domenica, ottobre 20, 2013

Kahlenberglauf, corsa sulla montagna viennese


Al traguardo
Guardo in terra e vedo il segno sull'asfalto dei 7 chilometri. Non ne ho più, la strada sale ancora e c'è un vento contrario. Alle mie spalle sento arrivare un altro corridore. Perché non lo lascio passare e mi metto in scia, invece di continuare a tirare come un matto?
Con questi pensieri mi accingo a terminare gli ultimi metri di questa corsa sulla montagna viennese. È una sensazione strana, non mi sento un concorrente bensì uno spettatore che corre assieme ai corridori, che li incita e li fa stare in scia. Pur avendo il pettorale e il chip che misura il tempo. Forse è la bellezza della giornata, della montagna, oppure è semplicemente stanchezza mentale. Quella che viene a mancare dopo diverse settimane di gare corse a tutta, con grande dispendio di energie sopratutto mentali.
Non ho mai gareggiato sul Kahlenberg, che per molti viennesi è terreno abituale di allenamento e passeggiata. Abito a sud, Kahlenberg è a nord, troppo scomodo per diventare il mio terreno di allenamento settimanale. A questa gara, che chiude il mio ciclo di gare per questa stagione, sono iscritto da tempo. È il dessert finale di questo periodo, la terza gara in tre settimane dopo una maratona e una sei ore corse a tutta. Alla partenza arrivo in Ebike e ho fortuna a ritirare il pettorale, appena me lo consegnano sbaraccano tutto e vanno su in cima al traguardo. Chi arriverà dopo dovrà correre senza pettorina che integra il chip per il tempo. Un paio di ritardatari li vedo un po' alterati per questo. Si parte in riva al Danubio si sale lungo la salita del Waldbachsteig, si scende passando in mezzo alle vigne e si risale fino alla torre della televisione per un totale di 8,6 km e 490 metri di dislivello positivo. Al via mi ritrovo nella pancia del gruppo, sulla prima salita non smetto di correre e sulla discesa mi ritrovo tra i primi trenta. L'ultima salita non è impegnativa, ma ho finito la benzina e divento spettatore. Al traguardo arrivo sotto i 45 minuti, che è per me un ottimo tempo.
Ora il periodo delle gare è finito, un po' di riposo e poi penserò a come preparare al meglio la stagione 2014, cercando di evitare di arrivare a febbraio e poi infortunarmi.

I dati del mio Garmin qui, la classifica finale qui

sabato, ottobre 05, 2013

6 Ore a Schwechat


Oggi ho corso per la prima volta nella mia breve carriera di corridore una 6 ore. Anche se non è passata neanche una settimana dalla mia maratona corsa a Berlino, ho voluto lo stesso provare questo tipo di gara. Le ragioni sono molteplici, molti del mio gruppo sportivo sono iscritti, il nostro presidente è tra gli organizzatori e la partenza si trova a cinque km da casa mia. Aspettare un altro anno va poi a finire come quest'anno, con un conflitto con altre gare. Arrivo alla partenza in bici e mi trovo davanti un immagine totalmente diversa rispetto ad una settimana fa. In questo tipo di gare, molti gruppi sportivi allestiscono un gazebo per i ristori e i fans. Depongo una bottiglia e una barretta nel box, forse un po' poco. In questo tipo di gara vince chi percorre più chilometri dopo sei ore dalla partenza. Il cielo è limpido, la temperatura è simile a quella di Berlino, vale a dire 6 gradi, ma c'è un vento micidiale. Parto con gli altri del mio gruppo tirato da due veterani che fanno l'andatura per una ragazza che vuol provare a vincere la gara femminile. Io sono nel mezzo. Le prime due ore scorrono tranquille con un andatura molto vicina ai 5' al km. Qui però la nostra ragazza rallenta vistosamente e il gruppo di supporto si dissolve. Rimaniamo così in due fino alla fine della terza ora di gara. Sono le tredici, molti saranno a tavola, ma noi continuiamo a girare intorno e siamo solo a metà. Ho seguito fin qui il mio socio Christian, una leggenda nel mondo ultra, come un ombra. Un grande vantaggio in condizioni ventose e sopratutto non ho dovuto pensare a quale andatura tenere. Ora dopo tre ore di gara, come da programma, il mio socio mi lascia andare e mi ritrovo da solo a cercare di tenere il ritmo in questa seconda parte. Mi riesce bene; le gambe sembrano rompersi ogni momento, ma tengono. Dopo quattro ore, come preventivato, il momento migliore e provo a spingere. Dopo cinque ore, invece, cerco solo di tenere l'andatura, ma la fatica comincia a farsi sentire. Nell'ultima mezz'ora si corre solo dentro lo stadio e un'un altro mio socio, Thomas, mi fa da apripista. Il percorso si accorcia, i doppiaggi aumentano, solo la mia velocità rimane sempre quella. Con grande soddisfazione arrivo al traguardo delle 6 ore correndo sempre. Con la partenza alle 10, l'arrivo della sei ore dovrebbe essere alle 16. Schwechat non fa eccezione e così alle 16 in punto arriva l'ordine di fermarsi. Ogni giro completo vale 1.3km, ogni giro di pista dell'ultima mezz'ora 400 metri, mentre i metri residui vengono misurati con il ruotino. Il mio Garmin mi dice erroneamente che ho corso per 70.5km mentre il tabellone ufficiale per 69.18 km. Risultato: ottavo posto nella generale, la quarta di categoria. Magnifico. Alla fine sono demolito: questo tipo di gara è veramente massacrante, non ti da respiro, devi correre sempre ad una velocità costante su un piccolo circuito sempre in tondo.
La classifica finale qui, i dati del mio Garmin qui.




