio a spianare la salita ed aggredire la discesa, risalendo così posizioni su posizioni, fino all'ottava in pochi chilometri. Mi ritornano in mente le sensazioni della Welschmarathon e quella della monte Ötscher, quelle che mi portano sempre più a correre in montagna, a dispetto dell'ascesa contemplativa, alla ricerca di quello sforzo che porta il corpo in una sorta di trance agonistica, che alcuni chiamano flow. Qui provo ad incrementare ancora l'andatura ma non riesco più a chiudere sulle posizioni davanti. Anche questi qui si trovano bene sul collinare e in più è gente che è abituata a stare davanti, con grande velocità nelle gambe. Ora è solo discesa, provo un ultimo attacco da fuori giri che non ha l'effetto desiderato in quanto la strada spiana e non riesco più a tenere il ritmo. Al traguardo arrivo sfinito, portando però a casa il mio miglior piazzamento stagionale, un ottavo posto assoluto, il quinto di categoria con un tempo molto vicino al mio personale sui diecimila, su un percorso anomalo ricco di saliscendi. È il modo migliore per concludere la coppa, che così mi vede salire sul terzo gradino del podio della categoria dei quarantenni. Un bella soddisfazione per una stagione fatta di grandi alti e qualche basso dovuta agli infortuni. La classifica finale qui, i dati del mio garmin qui. La classifica finale di coppa sarà qui.
La stagione comunque non è ancora finita, sabato 29 settembre prossimo sarò sullo Schneeberg, la montagna della neve.


lunedì, settembre 17, 2012

Ritorno alle gare: Ebreichsdorf 10 km


In questo periodo non sono molto prolisso nell'aggiornare il mio blog, ma da infortunati la voglia di scrivere vola via. E anche se ho ripreso con gli allenamenti da circa cinque settimane, la forma primaverile è tutta da riconquistare.
Domenica 16 settembre è arrivato finalmente il momento di tornare alle gare. Sono passati quasi tre mesi dall'ultima mezza, in mezzo la pausa forzata dovuta ad una noiosa fascite plantare. Alle nove del mattino sono dietro alla piazza di Ebreichsdorf a ritirare il mio pettorale. Il paese lo conosco, ci sono già passato in bici e si trova a 22km a sud di Vienna.
Le gambe oggi sono molto pesanti, merito dell'uscita del giorno precedente, dove, grazie ad un evento organizzato dal gruppo italians di Vienna, mi sono concesso un allenamento extra sulla Rax, con annessa pausa rigenerante alla baita. Non troppo rigenerante, visto le condizioni in cui mi trovo alla partenza, ma correre in montagna, per poi continuare a salire e mangiare in compagnia ne valgono la pena. Poi le gambe pesanti non contano, l'importante è essere al via senza noie extra al plantare del piede, così da poter ritornare a correre con continuità. Questa competizione è la penultima della serie coppa-est che mi vede al momento quinto nella categoria M40, ma con speranze di podio. Non sto curando molto questa competizione, in quanto se ho fortuna, anche con modesti piazzamenti potrei fare risultato, in caso contrario anche con un record personale non andrei lontano. Così mi concentro più sulle sfide che dovrò affrontare le prossime settimane, vale a dire la maratona di Bregenz, ma la gara che mi interessa di più è quella della settimana prima sullo Schneeberg, la montagna della neve.
La gara di Ebreichsdorf si svolge su di un circuito da percorrere tre volte, al via parto davanti, sopratutto per la foto, ma ben presto devo lasciare il passo. Il secondo e il terzo giro mi stabilizzo su una velocità più lenta, ma tengo un ritmo costante. Nel finale, l'istinto mi fa sprintare, a pochi metri dal traguardo, con successo per la 25-ema posizione e con mia grande sorpresa la quarta di categoria. Uno dei miei migliori piazzamenti per la coppa, paradossalmente con il tempo più alto. Oggi mi è andata bene e pazienza per l'ennesimo quarto posto stagionale di categoria, ma l'importante è essere tornati in pista. I dati del mio garmin sono qui, la classifica finale qui e sabato 22 settembre l'ultima tappa della coppa.