martedì, ottobre 01, 2013

Berlino, la mia maratona




Berlino 29 settembre 2013
, prato davanti al parlamento. Mancano pochi minuti al via della quarantesima edizione della maratona di Berlino. Davanti a me un infinità di atleti provenienti da tutto il mondo, in tutto più di quarantamila. Cina, Cile, Brasile, Giappone, Italia, Danimarca, che vanta il numero maggiore di iscritti non tedeschi, e molte altre nazioni. Che cosa li spinge a venire fino qui, in questa mattina limpida ma fredda, baciata da un sole che deve ancora crescere?

Vienna 19 settembre Prater. Uno degli ultimi allenamenti di scarico in vista dell'imminente maratona di Berlino. Viaggio ad un ritmo tranquillo scambiando qualche impressione con gli altri soci del gruppo sportivo, quando sul finire sento un indurimento al polpaccio destro. Rallento e finisco il tragitto con qualche difficoltà. Mi devo preoccupare?

Mödling 21 settembre, salita Anninger. Sono iscritto alla gara Anningerlauf, un breve gara in montagna vicino a Vienna. Ritiro il pacco gara, attacco il pettorale alla maglietta, ma con mia sorpresa non riesco a correre. Il polpaccio fa finta di niente quando cammino, ma poi col suo dolore non mi fa correre. Prima della partenza restituisco il pettorale e torno a casa come un cane bastonato.

Vienna 26 settembre, stradella lungo il Liesing. Ultimo tentativo di corsa dietro casa mia prima di partire per Berlino. Decido di percorrere 5km. Non riesco però a correre bene, il polpaccio mi fa ancora male, riesco a tornare a casa con tre pause al passo. Non ho la minima idea di come possa correre una maratona fra neanche tre giorni.

Berlino 29 settembre ore 8:50. La maratona è iniziata da cinque minuti e non sono ancora arrivato alla mia griglia di partenza. Quando la raggiungo parto tra gli ultimi del mio blocco E. Il mio passo non è veloce, sono contratto, ma sopratutto la strada, pur essendo enorme, è intasatissima e lenta. Decido di seguire la via ideale segnata con le strisce blu, ma dopo i primi cinque chilometri percorsi in 26 minuti, decido che oggi non è giornata. Mi metto all'esterno, seguendo la via più lunga che però è anche quella più vicina al pubblico. Vorrei capire cosa spingono quarantamila persone ad ammassarsi su di una strada asfaltata nel nord della Germania. E dopo qualche perplessità iniziale, comincio a capire il perché. Ai lati della strada un'infinità di persone che è lì pronta ad incitarti e ad urlare il tuo nome. E il tifo funziona. Al controllo del decimo chilometro la mia media è migliorata, la fiducia sale e i polpacci sembrano tenere. Alla mezza passo in 1h:44':48", un tempo molto lontano da quello provato qualche settimana fa a Wachau. Decido di aumentare ancora il ritmo senza esagerare. Rimango sempre sulla sinistra, i ristori sono sulla destra. Ne prendo uno si e uno no, camminando qualche secondo per riuscire a bere due bicchieri d'acqua. Trovo ancora un paio di intasamenti, ma al km 30 provo ancora ad aumentare. Ora mi sento molto bene e le gambe sono convinto che possano tenere fino alla fine. La gente ai lati incita alla grande. Al chilometro 35 un tizio mi supera controvento. Mi attacco come un francobollo per la scia e quando rallenta, lo supero incitandolo a seguirmi. Cambio ancora ritmo, il tizio dietro con un urlo molla la scia e mi lascia andare. Non riesco a capire bene che velocità sto andando, ma dal cronometro riesco a prevedere che un tempo molto vicino alle 3h:20' è ora possibile. Sarebbe il mio personale sulla distanza. A pochi metri dal traguardo ho il tempo per una doccia volante con foto e dopo essere passato sotto la porta di Brandeburgo taglio il traguardo con il mio nuovo personale di 3h:20':54", uno split negativo di quasi nove minuti. Con la medaglia al collo mi avvio al prato davanti al parlamento. Stendo il telo di plastica, mi ci sdraio sopra e mi gusto questo strano sole Berlinese. Al contrario di qualche ora fa, adesso so perché tutte queste persone provenienti da tutto il mondo si sono ritrovate qui, quest'oggi, per correre una maratona.

I dati del mio Garmin si trovano qui, la mia classifica finale qui.



domenica, settembre 22, 2013

Wachau staffetta



Domenica mi ritrovo alle 6 di mattina, quando il sole non è ancora spuntato, alla stazione di Meidling, pronto per salire sul treno speciale che ci porterà alla partenza della maratona di Wachau. Questa volta non correrò la distanza da solo, ma lo farò assieme ad altri tre italiani. Il nostro team è "4 for Emergency" che non è un motto di allarme, ma cita l'organizzazione benefica Emergency per la quale vogliamo fare pubblicità. Io sono il primo staffettista, partirò da Emmersdorf e dovrò correre per 10km prima di ricevere il cambio. Alle dieci parto assieme ai maratoneti, gli altri miei soci, invece, sono già in postazione lungo il percorso ad aspettare. Per quanto mi riguarda, in mattinata decido di provare il mio ritmo maratona in condizioni di gara e di fermarmi al terzo passaggio di consegne, vale a dire al km 33, anziché al decimo chilometro. Alla corsa sono iscritti più di diecimila atleti, la maggioranza corrono la mezza maratona e partiranno da Spitz. La giornata non è molto soleggiata, ma non piove, ottime condizioni per correre veloci. Non riesco però a tenere un ritmo regolare, un po' perché il mio tempo vale solo per i primi 10 km e qui provo tre chilometri a tutta, un po' perché il percorso è un po'nervoso, con discesa, ma anche salita e vento contrario. AL km 33 arrivo bello cotto, per una maratona completa ne mancherebbero ancora 9 km. Un problema che dovrò risolvere alla maratona di Berlino il 29 settembre prossimo. Ora voglio tagliare il traguardo assieme agli altri, ma dal punto del cambio non vedo nessun mezzo di trasporto comodo. Siccome ho tempo, mi avvio a piedi al traguardo. Una passeggiata che mi piace, scambio qualche parola con chi non ce la fa più a correre e mi gusto il paesaggio. Ho tempo anche per andare dal benzinaio a prendere una birra e di gustarmela sul percorso. Non l'ho ancora finita, quando a due km dall'arrivo mi raggiunge Franco, che dopo Sara e Sandra è l'ultimo staffettista che fermerà il cronometro all'arrivo a Krems. Manca poco, devo finire la birra, rimettermi la maglietta Emergency e riprendere a correre. Ma in due non è un problema e così alla fine tagliamo il traguardo assieme fermando il crono sulle 4h:15', in perfetta tabella di marcia. Così termina un'altra bella giornata di corsa passata in compagnia, con l'altro treno speciale pomeridiano che ci riporta a Vienna. I dati del mio Garmin qui.