martedì, agosto 21, 2012

Ferragosto sul Vioz


Ci sono momenti nella vita di un corridore dove si ha voglia di provare qualcosa di diverso, di finire qualcosa lasciato in sospeso molto tempo fa, di fare un viaggio nei ricordi. Per unire queste attività, ho pensato che sarebbe stato bello tornare a tentare di scalare il monte Vioz, come avevo provato molti anni fa senza riuscirci. Così da poter correre su e giù per montagne che da molto non vedo più e cercare di riconoscere luoghi in cui ho trascorso le mie estati quando ancora non avevo quindici anni. Contatto Beach, che, entusiasta, si dice disponibile ad affrontare la salita assieme a me e Umberto, il 16 agosto. Data la mia lontananza dalla Val di Sole in trentino, decido di raggiungere Fucine già il giorno prima dove pernotto nell'albergo Garnì Zanella. È il giorno di ferragosto sono in Italia e mi concedo una bella passeggiata lungo il torrente Noce, un po' per vedere la strada che dovrò affrontare, un po' per riconoscere posti già frequentati, come la mitica casa rosa di Don Giosuè. Per abbinare anche un po' di corsa alla scalata, decido di partire da Fucine per raggiungere, di corsa, i miei due amici che mi aspettano al Doss dei Cembri. La strada per arrivarci è semplice, seguo la ciclabile fino a Cogolo, poi prendo la statale fino a Pejo. Lì passata la chiesa e riempito la riserva d'acqua, seguo il sentiero 105, passo per il cimitero Austro-Ungarico e salendo arrivo fino alla malga Saline. Da lì proseguo lungo un sentiero che arriva al Doss, dove i miei due soci mi stanno aspettando. Ora in tre, dopo una breve rinfrescata, proseguiamo al passo per il rifugio Vioz a quota 3535 metri, dove trascorreremo la notte. Il meteo non è un granché, anzi dopo qualche minuto ci imbecchiamo in un temporale. Per fortuna abbastanza innocuo. Dopo una leggera pioggia, il cielo si schiarisce e con qualche sosta raggiungiamo il rifugio senza nessun problema. Ora relax e attesa fino al mattino dopo. La notte in quota non è molto riposante, ma quando è ancora buio, siamo già fuori. Con una temperatura vicino allo zero, un vento forte e le prime luci dell'alba partiamo verso la cima vera e propria. Lo spettacolo della montagna è splendido e dopo aver scattato qualche foto, passiamo in rassegna entrambe le cime del Vioz, la prima contrassegnata da una croce, la seconda da un piccolo parallelepipedo. Quando il sole è già in pieno possesso del giorno, cominciamo a scendere in tutta tranquillità fino al Doss. Poi con l'aiuto degli impianti raggiungiamo Pejo fonti per un meritato ristoro. Ultima fatica di giornata, il rientro a Breda Cisoni dove Caligola ha già in pugno la situazione con i suoi 36 gradi di caldo africano. I dati del mio Garmin sono qui.



Caratteristiche del percorso

Partenza: Fucine (Trento) 970 slm
Arrivo: Rifugio Vioz quota 3535 slm
Distanza: Circa 23 km, di cui di corsa circa 18km fino al Doss dei Gembri e 5km di salita fino al rifugio.
Tempi: Uscita da 6h:40, di cui 2h:40 di corsa.
Dislivello positivo: circa 2560 metri

Secondo giorno arrivo in cima Vioz a 3645 slm e discesa rifugio-Doss in poco meno di 3h.

Equipaggiamento

Scarpe mizuno wave rider 14, non adatte al tratto dal rifugio alla cima, ma usate per problema fascite plantare.
Zaino Salomon S-lab XA 12 Litri, ottimo per correre in montagna, camel back da 1,5L e spazio sufficiente per un minimo di ricambio (felpa, pantaloni, giacca a vento, maglietta, guanti e cappello). In caso di pioggia ho usato un sacchetto per tenere dei vestiti asciutti. Ho usato, in salita, manicotti e cavigliere tipiche dei ciclisti come complemento alla maglietta e pantaloncini corti.