sabato, settembre 14, 2013

Obbiettivo nessuno


Quando finisce un periodo ne inizia un altro. Per quello che mi riguarda è la fine del periodo delle corse di allenamento e l'inizio di quello delle gare. Saranno gare molto diverse tra loro, tra la breve in montagna, alla lunghissima in circuito. In mezzo anche una staffetta e una maratona. Non credo che tutte queste gare mi aiutino a migliorare i personali, troppo diverse tra loro in tempi ravvicinati. Ma sono un ottimo scarico di tensione. Quella tensione che sale quando si prepara una singola gara per fare un tempo x, che a volte non funziona e quindi si è delusi. Oppure la gara va come previsto o anche meglio, ma appena finita si pensa subito "però potevo essere y più veloce, se..." o "la prossima migliorerò il mio personale di z con quell'allenamento k..." e "ho ancora margini di miglioramento sulla distanza x". In entrambi i casi rimane poco.

Ho bisogno di svago, invece, quello che ora non riesco a trovare nel rispettare una tabella x per arrivare in piena forma alla gara y. Non sono uno di quelli che dice "ah, se mi allenassi a modo sicuramente abbatterei quel muro x". Ma uno che pensa che se una bella gara si trova una settimana prima o dopo di un'altra, non m'interessa, se la gara mi piace vado. In ogni gara riesco a trovare uno spunto interessante, la sfida contro se stessi, contro le insidie dell'ambiente, oppure contro qualcuno che corre quel giorno allo stesso livello. "In allenamento ci vuole un obbiettivo, se uno ha un obbiettivo tutto viene di conseguenza", ho sentito dire. Nulla da ridire, ma se non ho nessun obbiettivo, cosa faccio, non corro? Oppure ne creo uno tanto perché ce l'hanno tutti? Ultimamente è proprio il contrario, più non ho obbiettivi, più corro ed ogni gara sarà una sorpresa. "Che obbiettivo hai per Berlino?" mi hanno chiesto. Per dire qualcosa ho risposto "3h:30'", sentendomi rispondere "non ci credo". Giusto, neanch'io ci credo perché la giusta risposta è: nessuno.

domenica, settembre 01, 2013

Verso Berlino


Archiviata ormai la splendida stagione delle grandi corse in montagna, ho ripreso la preparazione per le prossime corse su strada di settembre e ottobre. Prossimo obbiettivo è la maratona di Berlino che si correrà il 29 settembre. L'allenamento specifico è compresso in un tempo molto ridotto, ma finalmente riesco a tenere ottimi volumi anche in allenamento senza particolari problemi. Non mi succedeva da febbraio di quest'anno. Fino ad ora sono andato avanti solo con gare massacranti e allenamenti rigeneranti. Sarà per me interessante vedere che effetto avrà in gara questo allenamento.
Berlino non è l'unico obbiettivo, il 5 ottobre debutterò in una gara di 6 ore, un tipo di gara che non ho mai provato prima.
Nel mezzo, una puntata a Wachau dove parteciperò alla staffetta assieme ad altri tre italiani nel team 4 for Emergency

martedì, agosto 06, 2013

Dirndltalextrem è fatta!

Primi chilometri
È fatta! Ho terminato la mia prima gara sopra i cento chilometri in montagna. Ho impiegato 18h:51' per percorrere i 111km con i suoi 5000 metri di dislivello e 3 punti di qualificazione UTMB. Posizione finale 23.

L'avvicinamento



L'avventura inizia venerdì pomeriggio, dove in un gran caldo decido di portarmi a Ober Grafendorf in treno. Il viaggio da Vienna non dura neanche un'ora, ma è particolare il tratto St.Pölten - Ober Grafendorf con la Mariazell Bahn. Una linea ferroviaria privata piena di storia, lenta ma caratteristica.
A Ober Grafendorf trovo subito il centro del tennis, dove ci sono, oltre al bar, i letti per dormire. La camerata è piena, ma col caldo che fa, la metà degli ospiti deciderà di dormire all'aperto. L'organizzatore, Gerhard, in costume tradizionale, mi saluta personalmente così come tutti gli altri corridori. Il ritiro del pettorale è una formalità. Ora devo decidere cosa lasciare ai vari check-point. Gli altri concorrenti hanno una sacca col proprio nome, io rimedio qualche borsa e col pennarello ci scrivo sopra il mio nome. Decido che al CP3 (punto di controllo 3) cambierò le scarpe, al CP5 la maglietta, così come al CP8. Puntuale alle 17 comincia il briefing e alle 18 il pasta party con i classici spaghetti alla bolognese.
Il resto della serata passa velocemente scambiando impressioni con gli altri corridori. È sempre bello sentire i pareri e le storie di altre gare. Alle 23 vado a dormire, la sala è molto calda, il condizionatore abbastanza rumoroso e dormire risulta problematico.

La partenza



Alle 4:30 viene servita la colazione, è il privilegio di chi ha deciso di dormire qui. Alle 6 è tutto pronto per la partenza. Si prospetta una giornata di sole, caldo record con massime intorno ai quaranta gradi, ma senza temporali. Al via siamo in 54, ma il traguardo lo vedranno solo 41 corridori. Nel mio zaino porto con me acqua, gps con la mappa del percorso e barrette. Dopo la partenza nessuno vuole dettare l'andatura, così il ritmo è molto basso e mi trovo nelle prime posizioni. Il sole è ancora all'orizzonte e le montagne sono dolci. È un vero piacere correre in queste condizioni.
La mia tattica di gara è: andare tranquillo, non sbagliare mai strada e pensare sempre e solo al prossimo checkpoint. La via è marcata bene dai segnali verticali bianchi e blu, mentre sull'asfalto con le scritte verdi. Tutti gli altri segnali vanno ignorati. Sono però contento di aver portato con me il mio gps (Garmin GPSMap 60CSx) con la carta e i punti di ristoro, sbagliare percorso può succedere in ogni momento. Al CP1, dopo aver fatto bucare la mia carta, riparto subito. Verso il CP2 le pendenze cominciano a cambiare e qui finisco l'acqua. Dopo una breve pausa per riempire la sacca, riparto col morale alto. Per ora ho trovato solo salita su strade facili, correndo quasi sempre. Più avanti il profilo cambierà molto. Ho deciso di correre i primi tre CP con le scarpe da gara su strada (Mitzuno Ronin 5), non una gran scelta sopratutto perché le mie scarpe di ricambio (La Sportiva CLite 2) sono un numero più piccolo. Prima del CP3 incontro il primo pezzo single track con una discesa molto tecnica. Qui il vincitore di giornata mi supera per la prima volta, saranno in tutto tre volte, mostrandomi come si scende a razzo. Al CP3 arrivo col sorriso sulle labbra e cambio le scarpe. Chiedo la mia posizione e alla risposta sento che sono settimo, dico che ci deve essere un errore. Nessun errore, ora c'è un pezzo semplice in discesa e poi svolta a destra per la prossima salita. Qui non vedo la svolta e proseguo sbagliando strada. Uno sguardo al gps per constatare amaramente che devo tornare indietro. Con le nuove scarpe non mi trovo bene e comincio a sentire la fatica.

Il gran caldo



Arrivo al CP4 in solitaria che è quasi mezzogiorno, il caldo è torrido e ho perso una sola posizione. La salita al Pichl verso il CP5 la svolgo in un silenzio surreale. Ora sono al passo, nessuno in giro, perfino l'ombra non si fa vedere. Un rumore lontano di una motosega mi riporta sulla terra, è il segno che esistono ancora gli esseri umani. Vedo una fontana, mi avvicino e scopro che è piena di birre. È il ristoro speciale di Joe, partito col numero 1. Mi rinfresco un po' ma lascio le birre, alla fine però saranno quasi tutte vuote. Ora mi supera di nuovo il vincitore di giornata imprecando di aver sbagliato strada. Trovo il tempo di un bagno in un laghetto. Mi risupera per la terza e ultima volta il primo arrivato. Ha perso ancora la retta via ed ha una rabbia addosso che ha deciso di recuperare tutti andando a vincere. Il destino vuole che vincerà solo perché il secondo arrivato sbaglierà strada negli ultimi cinque chilometri dopo una gara perfetta.
In solitaria raggiungo il CP5. Qui mi prendo tutto il tempo per recuperare le energie perdute. Intanto arrivano molti altri corridori.

Le salite più dure e crisi



Riparto assieme ad altri due e al passo affrontiamo la salita verso Eisenstein. Grandi pendenze, ma il passo è buono. Al CP6 sento che sono un po' in debito rispetto agli altri due e decido di affrontare subito la difficile discesa, tralasciando la minestra e una bevanda ghiacciata. Un brutto errore in quanto dopo pochi minuti mi pianto con senza più energia. Qui mi trascino dove gli altri corrono a manetta. Sono in piena crisi. Sbaglio di nuovo strada non vedendo una svolta che avrebbe visto anche Bocelli. Riesco ad arrivare in cima all'Hohestein, CP7 km74, prima delle 18. Ma qui debbo rimanere fermo per almeno mezz'ora per recuperare le forze, cercando di tenere un aspetto decente per non far preoccupare troppo gli aiutanti della gara. Ma non devo avere proprio un bell'aspetto visto che in due arrivano subito a sincerarsi delle mie condizioni. Riparto dopo aver mangiando un panino con lo speck e bevuto un radler. L'incitamento che mi viene dato è "ormai è fatta, manca solo una maratona". La discesa che segue è in teoria molto facile, ma non riesco a correre. Quando finisce la discesa entro nel torrente che segue la strada a rinfrescarmi un po'. Ci vado con le scarpe e le calze. Un paio d'ore dopo i miei piedi saranno così molli, fradici e completamente bianchi da impedirmi di nuovo la corsa. Intanto però la rinfrescata mi fa bene e riprendo a correre.

La rinascita e la nuova crisi



Mi sento nuovo. Al CP8, dopo 83km di gara, mangio e riparto di slancio, però mi dimentico che avevo dei vestiti da cambiarmi. Qui riconosco anche l'organizzatore del Lainzer Tiergarten Trail e mi dice che mi vede bene. Gli spiego che è perché mi sono allenano a modo nella sua gara. Mi risponde che allora l'organizzerà anche il prossimo anno.
È quasi buio ma la voglia di correre non manca e in poco tempo arrivo al CP9. Ora devo viaggiare con la lampada frontale in piena campagna dove la via è segnalata con le trekking light. Bello spettacolo. Siamo in tre ad affrontare una delle ultime asperità. Si comincia con un pascolo pieno di mucche che slinguazzano le trekking light. Al CP9, però, mi sono fermato troppo poco e dopo qualche minuto comincio a sentire la fatica. Non riesco più a correre, sia in discesa che in pianura, così rimango solo. Mi fanno male i piedi. Ogni due minuti guardo il gps e il checkpoint è sempre lì. Mi sto muovendo? Finalmente arriva il CP10. Sono le undici passate. Ora mancano solo 8,5km al traguardo e mi prendo tutto il tempo necessario per riprendermi. A questo punto non mollo di sicuro e sono sicuro di poter correre di nuovo. Purtroppo un socio che è da un'ora disteso su un prato, decide di salire in macchina e abbandonare. Non ce la fa più, dice. Gli chiedo se è sicuro, lui dice di si e sale in macchina. Bevo l'ennesima coca cola e sono pronto per ripartire. So di poter correre nonostante i piedi mi facciano un male cane. L'acqua e le scarpe strette li hanno ridotti proprio uno straccio.

Non mi fermo più



Una breve salitella asfaltata, una discesa piena di buche e poi gli ultimi 4km sono su una ciclabile completamente dritta. Sembra infinita, ma corro. E forte, quasi da raggiungere un altro concorrente. Aveva detto che non riusciva più a correre, ma invece, come me, va che vola. Ci dividono pochissimi secondi, ma non guadagno, anzi perdo, e allora mi tocca mollare, a lui i miei complimenti all'arrivo. Alla fine il fotografo, che sta già andando a casa, mi scatta un paio di foto con il traguardo lì a pochi metri. Alle 0:51, dopo quasi diciannove ore dalla partenza, taglio il traguardo in una grandissima atmosfera di festa. Splendido. Incredibile se penso che sono sui piedi da stamattina alle 6 percorrendo più di centodieci chilometri con cinquemila metri di dislivello positivo. Un chilometraggio che mai sono riuscito a percorrere neanche in una settimana. Eppure un passo dopo l'altro, senza aver paura del babau, sono arrivato. La carica della gara è da non credere.
Dopo la doccia rimango al traguardo per festeggiare chi arriva dopo di me, scambiando qualche impressione con gli altri corridori già arrivati. Alle 4:30 ne mancano solo tre, ma qui vado a dormire.
L'appuntamento è per il prossimo anno.


A pochi metri dal traguardo